domenica 18 luglio 2021

VENTI ANNI FA, il 18 Luglio del 2001, moriva Michele Miglionico sr., uno dei Soci fondatori del SIEB.

 





VENTI ANNI FA,  il 18 Luglio del 2001, all’età di ottantacinque anni, veniva a mancare Michele Miglionico sr., uno dei Soci fondatori del SIEB.

E' stato definito  "un umanista" che ha indossato la divisa militare (con grandi competenze ed onore) più per contingenze storiche che per vocazione specifica: aveva in mente di fare il docente di Lettere con specializzazione in psicologia, di cui fu un ammiratore  dagli albori della disciplina. 
Invece le vicende belliche italiane e mondiali degli anni Quaranta  coinvolsero intere generazioni precipitandole nell'abisso della guerra, distruggendo vite e sogni individuali. Fu il Vietnam di quella generazione cresciuta nel Ventennio fascista. Lui ce la fece a rientrare in Italia, da ex prigioniero e potè farsi una vita ed una famiglia, diversamente da tanti altri. "Mi ritengo fortunato ad essere ancora vivo - diceva nei rari momenti in cui era incline a parlare del passato bellico - Una volta una pallottola ha trapassato il mio elmetto al di sopra della scatola cranica." Si spense serenamente, in un letto ospedaliero, dopo ingravescenti disabilità che da febbraio 2001 ne avevano compromesso la qualità di vita. 

Tracciare un profilo di Michele Miglionico sr. non è cosa agevole per le diverse fasi di vita storica e professionale che attraversò - come altri della sua generazione che furono privati della loro adolescenza e giovinezza -  e per i peculiari interessi per gli studi umanistici che aveva sempre mostrato. Indubbiamente Michele Miglionico sr. ha rappresentato un esempio di cultura ad ampio spettro, che nelle tendenza ultraspecialistica di oggi qualcuno sarebbe tentato di definire "tuttologica". Aveva un doppio diploma di maturità, classica e magistrale (insomma amava insegnare). Frequentò la Facoltà di Lettere della Università di Napoli prima di essere ingoiato dalle citate vicende belliche.  
Michele asseriva di essere stato fortunato perché nel corso esistenziale aveva avuto modo di vedere l’illuminazione delle strade passare dal gas alla elettricità; aveva seguito e visto l’Uomo giungere sulla Luna ed aveva condiviso con tanti di noi ansie e speranze del nuovo millennio. 

Era nato a Bari il 6 Settembre del 1915 da un riservato e poco loquace ufficiale di Finanza e dalla baronessa Lavinia dei Donato, più aperta ai contatti sociali. 

Ha vissuto in più riprese a Bari, Trani, Foggia, Roma e Napoli; il padre, Antonio, si vide bloccare la carriera per aver rifiutato la tessera del partito fascista.
Il padre Antonio in divisa di capitano GdF

Ampia e sconvolgente per i progetti giovanili fu poi la parentesi di vita in Africa ove si trovò coinvolto come ufficiale dell’Esercito dalla guerra di Etiopia (1936) sino allo scoppio della Seconda Guerra Mondiale (1940). Fu decorato varie volte al valor militare per episodi di coraggio ed abilità indiscusse come comandante e soldato: nel 1936, ad Hadama in Etiopia resistette per ore agli attacchi di tremila avversari con un manipolo di soli trenta uomini sino all'arrivo delle forze aeree. Queste sproporzioni numeriche tra assediati e assedianti lo attendevano in maniera ancora più drammatica nell’ultima battaglia dell’Africa Orientale Italiana, nel novembre 1941, a Culqualber di Gondar, ove sopravvisse e fu fatto prigioniero.
I conflitti in serie interruppero quindi la attività di docente cui era votato ma risulta che anche in prigionia, nel Kenia (dal 1941 al 1946), nel dolore della separazione e nella risistemazione dei propri valori in trasformazione, Michele abbia insegnato a leggere e scrivere a innumerevoli italiani ivi reclusi, portandoli alla licenza elementare. Ufficiale di carriera nell’E.I. (giunse sino al grado di generale) non dimenticò mai i problemi delicati della gestione del personale (allora si chiamava "governo del personale"). 

