giovedì 20 dicembre 2012

Elogio della Follia 15: A VOLTE TORNANO

E' di nuovo con noi, è tornato dal monastico isolamento di questi mesi. Osannato da Benigni che gli ha dedicato un caloroso e affettuoso saluto televisivo, rubando del tempo prezioso al proprio commento alla Costituzione italiana; osannato dalla stampa estera e nazionale che ne anelava il rientro sul set politico; osannato da se stesso in uno slancio cronicizzato di autolatria. C'è chi lo ha  praticamente accostato a Paolo di Tarso o a Giovanna d'Arco, per la "autochiamata" ("Sono gli italiani a chiamarmi" : ma non pensiate che si tratti di allucinazioni uditive...); c'è chi ha visto nel  rientro del bionico highlander la vera profezia dei Maya;  c'è chi dopo la notizia si è dovuto curare al pronto soccorso locale la lussazione della mandibola (per lo sgomento attonito, non per uno sbadiglio). Comunque sia, dopo essere andato dove da tempo immemore tutti  volevamo che andasse, è tornato. Forse ha frainteso la destinazione.
Auguri a tutti noi per il Nuovo Anno. Ne abbiamo bisogno. (Erasmo da Rotterdam) 


martedì 30 ottobre 2012

Elogio della Follia 14: I GIUDICI OPTANO PER LA ONNIPOTENZA

Io, Erasmo, sono olandese e non ho problemi ma al posto vostro, Italiani, comincerei a sentirmi mancare il terreno sotto i piedi. Ah, già, è proprio questo il fattaccio. Insomma parlo del terremoto dell'Aquila e di quella sentenza che ha condannato i sette membri della Commissione Grandi Rischi per non aver previsto la importanza del sisma. Troppe parole sono state spese in questi giorni sull'argomento. Voglio solo aggiungere che, come Giovanna d'Arco era più "monarchica " del Re di Francia, così la magistratura sembra più scientista degli scienziati dei fumetti: il magistrato sembra allontanarsi sempre più dai bisogni del cittadino e  poco incline a rinunciare alla vertigine della "potenza", anzi della onnipotenza umana. In qualunque cosa tu creda, o magistrato, in dio o nella natura non importa, sappi che sia divinità che natura si rifanno alla teoria del caos, per cui un evento è sì prevedibile che accada ma non possiamo stabilire quando. Ti faccio un esempio che mi ha fatto un amico ansioso: "Mia madre che è pure ansiosa posso prevedere che mi telefonerà, sulla base delle osservazioni, una decina di volte nel giorno per preoccuparsi di dove io stia ma non potrò mai dire a che ora precisa ella farà squillare il telefono". E credo che un sisma sia qualcosa di estremamente più complesso di una madre...
E che dire di quell'altra sentenza tutta italiana che ha condannato una docente per aver punito e quindi "umiliato" - a detta dell'accusa - un pericoloso bulletto della classe? Come può "mortificare la dignità" una punizione come quella di ricopiare cento volte una frase  come "io sono deficiente" ? Oddio, stupidina invero la punizione dal punto di vista pedagogico ma non credo che abbia sortito effetto alcuno sul ragazzino mentre invece ha ipercoinvolto consulenti tecnici (?) e giudici in una diatriba insensata. La docente avrà sbagliato pedagogicamente ma il ruolo dei docenti, già così vilipeso da alunni e genitori, ne risulta ulteriormente indebolito. Ahinoi.
 Lo ripeto: io sono olandese e non ho problemi di incertezza di pena nel mio piccolo grande Paese. Da noi si pagano le tasse e chi non lo fa va incontro a seri problemi. Da noi vi è la certezza della pena (anche non severa). Da noi la magistratura tende a ridurre i conflitti piuttosto che a innalzarli. Da noi non c'è il contenzioso che solo voi avete al mondo: altissimo. Attenti ai soldi ma distratti negli omicidi (a meno che non possano fruttare soldi). Finché avrete nella sola Roma un numero di avvocati pari a quello della intera Francia, credo che non farete una gran figura nella Europa Unita.





