venerdì 30 dicembre 2011

LEDPRO X6 : un utile accessorio per Camcorders & DSLRs


Non è un giocattolino di plastica. Appare solido sufficientemente tra le mani. Non è costoso (intorno ai 150 euro) ma è insostituibile quando nella ripresa effettuata sia con Camcorder sia con digireflex le condizioni di luce appaiono critiche o quando si vuole rendere più "professionale" la illuminazione. E' una fonte di luce che può essere montata su cavalletto o innestata sulla camera.
 E' alimentato con quattro pile AA ed è fornito di reostato (si accende con uno scatto e se ne regola la intensità di luce  emessa dai LED).


Sono ben  63 i LED bianchi che emettono una luce di 5500-5600 Kelvin (temperatura di colore), assai vicina alla luce solare e dei lampeggiatori elettronici. 


La scala di temperature esprime le gradazioni di colore che partendo dal rosso–arancio delle temperature basse arriva all’azzurro–blu di quelle più alte, colorazioni assunte dalla luce in condizioni particolari che vanno dalla luce di candela (rossastra) al cielo coperto di nuvole (azzurra).

L’uso di questa scala, in fotografia si rende necessario per avere un riferimento nella valutazione del bianco, dal momento che il nostro sistema visivo (occhio–cervello) tende a compensare le dominanti in base alla condizione di illuminazione presente al momento, mentre le pellicole fotografiche non hanno capacità di adattamento automatico.
In pratica, se guardiamo un foglio di carta bianco, sia alla luce di una candela che alla luce di un tubo al neon, siamo portati comunque a valutarlo di colore bianco, mentre lo stesso foglio, in una fotografia apparirebbe rossastro alla luce di candela e assumerebbe una colorazione tendente al verde illuminato da una lampada al neon.
L'illuminatore è dotato di alette metalliche e di due filtri per la correzione in ambienti interni.


Specifications (dal produttore)

Power Rating:
DC 5.0V-7.5V – 8 watts
Power Source
4 x regular AA batteries
Lamp
63 Super White LED’s
LED Service Life
Approx. 10,000h
Colour Temperature
Approx. 5600k
Barndoor
2 wing with correction filter
Mounting
Hot shoe / ¼” thread
Dimensions
120(H) x 90(W) x 70(D) mm
Weight
285grams (without batteries)



ELOGIO DELLA FOLLIA 8: AD ALBINO IL CIRCOLO DELLA LEGA



Il Saggio e Sapiente Umberto Bossi - vanto della oligarchia culturale non solo italiana - giovedì sera ha partecipato alla «Berghem Frecc» di Albino del Carroccio insieme a Roberto Maroni e Roberto Calderoli: è dai tempi del Circolo di Vienna che non si assisteva ad un banchetto  di filosofia di tale livello.Abbiamo estrapolato alcune "sentenze" emerse nel meeting del Circolo della Lega, in quanto degne di rilievo e di ulteriore riflessione per il supremo stile linguistico e l'elevato rigore storiografico. Inutile dire che il pubblico presente e al "verde" (non solo per bandiere e fazzoletti ma anche economicamente dopo la stretta nazionale delle borse) è più volte andato in visibilio dinanzi alle performance dei Grandi Pensatori che si esibivano, gridando "successone" "successone" (o "secessione"? non mi è stato molto chiaro nella confusione monocromatica dei convenuti). Delirio di folla come quando a Barcellona scesero i Beatles. A un certo punto Bossi (Saggio e Sapiente) ha anche coinvolto il pubblico che gremiva il palazzetto di Albino pregandolo correttamente di «mandare un saluto al presidente della Repubblica» e qui è partita una lunga serie di acclamazioni stridule che sembravano fischi. Una finezza di stile che è andata in crescendo quando, rispondendo alla interazione del Saggio, un  gruppo di leghisti (non è chiaro se di bronzo, alla pari delle "facce") ha cominciato ad intonare il peana scandendo all'indirizzo del presidente del Consiglio lo slogan «Monti vaffanculo»: «Magari gli piace», ha risposto ridendo il Saggio dal palco. Un clima tra il militaresco e il picaresco ha rischiato di compromettere la intellegibilità delle riflessioni profonde ma, grazie ad Atena, il silenzio e l'ascolto hanno prevalso abbeverando le anime assetate di Logos.
Il Saggio, con eloquio solo scalfito dall'insulto ictale che ha lasciato in vita solo i neuroni migliori e più selezionati, ha fatto anche riferimento ai festeggiamenti dei 150 anni dell'Italia ed alle guerre per l'unità nazionale ed ha stravolto il ricordo degli Spadolini, dicendo che «tutti i giovani morti stavolta sparerebbero dall'altra parte»: a dire il vero, ha avuto un rush cutaneo quando un bambino, pensando di essere allo stadio, ha agitato una bandiera tricolore dalle spalle del padre. Sul governo Monti, il Saggio-Sapiente-Senatur (SSS) ha tenuto a sottolineare che «è stato voluto e messo lì dal presidente della Repubblica, non ce ne dimenticheremo». Quando qualcuno sul palco gli ha svelato le origini meridionali del Presidente Napolitano, ha sussurrato: «Non sapevo che l'era un terun».
«Roma è piena di furbacchioni - ha aggiunto - non solo la politica ma anche il Vaticano».
«Noi dobbiamo andare a Milano a confermare che con le buone o le meno buone che Padania sarà: adesso ci siamo rotti le balle». Applausi scroscianti. «Chiamiamola indipendenza», ha farfugliato il Saggio Bossi. «O con le buone o con le meno buone arriverà la Padania». Così parlò il novello Zaratustra. Corre voce che dalla tomba di Karl Popper, in un piccolo cimitero di Vienna, sia fuoriuscito un soffocato lamento. O erano applausi sordi? Comunque un dialogo tra Grandi.  (Erasmo da Rotterdam)

mercoledì 21 dicembre 2011

Nikon D3100 contro tutti: regge il confronto? vale la pena?

