mercoledì 4 settembre 2024

QUANDO NON C'E' NESSUN MOVENTE #criminologia #psichiatria forense. Intervista allo psichiatra dr. Achille Miglionico

 

QUANDO IL MOVENTE E':  NON C'E' NESSUN MOVENTE

Intervista medico-medico allo psichiatra dr. Achille Miglionico

 

 

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- Poirot in uno dei film sentenzia duro al suo interlocutore che dubita del movente di delitto: "C'è sempre un movente". Oggi non è sempre così in tanti omicidi che affollano i notiziari. Dalla strage di Erba del 2006 alla strage di Paderno Dugnano di oggi ma anche nell'omicidio  di Sharon Verzeni, commesso da Moussa Sangare, emerge la perplessità del "senza senso". Ci puoi aiutare a capire?

- Ultimamente disegnare un profilo criminologico è divenuto più difficile, persino a posteriori in quanto si intersecano nella società liquida e nelle agenzie educative  cofattori multiculturali, precarietà economiche, storiche e geopolitiche, influenze e/o condizionamenti da parte della Rete e dei social. Di certo il processo di individuazione di un adolescente  si è ulteriormente complicato ("liquefatto" in alcuni casi?) rispetto alle generazioni precedenti e questo ha a che fare con la globalizzazione e la supremazia digitalica; si aggiunga anche la crisi enorme delle istituzioni scolastiche e della cultura in genere. 

- In fondo gli educatori sono le stesse persone che in famiglia incontrano difficoltà relazionali e difettano di autorevolezza coi propri figli. 

- Quando lavoriamo con il SIEB nelle Scuole, è palpabile lo smarrimento e per esempio osserviamo un lacunare e contrastato rapporto intra-staff e soprattutto tra docenti-discenti-genitori. La alleanza didattica che un tempo era quasi scontata oggi è un ricordo vago: aggressioni non solo verbali da parte di genitori e alunni non sono novità. 

- Tanti altri ruoli sono in discussione, anche quello degli operatori sanitari. Le aggressioni al personale sanitario si moltiplicano. 

- Lo insegniamo da anni nelle organizzazioni, i conflitti generano confusione di ruoli e la diffusione dei ruoli genera conflitti. 

- Siamo divenuti più centrati su noi stessi e competitivi?

- Sicuramente i più sono meno disposti al dialogo ed al confronto, quindi la relazione è più simmetrica che complementare. Siamo tendenzialmente autoreferenziali e "documentarsi" su un argomento anche tecnico con Internet fa di noi già un "esperto". Sono i cd laureati in Internet. I social sono una vetrina narcisistica e se prevale l'Io rispetto al Noi, non vediamo più gli Altri con gli stessi occhi; assieme alla importanza dell'Altro, scemano  la empatia ed il rispetto. La relazione, come noi diciamo spesso quasi in uno slogan, è scontro invece che incontro. La stessa competenza empatica è meno riscontrabile persino nelle professioni di aiuto che ne erano lampante esempio: medici che non ti guardano in viso al pronto soccorso li ho notati anche io e nei corsi di formazione a operatori sanitari non diamo più per scontato la inclinazione "Salvatoriale": motivazione e passione talora sono secondarie a considerazioni economiche e di mercato nella scelta del lavoro ("faccio il pompiere perchè ho letto che servono pompieri"). 

Ma la responsabilità dove va ricercata?  

- E' un processo storico inarrestabile. Le varie agenzie educative, la famiglia e la scuola, lasciano poco il segno se sono in contrasto. Se un genitore sconfessa l'altro la coppia parentale perde potere comunicativo; se un genitore protegge e  dà sempre ragione al figlio anche quando mette in atto un comportamento non ok,  non fa un favore al suo futuro; se disconferma l'istituzione scolastica, accusando il docente, svilisce la importanza di chi apprende e di chi insegna. 

- Ci fai un esempio?

 -"Quando i figli sbagliano i genitori si inferociscono e difendono ad oltranza ..." recentemente mi ha detto sconsolata Emanuela, madre di 34 anni parlando di una violenza subita in spiaggia da suo figlio. Quando lei si è permessa di richiamare con calma e tranquillità il bulletto, la donna è stata aggredita dalla madre del bullo che ha gridato in aperta sfida: "Come ti permetti?!" minacciando lei di alzare le mani. "E' tuo figlio che alza le mani! Non il mio!  Fatti avanti con me se hai il coraggio e ti faccio vedere io!" Il tutto davanti a tutti, coram populo.  Quel bambino è stato già vittima di bullismo a scuola ove gli hanno tagliuzzato tutto lo zaino nuovo. "Anche qui hanno negato l'evidenza" narra Emanuela. Episodi di questo genere, ove lo scambio tra vittime e persecutori delinea il gioco berniano di "Ti ho beccato", accadono ovunque, all'angolo della strada, in coda all'ufficio postale, ai colloqui con i professori, in caserma, in ospedale. In Kenya, nella missione di Sagana,   un maestro di etnia kikuyu si lamentava già nel 2013 con noi medici del fatto che prima ogni adulto del villaggio aveva il diritto-dovere di istruire e riprendere un ragazzo per comportamenti inappropriati: "Tutti educavano nel villaggio. Non capisco. Da un po' di tempo se sgridi un ragazzo accorre il padre che sgrida te e ti chiede come ti sei permesso..."