giovedì 18 ottobre 2012

CASA DIVINA PROVVIDENZA: siamo alla mobilità di centinaia di dipendenti


MANIFESTAZIONE INTERSINDACALE CASA DIVINA PROVVIDENZA BISCEGLIE del 18 Ottobre 2012



18 Ottobre 2012. Raccontiamo questa vicenda in quanto a noi vicina e comunque  emblematica dei tempi critici che viviamo.
“Oramai vivo con   mia figlia da mamma che ci ospita e ci fa mangiare – confessa con la voce emozionata N. una operatrice della Casa Divina Provvidenza di Bisceglie – Casa mia l'ho chiusa e me ne vergogno...L'ultimo acconto di stipendio è di agosto...Bollette non pagate...mi hanno staccato il gas e tra poco la luce...mutuo non pagato.”
Questa è solo una delle voci che si levano dalla folla di dipendenti della CDP che sanno oramai di essere in procinto di essere messi in mobilità, il che presuppone il licenziamento. La assemblea generale è stata convocata dalle OO.SS. sul piazzale antistante il Duomo di San Giuseppe. Fa caldo per il mese di Ottobre e si fa fatica a contenere la rabbia dei lavoratori: dopo la introduzione dei vari rappresentanti sindacali, c'è chi grida dalla folla, chi parla al microfono pacatamente, chi urla la propria disperazione di genitori e chi semplicemente scuote il capo chiedendosi come si possa essere arrivati a questo punto. E anche chi è assente, come se il problema aziendale non lo riguardasse.
Al termine scomposto della assemblea, cominciata alle ore 10.00,  spontaneamente la massa si avvia verso l'arco monumentale, incurante della vicina Amministrazione, che notoriamente rimane arroccata sulle proprie illogiche e irriverenti posizioni (rifiuta infatti l'affiancamento regionale, una sorta di supervisione del potere centrale,  con un fallimento alle porte!): la Amministrazione dell'Opera fondata da Don Pasquale Uva, è in contrasto aperto con OO.SS. e Istituzioni tutte e procede come "un carrarmato" , senza tener conto delle posizioni politiche espresse da destra e da sinistra e senza rispettare le proposte di interazione avanzate dalle Istituzioni.
I lavoratori senza un programma predefinito vanno rumorosamente verso la Casa delle Ancelle, le suore della Congregazione, chiedendo a gran voce di vedere la Madre Generale, legale responsabile dell'Ente. La porta è chiusa e tale rimane finché accorrono sul posto i primi Carabinieri. Ma i lavoratori, pur animosi, mantengono un contegno sempre civile. Accorre la stampa. Quando si affaccia il direttore amministrativo dell'Ente, nulla succede ("come quando" - maligna l'operatore' P.N.,  "si presenta alle riunioni  con la Regione, dove parla sempre il consulente 'liquidatore'... "
Tutti sanno che altrove è descritto il destino dell'Ente. E tutti migrano verso il cancello principale che si affaccia sulla trafficatissima via Bovio e lì occupano la strada bloccando il traffico di punta con bus di linea. Si coglie la disperazione del gesto, di chi sente di non essere ascoltato da nessuno.
“I miei si sono venduti i gioielli di famiglia – dice a bassa voce un infermiere sulla cinquantina, trattenendo le lacrime – per racimolare duemila euro e andare tutti avanti e sopravvivere.” Come dargli torto? Sorridiamo di comprensione in silenzio. Tra crisi globale, nazionale, e mala gestione locale non c'è proprio da scherzare, infatti. (vitantonio lobascio)

lunedì 15 ottobre 2012

LUTTO: LO PSICHIATRA MAURO PAPAGNI


Il mondo della psichiatria  è in lutto per la scomparsa prematura del dr. Mauro Papagni, avvenuta all'ospedale civile di Gorizia, ove il medico risiedeva ed esercitava dal 1975. Nato 64 anni fa ad Acerenza, storica e fiera cittadina della provincia di Potenza, Mauro Antonio aveva vissuto sino alla adolescenza a Bisceglie, in Puglia, e si era laureato in  Medicina e Chirurgia alla Università degli Studi di Bari; si era quindi trasferito in Friuli Venezia Giulia per specializzarsi in Psichiatria presso la Università di Trieste ed ivi lavorare. Nel 1976 era in Friuli tra i soccorritori, dopo il nefasto terremoto, una esperienza sulla quale non amava dilungarsi. Mai una sbavatura, mai vanterie o visioni egocentriche nella riservatezza che caratterizzava Mauro: sempre e ovunque emergeva una grande professionalità guidata da altrettanto grande  humanitas. Ha prestato servizio nell'Ospedale psichiatrico di Via Vittorio Veneto a Gorizia, ora "Parco Basaglia".
La carriera dirigenziale lo ha portato ad assumere l'incarico primariale del Centro di Salute Mentale della azienda sanitaria isontina. Gran parte della vita professionale si è svolta anche a livello privato.
 Giovedì mattina 11 Ottobre u.s. noi eravamo lì, alla Chiesa del Sacro Cuore di Gorizia, e ci si è avvicinato un signore riconoscendo le fattezze di Mauro nel volto del fratello Saverio: "Suo fratello l'ho conosciuto vent'anni fa... Mi ha salvato la vita allora... Non potevo non esserci, avendo letto la notizia sul Piccolo [di Trieste, n.d.r.]...", ha detto commosso. Una folla di persone era alla chiesa di Gorizia ed una folla di persone si è presentata alla Parrocchia di sant'Agostino in Bisceglie ove si è celebrata una messa Sabato pomeriggio 13 Ottobre.
Alla fine degli anni '90 lo psichiatra Mauro Papagni si era formato, tra l'altro, in analisi transazionale con il gruppo di Gorizia organizzato dal SIEB: ma la nostra amicizia risaliva ad un decennio prima, attraverso il fratello Saverio, neurologo e psicoterapeuta, anch'egli formatosi in AT.
Lascia sì un vuoto tra di noi Mauro Antonio Papagni ma lascia anche  un pieno di ricordi indelebili. (a.m.)


Ecco, lo spirito è partito
sul sentiero dell'ombra.
Quando raggiungerà l'arcobaleno
la terra canterà.
Ecco, è partito
con l'acqua del mattino.