Nikon D3100 contro tutti: regge il confronto? (intendiamo con altre Nikon e Canon vicine di fascia o di stessa fascia?). Vediamone le caratteristiche principali, come da Nikon Europa.

Tipo: Fotocamera digitale reflex con obiettivo singolo
  • Innesto dell’obiettivo: Baionetta F-Mount Nikon con contatti AF
  • Angolo di campo effettivo: Lunghezza focale dell’obiettivo circa 1,5x (formato DX Nikon)
  • Sensore di immagine: Sensore CMOS 23,1 x 15,4 mm
  • Pixel effettivi: 14,2 milioni (Pixel totali 14,8 milioni)
  • Sistema di riduzione della polvere: Pulizia sensore di immagine, dati di riferimento della funzione immagine “dust off” (software Capture NX 2 opzionale necessario)
  • Dimensione dell’immagine (pixel):  4.608 x 3.072 (L); 3.456 × 2.304 (M); 2.304 × 1.536 (S)
  • Formato file: NEF (RAW con compressione); JPEG: linea di base JPEG conforme a compressione Fine , Normal  o Basic; registrazione simultanea di immagine RAW con compressione e JPEG Fine disponibile
  • Supporti: Card di memoria SD (Secure Digital), SDHC, SDXC e Eye-Fi
  • Sistema Picture Control: Selezionabile tra Standard, Neutro, Vivace, Monocromatico, Panorama, Ritratto; l’impostazione di Picture Control selezionata può essere modificata
  • Mirino: Mirino reflex con obiettivo singolo a pentaspecchio (copertura fotogramma circa il 95% in orizzontale e in verticale)
  • Specchio Reflex: Ritorno rapido
  • Apertura diaframma: A riapertura istantanea, comando elettronico
  • Obiettivi compatibili: AF-S o AF-I NIKKOR: supportate tutte le funzioni. AF NIKKOR tipo G o D senza motore per l’autofocus incorporato: supportate tutte le funzioni eccetto l’autofocus. Altro AF NIKKOR senza motore per l’autofocus incorporato: supportate tutte le funzioni eccetto l’autofocus e la misurazione Color Matrix 3D II. IX NIKKOR e F3AF: non supportati. Obiettivi PC di tipo D: supporta tutte le funzioni eccetto l’autofocus e alcuni modi di ripresa. AI-P NIKKOR: supportate tutte le funzioni eccetto l’autofocus e la misurazione Color Matrix 3D II. Obiettivi senza CPU: autofocus non supportato. Può essere utilizzato nel modo di esposizione M, ma l’esposimetro non funziona. È possibile utilizzare il telemetro elettronico se l’apertura massima dell’obiettivo è f/5,6 o superiore.
  • Tipo di otturatore: Otturatore sul piano focale con scorrimento verticale e comando elettronico
  • Tempo di posa: Da 1/4.000 a 30 sec. in step di 1/3 EV, posa B
  • Tempo sincro flash: X=1/200 sec.; otturatore sincronizzato su 1/200 sec. o su un tempo più lungo
  • Modo di scatto: Singolo, continuo, autoscatto, scatto silenzioso
  • Velocità di scatto: Fino a 3 fotogrammi per secondo 
  • Misurazione esposimetrica: Misurazione esposimetrica TTL con sensore RGB da 420 pixel
  • Metodo di misurazione esposimetrica: Matrix; Ponderata centrale; Spot
  • Modo: Modi Auto (auto, auto [senza flash]); Modi scena (Ritratto, Panorama, Bambini, Sport, Close-up, Ritratto notturno); Auto programmati con programma flessibile (P); Auto a priorità dei tempi (S); Auto priorità diaframmi (A); Manuale (M)
  • Compensazione dell’esposizione da -5 a +5 EV in incrementi di 1/3 EV; Blocco esposizione
  • Sensibilità ISO (indice di esposizione consigliato): sensibilità ISO da 100 a 3200 in incrementi di 1 EV, può essere impostata su circa 2 EV superiore a ISO 3200 (equivalente a ISO 12800); disponibile controllo automatico ISO
  • D-Lighting attivo: Può essere selezionato tra Sì (Auto) o No
  • Autofocus: Modulo autofocus Nikon Multi-CAM 1000 con rilevazione di fase TTL, 11 punti AF (compreso un sensore a croce) e illuminatore ausiliario AF (campo di utilizzo pari a circa 0,5-3 m)
  • Motore di messa a fuoco: Autofocus (AF): AF singolo (AF-S); AF-continuo (AF-C); selezione AF-S/AF-C automatica (AF-A); attivazione automatica della messa a fuoco a inseguimento predittivo in base allo stato del soggetto. Messa a fuoco manuale (MF): È possibile utilizzare il telemetro elettronico
  • Modo area AF: AF a punto singolo, AF ad area dinamica, area AF auto, AF tracking 3D (11 punti)
  • Blocco della messa a fuoco
  • Flash incorporato: Numero di guida pari a circa 12/39, 13/43 con flash manuale (m/ft, ISO 100, 20 °C); Auto, Ritratto, Bambini, Close-up, Ritratto notturno: flash automatico e sollevamento automatico; P, S, A, M: sollevamento manuale con rilascio del pulsante
  • Compensazione flash: da -3 a +1 EV in incrementi di 1/3 EV
  • Slitta accessori: si
  • Terminale sincro: Adattatore sincro AS-15 (acquistabile separatamente)
  • Nikon Creative Lighting System (CLS): si
  • Bilanciamento del bianco: Auto (Bilanciamento del bianco TTL con sensore di immagine principale e sensore RGB da 420 pixel), incandescenza, fluorescenza (7 tipi), sole diretto, flash, nuvoloso, ombreggiato, manuale predefinito, tutti eccetto l’impostazione manuale predefinita con regolazione fine.
  • Live View : si
  • Registrazione di filmati: Si. Formato file: MOV
  • Registrazione di filmati: Dimensione del fotogramma e velocità di scatto: 1920 × 1080, 24 fps; 1280 × 720, 30 fps
  • Monitor: LCD TFT da 7,5 cm, circa 230 k punti con regolazione della luminosità
  • Riproduzione e Funzioni ritocco
  • USB
  • Uscita HDMI : Connettore HDMI di tipo C
  • Lingue supportate: Cinese (semplificato e tradizionale), ceco, danese, olandese, inglese, finlandese, francese, tedesco, indonesiano, italiano, giapponese, coreano, norvegese, polacco, portoghese, russo, spagnolo, svedese, turco
  • Batteria: Una batteria ricaricabile Li-ion (EN-EL14 battery) in dotazione
  • Adattatore CA
  • Dimensioni (L x A x P): Circa 124 × 96 × 74,5 mm
  • Peso: Circa 500 g con batteria e card di memoria, ma senza tappo corpo
  • Robustezza: Corpo e otturatore sono durevoli fino a circa 100.000 cicli.
In sintesi comparativa la D3100 guadagna su tutte le altre Nikon prese in considerazione: in risoluzione, video ripresa Full HD, un pizzico di sensibilità in più (resta da vedere quanto i 12800 ISO siano effettivamente utilizzabili) ed una nuova versione del processore d’immagine, l’EXPEED2. Conserva peraltro lo stesso modulo AF di D3000 e D5000 ed è come loro sempre priva di motore AF interno. La Nikon D3000 perde nel confronto data l’evidente mancanza delle funzionalità video ed il suo sensore CCD di derivazione D40 e potrebbe convenire acquistarla a prezzi da saldo. La D5000 tiene:  il suo sensore da 12.3 megapixel per quanto ora sorpassato dal nuovo CMOS della D3100 rimane validissimo nonchè ampiamente testato (lo stesso montato sulla Nikon D90); più controllabile l’esclusivo D-Lighting e presente l’opzione di bracketing. Ancora un buon affare dunque.


