martedì 20 settembre 2011

Corsi SIEB di Counselling



Counselling

ad orientamento analitico-transazionale

riconosciuto dall'ITAA, EATA e S.I.Co.
Che cosa è il counselling ad orientamento analitico transazionale?
Il counselling è una relazione d'aiuto non occasionale e strutturata, che viene a crearsi tra un utente o un gruppo in condizioni di bisogno ed un professionista d'aiuto. L'intento è quello di promuovere un processo di cambiamento e favorire la risoluzione di un problema di natura relazionale o prestazionale utilizzando la metodologia analitico transazionale.

Gli anni di corso sono realizzati in modo autonomo onde favorire una preparazione ed un apprendimento a livelli: il che facilita anche chi decide di frequentare p.e. solo il primo anno o il biennio.I corsi sono realizzati per favorire un know how specifico per ogni anno. 
Coloro che terminano il PRIMO ANNO conseguiranno conoscenze sulla comunicazione interpersonale e sui fenomeni che condizionano i nostri e altrui comportamenti al fine di migliorare la gestione relazionale nei vari ambiti :lavoro, famiglia, coppia, quotidianità interpersonale. La frequenza del primo anno permette il conseguimento sia del titolo di TECNICO DELLA COMUNICAZIONE INTERPERSONALE a orientamento analitico-transazionale sia della certificazione aggiuntiva del "101". Il Corso 101 è un corso di introduzione alla comunicazione berniana, riconosciuto a livello internazionale dall'ITAA ed EATA, che è obbligatorio per coloro i quali decidono di accedere a qualunque training in analisi transazionale ed è propedeutico alla continuazione degli studi presso il nostro Istituto.
Nel SECONDO ANNO si comincerà anche lo studio e la applicazione delle tecniche di lavoro ( varie tipologie di intervista strutturata, le operazioni berniane ecc.). I corsisti approfondiranno aspetti psicopatologici in ambito clinico ed analitico- transazionale ed acquisiranno competenze specifiche e interpersonali a livello sistemico e antropologico tali da ottenere - al termine del biennio - il titolo di
 MEDIATORE FAMILIARE E INTERCULTURALE. 
Il TERZO ANNO è prevalentemente metodologico, calato nella prassi professionale. Chi accede ad esso apprende e pratica le tecniche di intervento relative al processo di Counselling. Sono previste fasi di supervisione con esperti del settore.

E' obbligatorio nel corso del terzo anno sottoporsi a 50 h di terapia personale in setting individuale oppure > di 150 h in setting di terapia di gruppo ( non compreso nel costo annuo del corso).
Coloro che raggiungono il titolo di COUNSELLOR al termine del terzo anno, saranno pronti ed addestrati ad affrontare tale professione d'aiuto. Si ricorda che l'accesso al terzo anno è riservato ai laureati ( vecchio e/o nuovo ordinamento) . Situazioni particolari (laureandi ecc.) verranno analizzate caso per caso dal comitato didattico. In tutto il triennio sono previsti momenti esperienziali ( T-group, Role-playing, Sociodramma, ecc.). I SEMINARI, a cadenza generalmente mensile e della durata di otto ore, prevedono la parte teorica durante i lavori del Sabato mattina e il momento dinamico, quando previsto, nel pomeriggio . Ogni mese insieme al seminario di otto ore, gli studenti hanno da partecipare obbligatoriamente anche ai LABORATORI DI CULTURA della durata di 4 o 5 ore, previsti di sabato e in genere nel pomeriggio. In questi laboratori gli studenti avranno modo di assistere p.e. alla visione di alcuni film, con la partecipazione di esperti esterni all'Istituto, avranno modo di parlare e confrontarsi su argomenti di grande attualità, come per esempio "il testamento biologico", i conflitti interculturali, le forme di violenza sia fisica che psicologica nell'ambito familiare" ecc. Altri laboratori verranno utilizzati per ampliare aspetti teorici di seminari precedenti, per lavori di gruppo ecc. Il titolo di COUNSELOR da noi rilasciato al termine del terzo anno, previo superamento degli esami finali e discussione di tesi, è riconosciuto dalla S.I.Co. (Società Italiana di Counseling) e permette l'iscrizione nel Registro Italiano dei Counsellor.


