lunedì 9 settembre 2024

La famiglia #Hitler: tra follia e brama di potere

 

 

 

 




La famiglia Hitler: tra follia e brama di potere

Adolf Hitler è ritenuto uno dei dittatori più crudeli e spietati mai esistiti. La storia della sua famiglia è lo specchio della decadenza della società e del delirio psicologico dell’Europa dell’inizio del XX secolo. Potere, successo e superomismo sono solo alcuni dei tratti distintivi della figura di Adolf Hitler e dei suoi parenti. Questo contributo analizza la storia e la psiche della famiglia Hitler tra il 1837 e il 1945.


Il padre Alois
Alois Hitler nacque nel 1837 a Strones, in Bassa Austria, da Maria Anna Schicklgruber, una domestica di 42 anni. Inizialmente, fu battezzato con il cognome della madre, poiché Maria Anna si rifiutò di rivelare la paternità del figlio. Madre e figlio andarono a vivere con il nonno di Alois, e successivamente con il mugnaio Johann Georg Hiedler, che Maria Anna sposò nel 1842, rendendolo patrigno di Alois. Tuttavia, Johann Georg, un mugnaio itinerante, non riuscì a offrire una stabilità familiare, e Alois, all'età di 10 anni, fu mandato a vivere con il fratello di Johann Georg, Johann Nepomuk Hiedler, nel villaggio di Spital, vicino al confine con la Repubblica Ceca. La paternità di Alois è oggetto di dibattito, con teorie che indicano Johann Georg, Johann Nepomuk o un ebreo di Graz di nome Leopold Frankenberger come possibili padri. Quest'ultima ipotesi è emersa durante il processo di Norimberga grazie alla testimonianza dell'avvocato di Hitler, Hans Frank, ma non è stata confermata da documenti storici. Fino al 1860, agli ebrei non era permesso risiedere in Stiria.
Johann Nepomuk accumulò una discreta fortuna, lasciando ad Alois un'eredità significativa. Alois frequentò la scuola elementare a Spital e imparò il mestiere di ciabattino. Nel 1855, all'età di 18 anni, si arruolò nelle guardie di frontiera del servizio doganale austriaco, prestando servizio in varie località fino a diventare ispettore doganale a Braunau nel 1875. Nella vita privata, Alois ebbe una condotta irregolare, con una relazione extraconiugale che portò alla nascita di un figlio illegittimo. Nel 1873 sposò Anna Gasl, una donna benestante molto più anziana di lui, ma il matrimonio fallì a causa delle numerose infedeltà di Alois. Nel 1880, divorziò da Anna e iniziò una relazione con la cameriera della locanda cittadina Franziska “Franni” Matzelberger, da cui ebbe due figli, Alois Jr. e Angela. Franziska fece allontanare la cugina di Alois, Klara, assunta come domestica, per evitare che il marito potesse avere una relazione anche con lei. Dopo la morte prematura di Franni nel 1884, Alois sposò proprio Klara Pötzl, nipote di suo zio Johann Nepomuk, nel 1885.
 

La madre Klara Pötzl
Klara Pötzl era descritta come una donna pia, laboriosa ed affettuosa. Da Alois ebbe sei figli. I primi tre Gustav, Ida e Otto morirono in tenera età per difterite. Nel 1889 nacque Adolf, un bambino molto cagionevole di salute, di cui lei si prendeva costantemente cura. Nel 1896 nacque la sorella Paula e successivamente il fratello Edmund, morto in tenera età a causa della rosolia. Insieme ai suoi figli Adolf e Paula crebbe anche i figli del marito Alois jr e Angela. Alois maltrattava Klara e a stento le rivolgeva la parola. Si ipotizza che sgridasse i bambini in continuazione e che passasse sempre più tempo nella taverna locale, bevendo. Alois jr scappò di casa dopo una violenta lite con il padre, mentre Adolf veniva probabilmente picchiato dal genitore. Nel 1903 Alois Hitler ebbe un collasso mentre era alla locanda intento a bere vino e a leggere il giornale. Morì poco dopo lasciando alla moglie e ai figli una discreta eredità. Nel 1906 Klara si ammalò di tumore al seno. Le cure furono molto invasive e dolorose, ma non le evitarono la morte. Adolf era grato al medico ebreo Eduard Bloch per la cura della madre e gli permise negli anni ’40 di emigrare negli Stati Uniti. La perdita della madre fu devastante per Adolf, che era profondamente legato alla madre.
 

