mercoledì 26 gennaio 2011

La foto più angosciante mai scattata da strumento umano: Pale Blue Dot

Ci sono foto che ci fanno riflettere come e più di qualunque testo filosofico o mistico-religioso. Chi non ha provato lo stupore (nel senso di stupor, con tanto di paralisi passeggera) nell’impattare alcune foto in bianco e nero della Agenzia Magnum? o di Robert Capa o di Henry Cartier-Bresson (che ne furono tra i fondatori)? La foto, che pur “congela” un attimo fuggente, è per Cartier-Bresson “azione” mentre “il disegno è meditazione”: in realtà la foto è “azione” per chi scatta la foto ma è “meditazione” per chi fruisce dell’opera d’arte.
Nel 2001, in un articolo su Space.com, Ray Villard del Space Telescope Science Institute e Jurrie Van der Woude del Jet Propulsion Laboratory hanno votato la foto nota come Pale Blue Dot come una delle 10 migliori immagini scientifiche dello spazio di tutti i tempi. Non possiamo che essere d’accordo come lo sarete anche voi al termine di questo articolo.
In effetti noi abbiamo altre foto dallo spazio che fanno riflettere: il tramonto della Terra dalla Luna oppure la Terra e la Luna ritratte dalla sonda Galileo nei pressi di Marte. Stupende e tristi contemporaneamente in quanto ci richiamano la nostra finitezza e la allarmante solitudine dell’Uomo.





Ma questa foto denominata Pale Blue Dot è molto di più ed, in quanto più spoglia di “elementi”, è immagine addirittura fonte di angoscia, angoscia che va al di là della Angst freudiana e tocca la angoscia antropologica.



Sì signori quel puntino cerchiato siamo noi.
La Pale Blue Dot (in italiano “pallido punto blu”) è una poco conosciuta fotografia del pianeta Terra scattata nel 1990 dalla sonda Voyager 1, quando si trovava a sei miliardi di chilometri di distanza. L'idea di far girare la fotocamera della sonda e scattare una foto della Terra dai confini del sistema solare è stata dell'astronomo e divulgatore scientifico Carl Sagan (1934-1996), anche autore di fantascienza (da Contact fu tratto il film omonimo del 1997). Di seguito il suo commento alla foto.

Text from Carl Sagan, Pale Blue Dot, Random House, 1994
Look again at that dot. That's here. That's home. That's us. On it everyone you love, everyone you know, everyone you ever heard of, every human being who ever was, lived out their lives. The aggregate of our joy and suffering, thousands of confident religions, ideologies, and economic doctrines, every hunter and forager, every hero and coward, every creator and destroyer of civilization, every king and peasant, every young couple in love, every mother and father, hopeful child, inventor and explorer, every teacher of morals, every corrupt politician, every "superstar," every "supreme leader," every saint and sinner in the history of our species lived there-on a mote of dust suspended in a sunbeam.
The Earth is a very small stage in a vast cosmic arena. Think of the rivers of blood spilled by all those generals and emperors so that, in glory and triumph, they could become the momentary masters of a fraction of a dot. Think of the endless cruelties visited by the inhabitants of one corner of this pixel on the scarcely distinguishable inhabitants of some other corner, how frequent their misunderstandings, how eager they are to kill one another, how fervent their hatreds.
Our posturings, our imagined self-importance, the delusion that we have some privileged position in the Universe, are challenged by this point of pale light. Our planet is a lonely speck in the great enveloping cosmic dark. In our obscurity, in all this vastness, there is no hint that help will come from elsewhere to save us from ourselves.
The Earth is the only world known so far to harbor life. There is nowhere else, at least in the near future, to which our species could migrate. Visit, yes. Settle, not yet. Like it or not, for the moment the Earth is where we make our stand.
It has been said that astronomy is a humbling and character-building experience. There is perhaps no better demonstration of the folly of human conceits than this distant image of our tiny world. To me, it underscores our responsibility to deal more kindly with one another, and to preserve and cherish the pale blue dot, the only home we've ever known.