     sieb96@libero.it            sieb@incultura.com+39.0883.583591 
+39.349.1857754 
+39.347.5746424
Esempio di diapositiva didattica dei corsi

lunedì 5 settembre 2011

GIU' PER IL NORD Esperienza di missione laica in Kenya


La contraddizione tra gli eleganti centri commerciali di Nairobi o le esclusive spiagge di Malindi, da un lato, e gli slums o i desolati territori fissurati dalla siccità del nord è emblematica dei paradossi della nazione Kenya. Paese relativamente pacifico in una regione turbolenta dell'Africa, il Kenya si è trovato all'improvviso precipitato nel baratro del conflitto interetnico dopo le elezioni del dicembre 2007. Il gruppo etnico predominante, i kikuyu del presidente Mwai Kibaki, e i sostenitori dello sfidante e attuale primo ministro Raila Odinga, di etnia luo, si sono scontrati a Nairobi e nelle principali città del Kenya. Il conflitto fortunatamente è andato ricomponendosi ma, dall'estate del 2009, una devastante siccità ha messo a dura prova il Paese, specialmente le regioni settentrionali, dove le perdite in capi di bestiame sono stati ingenti mettendo a rischio la sopravvivenza delle popolazioni locali. Nel mentre stazionavamo a Marsabit - siamo rientrati a fine Agosto u.s. - la sede locale del bishop ed il centro della Consolata attendevano i primi convogli di derrate alimentari dalla Germania attraverso la Charitas. Gruppi di laici in missione volontaria (sanitari italiani ed europei con l'ausilio di personale logistico) è facile che si incontrino nei momenti di arrivo e partenza od in transito nelle varie sedi della Fondazione MCO (Missionari della Consolata). Chi sono questi missionari presso la cui rete ci siamo inseriti come volontari?
MCO è un'organizzazione non governativa di ispirazione cristiana fondata dall'Istituto Missioni Consolata, un Istituto religioso a composizione internazionale nato nel 1901 ad opera del Beato Giuseppe Allamano e attivo in Africa, America Latina e Asia. Ha ottenuto il riconoscimento del Ministero degli Affari Esteri italiano come ong idonea nel dicembre del 2007. In Kenya, l'esperienza dei Missionari della Consolata è più che centenaria: qui fu fondata la prima missione dell'Istituto nel 1902.
Il Beato Giuseppe Allamano (1851-1926), nipote di san Giuseppe Cafasso, ebbe come educatore al ginnasio Don Bosco.


I progetti in corso sono: Wamba Hospital (Samburu District); Scuola di Loyangalani (Marsabit District); Acquedotto di Nyambene; Cisterne per le scuole di Alendu; Slums di Nairobi. Molti altri progetti sono gestiti direttamente dai Vescovi, attivissimi in tal senso (qui guidano provettamente Land Rover e si muovono nelle diocesi a loro affidate con disarmante coraggio). Si pensi che il Vescovo di Maralal, che abbiamo conosciuto, nella sua carriera ha dovuto abbattere anche tre leoni che avevano preso di mira gli zebù dei Samburu, affamandoli. Qui, lontani dalla comoda Europa, si palpa una Chiesa attiva che non sa di ritualismi e burocrazia. Qui anche la Medicina ritrova le sue radici deontologiche ed ippocratiche. 

Il Vescovo di Maralal, Virgilio Pante, e Padre Aldo Giuliani (a dx), i quali operano da decenni tra i Samburu.

Procura vescovile di Nanyuki. Ci si prepara alla lunga strada sterrata.

