lunedì 18 marzo 2024


R. Magritte - Le Savoir






La porta


Socchiudo la porta:

s'intravede la luce


La via non è fuori 

È nel buio più intenso 

nella parte più oscura 

a te sconosciuta 

È in te


Lì è il reale 

Vi puoi attingere 

col sentire consapevole 

e non col divenire


Lucia Papagni 





Leggerezza 


L'animo quiete

Sorride al mattino 

Apre gli occhi

Accende il cuore

Fa un respiro profondo 

Attende e gode


Sa di essere 

Vuole:

Afferrare ogni attimo 

ogni occasione

Tuffarsi, immergersi 

a bracciate raggiungere 

l'isola felice


Assaporare 

il vento, il mare

sentire il sole 

sulla pelle e nel cuore 


Scoprirsi semplice e audace

parte di un cosmo

 

di cui volente o nolente

è ARTEFICE


Lucia Papagni 





Frammento 


Frammento di luce 

essenza portante 

del tutto 

che illumini solo

quando ti accendi


quando ti risvegli

e comprendi che

eri nel  fanciullino

come l'albero nel seme

la luce nel tuo buio


Sei immagine

espressione 

specchio 

dell'immenso 


Lucia Papagni 

martedì 12 marzo 2024

 



INCONTRI CULTURALI E ATTIVITA’ FORMATIVE 

SIEB 24

aggiornato al 12.03.2024


 

 




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Sono in programmazione gli eventi di cui al calendario che segue. Il programma potrebbe subire ulteriori definizioni o modifiche per questioni organizzative. Seguire i siti web oppure inserirsi nella mailing list : sieb.segreteria.eventi@gmail.com 



Bianca e arroccata su una falesia, a picco su un’insenatura mozzafiato: Polignano a Mare è uno dei borghi pugliesi più belli affacciati sull’Adriatico


👉 Giovedi 16 Maggio 2024. (ore 16.00-20.00) Il counselling AT nella Scuola difficile.  L’insicurezza genera muri, i muri generano insicurezza 

Docenti counsellor: prof.ssa Nunzia Lucia ARDITO, prof.ssa Annamaria DE DONATO; psicoterapeuti e counsellor: drssa Patrizia VINELLA; introduce il dr. Achille MIGLIONICO con i Dirigenti Scolastici ospiti.
 
SEDE: Auditorium “G. Galluzzi” dell’Istituto Comprensivo Sarnelli De Donato Rodari , Polignano a Mare (area metropolitana di Bari).
Via Pompeo Sarnelli 255 - POLIGNANO A MARE ( si consiglia di uscire sulla SS16 a Polignano Sud e seguire verso Polignano) 

Gratuito, previa iscrizione dei docenti. Aderire comunicando proprie generalità, professione, recapito telefonico a

Verrà rilasciato al termine attestato specifico valido a fini curricolari. 






Trani, altra perla dell'Adriatico



👉 25 Maggio 2024 (con ARGES)  Corso Introduttivo alla Comunicazione Berniana (nuovo 101)  
A cadenza annuale. Sede in definizione, a TRANI.
ore 9.30-13.30 ; ore 15.00-17.30 
A pagamento, previa iscrizione degli interessati a tale corso di introduzione alla analisi transazionale. Aderire comunicando proprie generalità, professione, recapito telefonico nella domanda inoltrata a

Costo 80 euro per professionisti d'aiuto, manager, laureati; 50 euro per studenti e docenti di ogni ordine e grado. Verrà rilasciato al termine attestato specifico valido a fini curricolari. 

👉 alle ore 18.00 SIMPOSIO SATELLITE dal tema :  
Ἄλγος Algos: il Dolore tra etnopischiatria e medicina palliativa.
Interventi preordinati dei ddrr Enzo Falco, Achille Miglionico, Martina Tatoli, Mauro Palumbo. Gratuito, ingresso libero. Si prega comunque di preiscriversi al Simposio su 









👉 in Novembre 2024 (con ARGES) GIORNATA FORENSE SIEB 2024 VITTIMOLOGIA tra REALE e VIRTUALE (ore 9,00-13.30)  
Mito e onnipotenza della IA (dr. Achille Miglionico); introduzione al tema successivo:  Sesto Potere: si avverano le previsioni di Zygmunt Bauman? 
Rete informatica, progettare e lavorare in Rete, cybersicurezza e privacy (dr.ssa Michela Gentile, PMA).

(h 15.00-20.00) 
Che cosa è la Vittimologia e criminologia della violenza, mono-omicidi, omicidi seriali, stragi e mass murderer. (dr. Achille MIGLIONICO); 
Vittimologia: Femminicidi e violenza di genere (dr.ssa Marisa DE MARTINO); 
Oltre la Banalità del Male: le ex-Vittime del narcotraffico e il Cammino verso la ricostruzione del Sé e della Collettività. Esperimento di Medellin e smart cities ( Luana SCARAFILE, Pietro GRIPPO); 
Le Vittime del Dolore tra Legge e consuetudini: Oppioidi e oppioidofobia in medicina. (dr. Enzo FALCO) Sede, relatori e argomenti in definizione.




 


 

INFO GENERALI 

 

 

 

§  I Corsi di formazione e Seminari SIEB, come anche T-Group, M-Group, gruppi di controtransfert per psicoterapeuti ecc. hanno tutti l’AT (analisi transazionale sec. Eric Berne) come metodologia di riferimento quale si è andata evolvendo nel corso dei decenni, quindi con integrazioni e confronti del corpus teorico-pratico con le origini psicodinamiche (Scuola di Roma) e con l’analisi della transazione come ponte tra intrapsichico e interpersonale (riferimenti espliciti  e pragmatici alla Teoria dei Sistemi e Scuola di Palo Alto). Ultimamente - in considerazioni degli incessanti flussi migratori, della globalizzazione e della multietnicità delle società “liquide” - il focus della scuola SIEB - come la stessa psichiatria transculturale -  ha sviluppato ricerche e proposto interventi in ambito etnopsichiatrico e antropologico, sindromi culturalmente correlate, copioni culturali, superando visioni europocentriche non più attuali.

