Oggi affrontiamo - lo facciamo ciclicamente - un pezzo di storia a noi vicino ma sempre poco conosciuto. Il Casale di Giano si situa al confine tra il territorio di Bisceglie e quello di Trani, sulla strada provinciale Bisceglie-Andria. La antica Festa rurale di Giano cade due domeniche dopo la Pasqua e occupa la intera domenica con messe, processione, e mercato. Vogliamo attirare la attenzione su due templi che quando illustriamo al nuovo visitatore lasciano in preda alla meraviglia: al termine della visita quasi sempre le persone lasciano un commento sull'Italia che ha ovunque preziosi scrigni di bellezze artistiche. Nel mentre scriviamo, in tv Belen Rodriguez, argentina, dichiara il suo amore per l'Italia in una intervista con la Perego su Rai1 e dice che l'Argentina assomma due secoli di storia: quando venne in Italia si sentì schiacciata da tanta Storia. Leggiamone un pezzettino con Achille Miglionico, che da anni frequenta i luoghi ed ha realizzato nel 2012 un documentario etnografico dal titolo "Gente di Ianus".
Premessa: Casali in territorio di Bisceglie.
Dal mare, oggi come un tempo, arrivava la vita e la morte. Merci, alimenti ma anche predoni che razziavano e uccidevano. Non tutti gli agglomerati urbani disponevano di mura. Durante l’età tardo-antica cominciarono a formarsi sul
territorio attuale di Bisceglie dei piccoli villaggi, chiamati appunto casali. E la gente si rifugiava nei casali. Essi erano costituiti da un
casamento fortificato e cinto di mura, da un cortile centrale e da una chiesa
con cimitero adiacente. Secondo la tradizione i casali dell’agro biscegliese
furono nove. Nella seconda metà dell’XI secolo, quando mutarono le condizioni
politiche ed economiche della regione, si formarono lungo la costa ulteriori agglomerati urbani e piccole Diocesi per impulso dei Bizantini e dei Normanni.
Pertanto, gli abitanti dei casali abbandonarono le proprie case per trasferirsi
nelle sicure mura cittadine e dedicarsi a più redditizi mestieri.
I casali presenti nell’agro biscegliese sono i seguenti:
- Casale di Santa
Maria di Giano
- Casale di Zappino
- Casale di Saggina
- Casale di
Pacciano
- Casale di San
Nicola
- Casale di
Cirignano (toponimo)
- Casale di
Salandro (toponimo)
- Casale di Santo
Stefano (toponimo)
Del Casale di Pacciano si hanno le più antiche
notizie documentate e precisamente un diploma di concessione del 789 con cui
Arigiso, Principe Longobardo di Benevento, concedeva case di "Papiano
super Trane", appartenute a servi palatini, al monastero di S. Sofia. Il
nome "Papianus" deriva delle voci greche "Papas"
(sacerdote) e "ano'' (al di sopra), cioè come luogo ove risiedeva
l'autorità religiosa (e forse anche giuridica) principale della zona, (con
preminenza forse anche sugli altri casali), il che sarebbe comprovato anche dal
secondo nome con cui questo casale veniva chiamato, e cioè Priminiano, dal
"praemineo" latino (stare al di sopra). Da notare come la dizione "Papiano
super Trane" fa pensare, che in quell'epoca (789) non esistesse ancora
Bisceglie come città. Sicuramente lo era invece come casale, cioè alla pari di
Papiano, e pertanto volendo riferire questo ad una città, viene detto ''super
Trane".
Casale di Giano nel 2016 |
Casale di S. Maria di Giano con Chiesetta del Casale di S. Maria di Giano ed attiguo "Tempio di Giano"
Si tratta di un Casale situato a 4 km da Bisceglie, sulla SP Bisceglie-Andria, all'interno del quale è possibile ammirare la chiesa del casale con gli affreschi della Dormitio Mariae, di S. Donato e S. Felice, S. Nicola Pellegrino, S. Giacomo Apostolo, S. Paolo e S. Caterina d'Alessandria. Il tempio fu fatto restaurare nel 1724 dal vescovo Antonio Pacecco. Il riferimento al casale di Giano compare per la prima volta in un documento, datato al 965 e contenuto nel Codex diplomaticus cavensis. Del casale oggi restano una chiesa, detta Santa Maria di Giano, con annesse altre fabbriche, in cui si riconoscono alcuni elementi del vecchio casale.
