venerdì 29 aprile 2016

#INTERNETDAY La Sfida del Futuro: da Pisa alla Banda Larga


Nel 1986, trent’anni fa, un gruppo di scienziati – Luciano Lenzini, Stefano Trumpy, Marco Sommani e Antonio Blasco Bonito del Cnuce-CNR di Pisa – realizzavano, grazie alla collaborazione interdisciplinare, e ad un router "grande come un frigorifero" donato dagli USA, il primo collegamento italiano alla Rete di allora: Arpanet. 

Trumpy intervistato dalla tv USA sul satellite italiano Sirio

Stefano Trumpy oggi








Antonio Blasco Bonito, informatico del gruppo: è nato a Bari nel 1951. In primo piano il fisico Luciano Lenzini.

Stefano Trumpy all'Internet Day

 Il 30 aprile 1986 il gruppo trasmise il primo segnale dal centro di ricerca pisano, tramite la stazione Telespazio nel Fucino, agli Stati Uniti e alla rete Arpanet. Alla parola "ping" fu risposto "ok". Tutto qui. E si apriva una nuova era, dopo quella "spaziale". Non ci fu alcuna risonanza dei media dell'epoca, probabilmente perché era scoppiato il fenomeno Chernobyl. Solo blanda risonanza sulla letteratura scientifica. Eppure il "Il dado era tratto". Come si è arrivati a questo? Lo hanno raccontato in diretta tv i protagonisti dell'evento. 


Non si può tacere che fuori della sede di trasmissione, per strada ci sono stati scontri con la polizia da parte di attivisti di centri sociali (è rimasto ferito anche un videomaker di "Repubblica": a molti è sfuggito il nesso (per l'atteso premier? Renzi ha parlato in videoconferenza da Roma dovendo accogliere il vice-presidente USA).

Ricordiamo qualche riferimento cronologico.

  • Dal 1960 al 1971 si passa negli USA da ARPA (uso militare) ad ARPANET
  • 1986 Italian Internet Day: 30 anni dal primo collegamento italiano 
  • 1991 nasce il WEB  e nasce 1993 il primo sito italiano:  www.crs4.it 
E noi come Istituto SIEB e giornale INCULTURA (non ancora registrato) facemmo la nostra comparsa dopo il 1996 su clio.it, il primo Internet Provider nato nell'Italia meridionale nel 1995. Visitammo anche il server di Canosa e ricordiamo ancora i grandi ventilatori per uso domestico che raffreddavano i computer... Ora Clio Spa è una grande realtà del Mezzogiorno.

La RAI, prima rete delle reti, ha quindi dedicato una giornata di grande prestigio culturale all'evento così poco noto a noi tutti. Con internet tutti possiamo possiamo accedere non solo alle informazioni di oggi ma anche ai ricordi a alla storia. La RAI  ed i suoi archivi - www.techerai.it - con le sue Teche costituiscono e sostengono una memoria storica dell’Italia (e non solo): per un mondo digitale più ricco di quella consapevolezza che origina dalla conoscenza del passato che ha reso possibile il presente. Su RAI Scuola poi il materiale a disposizione della istruzione ed aggiornamento è enorme: si deve dare atto alla RAI che svolge il compito istituzionale al meglio nel promuovere la cultura con ogni strumento (assieme all'istituto Treccani costituiscono un baluardo contro il processo di impoverimento culturale). (am)



venerdì 22 aprile 2016

SCOMPARSO IL MAESTRO DI FOTOGRAFIA FULVIO ROITER




"La mia patria è la luce""L'abitudine distrugge l'occhio" (Fulvio Roiter)



Non nascondo che le sue foto di maschere veneziane mi hanno influenzato in giovinezza suggerendomi di approfondire la fotografia. Un mistero poetico aleggia nelle sue foto del Carnevale. 
E' scomparso il 18 Aprile, all'età di 89 anni, il fotografo veneziano Fulvio Roiter. Era nato a Meolo (Ve) il 1 novembre 1926.  Il Maestro di fotografia è spirato «serenamente, senza alcun accanimento», all'ospedale di Venezia. 


