giovedì 21 ottobre 2021

A Corato i morti ballano sui muri. Intervista all'artista Clelia Catalano #streetart #art #arte #murales #cleliacatalano #versosud #festival #corato

A Corato i morti ballano sui muri. Intervista all'artista Clelia Catalano


Nella cittadina pugliese il festival Verso Sud ha organizzato "Street Art & Santità" che ha chiamato a raccolta diversi artisti che hanno creato dei murales nel centro storico. 

Abbiamo intervistato una di loro, la siciliana Clelia Catalano, che per la sua arte si ispira al motivo della danza macabra.


1. Particolare del murales di Clelia Catalano. Corato, Chiostra d'Onofrio.

D: Ciao Clelia, parlaci un po' del tuo percorso artistico e di come ti è capitato di collaborare col festival Verso Sud.

R: « Ho studiato a Firenze come illustratrice, presso la scuola internazionale di comics. Durante la permanenza nel capoluogo toscano ho iniziato a dipingere. I miei soggetti, che sembrano essere sospesi fra sogno e realtà, hanno catturano l’attenzione del regista Romeo Conte, che mi ha invitato ad esporre le mie opere durante il film festival del Salento. Nel 2017 sono stata costumista per  La compagnia dei giovani del teatro Vascello” di Roma e poi, dal 2019 al 2020, ho collaborato con l’artista Ra Di Martino  sempre come costumista per il video arte “AFTERALL” a cura di Lorenzo Benedetti e per il video arte AAAA!” a cura del Macro - Museo di Roma.  Nel 2019 mi sono avvicina alla video arte animata e ho creato il video clip musicale Mammut” del cantautore romano Gimbo, mentre nel 2021 ho realizzato il video clip musicale di Roots in Heaven.
Quanto alla collaborazione con Verso Sud, sono stata contattata direttamente da uno dei direttori artistici, che aveva notato i miei lavori».

D: Cosa rappresenta il murales che hai deciso di creare a Corato, in Chiostra d'Onofrio e come mai questo interesse per il motivo della danza macabra? Hai altre influenze artistiche?

R: «Il murales che ho dipinto a Corato rappresenta uno scheletro con le ali e l’aureola, fa parte della mia ultima serie pittorica “Morte in vita” che ho iniziato a sviluppare durante il secondo lockdown e viene dopo la mia serie pittorica “LockMouth”, che invece ho dipinto durante il primo lockdown.
L’idea era quella di comporre una trilogia di appunto tre serie pittoriche: nella terza, infatti, andrò a interpretare una “danza macabra” tra umani e scheletri appunto intesi come simbolo della morte.
In “Lockmouth” i protagonisti delle mie illustrazioni -digitali- avevano la bocca scarnificata, come se fosse stata la mascherina a provocarla.
In “Morte in vita” invece i protagonisti sono scheletri, intesi come morte ma anche come rinascita.
Era comune nel Medioevo dipingere la danza macabra sulle pareti dei palazzi, essendoci molte epidemie di peste: i dipinti ricordavano alla gente che la morte sarebbe arrivata per tutti, e per tutte le classi sociali senza differenza alcuna. I dipinti esorcizzavano la figura della morte, sdrammatizzandola.
Durante i mesi in casa mi è venuto spontanea la realizzazione di questi soggetti che poi ho associato al periodo storico che stiamo attraversando.
Per quanto riguarda le altre influenze artistiche non saprei. Ogni giorno è diverso. Ogni cosa che guardo o che leggo mi da sicuramente degli input che nel corso del tempo interiorizzo e poi inconsciamente butto fuori in qualche modo.
Devo dire che il cinema mi ha sempre dato grande ispirazione, in particolare modo i primi film di Tim Burton».

2. Murales di Clelia Catalano. Corato, Chiostra d'Onofrio.



D: Cosa rappresenta per te l'arte pubblica e in che modo si può propagare ancora di più nei paesi?

R: «L’arte pubblica -se ben organizzata- è molto importante per le città. Purché esprima l’essenza del posto e racconti una storia. Secondo me ogni città dovrebbe avere un quartiere in cui la Street Art sia molto presente: soprattutto se fatta in quartieri abbandonati, sarebbe un ottimo modo per riqualificarli e abbellirli. Tra l’altro mi è già capitato, nel 2014, di creare un murales ad Atene nel quartiere di Psyrri, che è totalmente dedicato alla Street Art».

L'artista Clelia Catalano


D: Quali sono le prossime tappe della tua carriera e cosa ti auguri per il futuro?

R: «In questo momento sto finendo di realizzare un video musicale per Roots in Heaven, in cui animo dei miei disegni. E a breve realizzerò un cortometraggio animato in collaborazione con il regista Stefano Lorenzi, intitolato “Spring Walts” che parla di una storia d’amore tra due persone durante la costruzione del muro di Berlino.
Il mio sogno è quello di realizzare cortometraggi e lungometraggi d’animazione che raccontano le storie che ho in testa e partecipare a festival importanti con la speranza di vincerne uno un giorno».