 

 

§  Nei Master Corsi SIEB si offre da sempre ai corsisti (trainees) la possibilità di pagamento rateale (tre) ovvero pagamento della somma totale in unica soluzione con sconto del 20% . A parziale integrazione della tradizione di Istituto, numero tre posti saranno gratuiti ed assegnati con borsa di studio “Paolo Miglionico” (dedicata alla memoria del co-fondatore SIEB) a laureati/laureandi in condizioni documentabili di precarietà e comunque a insindacabile decisione della Direzione Didattica comunicata per tempo. 

 

  • Informazioni e dettagli sulle nostre pagine social (FB, Instagram in primis), qui sulla ns. e-zine INCULTURA blogincultura.blogspot.it ) e all’indirizzo e-mail sieb.segreteria.eventi@gmail.com

La sede operativa SIEB Italia è in Corso Matteo Renato Imbriani n.103° a TRANI (BT) Tel. 0883.583591 - 347.5746424

La Segreteria scientifica degli eventi SIEB è composta dai ddrr: Lidia Ratti, Pietro Grippo, Barbara Palladino, Luana Scarafile, Claudio Leone, Emanuele Fabiano.

 


 

 

 

Gli eventi sono sempre un tributo al compianto dr. Paolo Miglionico, cofondatore SIEB Italia-Spagna

 

 

 

 

 

Giornata contro la #violenza sugli operatori sanitari: #12 marzo





Le aggressioni nei confronti del personale sanitario sono in aumento: l’81% è stato vittima di aggressioni fisiche o verbali. Di questi, ben il 23% riferisce aggressioni fisiche, il 77% verbali e ben il 75% ha assistito personalmente ad aggressioni ai colleghi. 


Come già si intuisce dalle notizie dei media, sono poco rassicuranti i dati che emergono dal sondaggio che Anaao Assomed ha sottoposto ai propri iscritti e ha diffuso sui canali social a tutti i dirigenti sanitari, nel mese di Marzo 2024, su un campione rappresentativo di professionisti, in occasione della Giornata contro la violenza sugli operatori sanitari che si tiene il 12 marzo. “È inutile trovare scuse: bisogna finanziare il SSN. I tre miliardi in più sul FSN dell’ultima legge di bilancio non bastano assolutamente. Non bastano, per esempio, a potenziare i servizi di psichiatria, ad aumentare i posti letto per acuti e cronici, a riorganizzare il territorio, ad assumere. Perché certamente è necessario aumentare gli organici: per avere più tempo per la comunicazione con i parenti, più tempo per la cura dei pazienti, meno attese nei Pronto Soccorso”, commenta il Segretario Nazionale Anaao Assomed, Pierino Di Silverio.

Nonostante la situazione sia grave, il 48% dei responders non ha idea se le aggressioni vengano identificate come evento sentinella dall’ASL/AO. Ancora una volta traspare come il problema sia sottovalutato dalle Direzioni: l’assenza di azioni a tutela dei dipendenti crea un circolo vizioso di sfiducia che porta a non denunciare, neanche all’interno dell’azienda, perché ritenuto assolutamente inutile. Quali sono le cause che i sanitari individuano alla base delle aggressioni? Per oltre la metà dei responders, la causa non è attribuibile direttamente all’aggressore. Infatti, il 31,4% individua il definanziamento del Ssn come causa principale, fattore questo che espone il medico perché spesso ritenuto come diretto responsabile del razionamento delle prestazioni erogate. Per il 16.7% le carenze organizzative e per il 6.7% la carenza di comunicazione sono i fattori scatenanti le aggressioni. Il 35,5% invece attribuisce le aggressioni a fattori socioculturali, di deprivazione sociale o di svilimento del ruolo del medico. (redazionale) 

martedì 9 gennaio 2024

#Coup de Chance: Destino o volontà? il dilemma esistenziale nel film #Un colpo di fortuna di #Woody Allen





Destino o volontàL’eterno dilemma esistenziale nel 50^ film di Woody Allen, “Un colpo di fortuna”

“Coup de Chance - Un colpo di fortuna” è il titolo del cinquantesimo film di Woody Allen uscito in tutte le sale cinematografiche nel dicembre 2023. Usiamo la dicitura "sale cinematografiche" dando per scontato  che si considerino ancora i cinema luogo di cultura e socializzazione, ma il favore dei giovani ahimè va verso piattaforme digitali (con i deretani inchiodati ai sofà e gli occhi fissi sul proprio loculo sociale di massa denominato smartphone). 

Una ragazza, impiegata in una casa d’aste a Parigi, città in cui vive, è la protagonista. 

Parigi è una città molto amata da Woody Allen (ricordiamo tra altri lo splendido Midnight in Paris). Nella foto di Achille Miglionico Parigi attende le Olimpiadi 2024.


È la fidanzata “trofeo” e futura sposa di un galantuomo e milionario uomo d’affari dell’alta borghesia parigina che ha scalato la vetta sociale in maniera piuttosto oscura e ambigua tanto che neppure lei stessa è a conoscenza di cosa si occupi esattamente il suo compagno.
Un giorno, mentre si reca a lavoro, incontra per puro caso durante il tragitto un suo ex compagno di liceo il quale ha sempre avuto una cotta per lei, ora esordiente scrittore a Parigi in cerca di ispirazione.
Lei si innamora follemente, tradisce il suo futuro sposo e lui la scopre.
Il fantomatico galantuomo, che già non aveva avuto scrupoli a far “sparire” il suo ex socio in affari traendone profitto, ingaggia i due stessi malviventi per “eliminare” anche questo ostacolo nella sua vita e, alla sua volontà, facendo assassinare e sparire quindi il povero scrittore, creandosi ancora una volta la sua “fortuna” (concetto ricorrente nel film).
A scoprire i fatti è la mamma della ragazza, ospite per qualche giorno nella dimora della coppia. La suocera, dopo aver scoperto la verità, si trova ad essere oggetto dell’ennesima “eliminazione” da parte del milionario, il quale però per una fatalità,...
Il fil rouge di tutta l’opera, l’eterno contrasto, l’eterna lotta tra destino e autodeterminazione, è costituito proprio da questa dicotomia che permea le nostre vite. Dicotomia ben rappresentata dalle due figure maschili della storia. Da una parte lo scrittore un po’ bohémien, inguaribile romantico che invita costantemente a tentare la fortuna, ad agguantare la vita - il fatto stesso di essere nati secondo lui, ha le stesse probabilità di vincere un milione di euro alla lotteria. 