Roiter con la sua Leica

Studiò come perito chimico, e dal 1947 si è dedicato alla fotografia, privilegiando per venticinque anni circa l'uso del bianco e nero. Membro del gruppo fotografico veneziano "La Gondola", divenne professionista dal 1953, realizzando il primo reportage fotografico in Sicilia che pubblica (1954); nel 1957 cura un reportage su Brasilia. Ha collaborato dal 1968 con la casa editrice Atlantis Verlag AG di Zurigo (ebbe risonanza il volume "Viva Mexico" del 1979); nel 1981 ha fondato la casa editrice Dagor Books. Famosi i suoi  reportages su Venezia e sul Carnevale di Venezia. Ha pubblicato un centinaio di volumi fotografici: citiamo "Venise à fleur d'eau" (1954); "Ombrie terre de Saint François" (1955); "Andalousie" (1957); "Naquane" (1966); "Essere Venezia" (1977) che fu dichiarato il miglior libro agli incontri internazionali di fotografia di Arles (1978); "Laguna" (1978); "Cantico delle creature" (1982); "Visibilia" (1992); "La mia Venezia" (1994); "Vaticano" (1997); "Il nuvolario" (1998); "Champagne" (1999); "Viaggio italiano" (1999); "Sardegna. Tutti i colori della luce" (2005). Numerosi i riconoscimenti e premi assegnatigli (il Premio Nadar è del 1956). 

Si interessò anche di etnofotografia dal 1964, raccontando la vita di tribù africane. (achille miglionico)





giovedì 21 aprile 2016

SAPEVATE CHE IL PRIMO PC AL MONDO E' ITALIANO?



La pubblicità della 101: il computer, esposto in USA fu notato e acquistato dalla stessa NASA

La Programma 101, conosciuta anche come "Perottina", presentata nel 1965 a un'importante fiera a New York. Era il primo prototipo di computer personale, adattato alle esigenze di un'azienda e di un ufficio: la sua macchina, grande quanto una calcolatrice, fu messa in vendita dalla Olivetti nel 1965 e ne furono prodotti 44.000 esemplari. Della Perottina e della sua ideazione Pier Giorgio affermò: "Sognavo una macchina amichevole alla quale delegare quelle operazioni che sono causa di fatica mentale e di errori, una macchina che sapesse imparare e poi eseguire docilmente, che immagazzinasse dati e istruzioni semplici e intuitive, il cui uso fosse alla portata di tutti, che costasse poco e fosse delle dimensioni degli altri prodotti per ufficio ai quali la gente era abituata. Dovevo creare un linguaggio nuovo, che non avesse bisogno dell'interprete in camice bianco".
In realtà per la rivoluzionaria 101 tutto dovette essere inventato e reinventato: per esempio si ideò un supporto magnetico, la cartolina magnetica, che ha preceduto il floppy disk.
Il disegno della Programma 10, attribuito a Marco Zanuso, in realtà è di Mario Bellini: un disegno ergonomico e innovativo per il quale vinse il Compasso d'Oro per il disegno industriale.

·    Dimensione: 48x61x19 cm
·    Peso: 35.5 kg
·    Consumo: 350 W
·    Display: stampante a 30 colonne su carta di 9 cm
·    Precisione: 22 digit e fino a 15 decimali 
·    Operazioni: somma, sottrazione, moltiplicazione, divisione e radice quadra
·    Memoria: circa 240 byte 
·    Archivio: lettore di card magnetiche

Chi era l'ingegnere Perotti?






Pier Giorgio Perotto (Torino, 1930 – Genova, 2002) è stato un ingegnere e informatico italiano. Laureato al Politecnico di Torino, ha insegnato per molti anni nella stessa università. Progettista della Olivetti, fu un pioniere dell'informatica, noto soprattutto per l'innovativa Programma 101. La chiamavano “calcolatrice” perché l'Olivetti, in crisi, stava cedendo tutta la parte di ricerca elettronica (unico vanto dell'Europa) alla General Electric e se si fosse continuata a chiamare “calcolatore” sarebbe finita in America. In realtà la Programma 101 è stato il primo calcolatore da tavolo, il primo PC al mondo e fu venduto anche alla NASA impegnata nella corsa spaziale. Il colosso IBM fu battuto in quanto impegnato a costruire enormi computer adatti al solo uso scientifico o militare. Nessuno aveva pensato di introdurre calcolatori pensati per una scrivania, facili da usare, anzi adoperabili da chiunque. Nel 1991 ha ricevuto il Premio Leonardo da Vinci per aver realizzato il primo personal computer del mondo.(redazionale)