(da un canto Apache)

giovedì 4 ottobre 2012

55 ANNI FA COMINCIAVA L'ERA SPAZIALE: SPUTNIK





Per chi è troppo giovane e/o non studia neanche la storia recente quello era il periodo della Guerra Fredda e dell'antagonismo tra Occidente e Russia sovietica, tra Patto Atlantico che annoverava tutti i Paesi democratici (veramente) della NATO e Patto di Varsavia che era l'impero comunista egemonizzato da Mosca. Il 4 Ottobre 1957 , dunque, un gigantesco missile balistico R-7 fu lanciato verso il cielo da una base segreta della Unione Sovietica. Non recava a bordo un micidiale ordigno nucleare pronto a colpire una metropoli europea o nordamericana. Era stato lanciato il primo manufatto umano con strumenti scientifici a bordo perchè si ponesse in orbita intorno alla Madre Terra. Sputnik si chiamava quel satellite artificiale di una ottantina di chili e la parola in russo vuol dire "compagno di viaggio" (in cirillico Спутник ). Era cominciata la Era Spaziale. Oggi.

Auguri Sputnik. Ci piace pensare che continui a roteare sulle nostre teste oramai in pensione:  una delle tante lucette che attraversano i nostri cieli. E tu lì che ti affanni a scansare (o forse sei scansato) nella folla di sconosciuti  che trafficano intorno alla Terra, come sulla 5^ Strada di New York, tutti presi a telecomunicare (anche cazzate). Ai tuoi tempi trasmettevi solo cose scientifiche e non il Grande Fratello ("No, no, non hai compreso: non quello di George Orwell che poi è un romanzo che non puoi conoscere perché nel 1984 eri già FUORI... è solo una trasmissione televisiva... Be' lascia perdere... Auguri e basta."). Ti guardano, se ti guardano,  con le loro antenne "dall'alto verso il basso" chiedendosi che cosa è quella palla lucente e vecchia. Non sanno - come fanno tanti sulla Terra quando non rispettano gli anziani - che, senza quel maturo signore dalla livrea ancora brillante alla luce solare, loro oggi non esisterebbero neanche o sarebbero solo dei macinacaffè. (a.m.)

lunedì 6 agosto 2012

Su Marte con autorobot


ALLE H 7.31 di oggi un nuovo miracolo tecnologico: il rover della NASA atterra sul Pianeta Rosso ed appare operativo. Sette minuti di paura e Curiosity invia le prime immagini. Buon lavoro Homo sapiens.

SCATTARE con la Nikon D800


lunedì 6 agosto 2012

SCATTARE con la Nikon D800

Ho voluto provare la nuova e portentosa  Nikon D 800 scattando per strada a Barcellona in Spagna, città cui sono legato da innumerevoli anni per vincoli di affetto, amicizia e lavoro di formatore. Difficile resistere alla tentazione di portarsi sempre assieme questa piccola ammiraglia giapponese, la reflex digitale professionale formato FX da 36,3 megapixel. Il salto culturale dal formato DX a quello FX è presto evidente. Personalmente l'ho provata con un pesante ma amichevole Nikkor 24-70 mm f 2,8 ma presto ho dimenticato altri obiettivi a corredo ed ho girato per Barcellona solo con questo luminoso obiettivo, confidando sul fatto che avere a disposizione una così elevata risoluzione consente di usare il "tele" in post produzione, isolando particolari dal contesto delo scatto originale con una definizione eccellente.  Infatti il rivoluzionario sensore CMOS formato FX (full-frame) da 36,3 megapixel incorpora un livello tecnologico tale da consentire di raggiungere livelli di dettaglio e gamma tonale senza precedenti.
Nikon ha dichiarato: “La D800 è una reflex digitale full-frame davvero rivoluzionaria e siamo sicuri che questo prodotto spalancherà nuovi orizzonti a tutti quei fotografi che, per professione o per passione, ricercano il massimo, in ogni condizione. La nostra nuova reflex è il primo passo di Nikon nel futuro della fotografia e del video. L’incredibile risoluzione da 36,3 megapixel assicura un dettaglio mai sperimentato prima e le molte caratteristiche dedicate al video non mancheranno di conquistare addetti al lavoro ed appassionati di entrambi i settori.” Pensavamo che la affermazione fosse un poco pubblicitaria e trionfalistica ma in effetti il passaggio alla D 800 non delude facilmente (e le prenotazioni della macchina sono cospicue tra i professionisti e fotoamatori avanzati malgrado la crisi economica che asfissia ogni ambizione). Naturalmente questo non è un articolo tecnico e ci interessa diffondere delle piacevoli sensazioni.

Il panorama dal mirador della Arena di Barcellona, trasformata incautamente in enorme centro commerciale con cinema multisala e Museo del Rock (chiuso), è davvero spettacolare ed offre una visuale altrimenti impossibile di Piazza di Spagna.


Il MareMagnum (sotto) offre sempre suggestivi scorci ricchi di riflessi e chiaroscuri con la sua architettura essenziale e moderna.


Difficile non scattare una immagine "turistica" dall'alto del Prc Guell:

 Ancora una immagine dall'Arenas trasformata da luogo storico in un non-luogo (per dirla con il sociologo francese della surmodernità,  Marc Augé):

Si manifesta non solo per la gravissima crisi economica che ha messo in ginocchio il Paese ma nache per la Siria dilaniata da lotte intestine.

