giovedì 31 gennaio 2013

COMUNICARE ATTRAVERSO UN MURO ANONIMO? Una esperienza catalana che fa il giro del Web


E' di pochi giorni fa la notizia letta sul giornale “El periodico di Catalunya del 24 gennaio 2013” che evidenza una nuova tendenza nelle università catalane: “ comunicare in anonimato”.
Tre studentesse della UAB (Universitat Autònoma de Barcelona) a metà del mese di gennaio hanno avuto l’idea di “mediare” fra studenti della università che  vogliono  comunicare qualcosa a qualcuno, ma che non trovano il coraggio di farlo "direttamente"; così chi vuole rimanere al coperto può  servirsi  della piattaforma informatica per inviare messaggi in modalità anonima, a qualunque persona del campus. E hanno dato inizio agli “Informers”.
Gli “informers” sono dunque pagine anonime di facebook  dove gli studenti mandano agli amministratori (le tre studentesse) i loro “pettegolezzi” (gossip), i loro messaggi "arrabbiati" e anche i loro desideri più intimi. Agli amministratori il compito di pubblicarlo sul “muro” di questa pagina .





I messaggi pubblicati spaziano da dichiarazioni d’amore, a proposte spinte sessuali o a critiche sul personale delle Università. Sembra che l’ispirazione di questa idea venga da una serie tv nordamericana per adolescenti (“Gossip Girl”) dove un fenomeno simile si sviluppa nel quartiere Upper East Side di Manhattan, NY.
In tre giorni alla UAB arrivano 7.000 contatti, e ora si superano i 12.000 . Anche  altre università spagnole  hanno imitato la nuova tendenza, con numeri crescenti simili; la macchia d’olio ha contagiato anche scuole e licei, e persino altre enti pubblici come la Società dei Trasporti Metropolitani.
Alcuni messaggi pubblicati dicono così:
·         “Ragazza con occhi azzurri  incontrata per due venerdì  allo sportello di scienze; sono interessato a saper chi sei”
·         “Da un ammiratore segreto ( che  vuole rimanere anonimo): ragazza del  1° anno di Giurisprudenza con occhiali, bruna, bassina, mi fai “impazzire”. So solo  che il tuo nome inizia con la B.”
L’idea dell’anonimato ha indotto molte persone a scrivere “dichiarazioni” a persone sconosciute:  si esprimono in maniera assai più disinvolta  in assenza di firme, anche se gli amministratori di “informers” possono risalire alle loro identità. Gli stessi amministratori hanno dichiarato che, dopo solo una settimana,  questo “muro anonimo” ha superato ogni previsione ed aspettativa di messaggi, ed hanno ammesso di aver  perso il controllo della situazione, affermando : “ Per alcuni [il muro] rappresenta solo una forma di  intrattenimento o una pagina banale, ma per altri si è trasformato in uno strumento pericoloso, attraverso cui nascondere aggressioni verbali a persone concrete, e fare anche delicate rivelazioni di privacy”. 
 Le reazione fra i docenti  non sono state unanimi; alcuni l’ hanno accolto con simpatia, considerando che “le iniziative degli studenti vanno  appoggiate e che il fenomeno è parte del diritto alla libertà di espressione”. Altri docenti non sono stati d’accordo e si sono dissociati, pretendendo che nessun logo della università comparisse nelle pagine “ informers “, in quanto l’iniziativa non è promossa dalla stessa, e aggiungendo che un uso errato di questo strumento può generare un problema sociale e giuridico, con insulto al diritto dell’onore e dell’intimità. Anche fra gli studenti ci sono state alcune reazioni negative al fenomeno, considerato che l’anonimato favorisce la non-responsabilità di cose e fatti espressi sino alla pura calunnia, e comunque le affermazioni, autentiche o inventate che siano,  aumentano il  “gossip spazzatura”. Questi studenti intervistati pensano che è una moda del momento, e che la gente si stancherà presto.
Fin qui si è esposto l’ aspetto di notizia come ricavato dalla lettura del giornale El Periodico di Catalunya e dalla visione di un video apparso su  Youtube con interviste a studenti.
Colpisce la velocità di propagazione del  fenomeno, quasi come quella di un  virus che trova terreno fertile per replicarsi in maniera spasmodica invadendo il corpo ospitante. Informers sembra aver trovato uno spazio fra i giovani che è vuoto, ed ha pervaso tutte le categorie.  Qual è il significato  di ciò ?
Nascondersi dietro all’anonimato significa eludere la responsabilità della propria  identità, dei propri atti.
 Ma se non mi assumo la responsabilità dei miei atti come posso avere coscienza dei danni che posso provocare ad altri? E poi, l’anonimato sostituisce la possibilità dell’incontro con l’Altro quasi una negazione della circolarità della comunicazione e un “surrogato della relazione” (come descriveva anni fa Eric Berne la tossicodipendenza). Nella vita reale noi possiamo ricevere un no, un rifiuto come risposta, o magari una opinione contraria: la possibile disconferma  è necessaria quanto la conferma alla crescita, come esseri umani. Correre  il rischio del coinvolgimento emotivo, è parte dell’apprendimento della nostra crescita come persone adulte.  L’Altro rappresenta un confine per me, con i suoi confini. Se io annullo i miei confini, mi muovo in una realtà sconfinata e pericolosa, senza struttura, senza valori, senza una chiara distinzione fra il bene e il male, tra corretto e scorretto.  Tutto sembra alimentarsi di infantile onnipotenza: posso dire quello che voglio anche se ciò ferisce l’Altro. Formatori e genitori sono chiamati a trasmettere valori etici,  e confini interpersonali e personali richiamando l’attenzione  dei meno esperti sul fatto che le nuove tecnologie digitali non sono “rifugi”, sono strumenti di incredibile potenza e strumenti al servizio delle persone: ci agevolano ricerche impensabili e lavori impegnativi, favoriscono la creatività nella scrittura e diffusione di notizie, consentono comunicazioni in tempo reale su distanze enormi, ma le nuove tecnologie rischiano di rappresentare un nuovo stato Genitore, un Genitore tecnologico che crea dipendenze e sostituti di vita reale, con poche norme e regole di convivenza, solo quelle che sappiamo darci autonomamente; un Genitore che non sa proteggere anche creando dipendenza. Perché è e rimane uno strumento. Impegnandoci per raggiungere la nostra autonomia sviluppiamo le nostre capacità di consapevolezza, spontaneità e intimità. E con ciò sviluppiamo uno stato dell’io Adulto integrato (Berne). Certo, la relazione è una sorta di scommessa in cui l’Altro può riservarci sorprese piacevoli e spiacevoli e ci vuole talora “coraggio” per accettare l’imprevedibile della intimità e per instaurare un rapporto diretto con gli altri. E coraggio per accettare la responsabilità delle proprie scelte. Non credo che l’anonimato sia una grande lezione.  L’anonimato nella comunicazione non apre le porte alla crescita Adulta, bensì ristagna l’adolescenza e fomenta la Calunnia, che la latinità rappresentava con il Corvo. Insomma parliamo di più tra persone vere. Con tutti i rischi e la bellezza che ciò comporta.
 (Neus Lopez Calatayud, psicologa-psicoterapeuta)

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