Nel 2002 il giornale avevamo una bella rubrica dal nome "Poesie nel cassetto" uno spazio aperto al pubblico, che come capita, si esaurì.
" Riteniamo - scrivevamo allora - che al mondo ci siano un sacco di poesie inedite o meglio mai edite che meritano di essere conosciute e di comunicare emozioni : purtroppo tante di esse non valicano i confini lignei di un cassetto." Cioè rimangono in un cassetto, talora della memoria. " C’è molto ritegno nel comunicare agli altri, anche ai più intimi, che scriviamo poesie: timore di essere fraintesi a livello di serietà o compassatezza professionale p.e. (un "avvocato", un "chirurgo", un manager che scrivono poesie ?!?); timore di "passare" per romantico (e si sa che i romantici hanno vita breve tra tanti felini…). Eppure la poesia del "dilettante" ha una forza trascinante e contagiosa ("Be’ veramente anche a me è capitato di scrivere poesie…" è talvolta la ammissione dell’interlocutore a cui abbiamo appena confidato il nostro "segreto").
La poesia - in quanto creazione prevalentemente rivolta a se stessi - si differenzia persino dalla novella scritta dal "dilettante" in quanto la prosa si rivolge comunque ad Altri che non siamo noi stessi. Allora? Salviamo le emozioni e proviamoci: e chi non ne ha mai scritte, provi pure a farlo. Non danneggia né il cuore né lo stomaco (a meno che non vogliate fare il mestiere di poeta)."
Lasciamo inalterato il messaggio di 14 anni fa, invitando a spedirci composizioni poetiche, OGGI PIU' CHE MAI. Ne abbiamo tutti bisogno perché il mondo nel quindicennio si è un bel po' complicato, dopo averci fatto immaginare che le cose sarebbero migliorate grandemente.
Abbiamo ripreso dalla rubrica del 2002 alcuni "intensi" componimenti di allora e volentieri li ri-editiamo: sono di alcune donne che ci inviarono poesie ed a loro chiediamo di farci sapere se "scrivono" ancora.
Come invito a tutti citiamo poi Alda Merini:
Maria Laura Corallo, nata a Bari, vive a Trani, ove insegna. E’ laureata in Lingue e Letterature straniere. Con il suo permesso riprendiamo alcune liriche da Brividi di poesia (Libroitaliano, Editrice Letteraria Internazionale, 1998). La prima poesia è dedicata agli psicoterapeuti ( e quindi ci riguarda)
scandaglio dell’anima,
àncora salvifica.
In un mondo senza porti
divento io stessa
la baia che abbraccia
bonacce e tempeste.
CAREZZA
Il tuo dito un po’ ruvido,
lentamente asciuga
la lacrima di un pianto tiepido,
dolcemente, verso la tempia,
scompigliando capelli e certezze.
DOMENICA
Noia nuda sul divano.
Poesie di un Prèvert sconosciuto
Sogno di un viaggio
Nel sole nell’acqua nell’aria
Mai iniziato.
Aspetto il tuo ritorno.
Piedi ghiacciati.
I bronzi di Riace.
Aspetto il tuo ritorno.
Musica.
The e biscotti.
Aspetto il tuo ritorno.
Sei sdraiato accanto a me
e aspetto il tuo ritorno.
STELLE CADENTI SUL NILO
Le tue mani, mia delizia
Scostano un lembo di garza intrecciata
Dal mio seno abbronzato.
Estenuanti. Lente.
Frementi, rapide,
palpitano col grande fiume.
Sull’amaca della feluca
Mi avviluppa la primavera che amo,
la luna del deserto.
E cadono dentro di me
Frammenti silenti del Nilo.
Orietta Di Giacomo è nata a Tripoli (Libia) nel 1963, ha origini maltesi e pugliesi. Laureata in lingue, vive ed opera a Bari.
(-) (+) = +
Quando dopo uno dei tanti viaggi
Dopo aver tanto visto e vissuto
Ti troverai su una sdraio, magari in Turchia,
con i rossi e l'oro della savana nel cuore
leggerai questo libro
pensando al presente si spoglieranno di nebbie
gli amori
folgorante andrai, dopo, zufolando senza fretta
fra ciò che è
Seduta sulla soglia
Seduta sulla soglia dell' io
Fra il primo grido e un sospiro
Riempio lo sguardo vuoto.
