VIAGGIO NEL TEMPO. GLI ETRUSCHI E
LA NECROPOLI DELLA BANDITACCIA A CERVETERI
Una visita al sito archeologico della Banditaccia di
Cerveteri è davvero un viaggio nel tempo: si ha l’occasione di scoprire un
ricco patrimonio archeologico, aiutati da proiezioni audiovisive, ricostruzioni
virtuali, effetti luminosi e sonori, video in 3D, fruibili anche all’interno
delle stesse sepolture principali. Un progetto realizzato da Piero Angela e
Paco Lanciano consente di immergersi in una realtà rimasta sepolta per secoli.
La visita comprende anche il Museo Nazionale di Cerveteri
che è fornito del sistema Touch on glass,
per cui, toccando alcune delle teche entro le quali sono custoditi i
reperti, vengono generate delle proiezioni audiovisive in 3D, luci ed effetti
sonori.
Ricostruiamo ora una panoramica di questa grande civiltà.
GLI ETRUSCHI
Gli Etruschi rappresentano ancora oggi una delle pagine più
affascinanti, misteriose e complesse del percorso evolutivo del bacino del
Mediterraneo. Popolo fiero e combattente giunse ad altissimi livelli nelle arti
e nella struttura sociale.
Secondo lo storico Erodoto (V sec. a.C.), gli Etruschi erano
originariamente un gruppo di Lidi provenienti dall’Asia minore che si
stabilirono sulle coste italiche.
Secondo lo storico Dionigi di Alicarnasso (I sec. a.C.),
essi erano una popolazione autoctona.
Oggi si pensa che siano una popolazione di grandi
navigatori, originaria dell’Italia, che ha mantenuto molti contatti col mondo
greco: da questo importarono beni e merci, usi e costumi, divinità e l’alfabeto
(un’iscrizione molto simile all’etrusco è stata ritrovata a Lemno, un’isola
dell’Egeo settentrionale).
L’origine di questa civiltà si colloca tra l’VIII e il VII
secolo a.C., nella zona tra l’Arno ed il Tevere, cioè tra Toscana, Umbria e Lazio.
La loro organizzazione consisteva in città tra loro
indipendenti, rette dai lucumoni,
sostituiti poi dagli zilat,
magistrati eletti annualmente.
Ad un certo punto le 12 città principali si unirono in una
lega con scopi religiosi. Queste furono: Veio, Caere, Tarquinia, Vulci,
Vetulonia, Roselle, Volterra, Cortona, Chiusi, Perugia, Arezzo e Fiesole. I
rappresentanti di questa confederazione si riunivano una volta l’anno o in caso
di pericolo sul Lago di Bolsena.
Grazie alla grande fertilità della zona da loro abitata,
nacquero vari centri agricoli e si svilupparono poi intense attività
commerciali e di scambio di merci e di matalli estratti dalle loro miniere di
ferro, piombo, rame ed argento (numerosi ed elaborati i loro gioielli).
Nel 504 a.C. ad Ariccia il re Porsenna di Chiusi fu
sconfitto da una coalizione di Latini e Cumani: si chiudeva così per gli
Etruschi ogni possibilità di inserirsi nel governo della Repubblica romana,
nata cinque anni prima.
Nel 396 a.C. Veio fu presa dai Romani e così cominciò la
conquista delle terre etrusche da parte dei Romani.
Solo però a metà del III sec. A.C. e fino al II sec. a.C. i
Romani riuscirono a conquistare l’Etruria.
Il patrimonio religioso etrusco aveva colpito i romani:
molte delle divinità etrusche hanno nomi assimilabili ai nomi delle divinità
greche mentre altri ne svelano l’origine autoctona. Come Zeus, a capo del
pantheon delle divinità greche è sottoposto al fato, così anche Tinia, la
divinità etrusca delle folgori, era sottoposta al caso. Anche tra le divinità
etrusche c’è una gerarchizzazione molto rigida ed una divisione dei ruoli.
Per quel che riguarda l’aldilà, gli Etruschi erano convinti
che la vita continuasse all’interno della tomba; per questo motivo la
riempivano di oggetti rappresentativi dello status sociale del defunto e di
cibi. In un secondo momento ritennero che il defunto dovesse fare un viaggio a
piedi o su un carro o un cavallo verso un luogo che rappresentava l’oltretomba.
