venerdì 24 novembre 2023

VIOLENZA, VIOLENZA & #VIOLENZA Conversazione con uno psichiatra #Disgusto morale. dinanzi a #Guernica, dinanzi alla follia della #guerra e della #violenza

 


Guernica di Picasso 




Per questa conversazione abbiamo scelto  in Redazione il quadro di Guernica perché evoca lo sgomento dinanzi alla violenza interumana, qualunque tipo di violenza. 

Il quadro con il cubismo che lo domina ben rappresenta quella che in psicodinamica chiamiamo pars destruens dell'Uomo. Nel dipinto tutto è a pezzi, smembrato e delocalizzato,  come succede nelle deflagrazioni. Qui guerra è sinonimo di violenza:  individuale, di coppia o di gruppo, organizzata o disorganizzata, non ha importanza. Il contrario di pace.
 
Non si può tacere sulla ondata di violenza interumana senza precedenti che imperversa sui media. Che cosa ne pensa un esperto di mente umana? 

Ho dubbi sulla esasperazione mediatica del concetto di esperto. Che cosa ne penso? Pensare è parola grossa. Si cerca di riflettere senza farsi contagiare dalla rabbia sociale e dai partitismi. Prevale il vissuto di un uomo e di un cittadino europeo che crede nelle istituzioni sociali e di tutela anche quando esse sono in palese crisi. C'è un grande bla-bla nei dibattiti sui media. Avete notato? anche lì riproduciamo scontri anche quando siamo tendenzialmente d'accordo. I talk show  televisivi - siamo il Paese con il più alto numero di questi programmi - si sono trasformati nel tempo in palchi ideologizzati, talora violenti più per ricerca di audience che di verità condivise.   Ideologie parziali e contaminate imperversano sui cd social - che io chiamo (dis)social - e rimbalzano in tv,  sulla stessa stampa che rischia di essere più partitica dei partiti politici stessi (che stanno cedendo il posto ai movimenti populistici). Una volta esistevano testate giornalistiche di partito e lì trovavi quello che cercavi, verità parziali. Oggi abbondano giornali dai titoli accattivanti che si atteggiano a difensori di "libertà", "verità" ecc ma in realtà vi si leggono contenuti e titoli lapidari colmi di odio e intolleranza, incolti, talora consapevolmente disonesti come taluni direttori (ir)responsabili... Poi ci sono a complicare il campo già smisurato della comunicazione fonti robotiche o umane tese a destabilizzare e creare violenza  

C'è ancora spazio per il buon senso e per veri giornalisti indipendenti? per commentatori intellettualmente onesti?

Affermativo. Su alcuni canali televisivi e piattaforme. Però fuori delle invadenti lottizzazioni politiche che stanno contaminando l'informazione e fomentando incertezza populistica in Italia e nel mondo. Il populismo esercita una forte attrazione sia su chi aspira a incrementare potere sui cittadini  sia su chi sarà comandato dal capo-popolo.  Mundus vult decipi - si potrebbe dire in latino - Ergo decipiatur, cioè il mondo, il popolo (populus non vogliamo dire vulgus)  vuole essere gabbato, preso in giro e lo sia. 

E' notizia dell'ANSA di questi giornii: in Argentina ha stravinto le presidenziali un soggetto detto "motosega" che è piaciuto a Trump, il che è tutto dire, e probabilmente piace al deposto Bolsonaro, all'ipercinetico Salvini, ed altri sovranisti, suprematisti ecc ecc., insomma a chiunque mini alle fondamenta l'edificio democratico e liberale e l'edificio europeo. Ora Javier Milei, di cui attendiamo le prodezze mentre brandeggia un Black&Decker in parlamento, è un soggetto submaniacale, clownwesco, pericolosamente instabile, ultraliberista, "anarcocapitalista" di cui certo l'Argentina (e il mondo) non aveva bisogno nella fase di crisi politico-economica che sta vivendo. Ha vinto Caligola? Perde Marco Aurelio? Ma è il problema morale a farmi riflettere: come è possibile che un nobile Paese come l'Argentina (che amo e rispetto) decida di farsi governare da un autentico bluff a quaranta anni dalla dittatura militare che procurò tra il 1976 e il 1983 oltre quarantamila "scomparsi" (desaparacidos) tra dissidenti e oppositori della Giunta Militare? Soffriamo di Alzheimer e non ricordiamo? oppure non conosciamo la nostra stessa storia? Ho visto negli anni Duemila con i miei occhi a Buenos Aires cortei ogni giovedì, una sorta di flash mob  delle madri e dei figli in ricordo degli scomparsi. Un numero imprecisato di vittime fu fatto precipitare dagli aerei militari sul pack delle Ande o in mare. Senza paracadute. Un orrore. Eppure anche in Olanda, la civilissima Olanda, vince le elezioni un estremista di destra anti-islamico ed euroscettico, Geert Wilders. Sono perplesso, anzi costernato.