Guardate la foto sotto scattata al volo all'indirizzo del fiore giallo nel quartiere della Ciutat Vella. La facciata è tagliata a metà dalla luce. Se andate in ingrandimento sul balcone centrale noterete che le  piante ai lati del fiore giallo sono di marijuana (se non andiamo errati coltivare due piante "per uso personale" è consentito dalla legge ispanica (per ora).



Bambini giocano con gli spruzzi della Fonte Magica.

sabato 4 agosto 2012

Elogio della Follìa 13. Pipì in piscina e sesso olimpionico: a casa tutti tremano.

Parola di Erasmo. In questa vostra epoca parlate troppo e comunicate poco. Ai miei tempi parlavamo di meno e comunicavamo di più, senza sapere tutte le cose che sapete voi moderni e tecnologizzati (è questa la "surmoderinità" di cui parla Marc  Augé?).
Leggo i resoconti delle Olimpiadi, maldicenze e altro e più mi chiedo dove sia finita la riservatezza nella onda mediatica in cui vi piace navigare. Un tempo la paura che qualcuno al mare o in piscina avesse fatto la pipì ove ci stavamo immergendo ci faceva orripilare ed ognuno - se mai fosse occorso di mingere disperato in mare (Natura premit) - lo avrebbe fatto al largo, vergognandosene sino a meditare di entrare nella legione Straniera o espiando il senso di colpa in un convento irlandese. D'altronde siamo mammiferi come gli ippopotami ma non ci piace da millenni sguazzare in un medium ove è difficile differenziare tra escrementi e  cibo. Bene: voi direte "Che vuole oggi questo Stravecchio di Rotterdam?"  Ho letto che Ryan Lochte, il grande nuotatore statunitense, si lascia parecchio "andare" nelle interviste: ha fatto due asserzioni comiche e tragiche al tempo stesso, comunque pericolose.
La prima è "ammoniacale": ha ammesso di aver fatto "pipì in piscina" ma non in corso di gara  ! (la avrebbero annullata la prova? e se per progredire in vasca più velocemente si cominciasse a sfruttare anche il meteorismo intestinale? ).
L'altra asserzione avrà ricadute presenti e future. Ha detto il nuotatore che il 75 % degli atleti a Londra non ha osservato l'astensione sessuale d'obbligo una volta. Dunque solo il 25 % degli atleti non avrebbe fatto sesso! Debbo dedurre che tale sesso non sia stato consumato in coppia "riconosciuta" o "legalizzata": ecco che la rivelazione di Lochte appare assai incauta per i non single e avrà molte ripercussioni "familiari". Ahia. Già mi vedo il campione al rientro sbandierare la medaglia aurea ed il partner che lo prende a schiaffi sibilando "porco!" o "porca!".
Ma quando imparerai, caro Ryan, a farti i fatti tuoi ed a essere discreto?
Bene hanno fatto quelli che hanno fatto accompagnare le atlete giovani (sino al podio) dai fratelli? Chissà. (erasmo da rotterdam)

martedì 31 luglio 2012

OLIMPIADI SUI TACCHI




  
I Giochi della XXX Olimpiade si stanno tenendo a Londra, Regno Unito, dal 27 luglio al 12 agosto 2012. La capitale britannica è divenuta così la prima città ad aver ospitato per tre volte un'olimpiade. Stiamo tutti seguendo, non c'è che dire. Una cerimonia di apertura davvero originale ed intrigante, pervasa di autoironia britannica ma anche di grande spessore culturale sociale. Una considerazione a parte la merita la nutrita presenza di atlete da tutto il mondo. E che atlete... Questa è una Olimpiade sui tacchi a spillo: bellezze da asfissia si sono alternate sui vari set, da quello multiplo e spettacolare della cerimonia inaugurale ai set sportivi. Difficile far finta di niente dinanzi a tanta bellezza muliebre dilagante. Quando eravamo piccoli, rivedendo le foto di scuola, sembravamo tutti dei mostriciattoli: svettavano due-tre ragazzine sulle quali, ad onta di coprenti grembiuli, si accalcavano fantasie e corteggiamenti maschili. Oggigiorno l'edonismo è visivo.  Abbiamo appena guardato - costernati (chi ricorda più il sano sport?) -  la Antonjia Misura, la cestista croata che pare uscita da una copertina di Playboy ma subito rimaniamo colpiti da almeno una trentina di bellezze da concorso. Bene, bene. Sacrificio, tenacia, bravura, unitamente alla bellezza, stanno diventando attributi assai femminili: ogni residuo di androcentrismo è disintegrato più che esserne solleticato, anche in quelle culture che si affannano a contenere la esuberanza vitale delle donne. (a.m.)