Passiamo al confronto con le Canon. Quattro megapixel e 150 euro circa di differenza tra la Nikon D3100 e la Canon EOS 550D. In effetti il confronto andrebbe fatto più propriamente con una reflex come la EOS 500D piuttosto che con la 550D. In casa Canon  manca una vera entry-level con tecnologia adeguata:  anche la EOS 1000D non può infatti reggere il paragone con la entry-level Nikon.
Se si curiosa tra gli specialisti, CameraLabs (v.) compara  la Nikon D3100  con le Canon 550D e 1000D, sia in condizioni di luce normali che alle alte sensibilità. Conclude la prova un confronto con le Nikon D3000, D5000 ed EOS 500D. Allora? Malgrado i quattro megapixel in meno della D3100 rispetto alla Canon, "a giudicare dagli ingrandimenti ottenuti la differenza tra le due in condizioni reali sembra essere minima, almeno con le ottiche in dotazione. La Canon EOS 550D meriterebbe un’obiettivo di migliore qualità per poter esprimere al massimo le potenzialità del suo sensore da 18 megapixel ma con l’ottica in dotazione le differenze con i 14 megapixel della Nikon D3100 sono praticamente nulle. A livello di processo delle immagini qui la 1000D sembra ottenere risultati più simili a quelli della D3100, meno contrastati e definiti rispetto alla 550D. Tuttavia le differenze di risoluzione sono qui piuttosto evidenti, con la D3100 capace di restituire chiaramente una resa di dettaglio superiore (vedi dettagli dei palazzi e del fogliame degli alberi) che unita all’eliminazione automatica delle aberrazioni cromatiche ne conferma la netta superiorità rispetto alla concorrente EOS 1000D. Anche considerando la differenza di prezzo a favore della Canon pensiamo che molti troveranno giustificato il maggiore esborso a fronte delle prestazioni assicurate dalla Nikon." Dunque auguri di buon lavoro ai neopossessori della Nikon D 3100. (a.m.)