Comunque auguri alla Apple per i 40 anni!


domenica 17 aprile 2016

AGRO DI GIANO: un LOCUS da valorizzare

Oggi affrontiamo - lo facciamo ciclicamente - un pezzo di storia a noi vicino ma sempre poco conosciuto. Il Casale di Giano si situa al confine tra il territorio di Bisceglie  e quello di Trani, sulla strada provinciale Bisceglie-Andria. La antica Festa rurale di Giano cade due domeniche dopo la Pasqua e occupa la intera domenica con messe, processione, e mercato. Vogliamo attirare la attenzione su due templi che quando illustriamo al nuovo visitatore lasciano in preda alla meraviglia: al termine della visita quasi sempre le persone lasciano un commento sull'Italia che ha ovunque preziosi scrigni di bellezze artistiche. Nel mentre scriviamo, in tv Belen Rodriguez, argentina, dichiara il suo amore per l'Italia in una intervista con la Perego su Rai1 e dice che l'Argentina assomma due secoli di storia: quando venne in Italia si sentì schiacciata da tanta Storia. Leggiamone un pezzettino con Achille Miglionico, che da anni frequenta i luoghi ed ha realizzato nel 2012 un documentario etnografico dal titolo "Gente di Ianus".

Premessa: Casali in territorio di Bisceglie.



Dal mare, oggi come un tempo, arrivava la vita e la morte. Merci, alimenti ma anche predoni che razziavano e uccidevano. Non tutti gli agglomerati urbani disponevano di mura. Durante l’età tardo-antica cominciarono a formarsi sul territorio attuale di Bisceglie dei piccoli villaggi, chiamati appunto casali. E  la gente si rifugiava nei casali. Essi erano costituiti da un casamento fortificato e cinto di mura, da un cortile centrale e da una chiesa con cimitero adiacente. Secondo la tradizione i casali dell’agro biscegliese furono nove. Nella seconda metà dell’XI secolo, quando mutarono le condizioni politiche ed economiche della regione, si formarono lungo la costa ulteriori agglomerati urbani e piccole Diocesi per impulso dei Bizantini e dei Normanni. Pertanto, gli abitanti dei casali abbandonarono le proprie case per trasferirsi nelle sicure mura cittadine e dedicarsi a più redditizi mestieri.
I casali presenti nell’agro biscegliese sono i seguenti:

  • Casale di Santa Maria di Giano
  • Casale di Zappino
  • Casale di Saggina
  • Casale di Pacciano
  • Casale di San Nicola
  • Casale di Cirignano (toponimo)
  • Casale di Salandro (toponimo)
  • Casale di Santo Stefano (toponimo)
 Del Casale di Pacciano si hanno le più antiche notizie documentate e precisamente un diploma di concessione del 789 con cui Arigiso, Principe Longobardo di Benevento, concedeva case di "Papiano super Trane", appartenute a servi palatini, al monastero di S. Sofia. Il nome "Papianus" deriva delle voci greche "Papas" (sacerdote) e "ano'' (al di sopra), cioè come luogo ove risiedeva l'autorità religiosa (e forse anche giuridica) principale della zona, (con preminenza forse anche sugli altri casali), il che sarebbe comprovato anche dal secondo nome con cui questo casale veniva chiamato, e cioè Priminiano, dal "praemineo" latino (stare al di sopra). Da notare come la dizione "Papiano super Trane" fa pensare, che in quell'epoca (789) non esistesse ancora Bisceglie come città. Sicuramente lo era invece come casale, cioè alla pari di Papiano, e pertanto volendo riferire questo ad una città, viene detto ''super Trane".