BASTA COSI'?
 







lunedì 18 giugno 2012

I DIALOGHI DI TRANI 2012: incontro con Marc Augé



Trani, Castello Svevo, 16 giugno 2012. Nell'ambito della prestigiosa manifestazione culturale di Trani "I Dialoghi di Trani", giunta alla decima edizione, abbiamo incontrato un maestro della antropologia francese, Marc Augé (classe 1935), etnologo ed antropologo, africanista che si è dedicato allo studio della società complessa europea. Infatti, dopo alcuni soggiorni in America latina, il ricercatore alla fine degli anni Ottanta, ha focalizzato la sua osservazione sul mondo contemporaneo applicando metodi innovativi di indagine nei confronti della realtà francese e parigina. Attraverso la teorizzazione di una antropologia della Surmodernità ha trattato problemi pioritari della società contemporanea metropolitana, quali il paradossale incremento della solitudine nonostante l'evoluzione dei mezzi di comunicazione; lo strano percorso relazionale dell'"io" e dell'"altro" immersi in un contesto europeo di fine millennio; il non-luogo ("spazi di circolazione e di consumo" li ha chiamati a Trani), ovverosia quello spazio utilizzato per usi molteplici, anonimo e stereotipato, privo di storicità e frequentato da gruppi di persone freneticamente in transito, che non si relazionano (situazione riscontrabile negli aeroporti, negli alberghi, sulle autostrade, nei grandi magazzini ecc.); infine l'oblio e l'aberrazione della memoria.
Il pensatore francese è stato presentato da Marco Demarco, dopo una lettura a cura di Marluna Teatro. Il tema dei Dialoghi, "Cambiamenti" ben si adattava all'ultima pubblicazione di Augè, che sorprendentemente non è un saggio bensì uno snello romanzo che tratta dell'odissea moderna di un novello SFD, Senza Fissa Dimora. Negli ultimi anni, è comparsa una nuova categoria di persone: soggetti che, non disponendo di denaro sufficiente, non riescono più a pagare un affitto e dunque sono spinti a vivere per strada. Vivono dove possono, vagano da un luogo all’altro, dormono nella loro macchina. Un homeless che è diverso però dai veri clochard (ed il protagonista ne incontrerà uno vero accanto alla Mercedes ove comincia a vivere): un homeless che è diverso dagli Hobos nordamericani che saltavano da un treno all'altro in cerca di lavori temporanei e con spirito pionieristico.
L'etnologo Marc Augé, che dà qui prova anche di un talento letterario, immagina la vita di uno di questi “vagabondi”, gli effetti distruttivi prodotti dalla perdita di punti di riferimento spazio-temporali, inventando un genere, l’etnofiction. L’autore utilizza la forma del racconto per evocare un fatto sociale: il suo eroe, un medio funzionario messo in difficoltà da due divorzi e dall’aumento degli affitti, potrebbe non essere che una anteprima visionaria di un destino sempre più diffuso, cui potremmo essere chiamati noi europei nel processo di CRISI e declino che stiamo vivendo.
Va detto ad onor del vero che l'incontro con Marc Augè è stato condotto distrattamente dal giornalista(che ha omesso di introdurre il passato di etnologo africanista dell'Ospite, e che ad un certo punto ha confuso il regista Claude Lelouche con l'economista Serge Latouche): ma soprattutto ciò che ha confuso un po' tutti è stata la maldestra traduzione sequenziale dal francese che ha indotto Augè a parlare in italiano quando ne padroneggia solo l'ascolto. Al termine non vi è stato dibattito nè  spazio per domande del pubblico per problemi di accumulo di ritardi.  
Comunque l'Autore ha avuto modo di chiarire il paragone invocato  con il Candide di Voltaire e Le lettere Persiane di Montesquieu, asserendo che il proprio personaggio  ha uno spessore psicologico ed attuale sconosciuto al Candido, personaggio più metaforico di una trasformazione culturale; ha poi svelato al pubblico che il finale di Etnofiction è volutamente aperto e si presta a più possibilità, anche di speranza....  
Ha differenziato tra Globalizzazione, processo di trasformazione economica mondiale, e Planetarizzazione, la coscienza di essere tutti inquilini dello stesso pianeta. L'Uomo nella coscienza "planetaria" è eroe di tutto il genere umano ("Quando gli americani hanno raggiunto la Luna, noi abbiamo detto che l'Uomo ha raggiunto la Luna..."). Augé ha poi fatto cenno ai mezzi di comunicazione sottolineando che "più i mezzi di comunicazione sono importanti più necessitano di educazione, altrimenti danno la ILLUSIONE DEL SAPERE". Chiara la allusione ad Internet: "La illusione del sapere è peggio della ignoranza" . A proposito dei non-luoghi, in cui vi può essere una gradevole dimensione di solitudine ed anonimato,  l'A. ha ammesso di gradire più i "luoghi" e tra i luoghi sia i bistrot francesi che le piazze italiane (in fondo la agorà).


(Nunzia Lucia Ardito)

Journal d'un SDF: ethnofiction, 2011; trad. Maria Gregorio, Diario di un senza fissa dimora, Milano, Raffaello Cortina, 2011.

venerdì 8 giugno 2012

GIORNATE IAT 2012: Da Prometeo alle Baccanti

Siracusa, 1-3 Giugno 2012. Si è svolta la decima edizione delle Giornate monografiche che l'associazione di analisti transazionali organizza annualmente in Regioni diverse ed affascinanti di cui la nostra Italia è particolarmente ricca. Quest'anno gli Organizzatori hanno scelto una intrigante località come Siracusa ed Ortigia, il nucleo storico di fondazione della città. Il tema sul quale sono stati a chiamati a conversare gli illustri relatori dinanzi ad un numero di iscritti gestibile ha tratto vigore dalla partecipazione preliminare ad un prestigioso spettacolo teatrale del Venerdì  1 Giugno - appunto Le Baccanti di Euripide - tenutosi al Teatro Greco di Siracusa.