Una lotteria appunto... questa è la vita secondo il ragazzo. 

Dall’altra parte abbiamo invece il prototipo del self-made man, l’uomo che si è fatto da solo, spietato e disposto a tutto pur di ottenere ciò che vuole, pur di soddisfare il proprio ego, e che spazza via chiunque interferisca con il raggiungimento dei suoi obiettivi e il soddisfacimento dei suoi piani.
A ben vedere però, ad entrambe le figure spetta una funesta sorte. Il primo vittima della volontà di qualcun altro, il secondo vittima della pura casualità (ironia della sorte cade nella stessa trappola che egli stesso aveva ordito). In un modo o nell’altro, possiamo notare, entrambi i personaggi sono vittime della dicotomia caso - libero arbitrio, operano entrambe le forze, entrambi i fattori, non sono escludenti. Non out-out, bensì et-et.
Questa è in realtà la summa più profonda e più pura di tutta l’opera drammatica, esattamente la complessità e la imprevedibilità  con cui operano entrambi i fattori: caso e autodeterminazione. Si badi bene, sistema complesso nel senso etimologico proprio del termine, qualcosa di “tessuto insieme”, due agenti 
che operano misteriosamente insieme, che si influenzano, che si contaminano, che si confondono.

Quante volte ci capita di riflettere e di ragionare con noi stessi: “E se avessi fatto questo invece che quelloE se avessi preso una scelta diversa cosa mi sarebbe capitatoCome sarebbe stata la mia vita adessoE se invece avessi reagito diversamenteCome sarebbero andate le coseÈ colpa miaDoveva andare cosìFortunaSfigaBho... oh Cristo!”.
In realtà non esiste una risposta a tutto ciò, e se non esiste una risposta perché porsi allora la relativa domanda
La realtà è questa, l’uomo porta con sé forse ancora pochi misteri irrisolti nell’età della tecnica che tutto può. E questo mistero resta ancora inossidabile.
Impossibile è di sicuro decifrare il DNA di questo complesso equilibrio, ma di sicuro possiamo accettare e comprendere il fatto che siamo perfetti esseri “finiti”. E con essere “finito”, citando un mio vecchio libro di filosofia, non intendo solo un essere che sa di essere mortale e che quindi morirà. Noi siamo “esseri finiti” nel senso che siamo limitati e delimitati. Finiamo dove finisce il nostro corpo, i nostri pensieri, ma oltre a noi c’è dell’altro, e soprattutto ci sono gli altri che a loro volta sono altri esseri finiti. L’uomo ha il dovere di essere consapevole “dell’alterità” che lo circonda. Solo con questa consapevolezza l’uomo può cogliere e vivere più a proprio agio possibile, al massimo delle proprie potenzialità il suo misterioso transito terrestre.

[ Emanuele Fabiano / gennaio 2024 ]


Il grande regista in azione a Parigi





mercoledì 20 dicembre 2023

#VIOLENZA e #DONNE. C’era un tempo sognato, che bisogna sognare:

 














C’era un tempo sognato, che bisogna sognare, Ivano Fossati











Paralizzata, senza parole, marchiata con una lettera scarlatta la ragazza italo- norvegese. La studentessa che ha subito la violenza di gruppo nel 2019, non è l’unico caso di soprusi. In ogni parte della terra ci sono donne come lei che hanno avuto il coraggio di denunciare e ancora purtroppo donne che preferiscono non dire. La violenza e la prepotenza va denunciata ed è solo così che si può prevenire un femminicidio. La studentessa italo-norvegese ha il diritto di avere voce, quelle parole che le sono mancate durante lo stupro di gruppo in cui erano coinvolti quattro ragazzi compreso Ciro il figlio di Grillo, saranno posti a giudizio in due udienze del 31 Gennaio e 1 Febbraio 2024. E chi meglio di lei, può sapere cosa sono il vuoto e il pieno, l’amore e l’odio. Riprendendo una strofa di una canzone C’ è tempo di Ivano Fossati: “ C’era un tempo sognato che bisogna sognare”! C’è qui e oggi, un tempo sognato in ciascuno di noi con i propri desideri deve sognare e seminare l’amore. L’amore non si impara, si insegna. Occorre avere la capacità di essere sensibili e pronti ad amare con empatia. Guardare nella stessa prospettiva in un tempo transitorio di affetti, dove spesso si cade nell’ analfabetismo emotivo. Non siamo tutti educatori, insegnati, genitori. Quasi tutti, però, in alcuni momenti, siamo monadi. Da troppo tempo ci ostiniamo a non credere all’ amore, a vivere in una cultura dell’ usa e getta. L’ amore è per noi, invece, perché non è una delle invenzioni popolari, l’amore è per tutti.
(Sabina Pistillo, 
counselor, psicologa)

lunedì 18 dicembre 2023

NARRAZIONI DI #VIOLENZE DI IERI E OGGI e di #LIBERTA'. Le emozioni fanno male o rendono liberi.? CONTRIBUTI





C’è Ancora Domani
il film delle Donne e sulle Donne della Cortellesi invade le nostre menti e i nostri cuori. NON LO AVETE ANCORA VISTO?!? Forza, correte al cinema abbandonando piccoli e piccolissimi schermi che vi ipnotizzano.


PENSATECI. La pellicola sta conoscendo un successo incredibile, ad oggi è il film italiano più visto nelle nostre sale, al di là di ogni aspettativa. Così non potevamo prevedere che ad anni di distanza dalla abolizione del delitto di onore ci fossero ancora tante piccole e grandi violenze sulle donne. Pensateci, solo il 5 agosto 1981 l'Italia ha abolito il matrimonio riparatore. E con la stessa Legge 5 agosto 1981 n. 442 “Abrogazione della rilevanza penale della causa d'onore”, l'Italia si sbarazzò in un unico colpo di nozze riparatrici e di delitto d'onore. Pensateci, non stiamo parlando del dopoguerra. 1981.  Pensateci, avevamo introdotto il divorzio nel 1970 e anche quella Legge ebbe un iter difficile se è vero che nel 1974 al tentato referendum abrogativo quella legge rimase in vigore. Con difficoltà. 