Casale di Giano nel 2016

 Casale di S. Maria di Giano con Chiesetta del Casale di S. Maria di Giano ed attiguo "Tempio di Giano" 

Si tratta di un Casale situato a 4 km da Bisceglie, sulla SP Bisceglie-Andria, all'interno del quale è possibile ammirare la chiesa del casale con gli affreschi della Dormitio Mariae, di S. Donato e S. Felice, S. Nicola Pellegrino, S. Giacomo Apostolo, S. Paolo e S. Caterina d'Alessandria. Il tempio fu fatto restaurare nel 1724 dal vescovo Antonio Pacecco. Il riferimento al casale di Giano compare per la prima volta in un documento, datato al 965 e contenuto nel Codex diplomaticus cavensis. Del casale oggi restano una chiesa, detta Santa Maria di Giano, con annesse altre fabbriche, in cui si riconoscono alcuni elementi del vecchio casale.


La chiesa del casale di Santa Maria di Giano esteriormente ha un aspetto settecentesco: è ad un’unica navata con volta a botte lunettata, con pilastri addossati sulle pareti laterali e collegati da archi. Tuttavia, conserva non molti anche se evidenti resti di un precedente impianto. All’esterno sono visibili i resti di un arco falcato, mentre all’interno la stonacatura della parete di fondo tra le nicchie, ha messo in evidenza una muratura molto antica, copiosamente affrescata. Ed è proprio il ricco corredo iconografico l’elemento più interessante di questa chiesa. L’autore è un ignoto frescante che opera nella zona nella seconda metà del XIII sec. e che presenta spiccate analogie con le due grandi tavole di legno raffiguranti le storie di Santa Margherita e le storie di San Nicola, un tempo conservate nella chiesa di Santa Margherita e attualmente esposte nella Pinacoteca provinciale di Bari.
Presenti anche dei cicli pittorici dedicati a San Nicola Pellegrino e a San Giacomo. Questi ultimi in particolare si distinguono per vivacità e immediatezza comunicativa. Al centro vi è il Santo, bizantineggiante e ieratico, a destra il racconto delizioso di due giovani innamorati: il giovane è povero, la ragazza invece proviene da una famiglia ricca. Per impedirne il matrimonio, il giovane viene condannato all’impiccagione, ma i genitori dello sventurato invocano San Giacomo, che interviene sollevandolo in modo che il nodo scorsoio non lo soffochi. Nella scena successiva, San Giacomo piega la torre affinché la ragazza, lì rinchiusa, possa liberarsi. Infine i due giovani raffigurati con San Giacomo, possono coronare il loro sogno d’amore.
La datazione degli affreschi (seconda metà del XIII sec.) ed i rifacimenti settecenteschi della chiesa dimostrano che il casale non è stato abbandonato dopo l’inurbamento dei casalini. Ancora oggi nella chiesa di proprietà della parrocchia di S. Domenico, una volta l’anno, la seconda Domenica dopo Pasqua, vi si officia una messa in occasione della sagra rurale e della processione propiziatoria. 


Tempio di Giano, chiesa protoromanica censita come “Santa Maria di Giano” (il che ingenera confusione con la Chiesa del Casale di Santa Maria di Giano).

Tempio di Giano (territorio di Trani): abside

Tempio di Giano: facciata

A 250 metri di distanza dalla Chiesa del Casale di S. Maria di Giano, in direzione Ovest, vi è un’altra chiesa, più piccola, detta comunemente “Tempio di Giano”, molto simile a S. Angelo di Pacciano (v.sotto), tanto per la dislocazione planimetrica, quanto per tipologia e architettura.




Il Tempio di Giano è ubicato nell’agro di Trani ed è da tempo acquisito dal Comune di Trani. il Tempio protoromantico di Giano, risalente all'XI secolo, è praticamente situato al confine tra Trani e Bisceglie, sulla provinciale Bisceglie-Andria.


