venerdì 28 febbraio 2020

Il figlio di Gea a 110 anni dalla nascita: JACQUES-YVES COUSTEAU






Calypso-Nikkor
Oceanografo e regista francese, nato a Saint-André de Cubzac l'11 giugno 1910 e morto a Parigi nel 1997. Diplomato all'Ecole Navale nel 1930, ha intrapreso la carriera militare in Marina, conclusa poi nel 1957. Quando era  al comando della base navale di Shangai, vi sperimentò un primo equipaggiamento subacqueo: anni dopo, da civile, assieme ad Emile Gagnan, ideò e realizzò il primo tipo di equipaggiamento per lo scuba diving, l'Aqua-lung, il famoso erogatore monostadio Cousteau-Gagnan "Mistral" il quale aprirà le porte del mondo sommerso a migliaia di appassionati. Nel 1963, assieme a Jean de Wouters, Cousteau sviluppò una macchina fotografica subacquea chiamata "Calypso-Phot", che venne in seguito brevettata dalla Nikon diventando la "Calypso-Nikkor" e quindi la gloriosa "Nikonos".
Nikonos

Prima di lui l’oceano era solo una distesa immensa di acqua. Nulla si sapeva del mondo subacqueo e di come esplorarlo  

L'impresa del batiscafo Trieste che raggiunse la Fossa delle Marianne, nel Pacifico si deve a Jacques Piccard nel 1960 e sollevò clamore internazionale. Cousteau, già da ufficiale di marina, nel 1944 creò il gruppo di ricerche sottomarine della marina militare francese, e dopo un incidente stradale che ne precluse la carriera di pilota aereo della marina, si dedicò anima e corpo al Mare e agli Oceani, con la nave Calypso un ex-dragamine ceduto dal proprietario per una cifra irrisoria e simbolica; diresse campagne talassografiche nel Mar Rosso, lungo le coste occidentali dell'Atlantico e nel Mediterraneo. Come cineasta - lanciato dalle TV importanti ed emergenti - realizzò numerosi film sottomarini (Le monde du silence, 1956 che gli è valso l'Oscar nel 1957; Le monde sans soleil, 1964, Oscar 1965; Le voyage au bout du monde, 1976) e pubblicò opere sulle sue ricerche e campagne oceanografiche. Ebbe a dirigere anche il Museo oceanografico di Monaco (1957-87). Divenne Membro dell'Académie française (1989).




Il figlio Jean-Michel  Cousteau, oceanografo, anch'egli, è il figlio di cotanto genitore.  Al padre e alla sua missione ecologista ha dedicato nel 2011 il film biografico Jacques Cousteau : mio padre, il capitano con interviste a chi da lui è stato influenzato:  il regista James Cameron, lo statista russo Michail Sergeevič Gorbačëv, il fotografo Bob Talbot, e tanti altri grandi personaggi. Si pensi che  Tim Tabron lasciò la avviata tipografia per seguire come un apostolo il Capitano nelle sue missioni intorno al mondo. Tanti ragazzini hanno visionato i documentari di Cousteau con lo stesso interesse mostrato per le imprese astronautiche. Anche il nostro Cousteau italiano, il grande Folco Quilici fu abbagliato dal sorriso di questo minuto comandante francese con il copricapo rosso. Anche io sono stato irrimediabilmente influenzato dal basco rosso e da quel sorriso disarmante. Dalla passione marinara e dalla pesca con fiocina passò a diventare il primo ambientalista ante litteram anche su spinta, inizialmente contrastata,  del figlio Philippe, morto giovane nel 1979 in incidente di volo, durante le riprese di un documentario. La capacità di superare dolori, fallimenti e successi consentì al comandante di dire: 


“Non ho ancora finito il mio lavoro Dobbiamo salvare il pianeta”


Non voleva morire perché c'era ancora tanto da fare, diceva al nipote cardiologo. Ci voleva proteggere. La gente protegge ciò che ama e non possiamo amare ciò che non comprendiamo, diceva. Scienza e passione procedono alla luce della insaziabile curiosità dell'Uomo e nello spirito di dover difendere la biosfera minacciata. Inquinamento ambientale, sovrapesca, distruzioni, test nucleari divennero l'argomento preferito nella sua incessante lotta contro la stoltezza. Allora le alterazioni climatiche erano solo una ipotesi. A 110 anni dalla nascita ancora oggi ci risuona come un mantra 



“Non esiste vita senza acqua” 


Nel 2016 è stato girato da Jerome Salle un film biografico dal nome L'Odissea . Un bel film sulla grandezza e solitudine degli uomini che fanno mestieri più grandi dell'umano. 




Lo scomparso Folco Quilici, il Cousteau italiano. 

