domenica 13 ottobre 2013

Dal fumetto alla realtà : Come ricordarsi le chiavi, per uscire dal copione.



Dimenticare le chiavi è un “classico” e gli uomini attribuiscono questa “abilità” alle donne e alle loro enormi e fameliche borse. In un dialogo fumettistico Dylan Dog, aprendo la conversazione dice: "Non potresti ricordarti le chiavi?"  Groucho risponde: "Ma l'ho fatto! Me le sono ricordate giusto un attimo fa: non le avevo."
Freud in Psicopatologia della vita quotidiana (1901) aveva trattato il tema delle “dimenticanze” come un meccanismo di difesa, un atto di rimozione legato ad un evento spiacevole. Saltando dal livello intrapsichico a livello interpersonale, il caso   delle  chiavi dimenticate può essere letto come un atto comunicativo interattivo e circolare.

Nel caso fumettistico certamente le “chiavi” rappresentano  non solo una distonia nell’ atto comunicativo, ma denotano una simbologia “fallica” che si traduce in un Gioco berniano (1964) teso ad evitare l’intimità. La chiave è legata al simbolismo della porta, di ogni diaframma che vada superato, aperto, svelato ed in questa accezione possiede un aspetto iniziatico che si esprime nel passaggio da un livello all’altro dell’esistenza, da un “prima a un dopo“. Il potere attribuito a questo simbolo antropologico si perde nella notte dei tempi e viene ben rappresentato nella funzione di chiave del Paradiso, chiave del Regno dei Cieli, nelle raffigurazioni presenti in diversi stemmi nobiliari e papali che ne esprimono il potere temporale e spirituale ecc. E la chiave, per la sua forma allungata e la sua funzione penetrante, ha – come abbiamo detto - anche una connotazione fallica e richiama psicodinamica l’atto sessuale.
Ma è la finalità con cui è utilizzata a dilatare il significato della chiave in sé. Se la chiave apre passaggi e porte, se gira facilmente nella toppa e soprattutto se il soggetto riesce a usarla in tempo o nel modo più facile ed appropriato, questo potrà indicare un ampliamento delle proprie risorse, la capacità di “aprire delle porte“, di compiere le azioni giuste finalizzate ad un obiettivo con successo; o la possibilità di sciogliere un enigma, di fare ordine e chiarezza in una situazione confusa. Si dice “ho trovato la chiave” quando finalmente la soluzione a qualcosa di impegnativo (mentale o esperienziale) è a portata di mano.
Come ci ha insegnato Eric Berne (1971), ogni individuo nei primi sei-sette anni di vita struttura il suo Copione, in risposta alle stimolazioni ambientali; prende le sue decisioni e  percepirà l’ambiente di volta in volta “gratificante” (rinforzo positivo) o “penalizzante” (rinforzo negativo) in funzione dell’appagamento o meno del suo bisogno. L’aver allontanato lo psichismo dal mondo pulsionale freudiano fa avvicinare il corpus berniano più alla teoria dell’attaccamento. Le stimolazioni che l’individuo ottiene attraverso gli atti comunicativi, fanno variare la quantità di desiderio o di possesso esistenti nel soggetto a seconda delle sue proiezioni ed in relazione alla sua  tipologia distonica.
L’emotività e le esigenze primarie nella vita prenatale sono appagate in una forma naturale di equilibrio omeostatico. L’emotività è presuntivamente percepita dal bambino con la sensazione del piacere o della sofferenza in rapporto all’appagamento o alla rigenerazione dello stato di bisogno esistente. Tutto, dopo la nascita, si gioca nella bipolarità tra ESIGENZA e APPAGAMENTO. Se l’appagamento del bisogno sarà eccessivo rispetto alla rigenerazione del bisogno, la composizione sarà distonica, pertanto si configura la Tipologia Distonica ESSERE. Se l’appagamento sarà minoritario rispetto alla rigenerazione, la composizione sarà distonica, pertanto apparterrà alla Tipologia Distonica AVERE. Il valore che viene attribuito ai simboli dipende dai punti “distonici” dell’individuo: il Sistema di Riferimento personale dipende da un crogiuolo : Famiglia di origine (madre, padre, figure significative dell’infanzia ecc.), Famiglia acquisita (moglie, marito, figli, parenti acquisiti); Autorealizzazione (lavoro, hobby, immagine di sé ecc.), Condotte e Disturbi del comportamento ( fissazioni ecc.). Il Copione di vita è lo stile di vita derivato dai messaggi (divieti o permessi) ricevuti dai caregivers in risposta ai bisogni manifestati nella infanzia.  Nel caso fumettistico, per esempio, il comportamento di “dimenticare le chiavi” può essere influenzato da stimoli sotto soglia (subconsci) e di cui non si è consapevoli, pertinenti al mondo copionale.  Groucho gioca a essere poco intimo con Dylan Dog ed è evidente una conflittualità di base (Vittima vs Persecutore) sul vincolo al desiderio. Groucho  non desidera a sufficienza ciò che possiede, per questo dimentica. Nel caso specifico dell’esempio fumettistico la dimenticanza delle chiavi denota che Groucho vede Dylan Dog come il “guardiano delle chiavi”. L’esempio di Groucho  indica la classica tipologia distonia dell’ essere passivo. Qui il turbamento di base è sull’avere (causa)  e l’effetto è sull’ essere  (inefficienze auto-attributive).  Il tema della dimenticanza delle chiavi inoltre in ottica transazionale denota proprio atti comunicativi per mantenere un  preciso copione.
Per realizzare il nostro pieno potenziale di adulti dobbiamo aggiornare quelle strategie per affrontare la vita che decidemmo di utilizzare da bambini.  Nel caso delle “chiavi”, il portarle con sé senza “dimenticarle” consente alternative creative al nostro copione e delinea la possibilità di raggiungere l’autonomia, sviluppando la consapevolezza, la spontaneità e l’intimità. Questo implica la capacità di risolvere i problemi utilizzando le piene risorse adulte della persona.
Comunque talvolta dimenticare le chiavi è solo dimenticare le chiavi. Freud ad uno che gli chiedeva se fumare il sigaro fosse un bisogno orale ebbe a dire con un sorriso che un sigaro è talora solo un sigaro. Dunque non spaventatevi. (Sabina Pistillo, psicologa, counsellor)

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