La chiesa rurale, comunemente indicata come “tempio di Giano”, collocata in posizione eccentrica rispetto al casale, è ad aula unica con cupola centrale e pianta a croce contratta, ossia con transetto costituito da due nicchie ricavate nelle murature laterali, coperte da arconi. Le chiese appartenenti al X-XII sec. sono prevalentemente caratterizzate da un’aula unica a croce contratta, con una cupola in asse. Si tratta di una struttura monocellulare che troverà successive modifiche sino a giungere ad organismi bi- e tri-cellulari. 
Il Tempio di Giano ha l’abside semicircolare, copertura a piramide su base quadrata sull’aula centrale, e conica sull’abside, realizzata con chiancarelle. Nella zona absidale sono presenti piccole nicchie con archetti; vi sono due accessi: quello frontale, con arco falcato e timpano semicircolare e quello laterale a nord con ricchi capitelli all’imposta. In base alla tecnica costruttiva e alle caratteristiche tipologiche si data intorno al XII sec.

pianta del Tempio di Giano


Il Comune di Trani provvide molti anni fa a restaurare l'antico tempio creando anche un vialetto di accesso per i visitatori. La vegetazione spontanea può, in assenza di cure, minare la struttura soprattutto a livello della copertura a cupola centrale. All'interno il pavimento è stato a lungo un tappeto di guano sino a quando segnalazioni civiche (anche le nostre) non hanno determinato la pulizia rigorosa degli ambienti avvenuta ad Aprile 2012, a ridosso della festa rurale. Le foto di oggi, nel 2016, mostrano un pavimento rigorosamente pulito e di questo ringraziamo chi di competenza. Residua il pericolo delle erbe a livello di cupola che bisognerebbe rimuovere.

In Aprile 2012, con istanza indirizzata al Sindaco di Trani, l'Istituto SIEB - dopo aver segnalato il degrado di allora - chiese che fosse assegnato la gestione del tempio all'Istituto. Nessuna risposta. Riportiamo stralcio della istanza:

"....[l'Istituto chiede] dopo la verifica della rete elettrica ed idrica, di  “affidare” pro tempore,  la gestione del monumento detto “Tempio di Giano” all’ Istituto di formazione multiculturale  SIEB con sede a Trani perché, ne possa curare in ogni modo - a proprie spese - gli ambienti, mantenendoli puliti ed agibili ed utilizzandoli per mini-convegni, meeting, videoproiezioni ecc. nell’ambito delle attività programmate dall’Istituto ma con riferimento particolare alla valorizzazione dei luoghi e del recupero della memoria storica ed etnografica del "Locus Januae". 

Va da sé che il Locus merita di essere pubblicizzato ed adeguatamente inserito negli itinerari turistici extra moenia di Trani (e Bisceglie), il che comporta la naturale interazione del SIEB con altri soggetti interessati o proposti.
L’Istituto SIEB da tempo – con la sua sezione etnoantropologica – ha provveduto a monitorare con interviste videoregistrate le annuali fiere rurali del Casale di Giano, al confine fra Trani e Bisceglie, che culminano nella rituale processione, due domeniche dopo Pasqua. In tale circostanza centinaia di persone si riversano nella zona del Casale con dedizione e fede o per semplice curiosità. Da tali filmati ha tratto (2012) origine un filmato del SIEB dal titolo di “Gente di Ianus” ancora mai presentato al pubblico e che si vorrebbe proiettare nel Tempio (e altrove) in concomitanza con la prossima Festa di Giano."


Pavimento pulito e reti alle aperture.

Residua il pericolo delle erbe infestanti la cupola.





Di pianta rettangolare, ad una cupola, sembra sdegnare ogni orpello decorativo nella sua avvincete semplicità. I muri e la cupola sono conservati perfettamente ed impressionano per la loro fine lavorazione. All'interno quattro archi sorreggono la cupola, hanno fronti lunati e poggiano su robusti piedritti, alla cui sommità si esegue una cornice di semplice fattura. I pennacchi che reggono il tamburo della cupola essendo svelti e leggeri contribuiscono a dare un senso di slancio dell'insieme. L'abside semicircolare ha al centro una piccola monofora alla quale internamente fanno riscontro, ai lati della stessa abside quattro nicchie. All'esterno la cupola è coperta da pareti di piccole lastre di pietra dette chiancarelle utilizzate spesso per la copertura dei trulli.” 
(Giuseppe Amorese, Le cento chiese di Trani, Capone editore,1992).


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