In Europa e nel mondo abbiamo consensi sovranisti,  in Italia abbiamo un governo definito dalla stessa stampa tedesca "fascistoide". Insomma  tra guerre in atto, crisi economiche mondiali, riscaldamento globale e minaccia reale alla biosfera e questi rigurgiti nazionalisti paranoidi che estrudono l'Altro e il diverso-da-noi è arduo  prevedere il futuro. 

Invece dobbiamo essere saldi e reagire nel presente. Non tacendo mai. Come stiamo facendo nel nostro piccolo. Certamente colpiscono al cuore  alcuni titoli delle rassegne-stampa ove troviamo frasi di assurda intolleranza che potrebbero ben figurare in Mein Kampf. 

Come INCULTURA e SIEB abbiamo imparato e lo ripetiamo da tanto come un mantra: la relazione tra individui è in crisi e viene vissuta come potenziale scontro e non come possibilità di incontro. Bisogna reintrodurre la mediazione.

Già. Quando ci si rivolge all'Altro è quasi sempre un monologo, come nei messaggi vocali di Wup. Certe volte sorrido a vederli usare questi messaggi vocali: ci vogliono ore per mettersi d'accordo anche per una pizza quando sarebbe tutto più sbrigativo ed efficace parlarne in conversazione. Figuriamoci la difficoltà di allestire tavoli diplomatici.

E' vero i monologhi prevalgono sui dialoghi. 

Ho incrociato una scolaresca di nipotini gioiosi e variopinti che andavano a manifestare in piazza cittadina per la Pace o contro la Violenza. La differenza tra una guerra tra individui e tra nazioni è solo quantitativa. Loro, i piccoli che ci osservano e ascoltano anche quando crediamo che siano distratti dal gioco, sanno poco del mondo ma sanno soffrire più di noi adulti quando sono lacerati nella memoria. Vedendoli sul marciapiedi formare una improbabile e movimentata fila - mani nella mano e non litigiosi - mi si è riaperta la strada alla speranza. Sono il sorriso della Natura i cuccioli.

Come spiegare ai piccoli eventi brutali che anche i grandi non comprendono o non vorrebbero comprendere?
 
Con sincera genuinità. Ieri nel mentre la mia nipotina di cinque anni mi faceva vedere un suo bel disegno perché lo approvassi nel gioco infinito di affetto tra nonno e nipote, ho commesso un grave errore pedagogico: nel mentre intravvedevo in tv le violenze in atto su DONNE (altra piaga della umanità) mi è sfuggito attraverso i denti il commento di  ”spaventoso”. Era ovviamente riferito alle nefandezze compiute da un giovane uomo su una giovane donna ma ho sbottato in preda a disgusto morale - non ho altro per descrivere il coacervo di tristezza e rabbia che provo come tanti dinanzi a tante morti assurde e inutili. La nipotina dinanzi al mio commento è scappata via piangendo pensando che il commento fosse rivolto al suo disegno: accidenti, in un attimo per errore la stavo perdendo malgrado cinque anni di amore. 

Come è facile distruggere e quanto è difficile costruire. 

L’ho raggiunta, abbracciata in silenzio e poi le ho spiegato l’equivoco. Forse mi ha capito. Che fatica emotiva per entrambi. Come spiegare ai piccoli le brutture di questo mondo degli ultimi tre anni è impresa per cui non invidio maestri ed educatori nel lavoro quotidiano. E' più facile insegnare loro come difendersi da un terremoto che da un attentato terroristico, un atto criminoso. 

Le guerre sono un tuffo nel passato e pregiudicano presente e futuro. Tutti i contendenti perdono anche quando si vince. 

Eppure se guardo alla mia vita biologica, pur essendo nato nel dopo-guerra di uno degli eventi più disastrosi della storia umana, ho vissuto troppi eventi bellici, da cui non è mai sortita alcuna stabilità geopolitica duratura. Le guerre sono una enorme idiozia (stultitia in latino), sono solo  dei tritacarne di esseri viventi (anche di animali cui si pensa poco) anche quando sono “fredde” oppure "calde" ma apparentemente circoscritte. 

Come mai?

Il primus movens della violenza umana - quando non è motivata da istinto di sopravvivenza propria e altrui - è la sete di potere sull'Altro, quella perfida abilità  che esercita un felino con la sua preda oppure un omicida seriale mantenendo in vita una vittima per averne il possesso assoluto. Questo possesso assoluto sull'Altro è anche alla base della catena infinita di femminicidi che non ci fa più dormire sonni tranquilli. Il Potere, la Lotta per il Potere che è la denominazione di un gioco transazionale: Struggle for Power è gioco descritto da Claude Steiner inizialmente nelle organizzazioni profit ma che interferisce anche nella gestione di una riunione di condominio. Il Potere è una vera droga.

Il discusso politico Andreotti diceva che il Potere logora chi non ce l'ha. Abbiamo sempre qualche mente imperialista e/o criminale che trae vantaggio e potere da condotte aggressive.  

Naturalmente si può differenziare tra guerra offensiva e guerra difensiva, tra legittima difesa e offesa. Vi è sempre qualcuno da cui difendersi sia ai confini nazionali che al di qua dei confini, nelle città stesse, in metropolitana, nella vita di ogni giorno, perché il male si traveste, è proteiforme. 
 