Il Vescovo di Marsabit Peter Khiara e sulla sn l'odontoiatra Luigi Zagaria

Il factotum Sante Bianco a sn e il medico, Achille Miglionico.
Il gruppo odontoiatrico a Sagana: avanti il dr. Roberto Piastra, dietro, vicino a Peter, il "veterano" dr. Luigi Zagaria; l'assistente è Silvia Gennaretti.



Il nostro gruppo p.e. - formato da due dentisti, una assistente di poltrona, un medico, ed un operaio factotum (con competenze di elettrotecnica, idraulica, ristrutturazioni edili) - si è insediato a tipo campo-base a Sagana, alle falde del Monte Kenya: un dentista e la assistente hanno cominciato a lavorare immediatamente con il bacino di utenza locale in quanto la dental clinic era già stata avviata negli anni scorsi ed è funzionante con operatori-infermieri di etnia kikuyu. Un dentista, il medico e l'operaio - per espresso desiderio del bishop Peter Kihara (Vescovo di Marsabit) ha proseguito il viaggio attraverso l'itinerario Nanyuki-Isiolo, sino all'Ospedale Cattolico di Laisamis, ove ha soggiornato, riparando due portatili di rx grafia (in disuso da due anni) e effettuando rilievi per una "nuova" dental clinic da istituire a Laisamis, centro ove non piove da due anni, ove c'è stata una gravissima epidemia di colera con centinaia di malati salvati grazie all'opera del personale religioso e laico. Da Laisamis ci siamo mossi su strada sterrata (massacrante) sino a Marsabit, sede vescovile con territorio sino ai confini con l'Etiopia, superando il Plateau Sagererwa e fiancheggiando il Kaisut Desert sino a Loluloko attraverso una immensa atmosfera polverosa di tipo marziano che ti penetra dappertutto. A Marsabit il gruppo, accompagnato da padre Mario Lachin, ha raggiunto il dispensary di Diriba Gombo, gestito da solerti e cordiali suore indiane (come sister Annie), progettando un'altra dental clinic.  Da Marsabit siamo dunque rientrati a Sagana, ove ci attendeva il lavoro odontoiatrico e medico sino al rientro in Italia da Nairobi, via Addis Ababa. Ma torneremo sull'argomento. (achille miglionico)

venerdì 2 settembre 2011

ETNIE del KENYA brevi note





Il Kenya conta oltre quaranta  gruppi etnici che si dividono in tribù: i Kikuyu sono la popolazione più numerosa (oltre 7 milioni), mentre gli El-Molo sono poche centinaia. Arrivarono tutti intorno all'anno 1000 da altre zone africane. Linguisticamente gli indigeni sono classificabili in tre gruppi linguistici: bantu, nilotico e cuscitico.
  • I cusciti del gruppo Cam occupano zone desertiche, sono il 3% ma si disperdono nel 40 % del territorio: Borana, Burji, Dassenic(h), El-Molo, Gabbra, Galla, Oruma, Rendille, Sakuye, Somàli.
  • Popoli nilotici dell'altopiano (Turkana), di lingua kalenjin (Pokot, Kipsigi, Nandi ...) e di lingua Maa (i famosissimi Maasai, Samburu, inoltre El Chamus, Njemps)
  • Popoli Bantu della costa (Bajun che parlano swahili, Pokomo, Mijikenda o Wanyka...)
  • Popoli Bantu lacustri (zona Vittoria): Aba-gusii (famosi per i lavori in saponaria), Aba-kuria, Aba-luhya, Aba-suba
  • Popoli Bantu dell'altopiano: i WaKikuyu (v. oltre), WaKamba ecc.; i Meru (Mt. Kenya nordorientale)..

