Il nuovo CICCIOLINO della politica italiana? |
I congiuntivi, le Capitali, tanto altro e ora il latino. La serie di "tonfi" (non "trionfi") del candidato premier Luigi Di Maio si allunga. Ma ne aumenta il successo?
"Io quando incontro le ambasciate degli altri Paesi, come incontro i miei alter ego di altri Paesi...", dice il candidato premier in tv. Non solo una frase sgrammaticata, ma anche un latinismo usato a sproposito.
Noi non facciamo politica ma la politica invade e pervade ogni area del sapere e del non sapere. Non si può più tacere. Altrimenti parla (anzi urla) solo l'ignoranza. Come nella campagna antiscientifica contro le vaccinazioni.
Già il giorno dopo la intervista-monologo (a proposito, dove eri Fazio?) di Luigi Di Maio a Che tempo che fa (RAI1), anche un cittadino di cultura non indoeuropea avrebbe intuito che "alter ego" non è sinonimo di "omologo". Ma Di Maio & Co. non hanno la cattedra di Italiano, protesterebbe qualcuno. Vero: non ha proprio cattedre né di Storia né di altro ma di certo pontifica e parla "ex cathedra" con il suo serissimo e elegante completo da Men in Black (dove è finito lo zainetto che caratterizzava la sua gens?). Di Maio, è bene ricordarlo come ci tiene a sottolineare lui stesso, è anche vice presidente della Camera, carica prestigiosissima, carica cui avrebbe potuto ambire la onorevole Cicciolina-Ilona Staller nei suoi anni di "rottura" politica.
Il candidato premier dunque offre ai Crozza nuovo materiale su cui lavorare (e riflettere).
Ma nasce anche il sospetto che, dopo le prime uscite, Di Maio abbia fatto una strategia di questi "errori": cioè che sfrutti a proprio vantaggio proprio quegli errori-orrori. Così suggerisce Paolo Gallori di Repubblica. Ricordate le gaffe di Berlusconi? ricordate quanto ne abbiamo innalzato la popolarità?
I movimenti originano da veri disagi ma dalle maree populiste emerge chi vuole cavalcare le onde della protesta, erigendosi a uomo "nuovo" e "qualunque".
Un successo quello qualunquistico che è all'origine di tanti fenomeni storici che hanno contemplato totalitarismi ma che è stato importante anche per il successo imprevisto di social come FaceBook.
Il Di Maio ignora (non ha mai studiato) che cosa sia il qualunquismo del dopoguerra, neologismo che, dalla penna di Guglielmo Giannini e dalla carta stampata, sconfinò in poco tempo costruendo dallo scontento popolare le fondamenta di un vero e proprio movimento-partito. Che vi ricorda? Il termine qualunquismo, poi rimasto nel lessico politico con evidente accezione negativa, definisce tutti quegli atteggiamenti di sfiducia nelle istituzioni democratiche, di rabbiosa diffidenza e ostilità nei confronti della politica (spesso corrotta quanto lo sono gli uomini di ogni epoca) e del sistema dei partiti, di insensibilità agli interessi generali, che si traducono in opinioni semplicistiche, in adesioni a teorie complottiste e in un proporre il Nulla ritenuto più sicuro del Tutto preconfezionato dal sistema politico imperante. Pur promotore di cambiamenti, il qualunquismo non riforma ed è tendenzialmente animato da forze centripete e conservatrici. Così già nel 1946 Velio Spano scriveva acutamente su L'Unità :
"L'Uomo Qualunque è un movimento che costituisce al tempo stesso una sopravvivenza e una anticipazione del fascismo....i suoi dirigenti sono tristi speculatori delle sventure d'Italia, torbidi giocolieri che tentano di riesumare il fascismo vestendolo da pagliaccio..."
Come non pensare al comico-politico per eccellenza? Come non pensare ai non-programmi urlati e non pensati? Come non pensare ai legami sempre negati a posteriori con la estrema destra? come non pensare alla pseudodemocrazia dei "webeti" dove comanda un monarca assoluto e al meglio una oligarchia di potere?
Ora il Di Maio è negli USA a diffondere la lieta novella. Con chi sta parlando? Con il Dipartimento di Stato, dice. Ma a nome di chi? in che veste? non pubblica ma privata. Eppure sta scimmiottando altri politici che lo hanno preceduto. Dalle sue parole sembra che Washington sia stata da lui conquistata: Di Maius cepit Vasingtoniam.
Con chi parli e come parli non è dato sapere e lo vogliamo ignorare: così ci livelliamo al gradino più basso della filogenesi, alle forme di vita dei Cicciolinidi, forme di vita ancestrali prive di sistema nervoso centrale per le quali vale la locuzione latina "cerebrum non habet". (erasmo da rotterdam)
NOTE PER I "NON"
(non c'entrano le brave persone che abitano nella trentina valle di Non, chiariamo subito)
La locuzione latina Cerebrum non habet, tradotta letteralmente, significa non ha cervello (Fedro). È l'esclamazione della volpe che, avendo trovata una maschera teatrale, la trova molto bella ma priva di cervello.
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