Non dobbiamo guardare a chi difese la legge sul divorzio (59,1 %) ma a quel coriaceo 40,9 % di oppositori: costoro uscivano immutati persino dalla tempesta politica e morale del '68 che investì tutto il mondo c.d. "libero" (in URSS e satelliti non c'era e non c'è neanche ora ombra di dissenso). In quella percentuale di oppositori a quella Legge e a tante altre (vedi aborto, eutanasia ecc) sopravvive tuttora e si tramanda anche ai giovani quel seme di patriarcato di cui tanto si dibatte confondendone il senso attuale. 

Nella nostra società democratica e complessa, il patriarcato di oggi non va inteso nella accezione etnoantropologica bensì come mix di suprematismo di genere maschile, di maschilismo-machismo che pretende di oggettualizzare il femminile, riducendolo con la forza alla posizione one-down, rinnovando quotidianamente la posizione di inferiorità cognitivo-emozionale della donna. 


QUALCHE CASO (VERO) EMERSO IN STUDIO.
  • "Io sono ancora oggi discriminata sul lavoro in quanto donna e brillante", dice una project manager di 40 anni che lavora presso una grande azienda multinazionale di informatica. "Se arrivo a comprendere e risolvere problemi prima di altri maschietti alla fine  ho problemi io." Queste ed altre discriminazioni sono poca cosa in rapporto alle vessazioni e molestie sessuali. E' notizia battuta in questi giorni che riguarda vecchie e nuove molestie sessuali da parte di un notissimo attore francese: per anni ha molestato donne di ogni età per cui ha un cumulo di processi in corso (e un suicidio di donna molestata negli anni Ottanta sulla coscienza). Con il caso Weinstein sorse spontaneamente sui social il Movimento #MeToo. Già "anche io" si è levato da più parti dopo tanto silenzio (2017). 

  • ”Questa è mia!” La signora D.R.1947 mi racconta solo nel 2023 della violenza da lei subita da giovanissima. Abitante in un capoluogo di provincia della Puglia venne stalkerizzata ante litteram negli anni Sessanta per anni! Il ragazzino bullo e violento l'aveva incontrata per strada e da allora in poi, avendo operato una scelta unilaterale, la pedinò: la voleva a tutti i costi, pur avendo lei tentato di negarsi. Racconta "7 anni di inferno" sino a che non compare nella sua vita un fidanzato, il salvatore che si frappone al persecutore. La tortura di quello stalker che nessuno fermava e tutti temevano fece sì che nessuno potesse accompagnarla senza rischi. Anche se usciva in compagnia di parenti,  ecco che lui spuntava dal nulla. In pratica era impedita in tutto e i suoi genitori per proteggerla la sequestrarono con ulteriore danno. Progetti di vita? nessuno. Lei avrebbe voluto studiare, partecipare a feste. “Ho vissuto senza adolescenza….A nulla valeva denunciare i fatti alla Polizia…”. In breve fu costretta a lasciare gli studi al primo anno di scuola media inferiore, lei che amava gli studi. Fece un corso di sartoria per corrispondenza (non potendo uscire) e il padre le regalò una Singer, macchina da cucire per cui finì per fare sarta in casa. "Almeno parlavo con le clienti e si chiacchierava un poco." Il viso tradisce ancora oggi la paura. Il giovane bullo le faceva terra bruciata attorno, impedendo a tutti di avvicinarla. ”Questa è mia!” minacciava il predatore, indicando la preda. 
  • Il femminicidio mancato. Questa è una storia più recente emersa per caso in psicoterapia. Lei, con tratti ossessivi, ha 27 anni e frequenta l'università con profitto dopo aver lasciato un lavoro frustrante di commessa: infatti ha interrotto gli studi dopo il liceo per il divieto di un ex geloso. "Se vai alla università conoscerai altre persone e ti perderò", le dice piangendo. Solo sotto la pressione mediatica di tanti femminicidi mi dice casualmente: "sai? anche io potevo finire ammazzata come Giulia Cecchettin..." e rivela che il fidanzato precedente (l'ex di cui prima) dopo una di lei partecipazione a sfilata di moda in cui lui si era adombrato fortemente, l'aveva invitata insistentemente a salire in auto per parlarle. In realtà il suo intento era di minacciarla e farle del male."Se ti comporti così io ti abbandono qui in aperta campagna e ti lascio mangiare dai cinghiali e lupi" Quindi minaccia apertamente di farsi fuori e di farla fuori con un coltello estratto dal portaoggetti dell'auto. Di questo legame disfunzionale precedentemente non aveva mai fornito particolari così vividi e drammatici dicendo che aveva chiuso perché lui "era geloso e possessivo". Finalmente esterna la drammaticità di una tragedia mancata. Essendo lui controllante e gelosissimo le impediva di muoversi in autonomia, e lei aveva deciso di chiudere la relazione.  La ragazza comprende che nessuno può aiutarla in quella situazione e cerca di calmarlo inducendolo a rientrare nell'abitato. Appena il cellulare riprende "campo" lei chiama la madre e racconta l'accaduto. Lui si turba e si ferma. Lei è salva e scende dall'auto per non rivederlo mai più. Quello che colpisce è anche il commento della madre a distanza di giorni: "Peccato è un geloso come tanti ma è un bravo ragazzo..." Un altro bravo ragazzo? Se l'evento fosse accaduto oggi e non dieci anni fa, come sarebbe finito il tutto tra emulazione e analfabetismo emozionale? Basta cogliere le affinità con altri casi odierni per rispondersi.
In studio abbiamo 
visto sentito di tutto: anche di una donna che in preda a crisi di gelosia picchia selvaggiamente il partner ma rispondo al maschietto irritato che per una donna aggressiva (con rade lesioni) ci sono novantanove uomini i quali non si fermano mai e negli agiti aggressivi arrivano a sopprimere la lei di turno con congiunti. Abbiamo ascoltato con stupore giovani mariti asserire con autorità che "tocca alla donna aprire la porta di casa", abbiamo sentito adolescenti rifiutarsi categoricamente di mettersi con qualcuno: "come? con una ragazza che ha avuto un altro prima di me?" Si vuole la donna presa dalla serra? illibata e vergine? Esporremo al balcone il lenzuolo arrossato come nell'Ottocento? Da anni ribadiamo che il progresso procede come il cavallo negli scacchi - così scriveva Claude Levy-Strauss -  può muoversi in avanti, di lato ma anche all'indietro. La  nostra evoluzione culturale, che ha sempre superato la evoluzione biologica procedendo troppo in avanti, ora sta subendo un regresso a livello linguistico e psicolinguistico, da quando predomina il mondo digitale nella nostra vita mentale e sociale. L'inesorabile decadimento culturale da iperconsumismo, l'impoverimento del pensiero pensato-parlato-scritto, il crescente narcisismo che si specchia nei social media, l'analfabetismo emotivo che lascia affiorare solo la rabbia, la tossicodipendenza da smartphone aprono la porta ad un regresso storico. Si arriverà ad avere oasi di eccellenza e cultura in un oceano di ignoranza, come al tempo dei monasteri medioevali dove la cultura si tramandava per via cartacea al riparo dalle scorrerie e del degrado ambientale, mentre la maggior parte degli uomini sono analfabeti? Giulio Cesare parlava latino e greco, Carlo Magno, che pur ha avviato una ripresa scolastica, era ignorante. I graffiti di Pompei ed Ercolano sono meno sgrammaticati dei messaggi inviati per sms o Wup. 