- Problema globale dunque. In effetti la rabbia e la violenza appaiono sdoganate. La educazione e rispetto perdono il loro peso sociale. I media e la politica offrono modellamenti mediatici discutibili al riguardo... 

 - Il processo di frammentazione e contrasto delle agenzie educative non è nuovo ma in questo ultimo ventennio si è imposto un nuovo processore di dati, assai potente: il Web. Navigare in Internet è stata la grande rivoluzione culturale ma ora Internet naviga in noi attraverso gli smartphone comparsi proprio all'ingresso nel nuovo millennio. Ecco che tra le agenzie educative se ne è interposta una nuova, invadente e pervasiva, la Rete informatica. Un nuovo Genitore Sociale con fonti informative ambigue e modelli incontrollabili e spesso facili da occultare alla sorveglianza degli educatori. Questo Genitore Sociale è in competizione e spesso in contrasto con le agenzie educative tradizionali (che già confliggono tra di loro).

- Non si riesce a regolamentare l'uso degli smartphone in famiglia e neanche a scuola: è notizia di questi giorni che saranno banditi in Francia alle scuole medie superiori. Troppo tardi? 

Si può sempre rimediare con opportune misure. E' un bene che qualcuno si accorga che una conquista tecnologica non sempre è un vantaggio evolutivo. Il dato di fatto è che si legge sempre meno e si legge solo quello che si "scrolla" casualmente (in realtà decide un algoritmo per noi). Se un cervello non legge e scrive perde abilità linguistiche e psicolinguistiche, perde la capacità di organizzare il flusso delle idee, di elaborarle in uno alle emozioni, di esprimere con la parola. C'è chi indica l'incapacità di usare in modo efficace le abilità di lettura, scrittura e calcolo con il termine di analfabetismo funzionale o illetteratismo. Per quello che concerne il lavoro di psicoterapeuta la incapacità di descrivere e narrare il proprio disagio si traduce in difficoltà cliniche e operative. 

- Quindi il calo delle relazioni reali in favore di quelle virtuali non aiuta. Basta girarsi in un treno o in ristorante per vedere che la gente si rapporta più con il gingillo elettronico che con il vicino di sedia. Lo facciamo noi stessi. Una volta ci si trincerava dietro un quotidiano stampato per non parlare in treno. 

 

- Anche prima in Italia non eravamo grandi lettori rispetto all'Europa. Ricordo che si leggevano i quotidiani sportivi in primis. Comunque ora i dati ISTAT al riguardo sono preoccupanti e se li si collega ai dati INVALSI sulla comprensione dei testi ecc non c'è da essere ottimisti. I libri cartacei riempiono vuoti  mentali di ogni tipo e i romanzi ci fanno capire che non siamo i primi e unici al mondo ad avere trame, problemi ed emozioni.

- Comincio a comprendere quel vuoto, cui si allude e che talora viene riferito dai ragazzi.

- Noi abbiamo bisogno dell'Altro. La scienza ci ricorda che il Sé si forma con la intersoggettività. Tante persone e tanti adolescenti sono sì nella folla ma sono soli in compagnia.  E se non si parla, soprattutto tra coetanei, aumenta il vuoto relazionale, si diventa autoreferenziali. A chi comunicare il vissuto amaro che provo? all'amico che mi deride dicendomi che sono un debole o che vuole solo parlare di "cazzate"? mi scarico buttandomi dentro ad un videogioco di combattimento? metto in atto il voyerismo informatico e mi guardo vetrine tiktokizzate? Rimango chiuso in stanza? Ci bevo su? mi faccio "sballo" con abuso di sostanze? Come comunicare il vuoto relazionale che si fa esistenziale? Se poi in una famiglia ci sono gravi problemi o il problema è comunicare, la disfunzione cresce, si trincera e invalida. In studio vedo sfilare nerd di ogni età adolescenziale. Un giovane suicida ha lasciato scritti senza lettore alcuno che la madre, piagata dal dolore, edita postumi quasi per farlo tornare in vita. Oramai non si può nascondere che la principale causa di morte in adolescenza, dopo gli incidenti,  sono i suicidi. In studio, specie dopo la pandemia di Covid, vediamo tanti giovanissimi. Il calo di relazioni reali e il calo di prestazioni, i comportamenti ossessivi e fobici allarmano i genitori che chiedono di seguire i figli. Ma c'è una quota di ragazzi che sfuggono e vanno individuati come soggetti a rischio grazie alla osservazione di altri soggetti, insegnanti,  zii, senza i para-occhi che indossano taluni genitori, spesso nonni che non si accontentano di realtà edulcorate.