Sul muretto a secco ho camminato
Disuguali le pietre, fino all'albero che è al suo limitare
Ho parlato alla moltitudine delle sue orecchie:
le ha adornate di ciliegie
Il mio respiro più breve del suo.
Scendo. Nuda.
Un vapore caldo espira la terra
arata e scura, mi siedo
Sotterro le mani e piedi
Immobile seguo lo scarabeo
Si inabissa lento:
è una fine, un deliquio: mi dileguo
Sì. Riaffioreranno i gesti
Guaine spesse dei miei sentimenti
E i miei pensieri ripiegati sulla carta - barchette - all'acqua eterna si affideranno.
Io entro ed esco amori annebbiati
futuri embrionali
Ormai non soffro se non spiegate gli intervalli
Poiché son qui come quel giorno
Quando sui bastioni desolati
Incontrai l'uomo con l'aquilone. Non l'ho deciso allora Eppure a ciò che appare sogno appartengo.
Mia terra, mio intervallo, mio aquilone
Sulla soglia attendo.
Giusy Magnisi laureata, counsellor vive a Bari e insegna. Poesia del 2000.
C’era una bella foglia palmare . Il suo colore era rosso-dorato.
Il soffio di vento che passava di lì in quel momento si innamorò di lei e la rapì.
La scosse dolcemente, la fece poggiare sul suo mantello d’aria e la portò via con sé.
Alla foglia piaceva quel dolce dondolio.
Si accorse che vedeva il mondo diversamente.
Se sino a quel momento aveva dovuto aspettare che gli uomini passassero sotto il suo albero per potervi leggere i loro
pensieri, ora era lei a poter girare sulle loro teste.
Se sino a quel momento aveva potuto cogliere solo flash di pensieri, giusto l’attimo di passaggio degli uomini sotto il suo
albero, ora aveva l’opportunità di guardare quei pensieri e ascoltarli nella loro interezza.
Qualcuno, forse, strampalato o bislacco, qualcun altro triste, qualcun altro divertente, qualcun altro tormentato ……
La foglia ringraziò il vento per il dono d’amore che le aveva fatto consentendole di leggere ed ancora leggere tutte quelle
storie di uomini.
Quando era sull’albero trascorreva le notti ad immaginare l’inizio e la fine dei pensieri che aveva ascoltato durante il giorno.
Ora non doveva più immaginare, ora viveva quei pensieri.
Ringraziò ancora il vento per quell’incontro d’amore.
Maria Grazia dell'Aere è nata a Bari e vive a Corato. Artista, ha studiato all'Accademia delle Belle Arti di Bari ed insegnato. Ha realizzato importanti mostre di pittura.
" Riteniamo - scrivevamo allora - che al mondo ci siano un sacco di poesie inedite o meglio mai edite che meritano di essere conosciute e di comunicare emozioni : purtroppo tante di esse non valicano i confini lignei di un cassetto." Cioè rimangono in un cassetto, talora della memoria. " C’è molto ritegno nel comunicare agli altri, anche ai più intimi, che scriviamo poesie: timore di essere fraintesi a livello di serietà o compassatezza professionale p.e. (un "avvocato", un "chirurgo", un manager che scrivono poesie ?!?); timore di "passare" per romantico (e si sa che i romantici hanno vita breve tra tanti felini…). Eppure la poesia del "dilettante" ha una forza trascinante e contagiosa ("Be’ veramente anche a me è capitato di scrivere poesie…" è talvolta la ammissione dell’interlocutore a cui abbiamo appena confidato il nostro "segreto").
La poesia - in quanto creazione prevalentemente rivolta a se stessi - si differenzia persino dalla novella scritta dal "dilettante" in quanto la prosa si rivolge comunque ad Altri che non siamo noi stessi. Allora? Salviamo le emozioni e proviamoci: e chi non ne ha mai scritte, provi pure a farlo. Non danneggia né il cuore né lo stomaco (a meno che non vogliate fare il mestiere di poeta)."
