sabato 7 maggio 2016

POESIE NEL CASSETTO: esprimere l'inesprimibile

Nel  2002 il giornale avevamo una bella rubrica dal nome "Poesie nel cassetto" uno spazio aperto al pubblico, che come capita, si esaurì.  
" Riteniamo - scrivevamo allora - che al mondo ci siano un sacco di poesie inedite o meglio mai edite che meritano di essere conosciute e di comunicare emozioni : purtroppo tante di esse non valicano i confini lignei di un cassetto." Cioè rimangono in un cassetto, talora della memoria. " C’è molto ritegno nel comunicare agli altri, anche ai più intimi, che scriviamo poesie: timore di essere fraintesi a livello di serietà o compassatezza professionale p.e. (un "avvocato", un "chirurgo", un manager che scrivono poesie ?!?); timore di "passare" per romantico (e si sa che i romantici hanno vita breve tra tanti felini…). Eppure la poesia del "dilettante" ha una forza trascinante e contagiosa ("Be’ veramente anche a me è capitato di scrivere poesie…" è talvolta la ammissione dell’interlocutore a cui abbiamo appena confidato il nostro "segreto"). 
La poesia - in quanto creazione prevalentemente rivolta a se stessi - si differenzia persino dalla novella scritta dal "dilettante" in quanto la prosa si rivolge comunque ad Altri che non siamo noi stessi. Allora? Salviamo le emozioni e proviamoci: e chi non ne ha mai scritte, provi pure a farlo. Non danneggia né il cuore né lo stomaco (a meno che non vogliate fare il mestiere di poeta)." 

Lasciamo inalterato il messaggio di 14 anni fa, invitando a spedirci composizioni poetiche, OGGI PIU' CHE MAI. Ne abbiamo tutti bisogno perché il mondo nel quindicennio si è un bel po' complicato, dopo averci fatto immaginare che le cose sarebbero migliorate grandemente. 

Abbiamo ripreso dalla rubrica del 2002  alcuni "intensi" componimenti di allora e volentieri li ri-editiamo: sono di alcune donne che ci inviarono poesie ed a loro chiediamo di farci sapere se "scrivono" ancora.  
Come invito a tutti citiamo poi  Alda Merini:


(da "Destinati a morire")

I poeti lavorano di notte 
quando tempo non urge su di loro,
quando tace il rumore della folla
e termina il linciaggio delle ore.
I poeti lavorano nel buio
come falchi notturni od usignoli 
dal dolcissimo canto 
e temono di offendere Iddio.
Ma i poeti, nel loro silenzio 
fanno ben più rumore
di una dorata cupola di stelle.



Maria Laura Corallo, nata a Bari, vive a Trani, ove insegna. E’ laureata in Lingue e Letterature straniere. Con il suo permesso riprendiamo alcune liriche da Brividi di poesia (Libroitaliano, Editrice Letteraria Internazionale, 1998). La prima poesia è dedicata agli psicoterapeuti ( e quindi ci riguarda)

GUARIRE D’AMORE

Di tutto per piacerti.
Ossessione positiva,
scandaglio dell’anima, 
àncora salvifica.
In un mondo senza porti
divento io stessa
la baia che abbraccia
bonacce e tempeste.


CAREZZA

Il tuo dito un po’ ruvido,
lentamente asciuga
la lacrima di un pianto tiepido,
dolcemente, verso la tempia,
scompigliando capelli e certezze.



DOMENICA

Noia nuda sul divano.
Poesie di un Prèvert sconosciuto
Sogno di un viaggio
Nel sole nell’acqua nell’aria
Mai iniziato.
Aspetto il tuo ritorno.
Piedi ghiacciati.
I bronzi di Riace.
Aspetto il tuo ritorno.
Musica.
The e biscotti.
Aspetto il tuo ritorno.
Sei sdraiato accanto a me
e aspetto il tuo ritorno.



STELLE CADENTI SUL NILO

Le tue mani, mia delizia
Scostano un lembo di garza intrecciata
Dal mio seno abbronzato.
Estenuanti. Lente.
Frementi, rapide,
palpitano col grande fiume.
Sull’amaca della feluca
Mi avviluppa la primavera che amo,
la luna del deserto.
E cadono dentro di me
Frammenti silenti del Nilo.



Orietta Di Giacomo è nata a Tripoli (Libia) nel 1963, ha origini maltesi e pugliesi. Laureata in lingue, vive ed opera a Bari. 

