Dalla caduta e arresto di Mussolini (25 Luglio) passarono quarantacinque giorni di incertezza istituzionale e smarrimento della monarchia e degli alti comandi delle forze armate italiane.
L'armistizio proclamato da Badoglio attraverso radio Algeri sembrava far intendere che la guerra fosse finita e quindi annunziasse "Tutti a casa" come nel film struggente di Comencini. Come ha ripetuto molte volte nelle sue conversazioni di storia su Rai Storia, Paolo Mieli meglio dell'armistizio sarebbe stata una resa: si sarebbe evitato di confondere i cittadini e militari mettendoli allo sbando. Non fu così perché forse non si sapeva che cosa fare in una situazione di sconfitta con un ospite ed ex alleato scomodo e spietato come la Germania nazista. Nei dilemmi si balbetta e ci si paralizza, oppure partono iniziative personali o gruppali con esiti eroici ma comunque tragici, come fu la resistenza (forse tra i primi atti della Resistenza) del famoso eccidio di Cefalonia, un vero e proprio crimine di guerra: dal 23 al 28 Settembre 1943 furono uccisi 9000 soldati italiani e ufficiali della divisione Acqui di cui 5000 fucilati e massacrati con mitragliatrici dopo la resa in spregio a tutte le convenzioni internazionali. Sarà l'esercito regio a patire maggiormente stragi, deportazioni di prigionieri verso campi di concentramento ecc.
La marina regia riuscirà a salvare parte della flotta lasciando la base di La Spezia ma la corazzata italiana Roma in convoglio venne affondata dai tedeschi e si persero oltre mille uomini in un solo colpo. Solo esempi, tra i tanti tragici della guerra. Nei campi di prigionia alleati (per nei campi POW del Kenya dopo l'8 Settembre fu chiesto ai prigionieri italiani di scegliere tra giuramento alla monarchia e giuramento al duce: anche lì si formarono valli insuperabili.
Comunicazione distorta o mancata, terrore delle rappresaglie naziste, doppiogiochismo, il tardivo tentativo della monarchia di riprendere il potere dopo la caduta del fascismo con un piano che si rivelò più di fuga che di salvaguardia del Governo hanno destabilizzato i centri di potere e la periferia. "Tutti confusi" più che "Tutti a casa".
Tra l'altro è emerso storicamente che l'accordo sarebbe dovuto essere reso pubblico il giorno 12 settembre, ed in tale data si sarebbe dovuto verificare uno sbarco in una località da decidere da parte del comando militare anglo americano. Misteriosamente, contravvenendo agli accordi, il comando anglo americano diffuse l’armistizio in anticipo, il giorno 8 settembre. Gli Alleati premevano da sempre, dai primi contatti diplomatici, e non si fidavano degli italiani (mai quanto i tedeschi che avevano subodorato l'abbandono italiano e avevano schierato truppe strategicamente).
Nei trentacinque giorni che seguono l’annuncio dell’armistizio, le forze speciali tedesche liberano Mussolini, quel Duce che in prigionia già valutava di suicidarsi e aveva chiesto sul Gran Sasso una pistola ad un ufficiale per ammazzarsi (!).
Alla fine, è noto, l'Italia si ritrovò spaccata tra Nord e Sud, nel più stretto significato geopolitico. La strategia tedesca di arginare l'avanzata verso Nord degli Alleati - la ritirata combattuta del feldmaresciallo Albert Kesserling - franerà con il superamento della prima linea difensiva (linea Gustav) e poi con il cedere della arcigna linea Gotica. Ma saremo arrivati al 1945.
Con tantissimi morti da ambo i fronti. La resa germanica era ancora lontana quanto inutile. La libertà democratica ancora più lontana. (achille miglionico)
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