lunedì 31 gennaio 2011

ALTRO CHE CRISI D'EGITTO...

A Dicembre scorso siamo tornati in Egitto (per la terza volta in dieci anni) ed abbiamo trovato una nazione che, con grande orgoglio e fattività, ha condotto e conduce una lotta alla povertà, alla ignoranza ed alla malattia, all'insegna di (e sfruttando sapientemente) una grande e plurimillenaria civiltà. Nel 2001 ricordo di aver visto in un canale del Nilo una vacca morta, gonfia con le zampe all'aria, e più in là giocare indisturbati un gruppo di bambini. Oramai scene di degrado come quelle urbane e suburbane p.e. keniote sono divenute più rare. Oggi si ravvisa maggiore pulizia ed igiene persino nei mercati. Vi sono i presupposti perché l'Egitto sia (o è già?) la nazione guida dell'Africa sahariana come la Repubblica Sudafricana  è la nazione simbolo dell'Africa meridionale: è l'Africa centrale, quella occidentale ed orientale, che non trovano ancora una reale piattaforma di decollo sociale. La marcia in più dell'Egitto è l'afflusso di visitatori da ogni parte del mondo. L' industria del turismo - la grande industria che non inquina e tende a tutelare i territori piuttosto che massacrarli -  ha trovato in Egitto la grande risorsa pari al Nilo stesso, il fiume sornione che veglia sulla evoluzione storica dell'Uomo con quella pacata potenza di un dio non minore.

Le Piramidi di Giza (a.m.)


Ultimamente abbiamo conosciuto una guida copta assai preparata che ci raccontava di quanto siano temuti  e prevenuti gli attentati di marca terroristica: ogni volta che qualcosa va storto l'economia dell'Egitto si inginocchia, poi si riprende con difficoltà e infine decolla di nuovo. Una grande terra dinanzi alla quale si inchinò il genio ellenico e romano, canale del cristianesimo verso l'Africa nera, una terra corteggiata dalla cultura islamica che intravvide nelle capacità degli eredi dei faraoni l'asse portante dell'imperialismo arabo prima e turco dopo. Purtroppo è accaduto qualcosa di peggio di ciò che temeva la nostra guida egiziana. Il malessere sociale ha squassato il Nord Africa, complice la crisi economica mondiale che ci ha visto tutti arretrare di molti passi, ed è esplosa la rivolta verso governi pseudodemocratici, troppo autoritari, al limite della dittatura. Da un dispaccio ANSA si apprende che, secondo la tv satellitare al Arabyia vandali hanno cercato di saccheggiare il tempio di Karnak a Luxor, ma sono stati fermati.  mentre alcuni manifestanti hanno issato nel centro di piazza Tahrir, al Cairo, un fantoccio di cartone raffigurante il presidente Mubarak impiccato. E intanto grandi manifestazioni di protesta contro il regime di Hosni Mubarak hanno preso il via ad Alessandria, Suez e Porto Said. Forse è solo l'inizio di un sisma che potrebbe interessare tutto il mondo islamico.

Tutto è cominciato con gli attacchi fondamentalisti agli egiziani copti ma la crisi si è subito allargata ad ampi strati, travalicando confini religiosi. Diamo uno sguardo alla stampa spagnola.  El Paìs del 31 genn 2011 attacca la stessa Unione Europea, troppo morbida contro i regimi dittatoriali di Egitto, Tunisia, Libia o Uzbekistán (e Iran?), sempre spaventata dai fantasmi del fondamentalismo islamico: oggi titola con "Vergogna europea" (Verguenza europea). L'Europa non riesce più ad incarnare quel ruolo di difesa dei diritti umani che ne è poi la sua stessa invenzione ideologica. Forse è vero ma grande è il timore di perdere economicamente. Si pensi a Suez ed al canale.  La Vanguardia di oggi invece scopre le carte di questo timore europeo (timore superato persino da Obama con un richiamo etico all'Egitto), rivelando che la crisi del Cairo ha già avuto effetti economici sul prezzo del petrolio (da cui l'Europa, nel dilemma irresolubile del nucleare, finisce per dipendere maledettamente malgrado la ricerca di energie alternative). Il Canale di Suez è una infrastruttura fondamentale per il trasporto marittimo di petrolio dal Medioriente e di merci in container dall'Asia tutta. Una nuova crisi di Suez inginocchierebbe noi europei più degli egiziani stessi.
Canale di Suez

"Egipto controla el Canal de Suez y el oleoducto Suez-Mediterráneo (Sumed), donde a diario pasan 3.000 millones de barriles por estas dos infraestructuras, según afirman analistas del banco francés Société Générale." Tremila milioni di barili al giorno transitano dunque da Suez e dall'oleodotto Sumed. Noi speriamo che la crisi abbia già raggiunto il suo peggiore acme e che l'Egitto, nostro grande vicino storico e geografico, torni a respirare un clima di serenità sociale che tuteli e incrementi le enormi potenzialità economiche della gente che lo abita da tempo immemore. Il tutto con partecipazione democratica e condivisione di risorse (che brutto vedere le fughe dei "ricchi" all'estero e la rabbia dei disperati). (achille miglionico)

2 commenti:

  1. Brzezinski e L’elite globale hanno davvero paura?
    http://coriintempesta.altervista.org/blog/brzezinski-e-lelite-globale-hanno-davvero-paura/comment-page-1/#comment-45

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  2. (ANSA) - TEHERAN - Il rovesciamento dei regimi al potere in diversi Paesi arabi, tra cui l'Egitto, porterebbe a un miglioramento dei loro rapporti con l'Iran e alla creazione di 'un Medio Oriente islamico e potente capace di opporsi a Israele''. Lo ha detto oggi il portavoce del ministero degli Esteri iraniano. Teheran ha rotto le relazioni con Il Cairo oltre 30 anni fa, dopo la rivoluzione islamica iraniana, per protesta contro i trattati di Camp David firmati dal presidente egiziano Sadat con Israele.

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