martedì 20 dicembre 2011

"SOGNO O SON DESTO?": seminario clinico SIEB al Dip. di Neuroscienze della UniBA

Sabato 17 Dicembre 2011. Con grande successo di partecipazione attiva, si è svolto, presso l'aula di Psichiatria dell'Università di Bari - con cui il SIEB è convenzionato culturalmente -  il seminario di otto ore sul tema "SOGNO O SON DESTO?": formazione e decifrazione dei processi ipnici e onirici. Il seminario era rivolto a medici specializzandi in psichiatria, neuropsichiatria infantile, neurologia, studenti del corso di laurea per  tecnici della riabilitazione psichiatrica, educatori professionali; psicologi in formazione e tirocinio ecc. e si propone di illustrare, tra sonno e sogno, il possibile lavoro psicodrammatico e/o interpretativo nel setting di psicoterapia. Ha introdotto i lavori il dr. Saverio Papagni, neurologo e psicoterapeuta (SIEB). Ha fatto seguito la illuminante lezione introduttiva della prof. Anna Rita Carone (psicologo docente della Un. di Bari e referente universitaria della convenzione tra istituto SIEB e UniBa). Quindi il dr. Achille Miglionico (SIEB), il conduttore del seminario, ha affrontato e sviluppato i temi, partendo da un originale excursus storico-antropologico culminato nella ricerca freudiana e post-freudiana; il linguaggio del sogno, al di là della interpretazione popolare di sapore cabalistico, è stato ricondotto alla visione sempre attuale di "via regia all'inconscio", è stato accostato al linguaggio analogico della informatica, tratteggiandone grandezze e limiti sintattici; si è affrontato il processo di deformazione onirica e come riavvicinarsi al contenuto latente del sogno, che rimane un messaggio di sé a se stessi di grande valore elaborativo in termini autoterapeutici, esistenziali e copionali (in senso prospettico junghiano e berniano). L'uditorio è stato condotto gradualmente alla comprensione dell'apparentemente incomprensibile.  Delineati i processatori dell'inconscio (spostamento, condensazione e simbolizzazione), ci si è soffermati sulla importanza dei simboli nell'uomo, il che ha improntato ogni produzione mitologica ed artistica di ogni tempo e luogo.



    Nodale e coinvolgente, ai fini della narrazione attraverso simboli, è stata la proiezione del corto Un chien andalou (1929) di Luis Buñuel e Salvador Dalì, il film più significativo del cinema surrealista. Nel pomeriggio i lavori, introdotti dalla psicoterapeuta spagnola dr. Neus Lopez Calatayud, sono proseguiti con una serie di sogni di clienti odierni attraverso i quali il dr. Achille Miglionico ha illustrato le tecniche di lavoro sui sogni in setting psicoterapeutico. 
La serie dei seminari clinici organizzati dal SIEB in ambito universitario barese proseguirà sabato 18 febbraio 2012 con un incontro di otto ore su: "Organizzazioni marginali: problemi di diagnosi e trattamento". (m.m.)






venerdì 14 ottobre 2011

ELOGIO DELLA FOLLIA 7: ma è veramente così bello il film "Terraferma"?

Dirò la mia, Utcunque de me vulgo mortales loquuntur - "Qualsiasi cosa siano soliti dire di me i mortali", traduco per quanti non conoscono il latino. Lo so, non sono un critico cinematografico e mi attirerò feroci e facili critiche ma io, Erasmo da Rotterdam, nel vostro tempo a cinema ci vado come spettatore ed in questa vostra democrazia voglio dire la mia. In una promettente rassegna organizzata a Trani dal Circolo del Cinema Dino Risi di Trani ho avuto modo di visionare il film Terraferma di Emanuele Crialese. La trama è semplice. E' la storia di un'isola siciliana, di pescatori, poco toccata dal turismo e troppo "arretrata" culturalmente anche per una metafora (vi si svolge un consiglio degli anziani come se si trattasse di una popolazione tribale del Kenya). L'isola viene investita dagli arrivi dei clandestini, e dalla regola nuova del respingimento: qui emerge il problema morale. Che fare? rinunciare al turismo emergente? salvare? accogliere? nascondere?  Una famiglia di pescatori con al centro un vecchio di grande autorità, una giovane donna che non vuole rinunciare a vivere una vita migliore e un ragazzo che, nella confusione, cerca la sua strada morale. Tutti messi di fronte a una decisione da prendere. 
Sembrano in conflitto tra loro le leggi di terra e leggi antiche del mare, che obbligano al soccorso. A noi risulta che l'Italia accolga da anni immigrati con una accoglienza umana e professionale che pochi possono vantare: in Spagna le motovedette hanno anche sparato. Nel Mediterraneo le forze navali di mare italiane si prodigano da sempre a soccorrere naufraghi e derelitti. Eppure la figura dell'ufficiale di finanza (nordico) così come tipizzata nel film appare la caricatura di un "leghista" (che la caricatura se la fanno da soli).
La scelta di una isola siciliana e vulcanica non può che richiamare subito alla mente pellicole di grande storia come La terra trema (1948) di Luchino Visconti, film ispirato a I Malavoglia di Giovanni Verga ma il richiamo è ancora più forte per Stromboli terra di Dio di Roberto Rossellini (1950), un classico del neorealismo italiano. Il ruolo della protagonista era allora destinato in origine ad Anna Magnani con cui Rossellini aveva una relazione. Vedendosi portar via la parte (anche nella vita) da Ingrid Bergman, la Magnani stessa si interstardì a girare a Lipari il film Vulcano, diretto da William Dieterle. Ma stiamo divagando.
 
