Un morto ogni
due giorni dall’inizio dell’anno. Dall’inizio del 2013 ad oggi si contano 100
vittime, una, appunto, ogni due giorni. Cento nomi e cento tragiche storie
finite nel sangue; donne uccise da amori sbagliati e malati, donne uccise da
uomini perversi o qualunque. Cento storie di morte che puntano il dito contro
una società che in esse esplode in tutta la sua debolezza e il suo precario
equilibrio. Katia Tondi, la mamma di San Tammaro uccisa nel suo appartamento lo
scorso 20 luglio, entrerà a far parte di questo funesto elenco sempre
provvisorio? La giovane madre ed i suoi familiari aspettano verità e giustizia.
Come tanti.
Cento omicidi di donne sono tanti,
evocano cifre da organizzazioni mafiose in lotta, da cartelli della droga o da
conflitti bellici. Sembra una guerra di genere. Nel 2012, si sono contate ben 124 donne uccise, a causa delle violenze
di genere, cui fanno spalla altri 47 tentati femminicidi (omicidi non
riusciti). Nel 25% dei casi la donna aveva da poco reciso il legame amoroso o
era in procinto di farlo. Queste statistiche ci dicono anche che, le donne
vittime, nel 63% dei casi, vengono trucidate tra le mura domestiche e spesso
non sono le uniche a perire sotto i colpi della furia omicida di mariti,
compagni o ex; nello stesso 2012 infatti, otto persone, tra le quali anche
figli della coppia, hanno trovato la morte durante il raptus omicida.
Le analisi sulla casistica, invertendo
uno stereotipo fortemente preconcetto e altamente discriminante, evidenziano
come, la maggioranza di questi delitti, avvengano nelle regioni del Nord dove,
una più forte parità di genere, ne costituisce un elemento scatenante.
Moltissime anche le straniere vittime di violenza domestica, oltre il 31% e,
nel 73% dei casi, gli assassini, sono italiani".
Femminicidio
è per Marcela Lagarde «La forma
estrema di violenza di genere contro le donne, prodotto della violazione dei
suoi diritti umani in ambito pubblico e privato, attraverso varie condotte
misogine -maltrattamenti, violenza fisica, psicologica, sessuale, educativa,
sul lavoro, economica, patrimoniale, familiare, comunitaria, istituzionale- che
comportano l’impunità delle condotte poste in essere tanto a livello sociale
quanto dallo Stato e che, ponendo la donna in una posizione indifesa e di
rischio, possono culminare con l’uccisione o il tentativo di uccisione della donna
stessa, o in altre forme di morte violenta di donne e bambine: suicidi,
incidenti, morti o sofferenze fisiche e psichiche comunque evitabili, dovute
all’insicurezza, al disinteresse delle Istituzioni e alla esclusione dallo
sviluppo e dalla democrazia».
Il termine Femmicidio (femicide) è stato diffuso per la prima volta da Diana
Russell che, nel 1992, nel libro Femicide:
The Politics of woman killing, attraverso l’utilizzo di questa nuova
categoria criminologica, molto tempo prima di avere a disposizione le indagini
statistiche che ci confermano ancora oggi questo dato, “nomina” la causa
principale degli omicidi nei confronti delle donne: una violenza estrema da parte dell’uomo contro la donna «perché donna».
“Il
concetto di femmicidio si estende aldilà della definizione giuridica di
assassinio ed include quelle situazioni in cui la morte della donna rappresenta
l'esito/la conseguenza di atteggiamenti o pratiche sociali misogine.” E' una
categoria di analisi socio-criminologica delle discriminazioni e violenze nei
confronti delle donne per la loro appartenenza al genere femminile .
La teoria di Diana Russell diviene
universalmente nota ed utilizzata da numerose scienziate per analizzare le
varie forme di femmicidio (delitto d’onore, lesbicidio, ecc.). Nello specifico,
viene ripresa dalle sociologhe, antropologhe e criminologhe messicane per
analizzare i fatti di Ciudad Juarez, e viene adattata a descrivere non solo le
uccisioni di genere ma ogni forma di
violenza e discriminazione contro la donna “in quanto donna”.