Un motivo di più per ricordare quanti hanno lavorato e lavorano nel Suo solco senza saperlo ma che lavorano ed operano per il futuro dei nostri figli e nipoti. (achille miglionico)


Si legga precedente articolo:




domenica 16 febbraio 2020

L’animale più longevo: l’incredibile squalo della Groenlandia ( Greenland shark ) #squali




Il parassita che rende quasi cieco lo squalo della Groenlandia: Ommatokoita elongata. E' un copepode parassita bianco-rosato lungo 30 mm, attaccato alle cornee dello squalo della Groenlandia e dello squalo dormiente del Pacifico.Altro parassita è un piccolo crostaceo giallo Aega arctica che pullula nelle pieghe ventrali. 


"Mi ammalo continuamente di Gea. Ho sostituito il mal d'Africa con il mal d'Islanda & paraggi." 


Avere 400 anni di vita non è da tutti: lo squalo della Groenlandia (Somniosus microcephalus) è il vertebrato più longevo del pianeta. Uno studio pubblicato nel 2016 di Julius Nielsen e Coll. su Science e condotto su 28 esemplari femmine ha stabilito che i pesci delle fredde acque del Nord Atlantico, raggiungono i 5 m di lunghezza, crescono appena 1 cm all'anno e raggiungono la maturità sessuale soltanto a 150 anni di età; l'esemplare più grande, sempre femmina, si è calcolato avesse 392 più o meno 120 anni. Insomma potrebbe essere nato tra il 1508 e il 1748. Proprio la lenta crescita sarebbe uno dei fattori del loro successo evoluzionistico: l'esemplare più longevo di quelli studiati - la maggior parte dei quali finita per sbaglio in reti da pesca - era nato magari nel 1600 ed ha nuotato sotto le carene di alcuni esploratori del tempo. Le analisi sono state effettuate datando al radiocarbonio il cristallino degli animali, formato da proteine che non si rinnovano, e che conservava traccia di eventi radioattivi come i test nucleari degli anni '60. Il precedente vertebrato più longevo sino ad ora era la balena artica.

Nielsen J., Hedeholm R.B. et Al., Eye Lens Radiocarbon reveals centuries of longevity in the Greenland shark (Somniosus microcephalus, Science, 12 Agosto 2016, cool. 353, 6300, pp. 702-704. 



Lo squalo della Groenlandia (Somniosus microcephalus) - Eqalussaq per gli Inuit che lo pescano per olio del fegato ecc. - ha quindi una lunghezza da tre a cinque metri, pesa circa seicento chili, ha il muso corto e tondeggiante, corpo sigariforme, pinne relativamente piccole. Partorisce progenie viva. Le acque fredde sono congeniali, quindi le acque del Nord anche superficiali oppure le acque profonde. Ne sono stati avvistati tra mille e duemila metri di profondità. La vista è scarsa ma l'olfatto e finissimo.  
Anche il lemargo (Somniosus pacificus) del Pacifico è uno squalo della famiglia dei Somniosidae. Dato che vive in acque profonde, dove le temperature sono molto basse, l'olio all'interno del suo fegato non contiene squalene, poiché esso potrebbe solidificarsi dando origine a una densa massa non galleggiante. Al posto dello squalene vi si trovano vari composti a bassa densità, come diacilgliceroli (DAG) e triacilgliceroli (TAG, cioè i nostri trigliceridi), i quali mantengono la loro fluidità anche a temperature bassissime. Inoltre, il lemargo (così come il nostro e molti altri squali di acque profonde) non immagazzina molta urea nella pelle, ma elevate concentrazioni di ossido di trimetilammina (un prodotto di scarto azotato, una neurotossina). Questo aiuta il lemargo a stabilizzare le proteine che compongono i muscoli atti al nuoto e gli ormoni digestivi e riproduttivi contro le elevate pressioni e il freddo intenso delle profondità marine. La presenza di neurotossina rende le carni pericolose e disgustose se non trattate (puzzano di urina) e provoca la sbronza da squalo con allucinazioni, atassia, eloquio incomprensibile, comportamenti bizzarri. Gli islandesi utilizzano lo squalo (hakarl) dopo averlo trattato con bolliture seriate (gettando e rinnovando acqua), essiccazione e persino sotterrandolo per far fermentare le carni. Durante la Prima Guerra Mondiale gli islandesi ne fecero uso per la fame, nella Seconda Guerra invece l'isola divenne base intermedia degli Alleati per l'Europa nella morsa nazista e non si soffrì la fame. 
Noto agli Inuit, l'animale è noto anche ai Lapponi (Sami) del mare (che non sembra lo abbiano mai pescato) ed un promontorio del Finnmark si chiama "dello squalo di Groenlandia (Akkolagnjarga).


LO SQUALO DI GROENLANDIA NELLA LETTERATURA: 

Morten Strøksnes



Nel 2015 esce un libro particolare saggio e romanzo: "Il Libro del Mare o come andare a pesca di uno squalo gigante con un piccolo gommone in un vasto mare" (in originale Havboka, Shark) a firma di Morten Strøksnes 

Nato a Kirkenes in Norvegia nel 1965, è scrittore, storico, giornalista e fotografo. Dopo gli studi a Oslo e a Cambridge ha intrapreso la carriera giornalistica. Ha scritto reportage, saggi, ritratti, recensioni per i principali giornali norvegesi. Morten Strøksnes ha pubblicato quattro libri acclamati dalla critica di reportage letterario e di saggistica narrativa, tra cui Un omicidio in Congo. Il suo lavoro Il libro del mare è stato un caso editoriale per il successo  alla Fiera di Francoforte 2015 ed è in corso di pubblicazione in più di 20 paesi.






