sabato 8 ottobre 2016

Quasi un secolo fa i primi zampilli a Trani dell’acquedotto pugliese

Sempre più spesso capita che, alla richiesta di un appuntamento allo studio professionale, ubicato in Corso Matteo Renato Imbriani a Trani, mi si chieda al telefono  l'indirizzo e lo "spelling" del cognome "Imbriani" ("Carneade, chi era costui?" di manzoniana memoria). Non lo conosce più nessuno? Questa società che soffre di Alzheimer non lo rammenta più? Non lo si insegna più?
Un tempo, dalle scuole elementari del Meridione si poteva uscire non sapendo chi fosse Giulio Cesare o Giuseppe Garibaldi (come in un edizione passata di Miss Italia) ma non si poteva non sapere chi fosse Imbriani. Ci dicevano senza mezzi termini che, se noi tutti potevamo avere acqua da un rubinetto - nella Puglia assetata -, questo lo si doveva a questo signore che tanto aveva perorato la causa dell'Acquedotto Pugliese in uno con Giovanni Bovio e Antonio Jatta. Quando mi sono ritrovato a parlarne con Mario Schiralli, il giornalista mi ha promesso un pezzo che riguarda la storia di Trani. Lo riproponiamo. Il 24 Aprile 1915, poco prima dell'ingresso italiano nel conflitto mondiale, fu inaugurata la prima fontana pubblica del nuovo acquedotto a Bari in piazza Umberto . A Trani quando successe il miracolo? (a.m.)

Orazio descriveva la Puglia come terra assetata: " siderum insedit vapor siticulosae Apuliae" (arriva alle stelle l'afa della Puglia sitibonda)












di Mario Schiralli

Trani. Erano scoccate le ore 11 di sabato 1° settembre 1917 quando, “con semplicità e con tanto entusiasmo e soddisfazione di tutti i cittadini, per il momento bellico, si procedè all’inaugurazione dell’entrata in esercizio delle fontanine pubbliche nei diversi quartieri dell’acqua di Caposele, come anticipato da apposito manifesto murale affisso nella stessa mattinata a firma dell’assessore Giuseppe Adami”.
E fu così che il sig. Francesco di Geso, che da 14 anni gestiva la vendita dell’acqua in città, nel chiosco dell’allora Piazza Vittorio Emanuele (l’acqua arrivava a Trani dal Serino nei vagoni cisterna della ferrovia), fu forse il primo tranese ad essere  “costretto” a trasformare il suo esercizio prelevando, da quel giorno in poi,  l’acqua dalla rete urbana, perdendo,  nel contempo, anche la concessione del chiosco che gli fu rinnovata solo per tre anni e non per nove come da lui stesso richiesto.
La  storica, ma altrettanto curiosa notizia, è estrapolata dagli scritti del  compianto avv. Vincenzo Caruso, per decenni “imperioso e oculato” amministratore  di Trani, nonché - se pur per un breve periodo - anche sindaco. Caruso era stato  per diversi anni Consigliere dell’Ente Acquedotto Pugliese, carica questa, come le tutte le altre pubbliche da lui ricoperte, coronata da unanimi riconoscimenti. Basterebbe, per tutti, ricordare la cittadinanza onoraria conferitagli dal Sindaco di Caposele per l’azione e l’opera da lui svolta tenacemente a favore dell’affermazione dei diritti civili e morali di quel comune.
La storia dei lavori per la costruzione dell’ Acquedotto Pugliese, dopo una lunga e estenuante battaglia parlamentare, tramandata dallo stentoreo «vengo dalla sitibonda Puglia, terra assetata di acqua e giustizia» di  Matteo Renato Imbriani,  risalgono  all’inizio del ‘900. All’inizio fu necessario smantellare  addirittura la Chiesa di Santa Maria della Sanità a Caposele per dare spazio agli zampilli della sorgente omonima, così da convogliare le sue acque in una galleria costruita con ammirevole precisione, e poi dedicata a Giuseppe Pavoncelli.
Percorrerla oggi, e lo può confermare chi, a vario titolo, ha vissuto questa esperienza fortunata, lascia con il fiato sospeso per la maestosità dell’opera ingegneristica.
In Puglia l’acquedotto entrò in funzione nel 1915, quando  arrivarono “le prime acque sorgentizie di Caposele. I pugliesi -  scrisse l’avv. Vincenzo Caruso -  forse erano ignari di possedere e godere del più Grande Acquedotto del mondo per lunghezza e portata”.
Sabato 24 aprile 1915 l’acqua zampillò a Bari e in altri 20 comuni della provincia, anche se mancavano ancora, ma erano a buon punto, le diramazioni primarie per la Capitanata e per il Salento, che furono ultimate nel  giro di tre anni.
“In totale le fontanine pubbliche – annota ancora Vincenzo Caruso nella sua opera – e quindi le relative reti urbane, con l’entrata in esercizio delle forniture private, a fine 1918, erano presenti in 46 comuni, dei quali 37 in provincia di Bari, 7 in quel di Lecce compreso Taranto, 1 rispettivamente a Calitri, Venosa a disposizione del  fabbisogno di 1.017.612 abitanti nel complesso”.
Un immediato ed enorme beneficio per i pugliesi che, nonostante il periodo bellico, ebbero a portata di mano un elemento primario come l’acqua sia per la loro salute fisica che economica. Le fontanine pubbliche erano affollate di secchi, barilotti, damigiane ed ogni sorta di recipienti.
Ma, sottolinea Caruso nella sua Storia dell’Acquedotto, i “maggiorenti pugliesi non apprezzarono abbastanza la svolta che provenne dalla splendida struttura acquedottistica nella Regione. Il Governo ne fu consapevole tant’è che con Decreto Luogotenenziale del 30 settembre 1918, n.1493 riservò allo Stato su ogni altro avente diritto l’uso per fini militari (la Marina da guerra di Taranto) della forza motrice ricavabile dai “salti” di Villa Castelli (LE) e Grottaglie”.
I cittadini pugliesi drasticamente insorsero contro questo ed altri provvedimenti. Tuttavia  la “guerra per l’acqua” andò avanti ancora per molti anni prima della  conclusione finale con l’istituzione dell’E.A.A.P..
L'avv. Vincenzo Caruso ( a braccia conserte)

Il palazzo dell'Acquedotto pugliese a Bari in stile romanico pugliese e marmi di Trani


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CHI ERANO?
Antonio JATTA (nato a Ruvo di Puglia 1853-m.1912), figlio dell'archeologo Giovanni, fu agronomo vicino alla causa dei contadini ed uomo politico italiano. Nel 1903, dopo la morte di Giovanni Bovio (n. Trani 1837- m. 1903) fu eletto deputato nel collegio di Trani e Corato. Si dedicò pure a promuovere ricerche archeologiche (pulo di Molfetta, Dolmen di Bisceglie ecc.).
Matteo Renato IMBRIANI (n. Napoli 1843- m.1901) fu patriota risorgimentale - garibaldino nel 1860 -  ed uomo politico "scomodo". Deputato dal 1889.

Antonio JATTA


Matteo Renato IMBRIANI
Corato, statua bronzea di Imbriani (1905)



Achille Cusani, Il grande sifone del Salento, Gius. Laterza & figli, 1928;
Vincenzo Caruso, Compendiario sugli acquedotti pugliesi e lucani, Liantanio, Palo del colle, 1976;
Luigi Masella, Acquedotto Pugliese, Franco Angeli, 1995;
Michele Viterbo, La Puglia e il suo Acquedotto, Laterza, 2010;
F. Amati - G. Brescia, Nel segno dell'acqua, Laterza, 2011.

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