giovedì 25 gennaio 2018

Olio Extravergine pugliese finalmente IGP?














Tempio di S. Maria di Giano (Trani)



Il Made in Puglia cresce 
Cresce l'interesse per i Tesori di Puglia,  crocevia del Mediterraneo



Importanti  conquiste si stanno ottenendo per la tutela e la valorizzazione del nostro patrimonio enogastronomico. Basti pensare alla Legge sull’etichettatura dell’origine del latte per formaggi e latticini, la prossima entrata in vigore della normativa sulle confezioni di pasta dell’etichettatura di origine del grano e dulcis in fundo,  la richiesta da parte dell’associazione di tutela e valorizzazione dell’olio d’oliva di Puglia per l’iscrizione all’elenco degli IGP (Indicazione Geografica Protetta). In quest’ ottica La Puglia si fa forte, dopo la burrata di Andria IGP,  anche dell’ avanzamento delle pratiche di  richiesta per la mozzarella di Gioia del Colle  della dicitura e  disciplinari per il riconoscimento del Dop . Per quanto riguarda l’olio Extravergine pugliese IGP verrà garantita un’ alta qualità del prodotto con parametri chimico-fisici ed organolettici eccellenti. Il disciplinare infatti prevede  solo oli ricchi  di polifenoli,  trattasi di  antiossidanti naturali,  necessari perché si possa  parlare di olio di qualità, e si  possa quindi conseguire il marchio IGP. Certificando  la proprietà, dovrà essere imbottigliato entro l’anno di produzione e necessariamente prodotto con olive pugliesi, e quindi queste  trasformate da frantoi  pugliesi in olio,  e confezionate a una distanza definita dal luogo di produzione. Si aspetta il via libera da Bruxelles per celebrare finalmente un’autentica ricchezza del nostro territorio. Un olio integralmente Made in Puglia. Un ulteriore successo riguarda il settore caseario, che vede la mozzarella Di Gioia del Colle aggiudicarsi la proposta a riconoscimento di origine protetta Dop. La produzione di latte per i prodotti caseari riguarderà 16 comuni distribuiti nell’area murgiana barese - tarantina . Il disciplinare di produzione proposto dal Mipaaf (Ente di Controllo che fornisce l’insieme dei servizi e regole necessarie per ottenere lo status di prodotto di qualità tramite esami sul prodotto, certificazioni e attestati) prevederà  la lavorazione del latte entro le 36 ore dalla mungitura, un’ alimentazione dell’ animale che prevede l'utilizzo di almeno il 60% di produzioni locali, tra foraggere e cereali. Inoltre nella trasformazione vi sarà l'obbligo del siero innesto, quindi l'assenza di prodotto chimico per la lavorazione . Pertanto vi sarà un’ulteriore garanzia del benessere  dei  bovini, prevalentemente  di razza Bruna e Frisona, con il pascolo nei campi  con non meno di 150 giorni l'anno.
Perché è diventato così importante tutelare i nostri prodotti e quindi i nostri agricoltori, allevatori, e, in primis la nostra italianità,  nonché il nostro essere pugliesi? Certamente non dobbiamo guardare in un’ottica di chiusura economica territoriale. Vanno garantiti prodotti di qualità, con la crescita di consapevolezza da parte degli acquirenti su ciò che si acquista, mettendoli nelle condizioni con indicazioni precise e particolareggiate su ciò che comprano, provenienza e lavorazione e ulteriori elementi di giudizio. Elementi di conoscenza utili al poter e saper  scegliere un prodotto di qualità con alti criteri di produzione, sia per quanto riguarda la sostenibilità sia per i valori organolettici dei prodotti consumati. Ciò  significa dare nuovi sbocchi occupazionali , tutelare l’autenticità del made in Italy , affermare con forza i valori e l’orgoglio della dieta mediterranea,  patrimonio immateriale dell’UNESCO, rilanciando di fatto  un’alimentazione sana ed equilibrata. Dare la possibilità al consumatore di poter scegliere i prodotti, con  una maggior trasparenza e consapevolezza di cosa si acquista, sicuri di una  filiera garantita e certificata. Tale comportamento  non solo sposta il consumo verso la qualità ,ma rilancia il potere stesso del consumatore di poter controllare il consumo. Spesso prevale un’ottica disparata e confusa  del consumo, frutto di un  mercato feroce,  figlio di una  globalizzazione selvaggia,  che annulla le tipicità, le differenze, e ci vuole omologati, relegando  il consumatore ad essere vittima e ultima  inconsapevole ruota del carro. Basti pensare alla salsa di pomodoro cinese, ai prosciutti provenienti dell’est europa, all’olio tunisino, al grano Canadese, al miele cinese.  Prodotti spesso passati per  Made in Italy. Ma tante sono le truffe e le contraffazioni presenti sul mercato, che ogni anno polizia, carabinieri e guardia di finanza scoprono a danno dei consumatori . Prodotti spesso trasportati per lunghe tratte, quindi insostenibili dal punto di vista della mobilità, e sicuramente prodotti con bassi standard di garanzia. In questo contesto e scenario, importanza rilevante riveste  l’etichettatura da apporre sul prodotto finito, riportando la dicitura di origine della materia prima. Si sta riscoprendo l’importanza del km 0 delle produzioni locali, volano essenziale di rinascita di interi comparti agroindustriali, composti da migliaia di piccole e medie aziende artigianali, Si! Proprio l’artigianato potrebbe diventare  la  chiave d’accesso per l’affermazione dei nostri prodotti sul nostro territorio e all’estero.  Un salto di qualità e una chiave di svolta possibile e doverosa, che ci dobbiamo porre come rimedio, come  cura , ad un crisi che è piu’ profonda di quella economica e materialistica esistente oggi,  quella dell’ uomo come cultore di antichi saperi, conoscenze  e mestieri dell’Italia del tempo andato.  L’italia da sempre fucina di talenti in ogni ambito lavorativo, grazie al giusto mix di passione e conoscenza. Tra queste eccellenze spiccano sicuramente quelli enogastronomici, vera summa del gusto,  frutto di secoli di scambi culturali lungo il crocevia del Mediterraneo. Una ricca e variegata presenza di sementi e colture,  oltre che una radicata quanto storica pastorizia, rendono, pur sofferente, la nostra Italia, “  il Bel Paese “. Consci di questo orgoglio che ci accomuna tutti, dal nord al nostro amato e sofferente Sud,  dobbiamo in modo consapevole e conseguenziale, renderci partecipi del destino del nostro Paese, e non smettere mai di sognare e lasciarci trasportare dal sogno,  non in un era senza tecnologia , ma in un’era in cui la tecnologia e la ricerca di filiera   abbiano la loro giusta collocazione e riconoscimento , un loro ottimale quanto etico utilizzo  per migliorare la qualità delle produzioni,  senza per questo perdere di vista la qualità del cibo che produciamo,  danneggiando il meno possibile l’ambiente  e  la qualità di vita di tutti noi, che di quei cibi siamo primi fruitori. Non dobbiamo essere semplici passivi consumatori,  ma veri protagonisti del nostro futuro, con un occhio al nostro passato, e un presente che sia ponte per le prossime generazioni, di cui siamo tutti responsabili, cercando di assicurare loro un vivere dignitoso e decoroso. Tuteliamo quindi i nostri prodotti, facendoli viaggiare e conoscere nel mondo intero, perché affermando la loro qualità, affermiamo anche il nostro orgoglio italiano e, per l’eccellenza dei nostri prodotti, di gente del sud.



Nicola Dileo


Dopo la potatura degli ulivi






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