MATERA, Casa Cava, Settembre 2016.
Si, l'ho visto lungo via
Bruno Buozzi, poi è risalito verso il duomo incontrando il
conte Gian Carlo, suo
contemporaneo. E' ridisceso per risalire
su via d'Addozio e
quindi giungere solerte alla
Casa Cava -
Era proprio lui, Tommaso Moro (Sir
Thomas More), l'uomo politico e umanista inglese vissuto nel '500,
cancelliere del regno, oppositore del suo re Enrico VIII che mirava a porsi a capo della Chiesa in Inghilterra,
quindi processato e condannato a morte.
Infine e soprattutto, autore di ''Utopia'' (dal greco 'ou'=non; e
'topos'=luogo; che significa ''non luogo''), opera per cui egli ha coniato nella
storia l'omonimo termine, e di cui quest'anno ricorrono i cinquecento anni
dalla sua pubblicazione.
Ieri lui, Sir Thomas, è tornato fra noi
vibrante, a proporsi su questa ''cosa irrealizzabile'', l'utopia,
dissacrata o posta sugli altari, disprezzata o beatificata, vilipesa o
celebrata, ricordando a noi tutti che la sua isola immaginaria (Utopia), è
vissuta da cittadini benevoli in comunanza di beni, con un governo di saggi,
dove pure tutte le religioni sono ammesse, e...
tanto altro ancora.
Ho avuto la sensazione che il Sir
riprendesse i relatori timidi o pessimisti, i titubanti o gli arrendevoli, gli esperti del ''Si, ma...''
berniano, gli almanaccatori della vita e della storia. Con lo scorrere delle
disserzioni, sembrava talvolta anche essere messo nell'angolo, da qualche
sciabolatore esperto che tentava di infilzarlo.
E' stata una lotta resistente e
piacevole allo stesso tempo, la tre giorni dedicata a lui e alle sue speranze,
attese e criticità. Ovviamente non solo
per la capitale della cultura 2019, ma anche per il significato ampio e globale
che il termine sottende per la contemporeaneità tutta,
alla ricerca instancabile di un equilibrio umano. Ho detto a qualche amico incredulo sulle
''prove'' di un'utopia credibile e tangibile, di consultare la storia
di Matera, passato e presente, croci e delizie, con le nega-
tività e le effettività, a
mo' di ''riscontro'' della sua realizzabilità.
E' l'aria che si respira in quell'antico
granaio, ora auditorium utopico della capitale, che fa lievitare la
nostra consapevolezza di cittadini ridestati e non più dimenticati dalla storia,
emozionandoci nell'ascoltare gli oratori o guardandoci l'un l'altro stupefatti. Osserviamo una nuova realtà della città, un
mix di tanti turisti sensibili e cittadini dinamici, di osservatori, studiosi e
popolazione incredula, tutti accarezzati e sollecitati dal sapere. Quel sapere che nutre la mente.
L'incontro è stato promosso e
realizzato nell'ambito della VI edizione di ''Materadio'', con
titolo 2016 ''Utopia:
dalla A alla Z'', invitando nella Città dei Sassi vari osservatori. Si
tratta, per chi non conosce questo appuntamento, divenuto ormai rituale ed atteso, di
convegni, teatro, concerti,ecc. trasmessi in diretta su RadioTre, dalla Casa Cava e altre
location limitrofe della città, con puntualità inconsueta (per eventi meridionali), dovuta
appunto ai collegamenti con le trasmissioni. Confidenza amabile hanno preso gli ascoltatori anche con gli intercalari dei cicalecci radiofonici, i notiziari, l'ora
esatta, ecc. Segnaliamo l'ilarità del
conduttore-direttore di RadioTre, Marino Sinibaldi,
sempre arguto e capace di rialzare l'attenzione del pubblico. L'ansia di entrare in quella location
straordinaria ma limitata nello spazio e nei posti disponibili, purtroppo,
pur se mitigata da un ampio schermo esterno di rimando, rimane anch'essa un rituale
di ogni anno, per ritornare ad esserci, come ad una prima di teatro e crederci. All’Utopia cui
vogliamo ancora credere in questo mondo dissonante. (Italo Zagaria)
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