martedì 19 ottobre 2010

CINEMA - Zack e Miri girano un porno [anteprima]

di Michele Miglionico


Kevin Smith è un regista americano di culto e che, di conseguenza, il grande pubblico ignora.
Un artista completo, che si cimenta anche nella sceneggiatura di fumetti e nella recitazione - suo il ruolo di Silent Bob, personaggio-feticcio insieme a Jay, comprimario di numerosi film, fino agli onori di Jay e Silent Bob... fermate Hollywood!.
Potreste aver sentito parlare diClerks e Clerks 2, come del blasfemo Dogma. Tutta la sua spassosissima filmografia viene regolarmente doppiata in Italia... con una notevole eccezione: un film del 2008 il cui titolo pare aver creato problemi di distribuzione persino in madrepatria. 

Zack (Seth Rogen) è uno spiantato commesso in una caffetteria e convive con la sua amica d'infanzia Miri (Elizabeth Banks), con cui non c'è stato mai nulla e con cui non è previsto succeda mai nulla. La loro gestione dell'economia domestica è disastrosa e, quando le bollette scadono e si ritrovano senza luce né gas, dopo aver escluso ogni altra opzione, un piccolo episodio dà loro la folgorazione: guadagnare qualche soldo girando in prima persona un film porno amatoriale. 
Quest'incipit è sufficiente per rendere l'idea dei toni e degli scopi di questa commedia erotico-sentimentale. Come nel miglior stile del regista-sceneggiatore, le battute si susseguono senza molte soste, sempre al fulmicotone, sempre con una sana dose di scurrilità e dialoghi-da-strada. Davvero difficile smettere di sorridere per tutta la durata del film. Il merito è anche del cast di vivissimi comprimari tanto dello stesso Zack and Miri make a porno quanto del fantomatico immaginario film porno, compreso il Lester interpretato da quel Jason Mewes che, finalmente, ha smesso i panni del succitato Jay senza perdere la sua irresistibile simpatia. 
Ce n'è per tutti i gusti: spregiudicato ed erotico per i nerd in fregola, romantico per il pubblico femminile, divertente per chiunque abbia un senso dell'umorismo degno di questo nome.
Il consiglio, insomma, è di procurarvi questa pellicola nei modi consentiti dalla legge e che non ne pregiudichino fruibilità e godibilità.

lunedì 18 ottobre 2010

TEATRO - Jesus Christ Superstar

di Michele Miglionico

Dopo l'ondata di libretti tradotti in italiano, si torna alle basi con un nuovo tour di "Jesus Christ Superstar" in inglese, portato in scena dalla storica compagnia Planet Musical che ha contribuito allo sdoganamento delle "commedie musicali" anglosassoni in Italia.
Inutile entrare nel merito dell'opera, storica e famosa, di Lloyd Webber e Rice. Imprescindibile per gli amanti del genere e del rock.

Sul palco, nuove e vecchie conoscenze. Gesù è ancora, da un decennio ormai, Paride Acacia... in teoria nulla si potrebbe imputargli dopo tanta abitudine ed esercizio, eppure qualche sfumatura di stanchezza, qui e lì, si avverte.
Nuovi compagni di viaggio sono interpreti in prestito dal mondo della musica leggera.
Matteo Beccucci, vincitore di "X factor", è Giuda. Meglio non fare raffronti con l'interpretazione cinematografica. Il cantante cerca di adattare il ruolo alle proprie corde, contenendolo. Nonostante la voce non gli manchi, Beccucci sembra frenato.
Mario Venuti, che non ha bisogno di presentazioni, ha il suo momento nel paio di pezzi affidati al personaggio di Ponzio Pilato, che rischia di perdersi nella riconoscibilità della voce del suo attore.
In entrambi i casi, l'archetto si conferma un microfono impietoso rispetto alla maneggevolezza del cosiddetto gelato. Eppure sono i loro nomi a fare da richiamo, quindi si condivide la scelta di averli inseriti nel cast.
Molto più a suo agio Simona Bencini, già vocalist dei Dirotta su Cuba, che si allontana dalla traccia registrata di Maria Maddalena per darne una resa molto personale e altrettanto convincente.
Paradossalmente, sono personaggi secondari come Pietro e Simone Zelota a spiccare per le loro performances.

Il corpo di ballo, invece, non brilla , anche costretto da una scenografia che, ospitando in scena l'eccezionale orchestra, non gli lascia gran margine di manovra. Scenografia, ad ogni modo, ben studiata e molto funzionale, grazie al telo trasparente che permette la proiezione di immagini e parole. In mancanza dei "sopratitoli", che pur in altri allestimenti aiutavano la comprensione della vicenda, è ottima l'idea di proiettare i versetti dei Vangeli corrispondenti alle scene in atto, tanto per la fruibilità quanto per il senso epico.

La flagellazione del Cristo è da sempre lo spazio in cui il regista dello spettacolo ha il suo più evidente canale espressivo, perché tradizionalmente a ogni frustata viene associata un'immagine tragica sul futuro dell'umanità. Massimo Romeo Piparo esordisce con i classici campi di sterminio nazisti e con le bombe nucleari, passa per i soldati italiani morti sul campo, Aldo Moro e Sakineh, e conclude con i giudici Falcone e Borsellino, suscitando gli inevitabili applausi del pubblico.

R. Magritte - Le Savoir La porta Socchiudo la porta: s'intravede la luce La via non è fuori  È nel buio più intenso  nella parte più osc...