La medievalizzazione in corso e la violenza imbarbarita dei nostri tempi digitali va combattuta nella Scuola investendo  al fine di incrementare la intelligenza cognitiva ed emotiva di chi studia.  Nozioni ed emozioni viaggiano assieme e determinano una maggiore resistenza alla frustrazione. In una parola sale il livello di resilienza individuale.


L'altro giorno nel corso di un buon dibattito su Intelligenza Artificiale nessuno degli esperti presenti ha nominato parole come studio e studiare. Si parlava solo di competenze. Vi è quasi un tragico pudore nel parlare dello studio in sé, quasi fosse una cosa fuorimoda, come se fosse possibile apprendere senza studiare. Non si può solo far sperimentare per non annoiare, non si può sempre competere per catturare la attenzione dei discenti staccandoli dai display e tic-tok: sia se sei e vuoi diventare artigiano sia se sei e vuoi diventare medico non puoi aspettarti che la Pentecoste scenda sul tuo capo dandoti sapienza, come successe agli apostoli. Occorre studiare. E per studiare ci vuole anche sacrificio. No, no in tv nessuno nominava lo studio ma si parlava solo di competenze. Ma come si raggiungono competenze? come si arriva a pilotare un aereo senza affrontare un corpus teorico-pratico che riguardi il volo? Se vuoi solo il volo vai alle giostre o giochi ai videogiochi.
    

Se una persona sa leggere e scrivere sa anche pensare e se ha un problema di natura affettivo-relazionale  o una sofferenza esistenziale le saprà descrivere, saprà narrarsi. Dalla narrazione emerge la possibile risoluzione. Le emozioni/sentimenti vanno coltivati sfruttando le interazioni gruppali, alle emozioni (riconoscimento e gestione) ci si può e si deve addestrare. (achille miglionico)




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Un giovane psicologo, il dr. Mario Gagliardi, ci ha scritto in una email le sue riflessioni sulle EMOZIONI
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Le emozioni fanno male!? (Se non educate in tempo).







''Capire tu non puoi, tu chiamale se vuoi… emozioni…''.

L'immenso Lucio Battisti le descriveva così, quasi eteree, se non del tutto.

Ma cosa succede se non comprendiamo e gestiamo le emozioni?

La cronaca ne è ormai piena, storie di violenza fisica e psicologica, gesti di estrema crudeltà, polarizzazione di un pubblico che risponde a questi eventi con rabbia, paura e alcune volte freddezza.

E se volessimo esplorare questo iceberg al di sotto dell'acqua?

Troveremmo sicuramente storie complesse, scritte da eventi di vita, alcuni della quotidianità, altri un po' meno.

Ma cosa lega tutto quel ghiaccio gelido, così tanto da penetrare fino alle nostra ossa?

La risposta, seppur non del tutto completa, consiste nella mancata educazione alle emozioni e ai sentimenti.

Chi di noi non è stato adolescente?

I primi amori, le prime sigarette di nascosto, le idee ribelli, inebrianti, alcune volte così tanto da farci perdere di vista la realtà.

E proprio come noi, che non siamo stati i primi e non saremo gli ultimi, nuove generazioni di adolescenti stanno vivendo e affrontando questo importante periodo di transizione.

Affiora dunque la necessità di poter educare, supportare (non sopportare!), e accompagnare i nostri futuri punti di riferimento.

Ma siamo sicuri che le realtà educative possano sopperire a questa importante mole di responsabilità?

I numeri critici di vittime di violenza non vanno a favore di una risposta positiva.

E proprio parlando di responsabilità, stiamo assistendo ad un importante aumento di atti di de-responsabilizzazione da parte dei genitori.

Il ruolo genitoriale, fulcro della costruzione della personalità del bambino, futuro adolescente e futuro adulto, sta diventando sempre più un peso e sempre meno una ''adulta e amorevole responsabilità''.

E la scuola non sembra aiutare.

Sempre più sono i docenti a patire il burnout lavorativo, a non essere dediti al ruolo di educatore, a non avere i mezzi per sopperire a queste importanti pressioni.

Nel calderone della realtà, così grande da farci sentire fili d'erba in un prato, diventa una nostra responsabilità educare i nostri figli, i nostri nipoti, i nostri amici.

E se proprio i nostri mezzi non riescono a sopperire, chiedere aiuto, il quale rimane il più grande atto di amore verso se stessi.

Perchè se tutti curiamo la nostra fetta di realtà, potremo finalmente gustarci un futuro migliore.

(Mario Gagliardi)






venerdì 1 dicembre 2023

Ambivalenza del limite: stati-limite e limiti degli stati



Relazione del dr. Achille MIGLIONICO alla GIORNATA IAT "Onnipotenza e limite", Verona, 13-14 Maggio 2023 (in Atti del Convegno). L'articolo, non di facile fruizione, era indirizzato ad esperti psicoterapeuti e viene qui pubblicato per gli studiosi e interessati del settore .


