lunedì 13 settembre 2021

Indimenticato e indimenticabile Vittorio Gassman



"Sono Gassman!", pellicola di grande impatto emotivo diretta dalla straordinaria sensibilità del regista Fabrizio Corallo, presentata a Trani presso Palazzo Beltrani.


Intervista del critico Lorenzo Procacci Leone al regista Fabrizio Corallo

 


Trani, 10 settembre 2021- Nel cuore del borgo antico della città di Trani, a vent’anni dalla scomparsa e a un anno dalle prossime celebrazioni del centenario dalla sua nascita, è alla corte en plain air del Davide Santorsola di palazzo Beltrani che si è ospitato il documentario “Sono Gassman! Vittorio re della commedia”, film biografico interamente dedicato al “mattatore” della commedia all’italiana.

Pellicola di grande impatto emotivo diretta dalla straordinaria sensibilità del regista Fabrizio Corallo, già vincitore del Nastro d’argento e del premio Flaiano, intervistato per l’occasione dal critico Lorenzo Procacci Leone.




Atmosfere soffuse, proiezioni murali, tratte dai cimeli del palazzo ormai riconosciuto polo di storia dell’arte, un tavolino da bar al margine, acqua, bicchieri, sedie, il critico ed il regista conversano, emergono aneddoti, “luci ed ombre” – dirà Fabrizio – dell’uomo Vittorio nel personaggio Gassman, “Gassman con una n” come soleva sottolineare l’eclettico artista dalla fama immensa e imperitura.

Qualcosa in questa ouverture che anticipa la visione della pellicola – ben novanta minuti di visione su quindici ore di riprese – richiama alla memoria quello stile e quel modo di conversare che fu della dolce vita e l’intervista avvicina tanto gli estimatori quanto i giovanissimi visitatori a nomi del jet-set internazionale (attori, registi, incontri professionali, personali e familiari) che hanno animato la carriera dell’attore-regista-sceneggiatore-conduttore televisivo e scrittore Vittorio Gassman ma che, soprattutto, ce lo riconsegnano in un’immagine del tutto nuova, pubblica ma anche tanto privata, intima, fragile, così in contrasto con il noto sarcasmo, la voce profonda e lo sguardo magnetico ma a tratti truce che ben lo rappresentava.

La pellicola è di per sé un capolavoro di memoria cinematografica resa ancora più preziosa dalla prossemica vicinanza di Fabrizio Corallo all’attore e alla famiglia.



Fa da filo conduttore alla narrazione il figlio, e noto attore egli stesso, Alessandro Gassman con racconti sul padre e ricordi dei viaggi in tournée (Vittorio amava macchine veloci e motori potenti, pur avendo una pessima guida, ragion per cui lasciava assai volentieri il volante al figlio, racconterà lo stesso Alessandro).

Fu la madre, genitore imponente, a volerlo fortemente avviare alla carriera artistica e a volerlo allievo dell’Accademia di arte drammatica Silvio d’Amico, indirizzandolo così verso un lavoro che lui -fondamentalmente timido- non scelse, ma nel quale eccelse, favorito da quella particolare memoria che fu definita prodigiosa, e dal suo fisico aitante, che gli valsero da subito degli ingaggi, sebbene in ruoli non troppo popolari. 


Fu la chiamata del regista Mario Monicelli nel 1958, che lo volle nel capolavoro “I soliti ignoti”, a definirne quel carattere comico che lo consacrerà- insieme ad Alberto Sordi, Ugo Tognazzi, Nino Manfredi e Marcello Mastroianni- come uno dei mostri sacri della commedia all’italiana.



La pellicola di Corallo lo ricorda nelle scene tratte da “Il sorpasso”,  negli episodi de “I nuovi mostri”, ne “L’armata Brancaleone”, in “C’eravamo tanto amati”, “Profumo di donna” e attraverso frammenti di interviste a Carlo Verdone, Stefania Sandrelli, Paolo Villaggio, Maurizio Costanzo, Paola Cortellesi, o, ancora, nelle sue frequentazioni internazionali, nei suoi monologhi,  nelle premiazioni  che ne hanno consacrato la carriera: ben 130 sono stati i film ai quali ha preso parte tra il 1943 e il 2000.

Versatile, magnetico, professionale, amò immensamente il teatro al quale tornò in ogni circostanza in cui gli fu possibile, riversandovi un’energia straordinaria.


Per Vittorio Gassman l’attore aveva, non a torto, il privilegio di poter rimanere per sempre un bambino.


Ma se su di un palco e davanti a una cinepresa improvvisazione scenica e copione sono lì a guidare la rappresentazione, i dialoghi e le battute che lo hanno reso popolare al grande pubblico, nel privato hanno assai probabilmente soffocato la naturale timidezza. Quell’ombrosità e quella sensibilità che lo hanno reso adulto versatile ma anche marito e padre più volte e troppo presto per poterne prendere da subito e appieno coscienza.

Nei periodi in cui la sua più intima natura si fece ombra e lo allontanò dalle scene e dallo spettacolo, emerse -già in un’intervista del 1989 con Corrado Augias- quel che i suoi figli trovarono tra le volontà testamentarie, “non fu mai impallato”,  quale glorioso epitaffio con cui ha scelto essere ricordato.

 

Resta per noi indimenticato e indimenticabile.

 

 

Lidia M. Ratti

  

 

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