giovedì 2 novembre 2017

ETRUSCHI E NECROPOLI DELLA BANDITACCIA-CERVETERI


VIAGGIO NEL TEMPO. GLI ETRUSCHI E LA NECROPOLI DELLA BANDITACCIA A CERVETERI 

Una visita al sito archeologico della Banditaccia di Cerveteri è davvero un viaggio nel tempo: si ha l’occasione di scoprire un ricco patrimonio archeologico, aiutati da proiezioni audiovisive, ricostruzioni virtuali, effetti luminosi e sonori, video in 3D, fruibili anche all’interno delle stesse sepolture principali. Un progetto realizzato da Piero Angela e Paco Lanciano consente di immergersi in una realtà rimasta sepolta per secoli.



La visita comprende anche il Museo Nazionale di Cerveteri che è fornito del sistema Touch on glass, per cui, toccando alcune delle teche entro le quali sono custoditi i reperti, vengono generate delle proiezioni audiovisive in 3D, luci ed effetti sonori.

Ricostruiamo ora una panoramica di questa grande civiltà.



GLI ETRUSCHI

Gli Etruschi rappresentano ancora oggi una delle pagine più affascinanti, misteriose e complesse del percorso evolutivo del bacino del Mediterraneo. Popolo fiero e combattente giunse ad altissimi livelli nelle arti e nella struttura sociale.
Secondo lo storico Erodoto (V sec. a.C.), gli Etruschi erano originariamente un gruppo di Lidi provenienti dall’Asia minore che si stabilirono sulle coste italiche.
Secondo lo storico Dionigi di Alicarnasso (I sec. a.C.), essi erano una popolazione autoctona.
Oggi si pensa che siano una popolazione di grandi navigatori, originaria dell’Italia, che ha mantenuto molti contatti col mondo greco: da questo importarono beni e merci, usi e costumi, divinità e l’alfabeto (un’iscrizione molto simile all’etrusco è stata ritrovata a Lemno, un’isola dell’Egeo settentrionale).
L’origine di questa civiltà si colloca tra l’VIII e il VII secolo a.C., nella zona tra l’Arno ed il Tevere, cioè tra Toscana, Umbria e Lazio.
La loro organizzazione consisteva in città tra loro indipendenti, rette dai lucumoni, sostituiti poi dagli zilat, magistrati eletti annualmente.
Ad un certo punto le 12 città principali si unirono in una lega con scopi religiosi. Queste furono: Veio, Caere, Tarquinia, Vulci, Vetulonia, Roselle, Volterra, Cortona, Chiusi, Perugia, Arezzo e Fiesole. I rappresentanti di questa confederazione si riunivano una volta l’anno o in caso di pericolo sul Lago di Bolsena.
Grazie alla grande fertilità della zona da loro abitata, nacquero vari centri agricoli e si svilupparono poi intense attività commerciali e di scambio di merci e di matalli estratti dalle loro miniere di ferro, piombo, rame ed argento (numerosi ed elaborati i loro gioielli).
Nel 504 a.C. ad Ariccia il re Porsenna di Chiusi fu sconfitto da una coalizione di Latini e Cumani: si chiudeva così per gli Etruschi ogni possibilità di inserirsi nel governo della Repubblica romana, nata cinque anni prima.
Nel 396 a.C. Veio fu presa dai Romani e così cominciò la conquista delle terre etrusche da parte dei Romani.
Solo però a metà del III sec. A.C. e fino al II sec. a.C. i Romani riuscirono a conquistare l’Etruria.
Il patrimonio religioso etrusco aveva colpito i romani: molte delle divinità etrusche hanno nomi assimilabili ai nomi delle divinità greche mentre altri ne svelano l’origine autoctona. Come Zeus, a capo del pantheon delle divinità greche è sottoposto al fato, così anche Tinia, la divinità etrusca delle folgori, era sottoposta al caso. Anche tra le divinità etrusche c’è una gerarchizzazione molto rigida ed una divisione dei ruoli.
Per quel che riguarda l’aldilà, gli Etruschi erano convinti che la vita continuasse all’interno della tomba; per questo motivo la riempivano di oggetti rappresentativi dello status sociale del defunto e di cibi. In un secondo momento ritennero che il defunto dovesse fare un viaggio a piedi o su un carro o un cavallo verso un luogo che rappresentava l’oltretomba.
Gli Etruschi erano convinti di poter interpretare i segni divini attraverso l’ispezione delle viscere degli animali, l’aruspicina, che i Romani ereditarono dagli Etruschi.
Circa il ruolo delle donne nella società etrusca può essere esemplificativa la storia di Spurinna, riportata dallo storico romano Valerio Massimo. Spurinna era un giovane etrusco incredibilmente bello, tanto che tutte le donne di ogni rango sociale ed età cercavano di conquistarne i favori. Costui era assediato sia dalle donne e sia dai loro mariti gelosi. Così mise in atto quella che gli sembrò l’unica soluzione possibile: sfregiò il suo bel volto con la lama di una spada, dando un esempio formidabile di pudore e di castità. In questa storia le donne appaiono come seduttrici mentre gli uomini attenti alla loro reputazione ed alla loro castità: i Romani si meravigliarono molto di questo racconto. Al di là della veridicità storica di questo aneddoto, quello che è importante è la testimonianza che ci dà della condizione delle donne in Etruria.
Altri esempi ce li fornisce l’uso del matronimico accanto al patronimico nel sistema onomastico etrusco, nonostante non fosse sempre necessario.
Inoltre lo storico greco Teopompo ci racconta che "presso gli Etruschi le donne sono messe in comune. Si presentano sovente nude […] poiché non è considerato vergognoso mostrare il proprio corpo. Stanno a banchetto, e non vicino al marito ma accanto al primo venuto e brindano alla salute di chi vogliono. Sono forti bevitrici e belle d’aspetto". E’ una testimonianza, comunque, forse non del tutto imparziale.

