mercoledì 22 gennaio 2014

GLI ULTIMI GIORNI: un film-documentario su SHOAH da rivedere

Gli ultimi giorni è un film documentario del 1998, diretto dal regista James Molle.  Steven Spielberg ne è il produttore esecutivo in qualità di fondatore della sua Shoah Foundation. Il documentario racconta gli orrori dei lager nazisti attraverso l’esperienza di cinque ebrei ungheresi sopravvissuti allo sterminio, uno dei quali, Tom Lanton, è stato l’unico sopravvissuto all’Olocausto eletto al Congresso USA. Il film è visibile e presente su YouTube, per coloro i quali volessero conoscerlo o farlo conoscere nel mese dell'anno dedicato alla Shoa. Noi riteniamo che ogni classe europea, le ultime delle Superiori, dovrebbe fare visita obbligata ad Auschwitz: ogni cittadino dovrebbe recarvisi almeno una volta nella vita. Ivi abbiamo visto piangere le persone più disparate, le più giovani: una commozione che fa crescere e sapere più di mille parole o di stantie immagini che l'occhio evita di fissare. Tra i LIBRI vi sono recensioni di libri editati di recente su Hitler, su Auschwitz. Per non dimenticare. Per sapere.

Il decreto successivo ci intimava di preparare una valigia di 25 Kg.,..All’inizio non capimmo… Pensa alla tua casa: che cosa puoi portare che pesi soli 25 kg?...cosa porti?...” 

(dal racconto nel film di  una sopravvissuta ungherese che ricorda  i momenti prima della deportazione)


GLI ULTIMI GIORNI


Abbiamo ripreso per noi tutti il film-documentario, Gli Ultimi Giorni, Oscar nel 1999, il quale racconta senza retorica e con la distanza del tempo e della vita che ha sconfitto la morte, “gli ultimi giorni” del nazismo.  Moll e Spielberg realizzano questo documentario per la "Survivors of the Shoah Visual History Foundation". Questo film, che ha come protagonisti cinque ebrei ungheresi sopravvissuti alla Shoah che ripercorrono la storia di vicende che loro stessi hanno in qualche misura rimosso, lascia il segno.
Le musiche adattate al film sono di Hans Zimmer e le fotografie autentiche sono di Harris Done. La priorità del documentario é stata per il regista  l’integrità storica. Anche se nella realizzazione di cortometraggi é prassi comune sfruttare delle immagini rappresentative al posto di quelle autentiche ma irreperibili, il regista ha utilizzare solo immagini di repertorio e fotografie originali.
A parlare é James Moll, regista de “Gli ultimi giorni”, “La storia doveva essere raccontata dalla viva voce dei testimoni oculari che descrivono gli eventi avvenuti, prima, durante e dopo la guerra”. Con Steven Spielberg come produttore esecutivo, il film ha assunto fin dal principio una sua fisionomia ben precisa; fu girato su una pellicola da 35mm, in cinque paesi diversi (Ungheria, Germania, Polonia, Ucraina, Stati Uniti) e con un budget limitato. Per tutti si é trattato di una sfida importante, di un tributo dovuto alla storia e alla memoria. Questo film documentario sulla Shoah è stato presentato e supervisionato da Steven Spielberg, fondatore della Survivors of the Shoah Visual History Foundation, associazione di sopravvissuti ai campi di concentramento che si prefigge di far conoscere, in particolare ai giovani, quella parte della storia umana che qualcuno prova a far dimenticare o addirittura rinnegare. 
 Nelle varie interviste abbiamo sentito spesso il regista americano ripetere la frase "per non dimenticare": è anche su queste basi che abbiamo costruito il nostro presente, su un passato che a molti ha precluso ogni futuro. L'opera, diretta da James Moll, è basata sulla testimonianza di cinque sopravvissuti ungheresi al campo di concentramento di Auschwitz.
 I racconti di queste persone sono supportati da immagini in bianco e nero che li rendono ancor più toccanti e reali agli occhi dello spettatore. La voce spezzata dalla commozione e dal dolore dei testimoni dell'olocausto, induce a interrogarsi sul motivo che ha spinto i tedeschi, all'inizio del 1944, quando stavano già per perdere la guerra contro gli Alleati, a dedicare così tante risorse - per loro essenziali - alla "guerra contro gli ebrei". Dovevano sterminarli in fretta ed ogni costo, anche al prezzo della sconfitta.
Il film, dopo aver indagato sulla vita (se così la si può chiamare) all'interno del campo di sterminio, si preoccupa di documentare il ritorno in Europa dei sopravvissuti, il rientro nei luoghi legati a ciascuna delle loro storie e le difficoltà del tornare a far parte del mondo dei "vivi". Vengono toccate questioni di moralità, religione e identità : "la grande maggioranza degli ebrei di Budapest era composta da persone del tutto integrate nella società ungherese, profondamente legate alla patria ed enormemente orgogliose delle proprie radici ungheresi" ci fa sapere Tom, uno dei protagonisti:
 Queste persone sono state profondamente cambiate, per tutto il tempo della loro prigionia, si sono sentite abbandonate da Dio, hanno provato odio, desiderato giustizia e vendetta. I pochi che hanno potuto assistere alla liberazione, quando le guardie persero il loro potere, esercitarono una vendetta violenta contro i loro oppressori, era una reazione emotiva al contesto estremo in cui fu compiuta... Alcuni rifiutarono la violenza e pensarono che ricostruire le proprie vite fosse una forma accettabile di vendetta. I sopravvissuti alla Shoah uscirono dai campi con sensazioni di confusione, rabbia, depressione e senso di colpa ; per molti ci sono voluti anni prima di essere reintegrati nella società, altri non sono mai riusciti a risentirsi a casa propria. "
La Shoah deve essere insegnata come un “capitolo della lunga storia della disumanità dell'uomo verso l'uomo". E' per questo motivo che, i reduci dai campi di concentramento, si impegnano nel raccontare le loro dolorose esperienze nonostante le difficoltà psicologiche che il farlo comporta. Il passato non muore, non deve morire, va meditato e rimeditato, vi si può riconoscere il futuro. (sabina pistillo)


“non c'è limite alla distruzione dell'uomo”
(Maurice Blanchot) 
Berlino

Berlino: Museo Ebraico

Berlino Museo Ebraico

Auschwitz




contenitori dei gas





Forni




Oggi: a Gerusalemme, Muro del Pianto
FOTO di a.m.



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