Nella tragedia di Euripide - il cui carattere polisemico è stato previamente introdotto dallo psichiatra e psicoanalista junghiano Maurizio Nicolosi - il messaggio di Dioniso sembra essere che la saggezza di coloro che si sentono sicuri nella superiorità della loro ragione, sarà confusa e che chi respinge l’appello del dio, che è un appello alla gioia nella comunione con la Natura e nella semplicità del cuore, è destinato a cadere sotto il dominio della follia e delle sue conseguenze come vendetta del dio.
Prometeo e Baccanti sono le tragedie greche che quest’anno sono rappresentate nello straordinario scenario del teatro greco di Siracusa, un invito irresistibile per incontrarsi, assistere alla rappresentazione delle Baccanti e discutere insieme del mondo della psicoterapia e del "fuori". Nel nostro secolo ipertecnologico che fa seguito al secolo della “coscienza infelice”, della morte del dio sostituito dall’inconscio psicoanalitico) e che viene definito come l’epoca delle passioni tristi, della liquefazione dei legami sociali, delle identificazioni solide, della clinica dell’Io senza inconscio, sembra che la “persona” stia scomparendo per essere sostituita dall’economia. Forse che il dono di Prometeo, la techne, nella nostra epoca, ha preso le sembianze di Apollo ed ha surrogato Dioniso, il dio bambino, il dio della trasformazione, “alienandoci” dalla nostra dimensione umana?
L'IAT ha costruito queste giornate come un “percorso”  iniziato il venerdì con la partecipazione allo spettacolo “Le Baccanti”: il percorso è proseguito il sabato e la domenica con relazioni intercalate da incontri in piccoli gruppi dove gli iscritti hanno avuto la possibilità di discutere insieme sugli stimoli proposti dai relatori. Il tutto si è concluso la domenica con la condivisione finale ed i saluti.

I relatori quest’anno sono stati:
Maria Assunta Giusti ("Ti mostro il mostro: momenti delicati della terapia"), Orlando Granati ("Il Canto de' Pazzi: la follia della terapia"), Achille Miglionico ("Dalla Tragedia al Copione: Ulisse"),  Michele Novellino ("Sognando con Bosch parte II. I Peccati Capitali"), Loredana Paradiso ("Il Daimon di Penteo"), Sylvie Rossi ("Follia nelle Organizzazioni o Organizzazioni folli?"), Gaetano Sisalli ("Teoremi dell'anima: storia di un esordio psicotico"), Anna Emanuela Tangolo ("Miti della ragione e dell'irrazionale nella cultura occidentale"),  Cecilia Waldekranz ("Pensieri senza un pensatore"). Tutte le relazioni sono risultate essere di elevato valore culturale e, nel contempo, assai fruibili.
Le relazioni che si sono mosse in ambito  antropologico, tra arte, filosofia, mitologia, clinica della mente e del corpo, organizzazione, hanno consentito riflessioni e recuperi di antico e nuovo, sino alle origini del nostro pensiero, per andare oltre il ricordo verso la parola che riconosce.






Il materiale raccolto compreso una sintesi di quanto emerso nei gruppi sarà pubblicato a cura dell’IAT.
Arrivederci alla prossima edizione che si vocifera dovrebbe essere organizzata in un'altra terra della Magna Grecia, in Puglia, con la collaborazione del SIEB.








(a cura di Ardito Tina - foto a.m.)

giovedì 19 aprile 2012

Farmaci o non farmaci?

