lunedì 21 gennaio 2002

18 Luglio 2001: scompare Michele Miglionico


Il 18 Luglio di quest’anno, all’età di ottantacinque anni, è venuto a mancare Michele Miglionico sr., uno dei Soci fondatori del SIEB. Si è spento serenamente, dopo ingravescenti disabilità che da febbraio ne avevano compromesso la qualità di vita. Tracciare un profilo di Michele Miglionico sr. non è cosa agevole per le diverse fasi di vita storica e professionale che egli ha attraversato e per gli interessi umanistici che ha sempre mostrato. Indubbiamente Michele Miglionico sr. ha rappresentato uno degli ultimi esempi di cultura ad ampio spettro, che nelle tendenza ultraspecialistica di oggi qualcuno sarebbe tentato di definire "tuttologica".
Michele asseriva di essere stato fortunato perché nel corso esistenziale aveva avuto modo di vedere l’illuminazione delle strade passare dal gas alla elettricità; aveva visto l’Uomo giungere sulla Luna ed aveva condiviso con tanti di noi ansie e speranze del nuovo millennio.
Era nato a Bari il 6 Settembre del 1915 da un ufficiale di Finanza e da una baronessa ed ha vissuto in più riprese a Bari, Trani, Foggia, Roma e Napoli; ampia e sconvolgente per i progetti giovanili fu poi la parentesi di vita in Africa ove si trovò coinvolto come ufficiale dell’Esercito dalla guerra di Etiopia (1936) sino allo scoppio della Seconda Guerra Mondiale (1940). Fu decorato varie volte al valor militare per episodi di coraggio ed abilità indiscusse come comandante e soldato: nel 1936, ad Hadama in Etiopia resistette per ore agli attacchi di tremila ribelli con un manipolo di soli trenta uomini. Queste sproporzioni numeriche tra assediati e assedianti lo attendevano in maniera ancora più drammatica nell’ultima battaglia dell’Africa Orientale Italiana, nel novembre 1941, a Culqualber di Gondar.
I conflitti in serie interruppero la attività di docente cui era votato ma risulta che anche in prigionia, nel Kenia (dal 1941 al 1946), nel dolore della separazione e nella risistemazione dei propri valori in trasformazione, Michele abbia insegnato a leggere e scrivere a innumerevoli italiani ivi reclusi. Ufficiale di carriera nell’E.I. (giunse sino al grado di generale) non dimenticò mai i problemi delicati della gestione del personale (allora si chiamava "governo del personale") e già negli anni Cinquanta introdusse in Italia l’insegnamento della psicologia nei corsi per ufficiali dell’Esercito. Insegnò e scrisse molto sull’argomento e – pur con i limiti delle visioni del tempo – si può asserire, rileggendo gli scritti, che fu antesignano riguardo a taluni concetti di management che oggi ci appaiono ordinari ma che per i tempi non lo erano affatto (le aziende erano allora ancora di tipo pre-fordista e fordista, si immagini la organizzazione militare che naturalmente ha da essere verticistica). Si perfezionò nella organizzazione militare compiendo un lungo "stage" negli USA, agli inizi degli anni Sessanta. Al rientro in Italia, promosse e organizzò per il Ministero della Difesa alla Scuola di Fanteria (Roma) il corso "Arditi Incursori" che mirava a ottimizzare - secondo attuali vedute - la preparazione psicofisica e l’aggiornamento professionale dei conduttori di gruppi militari (ufficiali e sottufficiali): molta eco sollevò la modernità dell’insegnamento e delle tecniche addestrative che oggi appaiono "routinarie" se si guarda alle c.d. "forze speciali" delle forze armate e delle forze di Polizia nella società democratica.
Nella vita privata si rifugiava nel suo studio colmo in ogni dove di volumi di letteratura, arte, storia, psicologia: qui si notavano due messaggi scritti inequivocabili: uno è un detto popolare che suona Se non leggo da giovane cosa mi racconterò da vecchio?; l’altra frase è una confessione di J. Paul Sartre che dice Sono cresciuto in mezzo ai libri e morirò in mezzo ai libri. E così è stato. In molti gli erano legati - chi da vincoli di affetto, chi da vincoli di stima per la persona di singolare cultura ed umanità, chi per vincoli lavorativi, chi per tutte e tre le dimensioni relazionali. Nella vita militare, ove mostrò rare doti di organizzazione e competenza pluridisciplinare, non aveva per esempio mai comminato una punizione o una sanzione disciplinare perché usava sempre confrontarsi direttamente con chi aveva creato disservizio o aveva mancato ai propri compiti. Questa capacità di dialettica e confronto, aperta sempre ad accogliere novità culturali per una curiosità investigativa sulle cose umane, determina al momento del pensionamento, una svolta nelle attività per cui con l’ente morale "Agostino Gemelli", da lui fondato assieme a docenti e specialisti con entusiasmo condiviso, per un ventennio si occupò di problemi scolastici e didattici, di orientamento scolastico e di valorizzazione professionale (ricordiamo a Roma , sempre negli anni Sessanta, aveva approfondito temi psicologici con il prof. Meschieri).
Nel 1996, quando già era costretto ad utilizzare (arrabbiandosi) il bastone per meglio sostenersi e deambulare, ha aderito alla idea di base ed ha voluto partecipare con i figli Achille e Paolo e con Giuseppe Caracciolo, alla fondazione dei Seminari Internazionali Eric Berne, dopo aver frequentato alcuni seminari che ne avevano destato interesse ed ammirazione.
Per quanto prevedibile, una perdita incolmabile per tutti noi. Chissà come avrebbe commentato, dalla posizione metastorica "di chi tanto ha visto, vissuto e mai dimenticato", la tragedia storica dell’11 Settembre 2001. (a.m.)

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