lunedì 18 giugno 2012

I DIALOGHI DI TRANI 2012: incontro con Marc Augé



Trani, Castello Svevo, 16 giugno 2012. Nell'ambito della prestigiosa manifestazione culturale di Trani "I Dialoghi di Trani", giunta alla decima edizione, abbiamo incontrato un maestro della antropologia francese, Marc Augé (classe 1935), etnologo ed antropologo, africanista che si è dedicato allo studio della società complessa europea. Infatti, dopo alcuni soggiorni in America latina, il ricercatore alla fine degli anni Ottanta, ha focalizzato la sua osservazione sul mondo contemporaneo applicando metodi innovativi di indagine nei confronti della realtà francese e parigina. Attraverso la teorizzazione di una antropologia della Surmodernità ha trattato problemi pioritari della società contemporanea metropolitana, quali il paradossale incremento della solitudine nonostante l'evoluzione dei mezzi di comunicazione; lo strano percorso relazionale dell'"io" e dell'"altro" immersi in un contesto europeo di fine millennio; il non-luogo ("spazi di circolazione e di consumo" li ha chiamati a Trani), ovverosia quello spazio utilizzato per usi molteplici, anonimo e stereotipato, privo di storicità e frequentato da gruppi di persone freneticamente in transito, che non si relazionano (situazione riscontrabile negli aeroporti, negli alberghi, sulle autostrade, nei grandi magazzini ecc.); infine l'oblio e l'aberrazione della memoria.
Il pensatore francese è stato presentato da Marco Demarco, dopo una lettura a cura di Marluna Teatro. Il tema dei Dialoghi, "Cambiamenti" ben si adattava all'ultima pubblicazione di Augè, che sorprendentemente non è un saggio bensì uno snello romanzo che tratta dell'odissea moderna di un novello SFD, Senza Fissa Dimora. Negli ultimi anni, è comparsa una nuova categoria di persone: soggetti che, non disponendo di denaro sufficiente, non riescono più a pagare un affitto e dunque sono spinti a vivere per strada. Vivono dove possono, vagano da un luogo all’altro, dormono nella loro macchina. Un homeless che è diverso però dai veri clochard (ed il protagonista ne incontrerà uno vero accanto alla Mercedes ove comincia a vivere): un homeless che è diverso dagli Hobos nordamericani che saltavano da un treno all'altro in cerca di lavori temporanei e con spirito pionieristico.
L'etnologo Marc Augé, che dà qui prova anche di un talento letterario, immagina la vita di uno di questi “vagabondi”, gli effetti distruttivi prodotti dalla perdita di punti di riferimento spazio-temporali, inventando un genere, l’etnofiction. L’autore utilizza la forma del racconto per evocare un fatto sociale: il suo eroe, un medio funzionario messo in difficoltà da due divorzi e dall’aumento degli affitti, potrebbe non essere che una anteprima visionaria di un destino sempre più diffuso, cui potremmo essere chiamati noi europei nel processo di CRISI e declino che stiamo vivendo.
Va detto ad onor del vero che l'incontro con Marc Augè è stato condotto distrattamente dal giornalista(che ha omesso di introdurre il passato di etnologo africanista dell'Ospite, e che ad un certo punto ha confuso il regista Claude Lelouche con l'economista Serge Latouche): ma soprattutto ciò che ha confuso un po' tutti è stata la maldestra traduzione sequenziale dal francese che ha indotto Augè a parlare in italiano quando ne padroneggia solo l'ascolto. Al termine non vi è stato dibattito nè  spazio per domande del pubblico per problemi di accumulo di ritardi.  
Comunque l'Autore ha avuto modo di chiarire il paragone invocato  con il Candide di Voltaire e Le lettere Persiane di Montesquieu, asserendo che il proprio personaggio  ha uno spessore psicologico ed attuale sconosciuto al Candido, personaggio più metaforico di una trasformazione culturale; ha poi svelato al pubblico che il finale di Etnofiction è volutamente aperto e si presta a più possibilità, anche di speranza....  
Ha differenziato tra Globalizzazione, processo di trasformazione economica mondiale, e Planetarizzazione, la coscienza di essere tutti inquilini dello stesso pianeta. L'Uomo nella coscienza "planetaria" è eroe di tutto il genere umano ("Quando gli americani hanno raggiunto la Luna, noi abbiamo detto che l'Uomo ha raggiunto la Luna..."). Augé ha poi fatto cenno ai mezzi di comunicazione sottolineando che "più i mezzi di comunicazione sono importanti più necessitano di educazione, altrimenti danno la ILLUSIONE DEL SAPERE". Chiara la allusione ad Internet: "La illusione del sapere è peggio della ignoranza" . A proposito dei non-luoghi, in cui vi può essere una gradevole dimensione di solitudine ed anonimato,  l'A. ha ammesso di gradire più i "luoghi" e tra i luoghi sia i bistrot francesi che le piazze italiane (in fondo la agorà).


(Nunzia Lucia Ardito)

Journal d'un SDF: ethnofiction, 2011; trad. Maria Gregorio, Diario di un senza fissa dimora, Milano, Raffaello Cortina, 2011.

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