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AAAmbivalenza del limite: stati-limite e limiti degli stati


dr. Achille Miglionico, psichiatra, psicoterapeuta, PTSTA-C, Presidente Direttore SIEB

 

Ex Oriente Lux

 

 

Ogni persona intuisce che cosa sia la onnipotenza. Essendo lo stesso concetto senza limiti, occorre definire, e definire significa dare limiti ad un concetto. 

 

Onnipotenza O. del pensiero : in psicanalisi, espressione adottata da S. Freud per designare un atteggiamento psichico comune al bambino, al primitivo e a certe forme patologiche (nevrosi e psicosi) collegate a dimensioni magiche. La credenza nell’o. produce la convinzione di poter controllare con il proprio desiderio l’intera realtà…. Il ricorso all’o. permette allora il controllo dell’oggetto, sia interno sia esterno, e qualifica difese primitive come il diniego e l’idealizzazione, risultando quindi elemento caratteristico delle difese maniacali”. (così recita la Enciclopedia Treccani). Altrove[1] sinteticamente: “Onnipotence of the Id: The infantil conviction that wishes must and will be fulfilled.” 

 

Dal punto di vista psicodinamico abbiamo affrontato e delineato sin dagli anni Novanta del secolo scorso punti fondamentali sulle organizzazioni marginali di tipo borderline e narcisista[2] , collocando le sindromi preedipiche sull’asse psicoevolutivo della Mahler[3]: ne originava un Marginal Cases Continuum tra area preedipica psicotica e l’area edipica (nevrotica).

 

 

 

 

Scrivemmo: “I fallimenti del processo di separazione-individuazione determinano strutture scisse dell’Io nella personalità borderline, oppure le iperelaborazioni grandiose del Piccolo Professore (A1) nel Sé narcisistico…” (p. 68, 1993) Poi: ”In sintesi: il disturbo borderline deriverebbe da un arresto più o meno precoce nella fase di individuazione-separazione mentre quello narcisistico deriverebbe da un arresto più o meno tardivo nella fase di individuazione-separazione,” (p. 69). I dati odierni di osservazione clinica confermano ancora oggi la validità di quanto allora espresso. Anzi la evoluzione sociale del nuovo Millennio attraverso i media digitalizzati hanno reso la presenza nella Rete un must; i cd social invadono come surrogati di relazione gli spazi del Sé e spesso costituiscono “vetrine narcisistiche” ove esibirsi e perdersi nel molteplice, alla ricerca di una identità perduta.

Altrove parlavamo dei meccanismi di difesa di basso livello per dirla alla Kernberg, da osservare nel setting ai fini di una diagnosi psicodinamica, in linea con Glen O. Gabbard[4] e la Scuola di Psichiatria psicodinamica: 

·       Per il marginale-borderline: scissione (splitting) in primis da cui origina il tipico transfert scisso; idealizzazione primitiva, identificazione proiettiva, negazione, onnipotenza, svalutazione. 

·      Per il marginale-narcisista: negazione (denial), che copre la depressione abbandonica, da cui deriva il transfert idealizzatoonnipotenza, da cui derivano il senso di grandiosa unicità (specialness), l’aspettativa di ammirazione incondizionata, le fantasie di illimitato successo, la sensazione che tutto sia dovuto, l’anempatia (mancato riconoscimento dell’Altro), lo sfruttamento interpersonale; svalutazione. 

E qui nel paragrafo “Onnipotenza, pensiero magico e Bambino Grandioso”, sottolineavamo come “nel processo di individuazione si può presumere che solo uno sviluppo armonico dello psichismo conceda all’individuo di relegare atteggiamenti onnipotenti adeguandosi e accettando i limiti posti dal circumambiente. Nella lenta elaborazione di questa interazione con la realtà il bambino ha da rinunciare gradualmente ma pesantemente ad una modalità magica del pensiero” ed alle “istanze onnipotenti.”  “…Analogamente un tipo di pensiero magico si osserva nella cultura degli antichi e nella cultura di popoli allo stato-di-natura (Naturvolker sec. Tischner, 1968)…”  (par. 4.3.1.- p. 84)

Quindi la Onnipotenza è il meccanismo di difesa che l’Uomo dalla sua origine ha messo in atto dinanzi alla finitezza della condizione esistenziale. Quando l’Islandese incontra la Natura nel dialogo di Leopardi (Operette Morali), lì è rappresentato l’Uomo, non solo Giacomo. L’Uomo che viaggia in una Natura indifferente e “matrigna” che gli chiede brutalmente Chi sei? Perché l’uomo è Nulla dinanzi alla Natura. [5]

La Saga di Gilgamesh, il popolo dell’Iliade e il romanzo di Odisseo-Ulisse sono tutte rappresentazioni di confini tra paura e sfida. Descrivono come l’umanità in evoluzione abbia fatto gradualmente i conti con la onnipotenza, superando la propria adolescenza, nella schiacciante superiorità della Natura.  

 


Dalla tradizione orale dei Sumeri nel terzo millennio a.C., ci è stata  tramandata l’epopea di Gilgamesh. Per migliaia di anni popoli del Vicino Oriente ci hanno lasciato tavolette d’argilla scritte in caratteri cuneiformi, che rappresentano nell’insieme il primo racconto strutturato dell’umanità, un’opera che si pone alle origini stesse della letteratura mondiale, in quanto precede i poemi indiani e quelli del filone omerico. Il re di Uruk, Gilgamesh è infatti il primo eroe (Supereroe? diremmo oggi) in grado di partire in cerca di avventure, di uccidere mostri prima di Eracle, di sfidare gli dèi prima di Odisseo, di viaggiare ai confini della terra deciso a conquistarsi con le sue gesta un nome imperituro prima di Achille. 