La sorella Paula 

Nel 1911 Paula ricevette l'intera pensione della madre. A quel tempo Paula viveva con la sorellastra Angela ed i suoi tre nipoti, Leo, Geli ed Elfriede. Angela era vedova dal 1910 e aveva problemi finanziari a causa della morte prematura ed improvvisa del marito. Paula a quel tempo frequentava il liceo di Linz, dove imparò a stenografare con l'obiettivo di diventare segretaria. Dal 1920 al 1930 Paula lavorò come impiegata presso la Compagnia di assicurazione statale federale a Vienna. Nel 1920 riprese i contatti con Adolf e nel 1923 si recò a Monaco di Baviera, facendo visita al fratello durante il periodo di detenzione. Adolf Hitler tenne i suoi parenti rigorosamente lontani dalla politica. Nel 1930 fu licenziata perché si scopri la parentela con Adolf. Nel 1936 Adolf le ordinò di vivere in incognito e assumere il cognome Wolff. Questo era un soprannome d'infanzia del fratello, che egli aveva usato anche nel corso degli anni venti per motivi di sicurezza. Hitler sembrava avere in scarsa considerazione la sorella, e in un'occasione definì Paula e la sorellastra Angela “stupide oche”. Pare che volesse fidanzarsi con un ebreo, ma Adolf fu contrario. Il fratello fece arrestare anche il medico Erwin Jekelius, uno dei principali responsabili del programma nazionalsocialista di eutanasia in Austria, e gli fece rompere il fidanzamento con la sorella. Paula lavorò come segretaria in un ospedale militare fino al termine della seconda guerra mondiale. Fu arrestata dai servizi segreti americani nel maggio 1945 e interrogata più tardi lo stesso anno. Nel giugno del 1945, quando era ancora sotto custodia delle forze di occupazione americane, disse, tra le altre cose: “Non credo che mio fratello abbia ordinato i crimini commessi contro innumerevoli persone nei campi di concentramento. Devo parlare bene di lui, è mio fratello. Non può più difendersi”. Alcune fonti indicano una sua condivisione degli ideali nazionalisti del fratello, che vedeva come “eroe tedesco” al pari di Napoleone per la Francia. Tuttavia, non aderì mai ufficialmente al nazismo né fu mai una militante politica. Morì nel 1960 a Berchtesgaden.

Adolf Hitler
Adolf crebbe quindi in un contesto familiare rigido e anaffettivo, ma si legò fortemente alla figura materna. Non considerò mai del suo stesso livello la sorella Paula, così come la sorellastra Angela. Adolf era uno studente introverso e più volte incline al suicidio. Già dopo il fallimento del putsch di Monaco aveva meditato di suicidarsi, ma fu dissuaso prima di essere arrestato. La morte della nipote Angelika “Geli” Raubal, figlia della sorellastra Angela, lo fece deprimere a tal punto da meditare di lasciare la politica e di togliersi la vita nel 1931. L’attaccamento a Geli era morboso tanto quello con la madre Klara. Si ipotizza infatti che in realtà Geli non si sia suicidata, ma che l’abbia uccisa lo zio e che sia rimasto a vegliare il suo corpo. Si pensa che con la stessa pistola che ha causato la morte di Geli, Adolf Hitler si sia suicidato il 30 aprile 1945. Sulla figura di Hitler circolano, inoltre, numerose leggende. Secondo una diceria anglosassone Hitler avrebbe sofferto di monorchidismo, ovvero avesse un solo testicolo, e che i suoi malesseri fossero il risultato di un rapporto endogamico vista la probabile parentela dei genitori. A peggiorare la sua salute fisica e mentale avrebbero contribuito le miscele preparategli dal medico Theodor Morell. Durante la guerra divenne vegetariano perché credeva che il consumo di carne fosse la causa del suo continuo dolore allo stomaco. Non si conosce bene la natura delle sue frequentazioni amorose, né dei suoi eventuali figli illegittimi. Eva Braun fu la più nota delle sue amanti. Eva era una fotografa e lavorava nello studio di Heinrich Hoffmann, amico di Adolf Hitler. Dopo la morte di Geli, iniziò una relazione segreta con Adolf, ma tentò il suicidio sparandosi un colpo in gola nel novembre 1932. Salva, nel 1935 ritentò il suicidio ingoiando dei sonniferi ma non riuscì nell’intento neanche stavolta. Era mentalmente instabile tanto da cambiare più volte aspetto e acconciature. Nel 1945 decise di rimanere fino all’ultimo fedele al compagno Adolf, che fieramente sposò, prima di suicidarsi insieme a lui con del cianuro. Il suo corpo e quello del Führer furono cremati dall’Armata Rossa e i resti furono gettati nel fiume Elba.
(Flavia Volpe, germanista)

