mercoledì 4 novembre 2015

IL DEFUNTO (MAJAKOVSKIJ) ODIAVA I PETTEGOLEZZI ma avrebbe apprezzato questo libro


Grazie a Serena Vitale esce un libro unico, originale, tecnico e documentato, a tratti poetico, "montato" come un film documentario (documovie) con salti temporali. Il tutto tiene con il fiato sospeso a partenza da quell'Aprile 1930 (85 anni fa) allorché  Vladimir Vladimirovic Majakowskij muore suicida, sollevando un grigiore ed un polverone nell'inossidabile dogmatismo dell'era di Stalin. La notizia della morte imprevista di M. arriva alla cupa Lubjanka, allora sede dei famigerati servizi segreti sovietici (la ceka, la OGPU poi NKVD e KGB; ora FSB russa). Immediato è l'ordine dei quattro dirigenti OGPU (Agranov, Alievskij, Gendin, Rybkin) di mettere a tacere ogni cosa e si recano al n. 3 di passaggio Lubjanskij, ove giace riverso in una strettoia il gigantesco corpo esanime del poeta e drammaturgo. Da qui si svolge una sequenza di quadri interessanti e ben collegati. Il compagno Gendin redarguisce Valerij Gorozanin per aver regalato la pistola Mauser al poeta nel '27 senza aver ricordato all'artista che la licenza andava rinnovata. Cinque anni dopo , nel 1935, sarà Gendin ad essere rimproverato aspramente da Ezov per aver sostituito la pistola Mauser con una Browning. Catene burocratiche e poliziesche. 
Complimenti all'Autrice. Che bel libro. Intrigante e "storico".
Finalmente ho avuto modo di "collocare" in uno spaziotempo attendibile le vicende storiche e le opere dello "scomodo" Majakowsky. Perché il poeta, originalissimo e ciclotimico, sarebbe stato scomodo sia nella società occidentale sia - come lo è stato - ad Est. Era tutto ed il contrario di tutto: la sua fu una professione di fede politica discutibile e malsistematizzata (come la sua intera e breve vita), una visione scissa e contraddittoria che dette molto da pensare ai difensori di regime ed alla Russia stalinista che di lì a poco sarebbe entrata nel Terrore.
Stalin ed il carnefice, "nano malefico", N. Ezov: mente e braccio delle Purghe. Ezov è responsabile di atrocità individuali e di massa. Finì anche lui per essere accusato di tradimento e forse fucilato.

La vita nei Gulag ove confluivano i deportati e reclusi di tutti i presunti oppositori al regime

Il Poeta "inquieto": nato nel 1893 in Georgia. Figlio di un guardaboschi ebbe una infanzia dolorosa e ribelle. Si trasferì a 13 anni a Mosca con la madre e le sorelle, ove studiò.

Veronika Polonskaya: Belle di ogni tempo. Coinvolta nella morte? negherà la relazione con  M.



Nella sua lettera di commiato il Poeta scrisse: "A tutti. Se muoio, non incolpate nessuno. E, per favore, niente pettegolezzi". Stranamente anche il suicida Cesare Pavese scrisse qualcosa di simile: "Perdono a tutti e a tutti chiedo perdono. Va bene? Non fate troppi pettegolezzi."



Stalin avrebbe, dopo il 1930, progressivamente accentrato il potere nella sua persona, grazie al pieno controllo della potente nomenklatura, la burocrazia del Partito comunista. Servendosi della potentissima polizia segreta, eliminò tutti gli oppositori, tra i quali molti protagonisti della rivoluzione d'ottobre del 1917. Nel 1934 Stalin, dopo la poco chiara uccisione del suo collaboratore Kirov, prese a scatenare le "Grandi Purghe", che  tra il 1936 e il 1939 eliminarono centinaia di migliaia di militanti comunisti ed anche comunisti italiani emigrati in URSS a causa del nazifascismo; fu poi la volta di un enorme numero di ufficiali e soldati dell' Armata Rossa, i quali furono messi sotto accusa come "nemici dello Stato", incarcerati, "indotti" a confessare colpe inesistenti e condannati a morte o al lavoro forzato. Bukharin, Kamenev, Rykov e Zinoviev, condannati alla fucilazione, furono le più celebri vittime delle epurazioni staliniane. Trotskij, acerrimo oppositore di Stalin anche dall'esilio, fu rintracciato in Messico e assassinato nel 1940. Majakovsky mai avrebbe immaginato che il regime totalitario e di polizia, il cui alito greve si avvertiva già nella prima metà degli anni Trenta, avrebbe cagionato la morte di centinaia di migliaia di persone. Tra i 15 e i 20 milioni furono invece i deportati nell'arcipelago dei campi di lavoro, il Gulag. Sicuramente il Nostro, già attaccato come controrivoluzionario alla fine degli anni Venti, avrebbe perso la vita nelle Purghe.
Nel volume della Vitale si apprezza l'atmosfera di quegli anni Trenta che preludeva alle epurazioni ed alle eliminazioni degli oppositori al regime: l'aria è permeata di infiltrazioni e convivenze forzate, dell'azione silente di informatori e della propaganda dei teorici di Partito che censivano e bloccavano qualsiasi messaggio artistico che non fosse trionfalistico della Rivoluzione. Sembra di vederle quelle stanze e quegli uomini "controllati"  in maniera capillare "in vivo": ma nulla può soffocare la intrinseca libertà dell'io e dell'arte. (achille miglionico)

Serena Vitale è professore ordinario di lingua russa. Traduttrice e scrittrice, ha ottenuto nel 2001 il Premio Bagutta e il Premio Piero Chiara. Di lei Adelphi ha pubblicato, con vasta risonanza, Il bottone di Puškin (1995).

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