LA NECROPOLI DELLA BANDITACCIA A CERVETERI

La Necropoli della Banditaccia di Cerveteri, che si snoda per più di due chilometri, è sicuramente la più imponente di tutta l’Etruria e una delle più monumentali dell’intero mondo mediterraneo. Dichiarata nel 2004 Bene Patrimonio dell’Umanità UNESCO (Suzhou - Cina, 28 giugno-7 luglio 2004) perché "rappresenta un capolavoro del genio creativo dell’uomo […], costituisce una testimonianza unica ed eccezionale dell’antica civiltà etrusca […], rappresenta le tipologie di costruzione che non esistono in nessuna altra forma".
Il nome "Banditaccia" deriva dal fatto che dalla fine dell'Ottocento la zona viene "bandita", cioè affittata tramite bando, dai proprietari terrieri di Cerveteri a favore della popolazione locale.
Gli Etruschi scavarono, come gli Egizi, questi ambienti sotterranei: migliaia di tombe ricavate dal tufo. Migliaia di anni fa in questa zona c’erano molti vulcani attivi che hanno eruttato a più riprese, riempiendo di tufo l’area di Cerveteri; in certi punti lo strato aveva lo spessore di oltre 30 metri. Gli Etruschi tagliavano il tufo a mano con l’ausilio di picconi e cunei di legno. Scavarono un lungo canalone e ai suoi due lati scolpirono le strutture circolari destinate ad ospitare le sepolture. Tutto ciò che vediamo è stato scavato e scolpito nel tufo, come fossero sculture.



I “tumuli” sono costituiti da un tamburo di base coronato da una cornice e ricoperto da una calotta erbosa: erano destinati ai membri delle famiglie più importanti. In tal modo possono spiegarsi gli accumuli di beni di lusso quali vasellame in metallo prezioso, oreficerie, vasi figurati, bronzi, oggetti provenienti dalle zone del vicino Oriente e dalla Grecia, oltre ad armi, cinturoni, rasoi, fibule, gioielli. Suggestivi gli interni, che imitano le case dei vivi a più ambienti con porte e finestre sagomate, colonne e pilastri, soffitti a travicelli e a cassettoni, mobili, letti funebri, talora suppellettili.  La cornice è contrassegnata da un bordo scanalato che indica il livello originario del tufo. L’intreccio di strade e stradine è stato realizzato picconata dopo picconata. In certi tumuli sono ancora presenti alcuni scalini che forse portavano ad uno spazio nel quale venivano realizzati sacrifici alle divinità.