L'Italia è meglio rappresentata qui (modello di Michele Miglionico, non imparentato con alcuni omonimi della ns. Redazione))


 
Il film Terraferma sembra il film delle occasioni perse: ha un incipit di grande respiro come una bella donna che ti fa saltare il cuore nel petto ma poi apre bocca e ti scade un poco. Il film mi ha deluso, non volevo ammetterlo all’uscita del cinema ma dopo un giorno di inconsapevole elaborazione, l'ho dovuto ammettere. Il film non evoca le emozioni che intende suscitare e secondo me perché la scelta inizialmente poetico-metaforica dell’isola-che-non-c'è atterra brutalmente nel reale, sull’Isola-che-c’è: dal fabulistico, da tanti sottolineato, si scende al piatto ordinario delle fiction televisive, con poche figure ben stagliate e delineate. Il nonno è ottimamente recitato ma la sua “altezza”  ci sembra sia stata penalizzata dalla globale scelta neorealistica del dialetto: il film forse decollerebbe oltre le "nuvole" del finale se fosse stato recitato in italiano (che i siciliani di ogni livello culturale e in ogni dove sanno cortesemente parlare con affascinante inflessione). L’atto comunicativo è parso mutilo, non di grande impatto in quanto supportato solo dall’extraverbale. Il dialetto strettissimo ha fatto sentire stranieri anche molti spettatori del Sud (figuriamoci quelli del Nord che avevano da ridire anche sul grande Troisi!): invece nel bellissimo film di Crialese Nuovomondo (2006) l’uso del dialetto era poesia storicizzata e ci rimbalzava nei secoli scorsi. La figura di Fiorello ricorda un Checco Zalone e mortifica le buone qualità dell'attore; il ragazzo, figlio di Donatella Finocchiaro nella trama, avrebbe potuto riecheggiare un Forrest Gump all’italiana ma delude anch’egli e non riesce ad essere nè un Forrest Gump nè un Ulisse, di cui condivide solo le traversie. Nulla dei dibattimenti interiori ed ansia conoscitiva esce dallo schermo che ha rinunciato a dipingere una bella metafora. La figura dell’ufficiale di Finanza, così banalmente del Nord e, parzialmente di tutte le divise, è una metafora politica? È un richiamo alla “piemontesizzazione” del Regno d’Italia unificato? Non si capisce. Oddio, ora mi chiameranno "folle" per quello che ho scritto. Infatti, era stato in qualche modo preannunciato, ma ora si ha la conferma: Terraferma, già Premio speciale della giuria alla Mostra di Venezia, ci risulta, sarà il film italiano in corsa agli Oscar 2012. Il regista Emanuele Crialese si è detto felicissimo per questa opportunità, dopo che la sua pellicola ha sbaragliato la concorrenza di altri film assai più quotati come il discutibile ma affascinante Habemus Papam di Nanni Moretti (alla seconda delusione dopo Cannes, poverino!). L'ho detto. Sigh. (Erasmo da Rotterdam)

martedì 4 ottobre 2011

ELOGIO DELLA FOLLIA 6: "Se Rudy Guede è stato condannato con l'accusa di omicidio in concorso, chi sono gli altri?".


PRIMA INQUIETUDINE dopo le assoluzioni di Perugia che hanno ribaltato sentenze e credibilità del sistema giudiziario. 
Coram populo il fratello di Mez, Lyle, in una dichiarazione a nome di tutta la famiglia in una conferenza stampa dice sommessamente ( e noi facciamo nostra la sua dichiarazione): "La mia famiglia non vuole vedere in prigione innocenti ma resta l'interrogativo: se Rudy Guede e' stato condannato con l'accusa di omicidio in concorso, chi sono gli altri?". E' l'inquietante (e sottaciuto da tanti?)interrogativo lanciato dal fratello di una giovane donna uccisa in un festino di Halloween. "Abbiamo fiducia nella giustizia italiana", ha detto la sorella Stefanie [Noi sempre meno in verità, N.d.R.], "...sappiamo che questa decisione è ancora appellabile e si proseguirà nella ricerca della verità, quindi abbiamo ancora speranza che la verità verrà fuori". Spes ultima dea. La famiglia di Meredith ha poi escluso un incontro con Raffaele, Amanda e le loro famiglie finché' non si conoscerà la "verita'" sulla morte di Meredith. Qualcuno vorrebbe già un incontro che finisse con un "vogliamoci tutti bene", colmo di buonismo imperante e incuria della verità fattuale.  "E' difficile perdonare qualcuno - replicato intelligentemente Lyle - se non si sa chi ha commesso il reato".

SECONDA INQUIETUDINE (rivolta a tutti gli Operatori della Giustizia). La divaricazione tra verità fattuale e verità processuale è oramai giunta all'inimmaginabile: non coincidono più da tempo nei tribunali italiani ove la parola VERITAS è iscritta solo nei legni. Noi cittadini non arriviamo mai a sapere una verità (ahia, e in questo ha cominciato con l'assassino del presidente Kennedy proprio l'America, che tanto ha massmediato unilateralmente il caso Meredith ). Verità fattuale. Mai. Ustica. Mai. Stragi. Mai. Piccoli e grandi processi. Mai. Avete notato che tra gli avvocati non ci sono più Azzeccagarbugli, avvocati- delle-cause-perse? Forse perchè dalle cause non emergono più nè vincitori nè vinti.Lo sconfitto si chiama "Giustizia". 