Già negli anni Cinquanta introdusse in Italia l’insegnamento della psicologia nei corsi per ufficiali dell’Esercito italiano. 


Insegnò e scrisse molto sull’argomento e – pur con i limiti delle visioni del tempo – si può asserire, rileggendo gli scritti, che fu antesignano riguardo a taluni concetti di management che oggi ci appaiono ordinari ma che per i tempi non lo erano affatto (le aziende erano allora ancora di tipo pre-fordista e fordista, e si immagini la organizzazione militare che naturalmente ha da essere piramidale e verticistica). Si perfezionò nella organizzazione militare compiendo un lungo "stage" negli USA, agli inizi degli anni Sessanta. Al rientro in Italia, promosse e organizzò per il Ministero della Difesa alla Scuola di Fanteria (Roma) il corso "Arditi Incursori" che mirava a ottimizzare - secondo attuali vedute - la preparazione psicofisica e l’aggiornamento professionale dei conduttori di gruppi militari (ufficiali e sottufficiali): molta eco sollevò la modernità dell’insegnamento e delle tecniche addestrative che oggi appaiono "routinarie" se si guarda alle c.d. "forze speciali" delle forze armate e delle forze di Polizia nella società democratica. 

Qui con la moglie Olga Savoia, scomparsa nel 2020

Qui comandante del Presidio Militare di Trani sino al 1975.

Qui in alta uniforme da generale di brigata (1975)


Nella vita privata si rifugiava nel suo studio colmo in ogni dove di volumi di letteratura, arte, storia, psicologia: qui si notavano due messaggi scritti inequivocabili: uno era un detto popolare che suonava "Se non leggo da giovane cosa mi racconterò da vecchio?"; l’altra frase è una confessione di J. Paul Sartre che dice "Sono cresciuto in mezzo ai libri e morirò in mezzo ai libri." E così è stato. 

In molti gli erano legati - chi da vincoli di affetto, chi da vincoli di stima per la persona di singolare cultura ed umanità, chi per vincoli lavorativi, chi per tutte e tre le dimensioni relazionali. Nella vita militare, ove mostrò rare doti di organizzazione e competenza pluridisciplinare, non aveva per esempio mai comminato una punizione o una sanzione disciplinare perché usava sempre confrontarsi direttamente con chi aveva creato disservizio o aveva mancato ai propri compiti. Questa capacità di dialettica e confronto, aperta sempre ad accogliere novità culturali per una curiosità investigativa sulle cose umane, determinava al momento del pensionamento, una svolta - che era  poi un "recupero" -  nelle attività umanistiche e psicologiche: con l’ente morale "Agostino Gemelli",  da lui fondato assieme a docenti e specialisti di pari entusiasmo,  per un ventennio si occupò di problemi scolastici e didattici, di orientamento scolastico e di valorizzazione professionale. E' utile ricordare che, a  Roma, negli anni Sessanta, aveva approfondito in corsi speciali temi psicologici con il prof. Luigi Meschieri (1919-1985), noto medico e libero docente in psicologia presso il CNR, che seguì molto il nuovo corso di ricostruzione post-bellica attraverso interventi formativi dedicati a svariate organizzazioni, ivi compresa quella militare. L'Italia rinasceva sulle sue ceneri avviandosi al boom economico. 
Molti lo hanno apprezzato quale Presidente della Lega Navale Italiana di Trani, ove fornì un impulso ancora ricordato (1978-80). Aveva sempre considerato Trani, la città natale della moglie, come la sua città.


Come era la Lega Navale Trani negli anni Ottanta.



Nel 1996, quando già era costretto ad utilizzare (arrabbiandosi) il bastone per meglio sostenersi e deambulare, ha aderito alla idea di base ed ha voluto partecipare con i figli Achille e Paolo e con Giuseppe Caracciolo, alla fondazione dei Seminari Internazionali Eric Berne, SIEB,  dopo aver frequentato alcuni seminari che ne avevano destato interesse ed ammirazione.
Per quanto prevedibile, un ricordo vivo e doveroso per tutti noi. Sono volati venti anni. Chissà come avrebbe commentato, dalla posizione metastorica "di chi tanto ha visto, vissuto e mai dimenticato", la tragedia storica dell’11 Settembre 2001 e la pandemia COVID. Ciao padre indimenticato (a.m.)



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