Questo mondo sta girando male. 

In questa fase storica sembra prevalere la pars destruens nella attualità, abbiamo smarrito vecchi e comunque obsoleti equilibri geopolitici senza riuscire a trovarne di nuovi e stabili. Prima di morire a Londra Sigmund Freud, esule a causa delle leggi razziali nella sua Austria annessa arbitrariamente dal Terzo Reich, aveva intuito che accanto alla pulsione di vita (Eros, libido) alitava la pulsione di morte (Thanathos, mortido): di lì a pochissimo scoppiava la Seconda Guerra Mondiale che macellò oltre sessanta milioni di uomini. Per eventi scaturiti dall'Uomo stolto. Al resto ci pensa già la Natura. Si consideri che la Pandemia COVID-19 ha mietuto circa sette milioni di morti nel mondo sino ad oggi. La cifra è stata frenata solo dalle grandi campagne vacciniche altrimenti avrebbe magari eguagliato il numero di decessi della pandemia spagnola da virus influenzale H1N1 (50-100 milioni) a cavallo della fine della Prima Guerra Mondiale. Ma noi non impariamo molto dagli eventi catastrofici naturali. E qui si apre un altro discorso che ci potrebbe lontano dalla riflessione sulla violenza umana. 

I morti non si contano più anche nei flussi migratori incessanti che investono l'Europa e l'Occidente. La violenza sembra sdoganata anche nel quotidiano dei Paesi in pace: crimini efferati, attentati, femminicidi, ruberie a vari livelli, anche istituzionali. La decadenza etica e morale, l'odio mediatico talora appaiono incontenibili.
 
Ora però non rendiamo una riflessione amara come una sentenza. "Il mondo è pieno di brave persone che fanno brutte cose" diceva Poirot in una serie tv a lui dedicata. Lo sappiamo di più perché le notizie volano più degli aerei. In realtà nel mondo le persone ok sono la maggioranza ma fanno meno "rumore" e notizia. Dobbiamo stringerci e opporci alla violenza. Per esempio bisogna contrastare la violenza di genere lavorando anche come volontari nelle scuole: lì si formano i primi odi e il bullismo è entrato nelle primarie. Candidiamoci come esperti volontari a parlare ai piccoli affinchè emergano emozioni e tolleranza, impariamo ad ascoltarli, a prevederli. Teniamoli lontani dalla sfrenata digitalizzazione dando ai genitori - per esempio con parental Group - consapevolezze di ruolo e potere nella comunicazione familiare nonché utili strumenti coerenti psicopedagogici.

Sta parlando di una nuova Alleanza Didattica a scuola che coinvolga docenti, discenti e genitori. Perché nessuno si senta solo ed inascoltato. 

Mai come oggi è da attuare. Nella vita di tutti i giorni, nella nostra vita di tutti i giorni. Dice un detto spagnolo: Piensa globalmente, actua localmente. Pensiero globale ma azioni individuali. Sono i singoli che salvano la collettività. Invece di lamentarci della sporcizia cittadina  raccogliamo noi la plastica da terra da altri gettata. Io lo faccio anche per mare, dalla barca raccolgo buste e polistirolo per un corretto conferimento mentre qualcuno dal molo ci deride. Fa niente. Lo faccio per i nipoti. 

(Pietro Grippo intervista Achille Miglionico)





martedì 14 novembre 2023

FIGLIO DI UNA STIRPE MASSACRATA (2023)





FIGLIO DI UNA STIRPE MASSACRATA (2023)

 

 

Un minimo di speranza, un grido di sofferenza

Volevo uscire da questa gabbia immortale

Il destino marchiato mi guarda mentre sbatte in faccia la verità 

La tristezza grida ai cieli immortali della disperazione

Credevo soltanto di aver allontanato me stesso dalla realtà

Ma ora so chi è morto e chi guarda pronto a bersagliare

Freddo e incosciente di ciò che gli hai fatto

Che cosa volevi dirmi riguardo quella creatura?

 

Volevo uscire dalla gabbia ma

I cieli hanno oscurato la via

L’oscurità si fa strada perdendo potenza

Ormai le basta esistere

E da questo momento rinfaccia il male e la vergogna

So quando saremo liberi

So quando saremo chi siamo

Solo noi sappiamo come liberarci dal tormento

Chiusi dal fomento e dalla follia

Speriamo solo di trovar la via

Grida ogni tanto, ti scongiuro 

Chiedo davvero perdono

 

Il figlio sta perdendo la ragione

Calpestato e immortalato si siede accanto alla verità 

E conta le stelle assieme ad essa

Loro sanno a cosa vanno incontro

Ma ridendo e piangendo andranno via

Chiamando fuoco e vita a distruggere ciò che è appena dietro i loro passi

Perdonami presto, fatti strada nell’incoscienza

E chiedi di morire

 

CUFE Gabriele (2006)

 

Dialogo con una creatura in gabbia? Scritta di getto da adolescente dinanzi ad una perdita lontana. Ispirata a Ian Curtis (cantante deceduto nel 1980, membro dei Joy Division, gruppo post-punk).

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