TERZA INQUIETUDINE. Ma ci si può fidare dei nostri organismi investigativi? Possibile che - a detta dei superperiti - commettano sempre errori? E' possibile confidare nei mezzi che nelle serie televisive risolvono casi di omicidio nel giro della trama? Ah, è proprio vero, la realtà migliore è quella televisiva, caro Popper, tu filosofo (non un personaggio di X Factor) che tanto denigrasti invano la tv. (Erasmo da Rotterdam)


Per non dimenticare le VITTIME REALI



AH!, QUARTA E PROSSIMA INQUIETUDINE: DOPO LA LIBERTA', PER AMANDA SI PROFILA IL BUSINESS? così vocifera la stampa. Alla prossima.(e.d.r.)

martedì 20 settembre 2011

Corsi SIEB di Counselling



Counselling

ad orientamento analitico-transazionale

riconosciuto dall'ITAA, EATA e S.I.Co.
Che cosa è il counselling ad orientamento analitico transazionale?
Il counselling è una relazione d'aiuto non occasionale e strutturata, che viene a crearsi tra un utente o un gruppo in condizioni di bisogno ed un professionista d'aiuto. L'intento è quello di promuovere un processo di cambiamento e favorire la risoluzione di un problema di natura relazionale o prestazionale utilizzando la metodologia analitico transazionale.

Gli anni di corso sono realizzati in modo autonomo onde favorire una preparazione ed un apprendimento a livelli: il che facilita anche chi decide di frequentare p.e. solo il primo anno o il biennio.I corsi sono realizzati per favorire un know how specifico per ogni anno. 
Coloro che terminano il PRIMO ANNO conseguiranno conoscenze sulla comunicazione interpersonale e sui fenomeni che condizionano i nostri e altrui comportamenti al fine di migliorare la gestione relazionale nei vari ambiti :lavoro, famiglia, coppia, quotidianità interpersonale. La frequenza del primo anno permette il conseguimento sia del titolo di TECNICO DELLA COMUNICAZIONE INTERPERSONALE a orientamento analitico-transazionale sia della certificazione aggiuntiva del "101". Il Corso 101 è un corso di introduzione alla comunicazione berniana, riconosciuto a livello internazionale dall'ITAA ed EATA, che è obbligatorio per coloro i quali decidono di accedere a qualunque training in analisi transazionale ed è propedeutico alla continuazione degli studi presso il nostro Istituto.
Nel SECONDO ANNO si comincerà anche lo studio e la applicazione delle tecniche di lavoro ( varie tipologie di intervista strutturata, le operazioni berniane ecc.). I corsisti approfondiranno aspetti psicopatologici in ambito clinico ed analitico- transazionale ed acquisiranno competenze specifiche e interpersonali a livello sistemico e antropologico tali da ottenere - al termine del biennio - il titolo di
 MEDIATORE FAMILIARE E INTERCULTURALE. 
Il TERZO ANNO è prevalentemente metodologico, calato nella prassi professionale. Chi accede ad esso apprende e pratica le tecniche di intervento relative al processo di Counselling. Sono previste fasi di supervisione con esperti del settore.

E' obbligatorio nel corso del terzo anno sottoporsi a 50 h di terapia personale in setting individuale oppure > di 150 h in setting di terapia di gruppo ( non compreso nel costo annuo del corso).
Coloro che raggiungono il titolo di COUNSELLOR al termine del terzo anno, saranno pronti ed addestrati ad affrontare tale professione d'aiuto. Si ricorda che l'accesso al terzo anno è riservato ai laureati ( vecchio e/o nuovo ordinamento) . Situazioni particolari (laureandi ecc.) verranno analizzate caso per caso dal comitato didattico. In tutto il triennio sono previsti momenti esperienziali ( T-group, Role-playing, Sociodramma, ecc.). I SEMINARI, a cadenza generalmente mensile e della durata di otto ore, prevedono la parte teorica durante i lavori del Sabato mattina e il momento dinamico, quando previsto, nel pomeriggio . Ogni mese insieme al seminario di otto ore, gli studenti hanno da partecipare obbligatoriamente anche ai LABORATORI DI CULTURA della durata di 4 o 5 ore, previsti di sabato e in genere nel pomeriggio. In questi laboratori gli studenti avranno modo di assistere p.e. alla visione di alcuni film, con la partecipazione di esperti esterni all'Istituto, avranno modo di parlare e confrontarsi su argomenti di grande attualità, come per esempio "il testamento biologico", i conflitti interculturali, le forme di violenza sia fisica che psicologica nell'ambito familiare" ecc. Altri laboratori verranno utilizzati per ampliare aspetti teorici di seminari precedenti, per lavori di gruppo ecc. Il titolo di COUNSELOR da noi rilasciato al termine del terzo anno, previo superamento degli esami finali e discussione di tesi, è riconosciuto dalla S.I.Co. (Società Italiana di Counseling) e permette l'iscrizione nel Registro Italiano dei Counsellor.