A tal proposito mercoledi’ 11 Settembre scorso, la Provincia di Barletta - Andria - Trani aderisce alla campagna di sensibilizzazione “Posto Occupato” e dice no al femminicidio. Lo rende noto un comunicato diffuso dalla stessa Provincia. Il posto per una delle tante donne vittime di violenza è stato simbolicamente occupato dalla Provincia mercoledì 11 settembre, in occasione della giornata studio a conclusione del progetto “Mafalda”, presso la sede di Trani in viale De Gemmis 42/44 a Trani. “Posto Occupato” è un’idea, un dolore, un pensiero, una reazione che ha cominciato a prendere forma via via che i numeri crescevano e cresceva l’indignazione di fronte alla notizia dell’ennesima donna assassinata. questa , iniziativa arriva nella Provincia di Barletta - Andria - Trani, in occasione della giornata studio del progetto “Mafalda”, promosso dalla Provincia proprio nell’ottica di una sensibilizzazione e promozione della cultura di genere e delle pari opportunità. L’iniziativa è partita il 29 giugno scorso dall’anfiteatro della villa Comunale di Rometta (Messina), luogo di nascita di Maria Andaloro, editore della rivista online “La Grande Testata” e ideatrice del progetto. La prima fila dell’anfiteatro è stata occupata da un paio di scarpe rosse, da un mazzo di chiavi, da una borsa, lì cristallizzati a testimonianza di un delitto. Nei prossimi mesi, la provincia Bt si impegnerà per dire basta ad ogni forma di discriminazione e violenza posta in essere contro la donna "in quanto donna". Perché le donne non debbano più pagare con la vita la scelta di essere sé stesse, e non quello che i loro partner, gli uomini o la società vorrebbero che fossero.
Basta. Occorre denunciare qualsiasi sopruso e forma di violenza e come diceva Paolo Borsellino : “ Chi ha paura muore ogni giorno, Chi non ha paura muore una volta sola”. Per costruire una memoria collettiva riportiamo sotto i nomi delle vittime, affinché queste donne possano continuare a vivere nei gesti semplici e concreti di altre donne, in quanto donne.
(sabina pistillo, "donna" e psicologo-counsellor)
Questi i loro nomi: Franca
Iaciofano 50 anni, Donika Xhafa 47 anni, Antonia
Stanghellini 47 anni, Boshti Hrjeta 36 anni, Maddalena
Livatino e Barbara Pons di 63 e 42 anni, Anna Francesca
Scarpati 51 anni, Shedije Mamedani 38 anni, Jamila
Assafa 31 anni, Giuseppina Saverino 81 anni, Giuseppina Di
Fraia 52 anni, Favour Olayemi 24 anni, Bruna
Porazzini 75 anni, Giuseppina Boi 87 anni, Olayemi
Favour 24 anni, Anna Maria Gandolfi 57 anni, Egidia Mamoli 65
anni, Adriana Carolo 80 anni, Denise Fernella Graham 43
anni, Michela Fioretti 41 anni, Denise Morello 22 anni,
Florentia Boaru 19 anni, Adriana Mihaela Simion 26
anni, Francesca Di Grazia e Martina Incocciati 56 e 19
anni, Adela Simona Andro 35 anni, Giuseppina Negri 51
anni, Anna Maria Gandolfi 57 anni, Fabiana Luzzi 15
anni, Angelica Timis 35 anni, Silvana Cassol 50
anni, Erika Piechulska e Micaela Gauril entrambe di 34
anni, Maria Chimienti e Letizia Piccolo di 55 e 19
anni, Immacolata Rumi 53 anni, Chiara Di Vita 28
anni, Alessandra Iacullo 30 anni, Ilaria Leone 19
anni, Marta Forlani 50 anni, Giovanna Longo 60
anni, Olena Tonkoshkurova 50 anni, Raffaella Ranauro 41
anni, Samanta Fava 35 anni, Silvia Caramazza 39
anni, Irma Hadai 33 anni,Antonietta Alfieri 50
anni, Sandita Monteanu 38 anni, Chiara Bernardi 25 anni, Silvia
Caramazza 39 anni, Cristina Biagi 38 anni, Erika
Ciurla 43 anni, Maria Nastasi 46 anni, Michelle
Campos 20 anni, Tiziana Rizzi 36 anni, Rosi Bonanno 26
anni, Silvia H. 31 anni, Tiziana Rizzi 36 anni, Rosi
Bonanno 25 anni, Angela Arcudi 65 anni, Maria
Nastasi 46 anni, Erika Ciurla 43 anni, Lucia
Bellucci 31 anni, Antonella Russo 48 anni, Maria Grazia
Giummo 38 anni, Felicia Matteo 49 anni,Giuseppina Brodu 62
anni, Marilia Rodrigues Silva Martines 29 anni, Rosa
Graziani 63 anni, Lavinia Simona Ailoaiei 18 anni, Maria
Grazia Cantarno 81 anni, Tatiana Kuropatyk 40 anni, Maria
Pia Bigoni 66 anni, Annunziata Paoli 78 anni, Ilaria
Pagliaruolo 20 anni, Marta Deligia 24 anni e Cinzia
Agnoletti di 51 anni.
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