Lasciamo inalterato il messaggio di 14 anni fa, invitando a spedirci composizioni poetiche, OGGI PIU' CHE MAI. Ne abbiamo tutti bisogno perché il mondo nel quindicennio si è un bel po' complicato, dopo averci fatto immaginare che le cose sarebbero migliorate grandemente.
Abbiamo ripreso dalla rubrica del 2002 alcuni "intensi" componimenti di allora e volentieri li ri-editiamo: sono di alcune donne che ci inviarono poesie ed a loro chiediamo di farci sapere se "scrivono" ancora.
Come invito a tutti citiamo poi Alda Merini:
(da "Destinati a morire")
I poeti lavorano di notte
quando tempo non urge su di loro,
quando tace il rumore della folla
e termina il linciaggio delle ore.
I poeti lavorano nel buio
come falchi notturni od usignoli
dal dolcissimo canto
e temono di offendere Iddio.
Ma i poeti, nel loro silenzio
fanno ben più rumore
di una dorata cupola di stelle.
GUARIRE D’AMORE
Di tutto per piacerti.
Ossessione positiva,scandaglio dell’anima,
àncora salvifica.
In un mondo senza porti
divento io stessa
la baia che abbraccia
bonacce e tempeste.
CAREZZA
Il tuo dito un po’ ruvido,
lentamente asciuga
la lacrima di un pianto tiepido,
dolcemente, verso la tempia,
scompigliando capelli e certezze.
DOMENICA
Noia nuda sul divano.
Poesie di un Prèvert sconosciuto
Sogno di un viaggio
Nel sole nell’acqua nell’aria
Mai iniziato.
Aspetto il tuo ritorno.
Piedi ghiacciati.
I bronzi di Riace.
Aspetto il tuo ritorno.
Musica.
The e biscotti.
Aspetto il tuo ritorno.
Sei sdraiato accanto a me
e aspetto il tuo ritorno.
STELLE CADENTI SUL NILO
Le tue mani, mia delizia
Scostano un lembo di garza intrecciata
Dal mio seno abbronzato.
Estenuanti. Lente.
Frementi, rapide,
palpitano col grande fiume.
Sull’amaca della feluca
Mi avviluppa la primavera che amo,
la luna del deserto.
E cadono dentro di me
Frammenti silenti del Nilo.
Orietta Di Giacomo è nata a Tripoli (Libia) nel 1963, ha origini maltesi e pugliesi. Laureata in lingue, vive ed opera a Bari.
(-) (+) = +
Quando dopo uno dei tanti viaggi
Dopo aver tanto visto e vissuto
Ti troverai su una sdraio, magari in Turchia,
con i rossi e l'oro della savana nel cuore
leggerai questo libro
pensando al presente si spoglieranno di nebbie
gli amori
folgorante andrai, dopo, zufolando senza fretta
fra ciò che è
Seduta sulla soglia
Seduta sulla soglia dell' io
Fra il primo grido e un sospiro
Riempio lo sguardo vuoto.
Sul muretto a secco ho camminato
Disuguali le pietre, fino all'albero che è al suo limitare
Ho parlato alla moltitudine delle sue orecchie:
le ha adornate di ciliegie
Il mio respiro più breve del suo.
Scendo. Nuda.
Un vapore caldo espira la terra
arata e scura, mi siedo
Sotterro le mani e piedi
Immobile seguo lo scarabeo
Si inabissa lento:
è una fine, un deliquio: mi dileguo
Sì. Riaffioreranno i gesti
Guaine spesse dei miei sentimenti
E i miei pensieri ripiegati sulla carta - barchette - all'acqua eterna si affideranno.
Io entro ed esco amori annebbiati
futuri embrionali
Ormai non soffro se non spiegate gli intervalli
Poiché son qui come quel giorno
Quando sui bastioni desolati
Incontrai l'uomo con l'aquilone. Non l'ho deciso allora Eppure a ciò che appare sogno appartengo.
Mia terra, mio intervallo, mio aquilone
Sulla soglia attendo.