     sieb96@libero.it            sieb@incultura.com+39.0883.583591 
+39.349.1857754 
+39.347.5746424
Esempio di diapositiva didattica dei corsi

lunedì 5 settembre 2011

GIU' PER IL NORD Esperienza di missione laica in Kenya


La contraddizione tra gli eleganti centri commerciali di Nairobi o le esclusive spiagge di Malindi, da un lato, e gli slums o i desolati territori fissurati dalla siccità del nord è emblematica dei paradossi della nazione Kenya. Paese relativamente pacifico in una regione turbolenta dell'Africa, il Kenya si è trovato all'improvviso precipitato nel baratro del conflitto interetnico dopo le elezioni del dicembre 2007. Il gruppo etnico predominante, i kikuyu del presidente Mwai Kibaki, e i sostenitori dello sfidante e attuale primo ministro Raila Odinga, di etnia luo, si sono scontrati a Nairobi e nelle principali città del Kenya. Il conflitto fortunatamente è andato ricomponendosi ma, dall'estate del 2009, una devastante siccità ha messo a dura prova il Paese, specialmente le regioni settentrionali, dove le perdite in capi di bestiame sono stati ingenti mettendo a rischio la sopravvivenza delle popolazioni locali. Nel mentre stazionavamo a Marsabit - siamo rientrati a fine Agosto u.s. - la sede locale del bishop ed il centro della Consolata attendevano i primi convogli di derrate alimentari dalla Germania attraverso la Charitas. Gruppi di laici in missione volontaria (sanitari italiani ed europei con l'ausilio di personale logistico) è facile che si incontrino nei momenti di arrivo e partenza od in transito nelle varie sedi della Fondazione MCO (Missionari della Consolata). Chi sono questi missionari presso la cui rete ci siamo inseriti come volontari?
MCO è un'organizzazione non governativa di ispirazione cristiana fondata dall'Istituto Missioni Consolata, un Istituto religioso a composizione internazionale nato nel 1901 ad opera del Beato Giuseppe Allamano e attivo in Africa, America Latina e Asia. Ha ottenuto il riconoscimento del Ministero degli Affari Esteri italiano come ong idonea nel dicembre del 2007. In Kenya, l'esperienza dei Missionari della Consolata è più che centenaria: qui fu fondata la prima missione dell'Istituto nel 1902.
Il Beato Giuseppe Allamano (1851-1926), nipote di san Giuseppe Cafasso, ebbe come educatore al ginnasio Don Bosco.


I progetti in corso sono: Wamba Hospital (Samburu District); Scuola di Loyangalani (Marsabit District); Acquedotto di Nyambene; Cisterne per le scuole di Alendu; Slums di Nairobi. Molti altri progetti sono gestiti direttamente dai Vescovi, attivissimi in tal senso (qui guidano provettamente Land Rover e si muovono nelle diocesi a loro affidate con disarmante coraggio). Si pensi che il Vescovo di Maralal, che abbiamo conosciuto, nella sua carriera ha dovuto abbattere anche tre leoni che avevano preso di mira gli zebù dei Samburu, affamandoli. Qui, lontani dalla comoda Europa, si palpa una Chiesa attiva che non sa di ritualismi e burocrazia. Qui anche la Medicina ritrova le sue radici deontologiche ed ippocratiche. 

Il Vescovo di Maralal, Virgilio Pante, e Padre Aldo Giuliani (a dx), i quali operano da decenni tra i Samburu.

Procura vescovile di Nanyuki. Ci si prepara alla lunga strada sterrata.

Il Vescovo di Marsabit Peter Khiara e sulla sn l'odontoiatra Luigi Zagaria

Il factotum Sante Bianco a sn e il medico, Achille Miglionico.
Il gruppo odontoiatrico a Sagana: avanti il dr. Roberto Piastra, dietro, vicino a Peter, il "veterano" dr. Luigi Zagaria; l'assistente è Silvia Gennaretti.



Il nostro gruppo p.e. - formato da due dentisti, una assistente di poltrona, un medico, ed un operaio factotum (con competenze di elettrotecnica, idraulica, ristrutturazioni edili) - si è insediato a tipo campo-base a Sagana, alle falde del Monte Kenya: un dentista e la assistente hanno cominciato a lavorare immediatamente con il bacino di utenza locale in quanto la dental clinic era già stata avviata negli anni scorsi ed è funzionante con operatori-infermieri di etnia kikuyu. Un dentista, il medico e l'operaio - per espresso desiderio del bishop Peter Kihara (Vescovo di Marsabit) ha proseguito il viaggio attraverso l'itinerario Nanyuki-Isiolo, sino all'Ospedale Cattolico di Laisamis, ove ha soggiornato, riparando due portatili di rx grafia (in disuso da due anni) e effettuando rilievi per una "nuova" dental clinic da istituire a Laisamis, centro ove non piove da due anni, ove c'è stata una gravissima epidemia di colera con centinaia di malati salvati grazie all'opera del personale religioso e laico. Da Laisamis ci siamo mossi su strada sterrata (massacrante) sino a Marsabit, sede vescovile con territorio sino ai confini con l'Etiopia, superando il Plateau Sagererwa e fiancheggiando il Kaisut Desert sino a Loluloko attraverso una immensa atmosfera polverosa di tipo marziano che ti penetra dappertutto. A Marsabit il gruppo, accompagnato da padre Mario Lachin, ha raggiunto il dispensary di Diriba Gombo, gestito da solerti e cordiali suore indiane (come sister Annie), progettando un'altra dental clinic.  Da Marsabit siamo dunque rientrati a Sagana, ove ci attendeva il lavoro odontoiatrico e medico sino al rientro in Italia da Nairobi, via Addis Ababa. Ma torneremo sull'argomento. (achille miglionico)