Gli Etruschi erano convinti di poter interpretare i segni
divini attraverso l’ispezione delle viscere degli animali, l’aruspicina, che i
Romani ereditarono dagli Etruschi.
Circa il ruolo delle donne nella società etrusca può essere
esemplificativa la storia di Spurinna, riportata dallo storico romano Valerio
Massimo. Spurinna era un giovane etrusco incredibilmente bello, tanto che tutte
le donne di ogni rango sociale ed età cercavano di conquistarne i favori.
Costui era assediato sia dalle donne e sia dai loro mariti gelosi. Così mise in
atto quella che gli sembrò l’unica soluzione possibile: sfregiò il suo bel
volto con la lama di una spada, dando un esempio formidabile di pudore e di
castità. In questa storia le donne appaiono come seduttrici mentre gli uomini
attenti alla loro reputazione ed alla loro castità: i Romani si meravigliarono
molto di questo racconto. Al di là della veridicità storica di questo aneddoto,
quello che è importante è la testimonianza che ci dà della condizione delle
donne in Etruria.
Altri esempi ce li fornisce l’uso del matronimico accanto al
patronimico nel sistema onomastico etrusco, nonostante non fosse sempre
necessario.
Inoltre lo storico greco
Teopompo ci racconta che "presso gli Etruschi le donne sono messe in
comune. Si presentano sovente nude […] poiché non è considerato vergognoso
mostrare il proprio corpo. Stanno a banchetto, e non vicino al marito ma
accanto al primo venuto e brindano alla salute di chi vogliono. Sono forti
bevitrici e belle d’aspetto". E’ una testimonianza, comunque, forse non
del tutto imparziale.
LA NECROPOLI DELLA BANDITACCIA A CERVETERI
La Necropoli della Banditaccia di Cerveteri, che si snoda
per più di due chilometri, è sicuramente la più imponente di tutta l’Etruria e
una delle più monumentali dell’intero mondo mediterraneo. Dichiarata nel 2004
Bene Patrimonio dell’Umanità UNESCO (Suzhou - Cina, 28 giugno-7 luglio 2004)
perché "rappresenta un capolavoro del genio creativo dell’uomo […], costituisce
una testimonianza unica ed eccezionale dell’antica civiltà etrusca […], rappresenta
le tipologie di costruzione che non esistono in nessuna altra forma".
Il nome "Banditaccia" deriva dal fatto che dalla
fine dell'Ottocento la zona viene "bandita", cioè affittata tramite
bando, dai proprietari terrieri di Cerveteri a favore della popolazione locale.
Gli Etruschi scavarono, come gli Egizi, questi ambienti
sotterranei: migliaia di tombe ricavate dal tufo. Migliaia di anni fa in questa
zona c’erano molti vulcani attivi che hanno eruttato a più riprese, riempiendo
di tufo l’area di Cerveteri; in certi punti lo strato aveva lo spessore di
oltre 30 metri. Gli Etruschi tagliavano il tufo a mano con l’ausilio di picconi
e cunei di legno. Scavarono un lungo canalone e ai suoi due lati scolpirono le
strutture circolari destinate ad ospitare le sepolture. Tutto ciò che vediamo è
stato scavato e scolpito nel tufo, come fossero sculture.
I “tumuli” sono
costituiti da un tamburo di base coronato da una cornice e ricoperto da una
calotta erbosa: erano destinati ai membri delle famiglie più importanti. In tal
modo possono spiegarsi gli accumuli di beni di lusso quali vasellame in metallo
prezioso, oreficerie, vasi figurati, bronzi, oggetti provenienti dalle zone del
vicino Oriente e dalla Grecia, oltre ad armi, cinturoni, rasoi, fibule,
gioielli. Suggestivi gli interni, che imitano le case dei vivi a più ambienti
con porte e finestre sagomate, colonne e pilastri, soffitti a travicelli e a
cassettoni, mobili, letti funebri, talora suppellettili. La cornice è contrassegnata da un bordo
scanalato che indica il livello originario del tufo. L’intreccio di strade e
stradine è stato realizzato picconata dopo picconata. In certi tumuli sono
ancora presenti alcuni scalini che forse portavano ad uno spazio nel quale
venivano realizzati sacrifici alle divinità.