«Guardate di nuovo quel puntino. È qui. È casa. È noi. Su di esso, tutti quelli che amate, tutti quelli di cui avete mai sentito parlare, ogni essere umano che sia mai esistito, hanno vissuto la propria vita. L'insieme delle nostre gioie e dolori, migliaia di religioni, ideologie e dottrine economiche, così sicure di sé, ogni cacciatore e raccoglitore, ogni eroe e codardo, ogni creatore e distruttore di civiltà, ogni re e suddito, ogni giovane coppia innamorata, ogni madre e padre, figlio speranzoso, inventore ed esploratore, ogni predicatore di moralità, ogni politico corrotto, ogni "superstar", ogni "comandante supremo", ogni santo e peccatore nella storia della nostra specie è vissuto lì su un minuscolo granello di polvere sospeso dentro ad un raggio di sole. La Terra è un piccolissimo palco in una vasta arena cosmica.
Pensate ai fiumi di sangue versati da tutti quei generali e imperatori affinché, nella gloria e nel trionfo, potessero diventare i signori momentanei di una frazione di un puntino. Pensate alle crudeltà senza fine impartite dagli abitanti di un angolo di questo pixel agli abitanti scarsamente distinguibili di qualche altro angolo, quanto frequenti i loro malintesi, quanto smaniosi di uccidersi a vicenda, quanto ferventi i loro odi. Le nostre ostentazioni, la nostra immaginaria autostima, l'illusione che abbiamo una qualche posizione privilegiata nell'Universo, sono messe in discussione da questo punto di luce pallida. Il nostro pianeta è un granellino solitario nel grande, avvolgente buio cosmico. Nella nostra oscurità, in tutta questa vastità, non c'è nessuna indicazione che possa giungere aiuto da qualche altra parte per salvarci da noi stessi.
La Terra è l'unico mondo conosciuto che possa ospitare la vita. Non c'è nessun altro posto, per lo meno nel futuro prossimo, dove la nostra specie possa migrare. Visitare, sì. Abitare, non ancora.
Che vi piaccia o meno, per il momento la Terra è dove ci giochiamo le nostre carte. È stato detto che l'astronomia è un'esperienza di umiltà e che forma il carattere. Non c'è forse migliore dimostrazione della follia delle vanità umane che questa distante immagine del nostro minuscolo mondo. Per me, sottolinea la nostra responsabilità di occuparci più gentilmente l'uno dell'altro, e di preservare e proteggere il pallido punto blu, l'unica casa che abbiamo mai conosciuto. » Un bel perché che sovrasta i nostri perché. (achille miglionico)
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La Voyager 1 è stata lanciata il 5 settembre del 1977 e Sagan aveva esortato la NASA a scattare una foto della Terra dai confini del sistema solare. La Voyager 1 è ancora funzionante ed è attualmente l'oggetto più lontano creato dall'uomo. Il 14 febbraio 1990, avendo concluso la sua missione primaria, la NASA ha ordinato alla sonda di scattare fotografie dei pianeti del sistema solare da quella posizione vantaggiosa. Tra il 14 febbraio e il 6 giugno del 1990 una delle immagini scattate dalla sonda Voyager era la Pale Blue Dot. La fotografia è stata scattata usando un camera ad angolo di visuale stretto a circa 32° sopra l'eclittica ed è stata creata usando filtri blu, verde e viola. Le fotocamere ad angolo stretto sono progettate per fotografare dettagli in un'area specifica. Le bande di luce nella fotografia sono un artefatto causato dalla diffusione della luce sulle ottiche della macchina fotografica a causa del piccolo angolo di distanza tra il Sole e la Terra. Nella foto la Terra è grande meno di un singolo pixel, 0,12 pixel, per la precisione.
La Voyager ha scattato simili fotografie anche a Venere, Giove, Saturno, Urano e Nettuno. Assemblate insieme formano la foto ritratto di famiglia. Il pianeta Mercurio non è stato fotografato a causa della sua vicinanza al Sole e Marte non è visibile a causa degli effetti della luce solare sulle ottiche della fotocamera.
Alla data del 14 gennaio 2011 la Voyager 1 si trovava nell'eliopausa ad una distanza di 115,876 UA (16,062 ore luce) dal Sole. L' eliopausa è il confine presso il quale il vento solare emesso dal nostro Sole è fermato dal mezzo interstellare. La sonda si sta dirigendo in direzione della costellazione dell'Ofiuco e tra circa 40.000 anni passerà ad una distanza di circa 1,6 anni luce dalla stella AC+793888. (m.m.)


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