A un certo punto vennero realizzate anche delle tombe più semplici, dette “a dado”, simbolo dell’ascesa di nuovi ceti sociali che potevano permettersi la costruzione di nuove tombe per i loro cari.
Col tempo, in mancanza di spazio, cominciarono a realizzare tombe in profondità, scendendo sotto il livello stradale, i cosiddetti “ipogei”.

Dall’alto l’area si estende su molti ettari; si calcola che le tombe in totale siano decine di migliaia, molte ancora da scoprire.
Le tombe principali sono:
-       La tomba dei capitelli (VI sec. a.C.): dopo un breve dromos e due piccole stanzette laterali, si apre una vasta sala longitudinale con banchine e due colonne che sostengono due capitelli di tipo eolico. Il tetto è piano e riproduce fedelmente quello delle case dei vivi con struttura a travi di legno ed incannucciata. Sul fondo si trovano tre stanze destinate alle sepolture con finestrelle tra le porte e due banchine per ciascuna camera.






-       La tomba dei vasi greci (metà VI sec. a. C.): appartiene ad un tipo a cella tripartita, tra i più frequenti nella necropoli, che si stacca decisamente dagli schemi legati ai retaggi delle forme e degli elementi della capanna. La pianta assume regolare: breve corridoio coperto a blocchi con celle laterali, che immette su un grande ambiente trasversale sulla cui parete di fondi si aprono tre camere sepolcrali cui si accede mediante porte con architravi e stipiti distinti da una cornice a rilievo. I letti hanno dimensioni quasi monumentali. La tomba prende il nome dal fatto che all’interno sono stati trovati centinaia di vasi, importati per lo più dalla Grecia, anche se non mancano oggetti importati dal Vicino oriente e dall’Egitto.

La tomba della capanna (VII sec. a. C.): ricorda le abitazioni più semplici che caratterizzavano le città etrusche del tempo; col passare degli anni, l’architettura delle tombe si fa sempre più elaborata, sullo stile delle case.




-       La tomba dei rilievi (seconda metà VI sec. a.C.): la lunga scalinata dà accesso ad una grande tomba ipogea, una delle più importanti e famose d’Etruria, appartenente alla famiglia dei Matuna, come attesta il cippo attualmente posto all’interno della tomba. La camera, con soffitto a doppio spiovente sostenuto da due pilastri centrali e nicchie lungo i lati, presenta una decorazione in stucco a rilievo dipinto sulle pareti e sulle facce interne dei pilastri. Al di sopra dei loculi scorre un fregio d’armi, sulla parete di fondo e sui pilastri sono raffigurati una serie di oggetti di uso domestico che costituiscono una preziosa fonte per la conoscenza della vita quotidiana del tempo. Al centro, sotto il loculo principale, sono raffigurati personaggi del mondo infernale: Scilla e il cane a tre teste, Cerbero.

La tomba della cornice (VI sec. a.C.): appartiene al tipo a cella tripartita con finestrelle tra le porte della parete di fondo. Nella grande sala trasversale, introdotta da un breve corridoio con celle laterali, due interessanti particolarità: una cornice aggettante che corre tutto intorno alle pareti  a circa due terzi dall’altezza e, ai due lati dell’ingresso, due sedie scolpite con poggiapiedi e spalliera decorata con due elementi circolari.








Al Museo di Cerveteri e a quello di Villa Giulia a Roma sono custoditi tutti i reperti trovati all’interno della necropoli. Vasi finemente dipinti, coppe, calici, brocche per farina, vino, cibi per il viaggio che avrebbero compiuto i defunti sono protetti in vetrine blindate, tutti oggetti rimasti sepolti per secoli.











BIBLIOGRAFIA: 

Mario Torelli,  Storia degli Etruschi, Laterza, 2005
AA.VV., Cerveteri. Scavi della Banditaccia, Notizie degli Scavi, 1955, 46-113
A.M. Moretti Sgubini, Veio, Cerveteri, Vulci. Città d'Etruria a confronto, Catalogo della Mostra, Roma 2001
                                        
                          http://www.etruriameridionale.beniculturali.it/
                          http://www.treccani.it/enciclopedia/etruschi/
                          http://www.sapere.it/enciclopedia/Etruschi.html
                          https://www.youtube.com/watch?v=zhFvN1la5Qo
                          https://www.youtube.com/watch?v=6Nqtar84hik


Rosa Maria Ciritella


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