 

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Per approfondire il tema si suggeriscono letture e ri-letture:

"Lui è tornato" di Timur Vernes, uscito 10 anni fa. Dal libro un film del 2015.



Edizione italiana edita da Bompiani. Recensito su INCULTURA: https://blogincultura.blogspot.com/2014/01/una-ipotesi-irritante-lui-e-tornato-er.html 

 

Lui è tornato (Er ist wieder da) è un film del 2015 diretto da David Wnendt basato sull'omonimo bestseller di Timur Vermes.

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1913 è un coinvolgente libro di Florian Illies che narra su base documentale ma romanzata l'incrocio di tanti personaggi storici quando magari non erano noti. Per esempio Hitler era un perfetto sconosciuto in indigenza.


1913 è l'anno chiave del Novecento, l'anno che avrebbe condizionato un secolo ( e non solo). A dispetto dell'incombente tragedia - lo scoppio della prima guerra mondiale - si manifestarono un fermento culturale e l'imporsi difficile di tanti talenti. Mentre Franz Kafka arriva quasi a impazzire d'amore, Ernst Ludwig Kirchner disegna le cocotte di Potsdamer Platz; Virginia Woolf ha pronto il suo primo libro mentre Robert Musil consulta un neurologo; Igor Stravinskij è alle prese con la stupefacente e innovativa prima di Le sacre du printemps (La Sagra della Primavera) e incontra la sua futura amante, Coco Chanel; Picasso e Matisse vanno a cavallo insieme; Freud e Jung incrociano le spade; Louis Armstrong si esibisce per la prima volta in pubblico e Charlie Chaplin firma il suo primo contratto con una casa cinematografica; Prada inaugura a Milano la sua prima boutique; montando la ruota anteriore di una bicicletta su un comune sgabello da cucina Marcel Duchamp compie la grande rivoluzione concettuale del Novecento. A Monaco, un uomo venuto dall'Austria dipinge acquerelli con le vedute della città e cerca di venderli. Si chiama Adolf Hitler.  

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Per superomismo la Treccani on line recita: s. m. [der. di superuomo]. – Termine adoperato come l’astratto corrispondente a superuomo, per indicare l’atteggiarsi a superuomo o quanto ha attinenza con la dottrina del superuomo.

Superuòmo - ancora la Treccani recita: s. m. [comp. di super- e uomo, calco del ted. Übermensch] (pl. superuòmini). – 1. Uomo che eccelle e domina per le sue doti eccezionali di genio e volontà sugli altri uomini, soprattutto in riferimento al pensiero di F. Nietzsche per cui l’Übermensch è l’individuo che si manifesta nella essenza più autentica, come esplicazione – nella sua volontà di potenza che al di là di ogni legge lo porta ad affermarsi su tutti – della forza originaria della vita: l’interpretazione estetizzante di G. D’Annunzio del s. nietzschiano; il mito razzistico del s. posto alla base del nazismo.

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