(-) (+) = + 

Quando dopo uno dei tanti viaggi 
Dopo aver tanto visto e vissuto 
Ti troverai su una sdraio, magari in Turchia, 
con i rossi e l'oro della savana nel cuore 
leggerai questo libro

pensando al presente si spoglieranno di nebbie 
gli amori 
folgorante andrai, dopo, zufolando senza fretta 
fra ciò che è 


Seduta sulla soglia 

Seduta sulla soglia dell' io 
Fra il primo grido e un sospiro 
Riempio lo sguardo vuoto. 

Sul muretto a secco ho camminato 
Disuguali le pietre, fino all'albero che è al suo limitare 
Ho parlato alla moltitudine delle sue orecchie: 
le ha adornate di ciliegie 
Il mio respiro più breve del suo. 
Scendo. Nuda. 

Un vapore caldo espira la terra 
arata e scura, mi siedo 
Sotterro le mani e piedi 
Immobile seguo lo scarabeo 
Si inabissa lento: 
è una fine, un deliquio: mi dileguo 

Sì. Riaffioreranno i gesti 
Guaine spesse dei miei sentimenti 
E i miei pensieri ripiegati sulla carta - barchette - all'acqua eterna si affideranno. 

Io entro ed esco amori annebbiati 
futuri embrionali
Ormai non soffro se non spiegate gli intervalli 

Poiché son qui come quel giorno 
Quando sui bastioni desolati 
Incontrai l'uomo con l'aquilone. Non l'ho deciso allora Eppure a ciò che appare sogno appartengo. 
Mia terra, mio intervallo, mio aquilone 
Sulla soglia attendo.



Giusy Magnisi laureata, counsellor vive a Bari e insegna. Poesia del 2000.

C’era una bella foglia palmare . Il suo colore era rosso-dorato.
Il soffio di vento che passava di lì in quel momento si innamorò di lei e la rapì.
La scosse dolcemente, la fece poggiare sul suo mantello d’aria e la portò via con sé.
Alla foglia piaceva quel dolce dondolio.
Si accorse che vedeva il mondo diversamente. 
Se sino a quel momento aveva dovuto aspettare che gli uomini passassero sotto il suo albero per potervi leggere i loro 
pensieri, ora era lei a poter girare sulle loro teste.
Se sino a quel momento aveva potuto cogliere solo flash di pensieri, giusto l’attimo di passaggio degli uomini sotto il suo 
albero, ora aveva l’opportunità di guardare quei pensieri e ascoltarli nella loro interezza.
Qualcuno, forse, strampalato o bislacco, qualcun altro triste, qualcun altro divertente, qualcun altro tormentato ……
La foglia ringraziò il vento per il dono d’amore che le aveva fatto consentendole di leggere ed ancora leggere tutte quelle 
storie di uomini. 
Quando era sull’albero trascorreva le notti ad immaginare l’inizio e la fine dei pensieri che aveva ascoltato durante il giorno.
Ora non doveva più immaginare, ora viveva quei pensieri.
Ringraziò ancora il vento per quell’incontro d’amore.



Maria Grazia dell'Aere è nata a Bari  e vive a Corato. Artista, ha studiato all'Accademia delle Belle Arti di Bari ed insegnato. Ha realizzato importanti  mostre di pittura.


Dormivo e mentre sognavo
ecco la sua voce. 

Silenzio sapeva. Raccontai allora
la storia che mi aveva rivelato.
Silenzio 
viaggiava in spazi infiniti 
racchiusi nell'assenza (di gravità) 
e incontrava forme diverse e suoni inascoltati 
ma la sua passione 
era 
polvere di stelle. 

Vagando 
in quell'immenso 
ecco come vento e tuono 
come attimo 
ingoiava ingordo e respirava 
tutte le particelle di pulviscolo. 

Il suo sogno diveniva 
come un richiamo 
l'eco di ogni ricordo. 

Ormai stanco inventò di infrangere 
l'immenso 
e si scagliò nel vuoto. 

Finalmente i suoi occhi 
stupiti 
videro l'incontaminata terra. 

Decise allora di costruire 
per le forme che lì vivevano 
dei giocattoli. 

Quello che più gli piacque 
fu il treno 
perchè il fumo della locomotiva 
gli solleticava il ricordo di Pulviscolo. 

Un giorno chiese ai suoi abitanti 
se ricordassero il nome 
di colui che aveva dato 
ma questi non lo nominarono. 

Silenzio inquieto 
tuonò 
e fu allora che incontrò tutti 
e colei che da sempre sapeva 
della ricerca e dell'attesa che 
risuonavano in lui come eco lontana. 



BUON LAVORO A TUTTI I POETI

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