"Nelle profondità del mare intorno alle isole Lofoten vive il grande squalo della Groenlandia, un predatore ancestrale nonché il vertebrato più longevo del pianeta, tanto che oggi potremmo imbatterci in un esemplare nato prima che Copernico scoprisse che era la terra a girare intorno al sole. Il libro del mare è la storia vera di due amici, Morten Strøksnes e un eccentrico artista-pescatore, Hugo, che con un piccolo gommone e quattrocento metri di lenza partono alla caccia di questo temuto abitante dei fiordi. Un’avventura sulla scia di Melville e Jules Verne che diventa un caleidoscopico compendio di scienze, storia e poesia dell’universo marino: dalle antiche leggende dei marinai alla vita naturale degli abissi, dalla biologia alla geologia e alle grandi esplorazioni oceaniche, dal Leviatano e i mostri acquatici ritratti da Olao Magno nel ’500 alle specie incredibilmente reali di meduse a trecento stomaci, draghi di mare e calamari «lampeggianti». Un viaggio attraverso il Paleocene e gli odierni allarmi ecologici, che spazia dal Libro di Giona al "Maelström" di Edgar Allan Poe, raccontandoci un mondo che ci rimane in gran parte oscuro e che con i suoi misteri custodisce l’origine della vita. Ma Il libro del mare è anche una riflessione sulla storia naturale dell’uomo, che è arrivato a mappare l’intero globo e a navigare tra le stelle, eppure sembra conservare un’ossessione per il mito del mostro, forse per un atavico istinto predatorio, o per la paura dell’ignoto che ancora oggi il mare ci risveglia." 

Un libro scritto da marinai del Nord che imparano a navigare e pescare sin dalla tenera età, come spesso è accaduto anche nel Mar Mediterraneo. Un pescatore di Trani di sessanta anni mi ha raccontato che all'età di nove anni era sulla barchetta a pescare - da solo - quando il mare montò sotto un grecale-levante poderoso e rientrò remando per diverse ore, stremato. Un bambino. Dal porto nessuno si mosse fuori. Riuscì ad approdare (come?) e quando il padre burbero e violento lo vide, lo rimproverò: "Solo ora ti ritiri?", si limitò a dire. Naturalmente non tutti i genitori sono così nefasti ma in tutti i racconti, belli e buoni,  la conclusione la trae solo il mare, padrone di tante vite. E così apprendiamo di quel vasto gorgo causato da scontro di correnti e maree che è il Maelstrom. IL Moskstraumen  è il più famoso dei maelstrom, quello reso famoso da Poe e Verne. Il Saltstraumen è nei pressi di Bodo, Norland. Lo Storsjott di Vestfjorden è simile, legato alle maree sigiziali. Il Vestfjorden di cui si parla nel libro sarebbe il west fjord, tra l'arcipelago delle Lofoten ed il distretto di Salten. Un tributo di tante barche, tanti orfani e vedove, scrive l'A. Ma anche paesaggi solenni dove non riusciamo ancora a turbare
la natura neanche con rumorosi potenti fuoribordo che sembrano ronzii nel solcare le acque. Lì il mare sembra anche tranquillo per l'aspetto oleoso in quanto "l'acqua si muove densa e pigra, come gelatina galleggiante", "come un bianco metallo liquido". Ma ecco profilarsi all'orizzonte una linea arcuata, magari una onda anomala, magari è lo     Storsjott che creerà scontri tra correnti e valanghe di massa acquosa.  Ci vuole esperienza di anni e fortuna perché, come dice Hugo "le barche sembrano amabili, capaci, solerti, belle - oppure difficili, attaccabrighe, sì, addirittura sleali". Come dice il mio amico Sergio: "al mare si da del Lei...". (achille miglionico)





"La notte dormo con la finestra aperta. C'è solo una brezza leggera nell'aria e il tenue sciabordio del mare contro gli scogli filtra attraverso la membrana del sonno. Sul lato esterno delle Vesteralen hanno una parola tutta loro per indicare il suono del mare che arriva dalla finestra della camera da letto in una mite notte d'estate, lambendo dolcemente la battigia: sjybardurn. " (pag 83, IL LIBRO DEL MARE di 

Morten Strøksnes


INFORMATICA-MENTE: DAL SÈ INTRAPSICHICO AL SÈ RELAZIONALE Tra cibernetica e metapsicologia

  Antonio Damasio, neuroscienziato portoghese *Pubblichiamo, su richiesta di Colleghi e per facilitare la ricerca, questo articolo scientifi...