A un certo punto vennero realizzate anche delle tombe più
semplici, dette “a dado”, simbolo dell’ascesa di nuovi
ceti sociali che potevano permettersi la costruzione di nuove tombe per i loro
cari.
Col tempo, in mancanza di spazio, cominciarono a realizzare
tombe in profondità, scendendo sotto il livello stradale, i cosiddetti “ipogei”.
Dall’alto l’area si estende su molti ettari; si calcola che
le tombe in totale siano decine di migliaia, molte ancora da scoprire.
Le tombe principali sono:
-
La tomba
dei capitelli (VI sec. a.C.): dopo un breve dromos e due piccole stanzette
laterali, si apre una vasta sala longitudinale con banchine e due colonne che
sostengono due capitelli di tipo eolico. Il tetto è piano e riproduce
fedelmente quello delle case dei vivi con struttura a travi di legno ed
incannucciata. Sul fondo si trovano tre stanze destinate alle sepolture con
finestrelle tra le porte e due banchine per ciascuna camera.
-
La tomba
dei vasi greci (metà VI sec. a. C.): appartiene ad un tipo a cella
tripartita, tra i più frequenti nella necropoli, che si stacca decisamente
dagli schemi legati ai retaggi delle forme e degli elementi della capanna. La
pianta assume regolare: breve corridoio coperto a blocchi con celle laterali,
che immette su un grande ambiente trasversale sulla cui parete di fondi si
aprono tre camere sepolcrali cui si accede mediante porte con architravi e
stipiti distinti da una cornice a rilievo. I letti hanno dimensioni quasi
monumentali. La tomba prende il nome dal fatto che all’interno sono stati
trovati centinaia di vasi, importati per lo più dalla Grecia, anche se non
mancano oggetti importati dal Vicino oriente e dall’Egitto.
La tomba
della capanna (VII sec. a. C.): ricorda le abitazioni più semplici che
caratterizzavano le città etrusche del tempo; col passare degli anni,
l’architettura delle tombe si fa sempre più elaborata, sullo stile delle case.
-
La tomba
dei rilievi (seconda metà VI sec. a.C.): la lunga scalinata dà accesso ad
una grande tomba ipogea, una delle più importanti e famose d’Etruria,
appartenente alla famiglia dei Matuna, come attesta il cippo attualmente posto
all’interno della tomba. La camera, con soffitto a doppio spiovente sostenuto
da due pilastri centrali e nicchie lungo i lati, presenta una decorazione in
stucco a rilievo dipinto sulle pareti e sulle facce interne dei pilastri. Al di
sopra dei loculi scorre un fregio d’armi, sulla parete di fondo e sui pilastri
sono raffigurati una serie di oggetti di uso domestico che costituiscono una
preziosa fonte per la conoscenza della vita quotidiana del tempo. Al centro,
sotto il loculo principale, sono raffigurati personaggi del mondo infernale:
Scilla e il cane a tre teste, Cerbero.
La tomba
della cornice (VI sec. a.C.): appartiene al tipo a cella tripartita con
finestrelle tra le porte della parete di fondo. Nella grande sala trasversale,
introdotta da un breve corridoio con celle laterali, due interessanti particolarità:
una cornice aggettante che corre tutto intorno alle pareti a circa due terzi dall’altezza e, ai due lati
dell’ingresso, due sedie scolpite con poggiapiedi e spalliera decorata con due
elementi circolari.
Al Museo di Cerveteri
e a quello di Villa Giulia a Roma
sono custoditi tutti i reperti trovati all’interno della necropoli. Vasi
finemente dipinti, coppe, calici, brocche per farina, vino, cibi per il viaggio
che avrebbero compiuto i defunti sono protetti in vetrine blindate, tutti
oggetti rimasti sepolti per secoli.
BIBLIOGRAFIA:
Mario Torelli, Storia
degli Etruschi, Laterza, 2005
AA.VV., Cerveteri. Scavi della
Banditaccia, Notizie degli Scavi, 1955, 46-113
A.M. Moretti Sgubini, Veio,
Cerveteri, Vulci. Città d'Etruria a confronto, Catalogo della Mostra, Roma
2001
Rosa Maria Ciritella
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