Dimenticare le chiavi è un “classico” e gli uomini attribuiscono questa “abilità” alle donne e alle loro enormi e fameliche borse. In un dialogo fumettistico Dylan Dog, aprendo la conversazione dice: "Non potresti ricordarti le chiavi?" Groucho risponde: "Ma l'ho fatto! Me le sono ricordate giusto un attimo fa: non le avevo."
Freud in Psicopatologia della vita quotidiana (1901)
aveva trattato il tema delle “dimenticanze” come un meccanismo di difesa, un
atto di rimozione legato ad un evento spiacevole. Saltando dal livello intrapsichico a livello
interpersonale, il caso delle chiavi
dimenticate può essere letto come un atto comunicativo interattivo e
circolare.
Nel caso fumettistico certamente le “chiavi” rappresentano non solo una distonia nell’ atto
comunicativo, ma denotano una simbologia “fallica” che si traduce in un Gioco
berniano (1964) teso ad evitare l’intimità. La chiave è legata al simbolismo della porta, di ogni diaframma che vada superato, aperto, svelato ed in questa accezione possiede un aspetto
iniziatico che si esprime nel passaggio da un livello all’altro dell’esistenza,
da un “prima a un dopo“. Il potere attribuito a questo simbolo antropologico
si perde nella notte dei tempi e viene ben rappresentato nella funzione
di chiave del Paradiso, chiave del Regno
dei Cieli, nelle raffigurazioni
presenti in diversi stemmi nobiliari e papali che ne esprimono il potere
temporale e spirituale ecc. E la chiave, per la sua forma
allungata e la sua funzione penetrante, ha – come abbiamo detto - anche una
connotazione fallica e richiama psicodinamica l’atto sessuale.
Ma è la finalità con
cui è utilizzata a dilatare il significato della chiave in sé. Se la
chiave apre passaggi e porte, se gira facilmente nella toppa e soprattutto
se il soggetto riesce a usarla in tempo o nel modo più facile ed appropriato,
questo potrà indicare un ampliamento delle proprie risorse, la capacità di “aprire
delle porte“, di compiere le azioni giuste finalizzate ad un obiettivo con
successo; o la possibilità di sciogliere un enigma, di fare ordine e chiarezza
in una situazione confusa. Si dice “ho trovato la chiave” quando
finalmente la soluzione a qualcosa di impegnativo (mentale o esperienziale) è a
portata di mano.
Come ci ha
insegnato Eric Berne (1971), ogni individuo nei primi sei-sette anni di vita struttura
il suo Copione, in risposta alle stimolazioni ambientali; prende le sue
decisioni e percepirà l’ambiente di
volta in volta “gratificante” (rinforzo positivo) o “penalizzante” (rinforzo
negativo) in funzione dell’appagamento o meno del suo bisogno. L’aver
allontanato lo psichismo dal mondo pulsionale freudiano fa avvicinare il corpus berniano più alla teoria
dell’attaccamento. Le stimolazioni che l’individuo ottiene attraverso gli atti
comunicativi, fanno variare la quantità di desiderio o di possesso esistenti
nel soggetto a seconda delle sue proiezioni ed in relazione alla sua tipologia distonica.
L’emotività
e le esigenze primarie nella vita prenatale sono appagate in una forma naturale
di equilibrio omeostatico. L’emotività è presuntivamente percepita dal bambino
con la sensazione del piacere o della sofferenza in rapporto all’appagamento o
alla rigenerazione dello stato di bisogno esistente. Tutto, dopo la nascita, si
gioca nella bipolarità tra ESIGENZA e APPAGAMENTO. Se l’appagamento del bisogno
sarà eccessivo rispetto alla rigenerazione del bisogno, la composizione sarà
distonica, pertanto si configura la Tipologia Distonica ESSERE. Se
l’appagamento sarà minoritario rispetto alla rigenerazione, la composizione sarà
distonica, pertanto apparterrà alla Tipologia Distonica AVERE. Il valore che
viene attribuito ai simboli dipende dai punti “distonici” dell’individuo: il
Sistema di Riferimento personale dipende da un crogiuolo : Famiglia di origine
(madre, padre, figure significative dell’infanzia ecc.), Famiglia acquisita
(moglie, marito, figli, parenti acquisiti); Autorealizzazione (lavoro, hobby,
immagine di sé ecc.), Condotte e Disturbi del comportamento ( fissazioni ecc.).
Il Copione di vita è lo stile di vita derivato dai messaggi (divieti o
permessi) ricevuti dai caregivers in
risposta ai bisogni manifestati nella infanzia. Nel caso fumettistico, per esempio, il
comportamento di “dimenticare le chiavi” può essere influenzato da stimoli sotto
soglia (subconsci) e di cui non si è consapevoli, pertinenti al mondo copionale.
Groucho gioca a essere poco intimo con
Dylan Dog ed è evidente una conflittualità di base (Vittima vs Persecutore) sul
vincolo al desiderio. Groucho non
desidera a sufficienza ciò che possiede, per questo dimentica. Nel caso
specifico dell’esempio fumettistico la dimenticanza delle chiavi denota che
Groucho vede Dylan Dog come il “guardiano delle chiavi”. L’esempio di
Groucho indica la classica tipologia distonia
dell’ essere passivo. Qui il turbamento di base è sull’avere (causa) e l’effetto è sull’ essere (inefficienze auto-attributive). Il tema della dimenticanza delle chiavi
inoltre in ottica transazionale denota proprio atti comunicativi per mantenere
un preciso copione.
Per
realizzare il nostro pieno potenziale di adulti dobbiamo aggiornare quelle
strategie per affrontare la vita che decidemmo di utilizzare da bambini. Nel caso delle “chiavi”, il portarle con sé senza
“dimenticarle” consente alternative creative al nostro copione e delinea la
possibilità di raggiungere l’autonomia, sviluppando la consapevolezza, la
spontaneità e l’intimità. Questo implica la capacità di risolvere i problemi
utilizzando le piene risorse adulte della persona.
Comunque
talvolta dimenticare le chiavi è solo dimenticare le chiavi. Freud ad uno che
gli chiedeva se fumare il sigaro fosse un bisogno orale ebbe a dire con un
sorriso che un sigaro è talora solo un sigaro. Dunque non spaventatevi. (Sabina Pistillo, psicologa,
counsellor)
Nessun commento:
Posta un commento