Le religioni monoteistiche abramitiche (ebraismo, ma qui alludiamo soprattutto al cristianesimo ed islamismo) hanno avuto un attecchimento agevolato tra Kenya e Tanzania in quanto la la mitologia di molte etnie, pur disperdendosi nell'animismo sempre ubiquitario in Africa, prevedeva un dio unico: MOGAI il dio dei Kikuyu, NGAI  (Enkay, Nkai) dei Maasai e dei Samburu.
  • Tra i Kikuyu il mito si articola a partenza da Mogai, il grande "separatore", il quale separò la terra dalle acque, la foresta dalla savana, la pianura dalle alture, il monte dal deserto; sentendo che mancava qualcuno al suo creato, "trovò nel suo cuore" Kikuyu, uomo buono e giusto, lo portò sul Kere-Nyaga (ora Monte Kenya) ove abita il dio stesso e gli indicò la terra migliore, con l'acqua, Mokorwewa Gathanga, affidandogliela. Indi Mogai gli trovò una donna, Mumbi, da cui Kikuyu ebbe nove figlie, fondatrici dei nove clan dei Kikuyu (da Acira i Wacira, da Agaciko i Wagaciko ecc.). La mitologia kikuyu passa dallo strapotere delle donne (matriarcato poliandrico) al patriarcato: comunque sottolinea nella narrrazione l'importanza delle donne (i clan portano ancora il nome delle "fondatrici"), l'importanza degli anziani ma anche l'importanza della alternanza delle generazioni. Quando la popolazione di agricoltori crebbe troppo i Kikuyu si divisero in Wakikuyu (che gravitano intorno al monte Kenya) e i Wameru, (a est), i Wakamba (alto Tana river), i Wambeere ecc. In realtà i Kikuyu rappresentano il 20 % della popolazione keniota e l'etnia che culturalmente e politicamente ha promosso la indipendenza del Paese.
  • I Meru, cui appartengono anche i Tharaka, (Bernardi B.,  1959,1971,1983), rappresentano il 5% della popolazione tribale con otto sottogruppi e la loro società governata da un consiglio di anziani eletti rappresenta uno dei pochi esempi di "democrazia" dell'Africa precoloniale. La loro complessa mitologia richiama fortemente la storia della fuga degli Ebrei dall'Egitto sotto Mosé (non la storia di Cristo come ho letto sulla guida Mondadori "Kenya"!). La storia della migrazione dei Proto-Meru (Fadiman, 1973, 1982) da Mbwa è unica nella cultura Bantu: resi schiavi da "tiranni" (gli schiavisti della costa di ogni tempo?), sotto la guida di un condottiero-liberatore (il primo Mugwe di cui parlano gli anziani), si liberano attraversando l' "acqua rossa" (eria tune: come non associare il Mar Rosso?). Certamente si tratta di contaminazioni culturali innestate su di un tessuto più aborigeno. A noi non fa meraviglia: certe contaminazioni bibliche potrebbero essere arrivate dalla costa stessa (cattolici portoghesi, islamici ecc.) ma c'è dell'altro. Fonti culturali bibliche vengono dall'Etiopia cristiana stessa e da quella minoranza di ebrei neri che Israele ha salvato con ponti aerei dall'Etiopia ove erano discriminati. Si tratta dei Falascia (anche falascià o falasha): un popolo di origine etiope e di religione ebraica. Sono noti anche col termine Beta Israel ( o Bēta 'Isrā'ēl in lingua ge'ez; ביתא ישראל in ebraico), che significa Casa (di) Israele, ed è da loro preferito vista l'accezione negativa che la parola Falasha ha assunto in amarico, e che significa "esiliato" o "straniero". Chissà. (achille miglionico)
donna Samburu (Sererit)

Borana (sottogruppo degli Oromo etiopi)

Bambini Kikuyu a Sagana


ElMolo del Lago Turkana

Maasai dello Tsavo




R. Magritte - Le Savoir La porta Socchiudo la porta: s'intravede la luce La via non è fuori  È nel buio più intenso  nella parte più osc...