📘Recensione "Per conoscere lo loco dov'io fossi”. Paesaggi dell'Inferno di Claudio Leone
È stato pubblicato quest'anno, per Fondazione Mario Luzi editore, "Per conoscere lo loco dov'io fossi”. Paesaggi dell'Inferno di Claudio Leone, docente di Lettere e redattore di questa Rivista.
Claudio Leone |
Il presente libro analizza i paesaggi dell'inferno dantesco, ossia quei vari scenari che danno forma ai cerchi e ai gironi dell'oltretomba immaginato dal poeta fiorentino. Il testo origina dalla ricerca per la tesi di laurea magistrale di Leone, discussa sotto la direzione del Prof. Davide Canfora, ordinario di Filologia Italiana, Filologia e critica dantesca e Letteratura Italiana presso l'Università di Bari. Leggiamo dalla Prefazione le sue parole:
Il lavoro di ricerca di Claudio Leone, oltre ad avere tratti assai apprezzabili e ben riconoscibili di originalità, ha il pregio importante di affrontare la lettura del capolavoro dantesco non soltanto con il rispetto, inevitabile e quasi sacrale, che accompagna da sempre i versi della Commedia, tanto più in questi tempi di celebrazioni, bensì anche con la lucidità di uno sguardo che cerca le cose reali, da cui è nata la poesia.
La ricerca qui condotta mira ad analizzare i paesaggi infernali, chiamati "paesaggi strutturali" perché danno forma alla struttura oltremondana, nella loro configurazione "morfologica", letteraria e storico-urbanistica. Infatti, per ogni paesaggio viene dapprima descritta la fisionomia, che spesso può sfuggire nella sua ricostruzione puntuale durante la lettura, e le sue modalità di esplorazione da parte del Dante-personaggio. In seguito, sono elencate le fonti letterarie che lo hanno ispirato: Dante, poeta di profondissima cultura, coglieva suggestioni dai testi dell'antichità classica, dalla Bibbia e dalle fonti coeve di vario genere, spesso fondendole tra loro. Infine, il testo cerca di cogliere il rapporto tra i paesaggi descritti nella Commedia e ciò che Dante vedeva con i propri occhi (gli occhi di un uomo del Medioevo), quindi boschi, città, torri e mercati. Si pensi alla famosa selva iniziale, che richiama i boschi presenti ai margini delle città medievali e luogo pauroso in cui albergavano persone di dubbia moralità (come già notava l'illustre italianista Piero Camporesi) o la città di Dite, che occupa il centro dell'Inferno dantesco, che è costruita come una città medievale, probabilmente proprio Firenze. Su questa identificazione tra la città di Dite e Firenze, questo testo propone un'interpretazione ulteriore, a partire dalla disposizione delle tombe e sulla scorta di una glossa di Boccaccio. Questa apertura del testo dantesco al mondo del visibile e del concreto si inserisce in un quadro di ricerca dantesco più ampio, ma che ricorda anche al lettore come “entrare” in un’opera. A tal proposito, scrive ancora Davide Canfora nella Prefazione:
Leone, direi, dà corpo ad un pensiero che sempre dovrebbe accompagnare i lettori delle opere di ogni epoca. Bisogna leggere il testo liberandosi delle proprie vesti, del proprio sguardo, dei propri giudizi e dei propri pregiudizi: e anche del contesto in cui ci muoviamo, delle abitudini che abbiamo, dei luoghi in cui siamo collocati. Bisogna entrare nel mondo dell’autore. Entrare nel suo racconto. [...] Bisogna cercare di capire in quale mondo Dante si muoveva, di che colore erano i muri delle case davanti ai suoi occhi, quanto alte apparivano le torri destinate a fornirgli l’immaginazione dei giganti infernali. Questo il merito della ricerca di Claudio Leone, che ho avuto l’onore di seguire, pochi anni fa, da relatore di tesi.
Il testo è disponibile nei maggiori store digitali (Amazon, IBS, Feltrinelli).
Claudio Leone, Per conoscere lo loco dov'io fossi. Paesaggi dell'Inferno, Fondazione Mario Luzi editore, Roma 2024.
(redazionale)
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