“E’ il più antico poema epico-eroico che si conosca” (G. Pettinato[6], che ne ha fornito insuperata traduzione). Il leggendario eroe sumerico è legato a gesta, cronologicamente posteriori al Diluvio Universale, che ispirarono miti e leggende successive, costituendo una sorta di fonte mesopotamica originaria: è paragonabile alla c.d. fonte Q dei Vangeli sinottici, con la differenza che in questo caso abbiamo scoperto la fonte. Così dalla epopea di Gilgamesh discendono temi inclusi nell’Iliade e nella Odissea ed eventi e personaggi che influenzarono la stessa Bibbia, si vedano il Diluvio stesso[7] e il personaggio di Noè, che nella saga mesopotamica (Tav. XI) si chiama Utnapishtim. Senza addentrarsi nella trama del Gilgamesh facciamo notare alcuni particolari di interesse psicologico: il re leggendario difende Uruk con maestose mura e la civiltà nasce dalla urbanizzazione che preserva con confini litici la fragilità umana dagli attacchi di predatori umani ed animali; il re è però, al di là delle opere edilizie e del suo altruismo,  turbolento come un adolescente e diventa inviso al popolo per le continue guerre. Inquieto ed onnipotente - a livelli che diremmo ipomaniacali, abusa persino dello ius primae noctis. Il popolo, pur grato per la sicurezza del regno,  è intimorito dalla di lui possanza fisica e gli stessi dei sono o seccati o preoccupati in quanto Gilgamesh – alla pari di eroi omerici – è per due terzi divino ed un terzo umano. Ma sta esagerando e gli dei chiamano Aruru la quale dea crea un essere “figlio della steppa” che possa con la sua forza selvaggia contrastare gli ardori di Gilgamesh “figlio degli dei”. Ecco che compare Enkidu, l’uomo primordiale ricoperto di peli in contrasto con l’uomo civilizzato. Dapprima è scontro tra i due poi nasce una amicizia fortemente erotizzata, ”Io lo amai come una moglie, lo abbracciai forte”, il che a taluni autori ha ricordato l’amore omosessuale tra Achille e Patroclo. I due porteranno a termine insieme imprese erculee fino a che – saltiamo alla VI Tav. – la dea dell’amore Ishtar invaghitasi dell’eroe gli si offre ma Gilgamesh rifiuta l’unione in maniera oltraggiosa. Ishtar non la prende bene e fa inviare dal padre Anu su Uruk il Toro Celeste che comunque sarà faticosamente ucciso dai due antitetici eroi. Cresce l’ira di Ishtasr che architetta allora la morte di Enkidu non per azione bellica bensì per malattia e sfinimento. Enkidu sogna prima la sua morte e quindi muore veramente (VII Tav.). Nel poema labile è il confine tra realtà e sogno. Come nell’Iliade.

Ecco la svolta nella trama e nella psiche. Perdita e dolore fanno impattare la realtà umana.

 

 

 

(Tav.IX) Gilgamesh per Enkidu, il suo amico, 

piange amaramente vagando per la steppa:

«Non sarò forse, quando io morirò, come Enkidu? 

Amarezza si impadronì del mio animo, la paura della morte mi sopraffece 

ed ora io vago per la steppa…

 

Con la morte inaccettabile di Enkidu, il compagno guerriero per eccellenza, Gilgamesh, atterrito e ormai solo, affronta la nuova impresa: la ricerca del segreto della vita eterna, un segreto che solo Utnapishtim sembra possedere, lui che appare immortale. Gilgamesh alla fine tornerà ad Uruk a mani vuote, ma ricco di una nuova consapevolezza: la morte è l’ineluttabile destino che gli dei hanno assegnato all’uomo, e nel godimento di questa vita finita ed effimera risiede la sua sola saggezza.

E infatti a Gilgamesh, dopo tante traversie, viene attribuito nel poema l’aggettivo di “saggio”:  «il Saggio», cioè colui che finalmente è cresciuto ed è arrivato alla conoscenza. Egli è ora consapevole dei limiti Adulti – diciamo in AT delineando il concetto di “guarigione”  berniana dell’Adulto integrato.

Il posteriore poema greco Iliade, è anch’esso intriso di marginalità: apparentemente dedicato all’ “ira funesta del Pelide Achille” , narra di scontri tra fazioni di dei, tra umani e umani in un continuo teatro onirico ove reale e non-reale hanno confini labili, dove le stesse individualità degli eroi descritti appaiono, malgrado la onnipotenza onnipresente, impastate in masse inconsapevoli che si uccidono in scontro decennale. La impossibilità di tradurre filmicamente l’Iliade la si intravvede in Troy (2004) ove il regista W. Petersen ha abolito gli dei favorendo le figure umane. Lo stesso Alessandro Baricco, nel suo romanzo  Omero, Iliade supera la complessità dell’ordito e la diffusione di identità con una geniale trovata:  abolisce le masse. Il volume nasce da un progetto di rilettura del poema omerico destinato alla scena teatrale e così Baricco “smonta e rimonta” l'Iliade creando monologhi, corrispondenti ad altrettanti personaggi del poema. Così si individuano gli Io estraendoli dalla massa amorfizzante e si forniscono narrazioni e punti di vista diversi degli stessi eventi. Solo alla fine la figura di un aedo racconta, in chiusura, l'assedio e la caduta di Troia. 

L’Odissea invece si presenta come il primo romanzo dell'uomo mediterraneo, e palesa una modernità sconosciuta all'Iliade: una modernità ove il Noi diventa Io. La storia è composta da individui piuttosto che da masse e Odisseo è l’eroe omerico che pur viaggiando nel mito riatterra nella realtà brutale di Itaca dopo dieci anni di punizione divina che lo ha condannato a errare invano sino alla catarsi. Egli, nella vanagloria di aver fatto cadere Ilio-Troia grazie alla sua astuzia, è infatti reo di  onnipotenza - in maniera poco furba per il suo intelletto tanto decantato - in quanto ha osato sfidare, travalicando i limiti umani. Ritenendosi  più intelligente degli dei ha offeso  Posidone, il quale lo farà naufragare più volte durante il Ritorno, il   νόστος, decimando i compagni fidi. 

Giuseppe Maria Vadalà, analista junghiano, nel suo Nessuno ascolterà Ulisse? Funzioni terapeutiche nell’incontro analitico (Moretti e Vitali ed., 2007) descrive bene come Odisseo simboleggi uno dei primi pazienti della storia, nell’antico racconto dell’incontro così umano con i Feaci-analisti: dopo aver rinunciato ad Ogigia alla immortalità-onnipotenza offerta dalla dea Calipso, pur di tornare da Penelope e Telemaco suo figlio, supplicherà la dea di fornirgli il mezzo per finalmente tornare a casa. La dea Calipso cede dinanzi al sentimento di Ulisse e lo lascia partire ma lui naufragherà per l'ultima volta sull’isola dei Feaci. Approdato “nudo e mendico”  sulla spiaggia, non mostra alcuna spavalda regalità e vergognoso agli occhi di Nausicaa, dichiarerà la sua identità solo alla cena del re Alcinoo, solo dopo aver pianto nel riascoltare la caduta di Troia declamata dal cantore cieco Demodoco: lì si svelerà e avrà inizio la autonarrazione analitica. Il racconto in greco è anàmnesis. Solo dopo tale processo terapeutico potrà rientrare alla sua Itaca, alla sua Penelope. 