Giusy Magnisi laureata, counsellor vive a Bari e insegna. Poesia del 2000.
C’era una bella foglia palmare . Il suo colore era rosso-dorato.
Il soffio di vento che passava di lì in quel momento si innamorò di lei e la rapì.
La scosse dolcemente, la fece poggiare sul suo mantello d’aria e la portò via con sé.
Alla foglia piaceva quel dolce dondolio.
Si accorse che vedeva il mondo diversamente.
Se sino a quel momento aveva dovuto aspettare che gli uomini passassero sotto il suo albero per potervi leggere i loro
pensieri, ora era lei a poter girare sulle loro teste.
Se sino a quel momento aveva potuto cogliere solo flash di pensieri, giusto l’attimo di passaggio degli uomini sotto il suo
albero, ora aveva l’opportunità di guardare quei pensieri e ascoltarli nella loro interezza.
Qualcuno, forse, strampalato o bislacco, qualcun altro triste, qualcun altro divertente, qualcun altro tormentato ……
La foglia ringraziò il vento per il dono d’amore che le aveva fatto consentendole di leggere ed ancora leggere tutte quelle
storie di uomini.
Quando era sull’albero trascorreva le notti ad immaginare l’inizio e la fine dei pensieri che aveva ascoltato durante il giorno.
Ora non doveva più immaginare, ora viveva quei pensieri.
Ringraziò ancora il vento per quell’incontro d’amore.
Maria Grazia dell'Aere è nata a Bari e vive a Corato. Artista, ha studiato all'Accademia delle Belle Arti di Bari ed insegnato. Ha realizzato importanti mostre di pittura.
Dormivo e mentre sognavo
ecco la sua voce.
Silenzio sapeva. Raccontai allora
la storia che mi aveva rivelato.
Silenzio
viaggiava in spazi infiniti
racchiusi nell'assenza (di gravità)
e incontrava forme diverse e suoni inascoltati
ma la sua passione
era
polvere di stelle.
Vagando
in quell'immenso
ecco come vento e tuono
come attimo
ingoiava ingordo e respirava
tutte le particelle di pulviscolo.
Il suo sogno diveniva
come un richiamo
l'eco di ogni ricordo.
Ormai stanco inventò di infrangere
l'immenso
e si scagliò nel vuoto.
Finalmente i suoi occhi
stupiti
videro l'incontaminata terra.
Decise allora di costruire
per le forme che lì vivevano
dei giocattoli.
Quello che più gli piacque
fu il treno
perchè il fumo della locomotiva
gli solleticava il ricordo di Pulviscolo.
Un giorno chiese ai suoi abitanti
se ricordassero il nome
di colui che aveva dato
ma questi non lo nominarono.
Silenzio inquieto
tuonò
e fu allora che incontrò tutti
e colei che da sempre sapeva
della ricerca e dell'attesa che
risuonavano in lui come eco lontana.
ecco la sua voce.
Silenzio sapeva. Raccontai allora
la storia che mi aveva rivelato.
Silenzio
viaggiava in spazi infiniti
racchiusi nell'assenza (di gravità)
e incontrava forme diverse e suoni inascoltati
ma la sua passione
era
polvere di stelle.
Vagando
in quell'immenso
ecco come vento e tuono
come attimo
ingoiava ingordo e respirava
tutte le particelle di pulviscolo.
Il suo sogno diveniva
come un richiamo
l'eco di ogni ricordo.
Ormai stanco inventò di infrangere
l'immenso
e si scagliò nel vuoto.
Finalmente i suoi occhi
stupiti
videro l'incontaminata terra.
Decise allora di costruire
per le forme che lì vivevano
dei giocattoli.
Quello che più gli piacque
fu il treno
perchè il fumo della locomotiva
gli solleticava il ricordo di Pulviscolo.
Un giorno chiese ai suoi abitanti
se ricordassero il nome
di colui che aveva dato
ma questi non lo nominarono.
Silenzio inquieto
tuonò
e fu allora che incontrò tutti
e colei che da sempre sapeva
della ricerca e dell'attesa che
risuonavano in lui come eco lontana.
BUON LAVORO A TUTTI I POETI
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