venerdì 2 settembre 2011

ETNIE del KENYA brevi note





Il Kenya conta oltre quaranta  gruppi etnici che si dividono in tribù: i Kikuyu sono la popolazione più numerosa (oltre 7 milioni), mentre gli El-Molo sono poche centinaia. Arrivarono tutti intorno all'anno 1000 da altre zone africane. Linguisticamente gli indigeni sono classificabili in tre gruppi linguistici: bantu, nilotico e cuscitico.
  • I cusciti del gruppo Cam occupano zone desertiche, sono il 3% ma si disperdono nel 40 % del territorio: Borana, Burji, Dassenic(h), El-Molo, Gabbra, Galla, Oruma, Rendille, Sakuye, Somàli.
  • Popoli nilotici dell'altopiano (Turkana), di lingua kalenjin (Pokot, Kipsigi, Nandi ...) e di lingua Maa (i famosissimi Maasai, Samburu, inoltre El Chamus, Njemps)
  • Popoli Bantu della costa (Bajun che parlano swahili, Pokomo, Mijikenda o Wanyka...)
  • Popoli Bantu lacustri (zona Vittoria): Aba-gusii (famosi per i lavori in saponaria), Aba-kuria, Aba-luhya, Aba-suba
  • Popoli Bantu dell'altopiano: i WaKikuyu (v. oltre), WaKamba ecc.; i Meru (Mt. Kenya nordorientale)..

Le religioni monoteistiche abramitiche (ebraismo, ma qui alludiamo soprattutto al cristianesimo ed islamismo) hanno avuto un attecchimento agevolato tra Kenya e Tanzania in quanto la la mitologia di molte etnie, pur disperdendosi nell'animismo sempre ubiquitario in Africa, prevedeva un dio unico: MOGAI il dio dei Kikuyu, NGAI  (Enkay, Nkai) dei Maasai e dei Samburu.
  • Tra i Kikuyu il mito si articola a partenza da Mogai, il grande "separatore", il quale separò la terra dalle acque, la foresta dalla savana, la pianura dalle alture, il monte dal deserto; sentendo che mancava qualcuno al suo creato, "trovò nel suo cuore" Kikuyu, uomo buono e giusto, lo portò sul Kere-Nyaga (ora Monte Kenya) ove abita il dio stesso e gli indicò la terra migliore, con l'acqua, Mokorwewa Gathanga, affidandogliela. Indi Mogai gli trovò una donna, Mumbi, da cui Kikuyu ebbe nove figlie, fondatrici dei nove clan dei Kikuyu (da Acira i Wacira, da Agaciko i Wagaciko ecc.). La mitologia kikuyu passa dallo strapotere delle donne (matriarcato poliandrico) al patriarcato: comunque sottolinea nella narrrazione l'importanza delle donne (i clan portano ancora il nome delle "fondatrici"), l'importanza degli anziani ma anche l'importanza della alternanza delle generazioni. Quando la popolazione di agricoltori crebbe troppo i Kikuyu si divisero in Wakikuyu (che gravitano intorno al monte Kenya) e i Wameru, (a est), i Wakamba (alto Tana river), i Wambeere ecc. In realtà i Kikuyu rappresentano il 20 % della popolazione keniota e l'etnia che culturalmente e politicamente ha promosso la indipendenza del Paese.
  • I Meru, cui appartengono anche i Tharaka, (Bernardi B.,  1959,1971,1983), rappresentano il 5% della popolazione tribale con otto sottogruppi e la loro società governata da un consiglio di anziani eletti rappresenta uno dei pochi esempi di "democrazia" dell'Africa precoloniale. La loro complessa mitologia richiama fortemente la storia della fuga degli Ebrei dall'Egitto sotto Mosé (non la storia di Cristo come ho letto sulla guida Mondadori "Kenya"!). La storia della migrazione dei Proto-Meru (Fadiman, 1973, 1982) da Mbwa è unica nella cultura Bantu: resi schiavi da "tiranni" (gli schiavisti della costa di ogni tempo?), sotto la guida di un condottiero-liberatore (il primo Mugwe di cui parlano gli anziani), si liberano attraversando l' "acqua rossa" (eria tune: come non associare il Mar Rosso?). Certamente si tratta di contaminazioni culturali innestate su di un tessuto più aborigeno. A noi non fa meraviglia: certe contaminazioni bibliche potrebbero essere arrivate dalla costa stessa (cattolici portoghesi, islamici ecc.) ma c'è dell'altro. Fonti culturali bibliche vengono dall'Etiopia cristiana stessa e da quella minoranza di ebrei neri che Israele ha salvato con ponti aerei dall'Etiopia ove erano discriminati. Si tratta dei Falascia (anche falascià o falasha): un popolo di origine etiope e di religione ebraica. Sono noti anche col termine Beta Israel ( o Bēta 'Isrā'ēl in lingua ge'ez; ביתא ישראל in ebraico), che significa Casa (di) Israele, ed è da loro preferito vista l'accezione negativa che la parola Falasha ha assunto in amarico, e che significa "esiliato" o "straniero". Chissà. (achille miglionico)
donna Samburu (Sererit)

Borana (sottogruppo degli Oromo etiopi)

Bambini Kikuyu a Sagana


ElMolo del Lago Turkana

Maasai dello Tsavo




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