Intervista a cura di Claudio Leone
Tutte le immagini sono di proprietà di Clelia Catalano.


venerdì 8 ottobre 2021

PATRICK ZAKI. A CHE PUNTO È IL CASO? #patrickzaki #patrick #zaki #amnesty #egitto #cittadinanza #italiana #freepatrick#bologna#cittadinanzaonoraria

PATRICK ZAKI. A CHE PUNTO È IL CASO?

Cerchiamo di ricapitolare la vicenda giudiziaria di Patrick Zaki, studente egiziano dell'Università di Bologna, detenuto ormai da mesi in Egitto e in attesa della prossima udienza, fissata per il 7 dicembre.


  1. CHI È PATRICK ZAKI E PERCHÈ È RECLUSO?


Patrick Zaki (1991) è uno studente egiziano che, presso l’Università di Bologna, frequentava il master “GEMMA” in studi di genere e diritti delle donne. L’inizio delle sue vicende giudiziarie risale al 7 febbraio 2020, quando, atterrato all’aeroporto de Il Cairo per far visita ai suoi parenti, è arrestato dagli agenti dei  servizi segreti egiziani. A dare la notizia, il 9 febbraio, è l’associazione per cui lavorava in veste di ricercatore, mentre le autorità egiziane rilasciano un comunicato in cui sostengono che l’arresto dello studente sia avvenuto presso un posto di blocco a Mansura, sua città natale. 


La accuse sono di minaccia alla sicurezza nazionale, incitamento alle proteste illegali, sovversione, diffusione di false notizie.


In particolare si fa riferimento a dei post su Facebook e su articoli sui diritti dei cristiani copti in Egitto, nonché di propaganda per il terrorismo. I mezzi d'informazione legati al governo egiziano rincarano la dose sostenendo che lo studente fosse all'estero per fare una tesi sull'omosessualità e per incitare contro lo stato egiziano.

Il suo avvocato ha parlato subito dopo, dichiarando che il suo assistito ha subito diciassette ore di atroci torture in carcere , che le autorità egiziane , invece, negano, sostenendo che Zaki sia in buona salute. 


Intanto, dopo vari spostamenti viene collocato nel carcere di Tora a Il Cairo, mentre la sua carcerazione preventiva - che in Egitto può durare fino a due anni- diventa sempre più lunga, con continui rinvii dell’udienza. 

Il caso ha ben presto una risonanza nazionale e internazionale: a mobilitarsi troviamo Amnesty International, che attualmente è ancora impegnata con una raccolta firme e con altre attività legate allo studente, una vasta rete di associazioni, comuni e università  italiane con echi anche all’estero (anche la diva di Hollywood Scarlett Johansson ha espresso un accorato appello). 


2. LA VICENDA GIUDIZIARIA



Dal febbraio del 2020 la prima udienza, ritardata a suon di rinvii costanti -motivati anche dalla pandemia- da parte dello stato egiziano, giunge  il 14 settembre 2021. La seconda, brevissima, dura pochi minuti. È il 28 settembre. A chiedere e a ottenere  il rinvio è la stessa difesa di Zaki, che annuncia di non aver avuto una copia degli atti, perché è stato concesso loro di consultarli in fretta. 

La corte annuncia la nuova udienza per il 7 dicembre: una data non neutra, pare, dato che cade nel giorno che segna il ventiduesimo mese di carcerazione preventiva.


Il rinvio “sa di punizione” scrive Amnesty International, che nel frattempo auspica che le autorità italiane usino bene i mesi a disposizione per operare a livello diplomatico con lo stato egiziano. 
Il ricercatore rischia venticinque anni di carcere o perfino l’ergastolo.


In questi mesi la mobilitazione a sostegno di Zaki ha portato a diverse iniziative e alla concessione della cittadinanza onoraria da parte della “sua” Bologna, nonché di altre città italiane, tra cui ricordiamo, nella sola Puglia, Bari, Brindisi e Taranto.

Si attende dunque la data del 7 dicembre e in molti sperano, nel frattempo, che Zaki - “prigioniero di coscienza come è stato definito da Amnesty, perché reo solo di aver espresso idee- possa ottenere, come chiesto da una raccolta firma della stessa organizzazione, la cittadinanza italiana “per meriti speciali”. 

La mozione per concedere la cittadinanza italiana allo studente ha riscosso la maggioranza in Senato e alla Camera e ora si attendono le mosse del Governo. 


Claudio Leone


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https://tg24.sky.it/mondo/approfondimenti/patrick-zaki#13

https://bari.repubblica.it/cronaca/2020/08/05/news/sky_cittadino_onorario_bari_-263814563/

https://www.amnesty.it/campagne/free-patrick-zaki/

https://www.ilrestodelcarlino.it/bologna/cronaca/patrick-zaki-processo-1.6855069

https://www.fanpage.it/esteri/patrick-george-zaky-e-stato-arrestato-e-torturato-in-egitto-per-una-tesi-sullomosessualita/

https://www.fanpage.it/esteri/patrick-george-zaky-e-stato-interrogato-per-17-ore-e-torturato-con-pugni-e-scariche-elettriche/

https://www.lastampa.it/politica/2021/07/07/news/zaki-la-camera-approva-la-mozione-per-conferirgli-cittadinanza-1.40471759




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