I farmaci che sono messi in commercio  e che sono  chiamati con il solo nome del principio attivo (p.e. atenololo, un betabloccante) vengono denominati farmaci generici; non essendo più soggetti a brevetto, hanno un prezzo notevolmente inferiore alle specialità medicinali corrispondenti. I farmaci a cui viene dato un nome inventato e spesso di “fantasia” vengono chiamati specialità medicinali e, per un periodo di dieci anni, possono essere prodotti e commercializzati unicamente dalle case farmaceutiche che ne detengono il brevetto e che generalmente hanno condotto dispendiose ricerche biochimiche per sintetizzare le molecole (p.e. “Tenormin” per l’atenololo). Allo scadere del decimo anno si possono produrre come farmaci generici le specialità medicinali fino ad allora protette dalle case farmaceutiche produttrici. Tirando le somme, è importante sottolineare che un farmaco generico è – e dovrebbe essere - del tutto identico per effetto terapeutico, principio attivo e utilità, alla specialità medicinale corrispondente.  Essendo  in uso da lungo tempo, inoltre, un generico, in quanto collaudato, dovrebbe riservare minori sorprese rispetto ai nuovi farmaci (gli eventuali inconvenienti sono generalmente ben conosciuti e studiati) ed in più ha il vantaggio di costare molto di meno perché non più vincolato al brevetto. Apparentemente il risparmio conseguito garantisce ai cittadini la possibilità di disporre dei farmaci innovativi, cioè quelli che la ricerca e le nuove tecnologie rendono disponibili e che servono a curare sempre meglio le malattie. Fin qui i vantaggi dei “generici”. Uno dei problemi che invece sta emergendo in maniera preoccupante è che spesso la “sostanza attiva” del farmaco generico è prodotta in un “altrove” (altra nazione, magari extracomunitaria) ove non è possibile verificare condizioni di sicurezza né per lavoratori né lungo la linea di produzione della sostanza stessa: in Italia, Spagna, Francia, Germania, Portogallo, Svizzera, Austria, Germania, Benelux, USA, Canada ecc. le linee di produzione e la tecnologia farmaceutica sono ineccepibili e tutto segue normative rigorose in termini di purezza, titolazione, aggiunta di eccipienti “inerti”, asepsi ecc. Invece, nella globalizzazione economica, talune ditte farmaceutiche europee non hanno linea di produzione propria (e tanto meno di ricerca) ed usano inscatolare prodotti già fatti altrove (in India, Cina p.e.) i quali non hanno grado di affidabilità come quelli prodotti in Europa e Americhe. La stessa tolleranza (della legge) di uno scarto di più o meno il venti per cento di sostanza attiva nel confezionato è per la medicina europea possibilità intollerabile ed imprevedibile. Per non parlare della presunta e non accertabile innocuità degli eccipienti adoperati “altrove” (sono veramente innocui?) e che richiedono controlli nelle importazioni che sono impossibili da attuare a tappeto. Sempre più medici e specialisti lamentano in diverse condizioni cliniche una paradossale inefficacia di farmaci generici che di per sé dovrebbero contenere principi attivi più che collaudati. Cosa succede? Forse l’atenololo (un beta-bloccante) o la olanzapina (uno psicofarmaco) contenuta in quella confezione è sottodosata o addirittura assente? Il generico, quando non proviene da ditte serie che vantano linee di produzione proprie, sono forse “taroccati”? Sembrerebbe di sì se è vero – come asseriscono taluni specialisti – che, in alcuni casi clinici, essere passati p.e. alla “olanzapina Lilly” – farmaco generico prodotto dalla stessa ditta che lo aveva immesso sul mercato con il nome di Zyprexa  - ha risolto la resistenza di un paziente che assumeva invece una olanzapina “anonima”. Il dubbio viene e permane, anzi si diffonde tra la classe medica che finisce per privilegiare prodotti sicuri. Il Ministero dovrebbe con i suoi ispettori e laboratori effettuare controlli rigorosi su molto dell’importato (non solo farmaci!); dovrebbe ispezionare di fatto le ditte anche europee che non offrono garanzie adeguate, distinguendo quelle che non hanno linee di produzione (sono uffici privi di “fabbriche”, con PC e soli magazzini, come un editore odierno?); dovrebbe dissuadere dall’acquisto on line di farmaci (spesso autoprescritti). 
Un altro problema è che ogni tanto un farmaco usato da milioni di persone viene ritirato dal mercato perché provoca gravi danni all'organismo. Altre volte invece, un farmaco viene ritirato perché parrebbe provocare la morte stessa dei consumatori (il caso del Vioxx è esemplare). Delle migliaia di prodotti chimici di sintesi che le industrie del farmaco producono e vendono, ci chiediamo quanti sono realmente sicuri e quanti invece pericolosi per la salute. Nessuno lo può sapere se non quando si manifestano pubblicamente i danni. Qualcuno pensa che le ditte che producono i farmaci per farli entrare quanto prima nel mercato, potrebbero alterare gli studi di sicurezza e grazie alla sudditanza per non dire collusione di politici facilitare l’iter di immissione sul mercato. Gli organismi che dovrebbero salvaguardare la salute pubblica (FDA, AIFA, EMEA, ecc.) fanno veramente tutto il possibile prima di consentire la immissione dei farmaci sul mercato, nelle farmacie e, da qualche settimana, anche nei banconi dei supermercati? L'Aulin per esempio, è stato ritirato dal mercato irlandese dall'Agenzia  del Farmaco di quel paese, perché ha provocato insufficienze epatiche così  gravi da dover trapiantare il fegato in diversi pazienti. E in Italia e non solo? La cosa preoccupante è che ci sono in commercio migliaia di  farmaci potenzialmente pericolosi per la salute pubblica, spesso in vendita on line.
Sta a noi dire di no a questo Sistema in-sanitario, e per fare ciò, è necessario una consapevolezza che parta dalla conoscenza (vera informazione) per poi diventare coscienza. Questo non vuol dire “spaventarsi” con la lettura dei bugiardini, spesso terrifici, che corredano ogni specialità medicinale. Informarsi (non tramite internet) e usare moderazione e buon senso, questa è la via per tante faccende umane. Ci sono persone ipocondriache attaccate ai farmaci ed altre esageratamente nemiche dei farmaci. Il secondo passaggio è poi quello di prendere in mano la nostra vita, in tutto e per tutto, senza delegare la nostra salute a chicchessia: fare prevenzione scartando ogni eccesso è meglio che dover curarsi quando è già tardi. Una informazione corretta e consapevole, soprattutto se confrontata con onesti professionisti d’aiuto, può migliorare la qualità di vita, mentre un'informazione deviata o incompleta può metterla a rischio la vita stessa. Ma come ci sono in giro farmaci “taroccati” o inutili così ci sono medici incompetenti e/o disonesti (non tanti per fortuna), medici onesti ma che non si aggiornano a dovere, medici che considerano l'essere umano come una macchina (visione meccanicistica cartesiana) e non nella sua interezza e globalità (visione olistica). Spetta a noi sceglierci le persone migliori, competenti a livello tecnico e interpersonale e notoriamente oneste intellettualmente. Ci sono operatori scientifici (medici, biologi, farmacisti, psicologi ecc.) che non conoscono neppure la lingua inglese e invece la maggior parte delle riviste scientifiche è oggi in lingua inglese. Ci sono medici corrotti che disconoscono il Giuramento di Ippocrate e dipendono dalle lobbies del farmaco. Affidiamoci a professionisti di aiuto che invece hanno il coraggio di uscire dal coro, adottando, per il bene dei pazienti, strade diagnostiche e terapeutiche epistemologicamente valide, sempre nella correttezza del “secondo scienza e coscienza”. (Sabina Pistillo,  psicologa del lavoro e delle organizzazioni)