- Come si arriva dal vuoto, dal nichilismo, dal senso di inutilità a fare del male agli altri?

 - Quando la rabbia non si può esprimere al di fuori di sé diventa autoaggressività oppure la rabbia inespressa diviene un agito violento che tenta come un parafulmine di scaricare tanta energia e si aggredisce l'Altro. Si può essere rissosi ma il confine con la morte non è netto. Non ha senso neanche pestare a morte un poverino disteso a terra fuori di una discoteca come Omar Bassi, Nicolò Ciatti e tanti altri sventurati, spesso casualmente prescelti. Talora si uccide e ci si uccide.

- Qualcuno parla di raptus.

- La psichiatria non concorda. Non esistono raptus (se non in rari casi di schizofrenia), sfatiamo questo equivoco che serve più ai legali e giornalisti. Come dice anche Paolo Crepet quello che è successo a Paderno Dugnano "non è successo dal lunedì al martedì" malgrado si parli di famiglie "modello" e persone "solari". Ci sono sintomi e segni clinici non colti prima di certi agiti e non è semplice discontrollo degli impulsi o disturbo esplosivo intermittente. Crepet ci va duro quando dice che certi genitori sanno in tempo reale i voti dei figli (anche per contestarli, dico io o per fare confronti inutili) ma poi ignorano con chi escono i figli alle tre di notte. Al di là della cruda affermazione è vero che i genitori ci sono quando non dovrebbero esserci e talora non ci sono quando dovrebbero esserci. Ha ragione Crepet quando dice che la società così come si è andata strutturando "isola" il giovane. Il vuoto di cui parlavamo. Concordiamo con lui ed altri specialisti quando ci si propone come obiettivo primario di rendere la Scuola il set principale di ogni intervento da condurre a livello cognitivo ed emotivo per individuare difficoltà e affrontarle. Noi insistiamo sulla necessità di attuare e rendere solida la alleanza didattica tra genitori-docenti-studenti : si devono perseguire finalità uniche di in-formazione e formazione per combattere isolamento, bullismo, e ogni forma di prevaricazione; per educare alla libertà, alla tolleranza e rispetto della diversità; per aiutare l'adolescente a riconoscere il malessere proprio ed altrui e fare giusti invii.  

 - Tornando alla strage e al non-senso, alla apparente assenza di movente?

 - Nel lontano 1996 pubblicammo con altri  AA. (1) un case report dal titolo "Diagnostica e Copione in un caso di psicopatia omicida". Un contributo innovativo in quanto inquadrava in ottica criminologica e analiticotransazionale la lettura degli output e acting di un potenziale SK (omicida seriale). Attuale in quanto lo stesso omicida parlava con ottima cultura di essersi ispirato ad una fonte letteraria per compiere i suoi gesti efferati: la teoria dell'atto gratuito quale si evince nel romanzo sotie di Andrè Gide "I sotterranei del Vaticano" (1914). Come ebbe a dirci lo stesso omicida  "l'atto gratuito consiste in un atto compiuto al di là di ogni valore etico, al semplice scopo di ricercare la propria libertà" (= dall'angoscia del copione). Nel libro Todo modo Leonardo Sciascia, (1974) si rifà a Gide - e lo cita - , descrivendo l'omicidio come atto gratuito, commesso sia da Lafcadio (di Gide), sia dal pittore (rimasto anonimo) protagonista del giallo di Sciascia. Un poster simile richiamava suggestivamente quello espresso dallo psicopatico protagonista del discusso film "Natural born killers" di Oliver Stone (1994). Per non citare La banalità del male: Eichmann a Gerusalemme, il famoso saggio della filosofa Hannah Arendt (1963). Insomma il non-sense, il non-senso esiste da sempre, soprattutto al servizio di Thanatos (θάνατος).

- Quando Homo sapiens fa del Male solo per il Male e non c'è alcun motivo. Ha ragione, Collega, a citare la Harendt. Nel mentre procede la intervista, ho sfogliato on line le News dell' ANSA. Tra le ultime trovo: "Paderno Dugnano, il 17enne autore della strage: è stato un atto 'come di emancipazione' " Ha affermato che voleva essere "libero dalla famiglia".

- E della famiglia si è liberato. Appunto senza movente. Un atto gratuito alla Gide. Molto triste. Attiviamoci.

- Grazie Collega del tempo. Torneremo sul tema se non ti dispiace. A maggior ragione perchè il SIEB organizza per Novembre 2024 la attesa GIORNATA FORENSE.

- A presto. 
 

 

 

 

intervistatrice: dr.ssa Martina Tatoli MD.



NOTE

(1) Miglionico A, Martucci E., Nicola D'Introno, Corfiati L., Diagnostica e Copione in un caso di psicopatia omicida, in AA. VV., T.A. Papers, Tribute to Eric Berne, Ed. scient. Ist. Osp. Opera Don Uva, IAT, SIEB, Ed. Don Uva, Bisceglie, pagg. 11-119, 1996.



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