“Nella letteratura europea per la prima volta compare un Io che racconta sé, la propria vita, davanti ad un altro. La rappresentazione offertaci è quella della nascita della autocoscienza riflessiva…” (Vadalà, pag.103, op.cit.). E la psicoanalisi lancia un ponte alla medicina narrativa dei nostri giorni. Leggiamo il passo:

 

“E a tutti gli altri  [Ulisse] rimaneva nascosto mentre piangeva

Solo Alcinoo (= analista) se ne accorse e intese…”

“…Tu non celare con scaltri pensieri

ciò che ti chiedo: è più bello se parli

Di’ il nome col quale ti chiamano…”

 

Il set-setting è disegnato da un confine murario (l’antico temenos, il recinto  del tempio di Asclepio ove si veniva terapizzati). Bellissimo e puntuale  l’intervento dell’analista-Alcinoo: l’alleanza terapeutica è salda, alla transazione GB di protezione segue la angolare (è più bello se parli…) con successiva transazione di permesso. E Odisseo si apre e si rivela: 

 

“Sono Odisseo, figlio di Laerte, per tutte le astuzie

noto agli uomini e la mia fama va fino al cielo…”

 

Orgoglio e peso gravano al contempo. In quel la mia fama va fino al cielo vi è una pesante contaminazione analogica (Miglionico, 1993) perché dal cielo è caduta la maledizione su di lui. Nessuna traccia di onnipotenza, neanche nell’orgoglio iniziale (…noto…). Si va verso la “guarigione” attraverso la rinuncia alla onnipotenza.

 

 

Concludiamo traendo spunto da un intervento dal titolo «Mito e linguaggio metaforico nell’analisi del copione» , un vecchio scritto (Miglionico A., in Atti Conv. Naz. Di AT 1994, Bari 29 Aprile-1 Maggio) per integrare ulteriormente gli aspetti antropologici e psicodinamici della onnipotenza e per parlare di altri limiti, i limiti copionali. Lì si rifletteva su come il Mito generico di riferimento dell’organizzazione marginale di personalità fosse basato sul dilemma di Amleto ma «l’essere-non essere non è basato su di una impasse depressiva» scrivevamo «…è del tipo  Lotto ai confini di Me, cioè O mi perdo nell’Altro (rischio di fusione) o perdo l’Altro (rischio di follia autistica).” E Amleto impazzisce simulando follia.

Se il Sé va inteso quale metasistema dei fenomeni egoici e subegoici (Stati dell’Io) (1993, 1996) tale dilemma amletico è giocato ai bordi mutevoli del Sé («Dove finisco Io e comincia l’Altro?») Il primo Amleto che gioca ai bordi dell’Io e del Sé è proprio Gilgamesh (1994) nel III millennio aC.  E’ dal 1994 dC che il mito-leggenda (mi) affascina mentre l'onnipotenza umana rischia di farci regredire all'Ulisse che sfida stoltamente la Natura. (Achille MIGLIONICO) 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 



[1] Chaplin J.P., Dictionary of Psychology, Laurel, 1983.

[2] Due volumi classici nella ricerca e clinica rimangono Il Sé LimiteAnalisi transazionale psicodinamica e patologia di confine (Miglionico A., Novellino M., FrancoAngeli Ed., Roma, 1993) e il cap. Organizzazioni Marginali (Miglionico A.) in L’Approccio Clinico della Analisi Transazionale(AA.VV., a cura di Novellino M., FrancoAngeli ed., 1998). Alle due opere ci riferiamo nel presente scritto.

[3] Mahler M.S., La nascita psicologica del bambino, Boringhieri Ed., Torino, 1978 (1975)

[4] Gabbard G.O., Psichiatria psicodinamica, Cortina ed., Milano, 1995 (1994). V Edizione (2015) basata sul DSM5. Ancora sul tema: Il disagio del narcisismo (con H. Crisp, Cortina, 2019).

 

[5] Come la maggior parte delle Operette, anche il Dialogo della Natura e di un Islandese venne composto nel corso del 1824. Struggente l’incipit e la fine.  “Un Islandese, che era corso per la maggior parte del mondo, e soggiornato in diversissime terre; andando una volta per l’interiore dell’Affrica … Vide da lontano un busto grandissimo; che da principio immaginò dovere essere di pietra, e a somiglianza degli ermi colossali veduti da lui, molti anni prima, nell’isola di Pasqua. Ma fattosi più da vicino, trovò che era una forma smisurata di donna seduta in terra, col busto ritto, appoggiato il dosso e il gomito a una montagna; e non finta ma viva; di volto mezzo tra bello e terribile, di occhi e di capelli nerissimi; la quale guardavalo fissamente; e stata così un buono spazio senza parlare, all’ultimo gli disse.

Natura:  Chi sei? che cerchi in questi luoghi dove la tua specie era incognita? 
Islandese:  Sono un povero Islandese, che vo fuggendo la Natura…”

 

[6] Giovanni Pettinato (1934-2011) è stato storico, assiriologo, specialista in lingue mesopotamiche. Decifrò la lingua eblaita. Il suo volume La Saga di Gilgamesh edito da Rusconi nel 1992 fornisce saggi e traduzione dell’epopea. 

[7] Incredibilmente del tema del Diluvio Universale quale catastrofe universale che dovette veramente accadere e  lasciare non molti superstiti, solo in Mesopotamia abbiamo evidenze nell’altro poema Atrahasis (Tav. II-III), paleobabilonese (circa 2000 aC), ripreso da una versione sumerica Ziusutra (circa 1600 aC) e dalla più recente versione Xisuthros del babilonese Beroso (276 aC). Oltre alla nota tradizione biblica ((Gn, 6, 5-9, 17) si ritrova il tema anche in  testi induisti. 

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