lunedì 16 aprile 2012

Ist.Osp. OPERA DON UVA: I LAVORATORI A RISCHIO OCCUPAZIONALE OCCUPANO PER PROTESTA LA BASILICA DI SAN GIUSEPPE

Esasperati e delusi, dopo incontri infruttuosi con gli interlocutori istituzionali, i lavoratori della Casa della Divina Provvidenza di Bisceglie, stanno tentando il tutto per il tutto ed hanno occupato la Basilica di San Giuseppe (protettore del lavoro) per richiamare l'attenzione pubblica e la stampa sulla tragedia lavorativa che sta per cancellare quasi cinquecento posti di lavoro in un mare insanabile di debiti. Da oggi tutte le OOSS hanno stilato un comunicato comune ed hanno deciso di passare ai fatti, occupando la grande chiesa, da sempre simbolo della infaticabile opera di Don Pasquale Uva, edificata a favore dei sofferenti di ogni tipo. Alle ore 14.00 già affluiva la prima emittente televisiva. Della grave situazione avevamo già anticipato informazioni in un nostro precedente articolo del 29 Febbraio scorso. (v.lob.)

martedì 20 marzo 2012

ROMA: 1° Convegno Nazionale delle Associazioni italiane di Analisi Transazionale



Si è da poco concluso il 1° Convegno Nazionale delle Associazioni italiane di Analisi Transazionale, celebrato a Roma il 24, 25 e 26 febbraio 2012.  Le sette associazioni che hanno organizzato il convegno -  IAT,  AIAT, IRPIR, SIMPAT, IANTI, AUXIMON e CPAT - hanno dato mostra di collaborazione e di fratellanza, superando ogni dissapore  del passato, in una nuova rinascita, nati per vincere nel 2012.
Le giornate si sono svolte in un "qui e ora" dove si sono alternati momenti "per parlare" e "per ascoltare", momenti "per lavorare" e per giocare e ridere, momenti per confrontarsi e per stare in silenzio. Una organizzazione complessa ed efficiente ha permesso che quattrocentocinquanta persone abbiano seguito relazioni e workshop mantenendo l'ordine, gli spazi e gli orari prestabiliti in maniera eccellente.
Siamo stati  tutti "menti in azione", alla ricerca di condividere nuove teorie ed esperienze in AT, e in questo eravamo tutti d'accordo:  fare ricerca è prevenzione, e la ricerca è un dato etico. Le relazioni magistrali di Dolores Munari Poda (Premio "E. Berne" 2009), quella di Michele Novellino (Premio "E. Berne" 2003), e quella di Bernd Schmid (Premio "E. Berne" 2007), hanno dato il via ogni giorno a un gran fermento di idee, confronti e dibattiti.  


Un momento in particolare ha commosso l'intera platea: quando il comitato scientifico (Laura Quagliotti, Tiziana Aceti, Emanuela Lo Re, Isabella Nuboloni, Orlando Granati, Massimo Gubinelli, Alessandra Pierini) ha presentato un apprezzato video che ha narrato una collaborazione organizzativa durata oltre due anni, ci sono state in sala  risate ed emozioni forti sino al pathos finale, con tanti effetti speciali. Quella che era parsa una "mission impossible" si è dunque resa possibile grazie all' impegno profuso e alla rinnovata fiducia delle diverse scuole italiane di AT. Un ricordo speciale ed accorato è andato ai grandi italiani dell'analisi transazionale i quali hanno lasciato un  profondo ed indelebile segno nella formazione di tanti professionisti d'aiuto: il "grazie" commosso si è levato dai convegnisti all'indirizzo di chi non c'è più, a Carlo Moiso, Maria Teresa Romanini, e Pio Scilligo, quei fondatori di diverse scuole di formazione, le cui culture e identità oggi  "viaggiano" assieme nella più ampia condivisione e collaborazione scientifica.
La domenica il "Premio Pionieri A.T." è stato assegnato ad un lavoro di ricerca che ha accostato neuroscienze e stati del''Io. Tutti i lavori saranno reperibili, negli atti previsti. Dopo questo "storico" e ricco convegno, sovviene una frase di O. W. Holmes: Una volta che la mente dell'uomo ha assorbito un'idea nuova non ritorna più alle dimensioni originali. Il prossimo appuntamento? Nel 2016. (Neus Lopez Calatayud)




R. Magritte - Le Savoir La porta Socchiudo la porta: s'intravede la luce La via non è fuori  È nel buio più intenso  nella parte più osc...