La chiesa del casale di Santa Maria di Giano esteriormente ha un aspetto
settecentesco: è ad un’unica navata con volta a botte lunettata, con pilastri
addossati sulle pareti laterali e collegati da archi. Tuttavia, conserva non
molti anche se evidenti resti di un precedente impianto. All’esterno sono
visibili i resti di un arco falcato, mentre all’interno la stonacatura della
parete di fondo tra le nicchie, ha messo in evidenza una muratura molto antica,
copiosamente affrescata. Ed è proprio il ricco corredo iconografico l’elemento
più interessante di questa chiesa. L’autore è un ignoto frescante che opera
nella zona nella seconda metà del XIII sec. e che presenta spiccate analogie
con le due grandi tavole di legno raffiguranti le storie di Santa Margherita e
le storie di San Nicola, un tempo conservate nella chiesa di Santa Margherita e
attualmente esposte nella Pinacoteca provinciale di Bari.
Presenti anche dei cicli pittorici dedicati a San Nicola
Pellegrino e a San Giacomo. Questi ultimi in particolare si distinguono per
vivacità e immediatezza comunicativa. Al centro vi è il Santo, bizantineggiante
e ieratico, a destra il racconto delizioso di due giovani innamorati: il giovane
è povero, la ragazza invece proviene da una famiglia ricca. Per impedirne il
matrimonio, il giovane viene condannato all’impiccagione, ma i genitori dello
sventurato invocano San Giacomo, che interviene sollevandolo in modo che il
nodo scorsoio non lo soffochi. Nella scena successiva, San Giacomo piega la
torre affinché la ragazza, lì rinchiusa, possa liberarsi. Infine i due giovani
raffigurati con San Giacomo, possono coronare il loro sogno d’amore.
La datazione degli affreschi (seconda metà del XIII sec.) ed i rifacimenti settecenteschi della chiesa dimostrano che il casale non è stato abbandonato dopo l’inurbamento dei casalini. Ancora oggi nella chiesa di proprietà della parrocchia di S. Domenico, una volta l’anno, la seconda Domenica dopo Pasqua, vi si officia una messa in occasione della sagra rurale e della processione propiziatoria.
La datazione degli affreschi (seconda metà del XIII sec.) ed i rifacimenti settecenteschi della chiesa dimostrano che il casale non è stato abbandonato dopo l’inurbamento dei casalini. Ancora oggi nella chiesa di proprietà della parrocchia di S. Domenico, una volta l’anno, la seconda Domenica dopo Pasqua, vi si officia una messa in occasione della sagra rurale e della processione propiziatoria.
Tempio di Giano, chiesa protoromanica censita come “Santa Maria di Giano” (il che ingenera confusione con la Chiesa del Casale di Santa Maria di Giano).
Tempio di Giano (territorio di Trani): abside |
Tempio di Giano: facciata |
A 250 metri di distanza dalla Chiesa del Casale di S. Maria di
Giano, in direzione Ovest, vi è un’altra chiesa, più piccola, detta
comunemente “Tempio di Giano”, molto simile a S. Angelo di Pacciano
(v.sotto), tanto
per la dislocazione planimetrica, quanto per tipologia e architettura.
La chiesa rurale, comunemente indicata come “tempio di Giano”, collocata in posizione eccentrica rispetto al casale, è ad aula unica con cupola centrale e pianta a croce contratta, ossia con transetto costituito da due nicchie ricavate nelle murature laterali, coperte da arconi. Le chiese appartenenti al X-XII sec. sono prevalentemente caratterizzate da un’aula unica a croce contratta, con una cupola in asse. Si tratta di una struttura monocellulare che troverà successive modifiche sino a giungere ad organismi bi- e tri-cellulari.
Il Tempio di Giano ha l’abside semicircolare, copertura a piramide su base quadrata sull’aula centrale, e conica sull’abside, realizzata con chiancarelle. Nella zona absidale sono presenti piccole nicchie con archetti; vi sono due accessi: quello frontale, con arco falcato e timpano semicircolare e quello laterale a nord con ricchi capitelli all’imposta. In base alla tecnica costruttiva e alle caratteristiche tipologiche si data intorno al XII sec.
pianta del Tempio di Giano |
Il Comune di Trani
provvide molti anni fa a restaurare l'antico tempio creando anche un vialetto
di accesso per i visitatori. La vegetazione spontanea può, in assenza di cure,
minare la struttura soprattutto a livello della copertura a cupola centrale.
All'interno il pavimento è stato a lungo un tappeto di guano sino a quando
segnalazioni civiche (anche le nostre) non hanno determinato la pulizia rigorosa degli ambienti
avvenuta ad Aprile 2012, a ridosso della festa rurale. Le foto di oggi, nel 2016, mostrano un pavimento rigorosamente pulito e di questo ringraziamo chi di competenza. Residua il pericolo delle erbe a livello di cupola che bisognerebbe rimuovere.
In Aprile 2012, con istanza indirizzata al Sindaco di Trani, l'Istituto SIEB - dopo aver segnalato il degrado di allora - chiese che fosse assegnato la gestione del tempio all'Istituto. Nessuna risposta. Riportiamo stralcio della istanza:
"....[l'Istituto chiede] dopo
la verifica della rete elettrica ed idrica, di
“affidare” pro tempore, la
gestione del monumento detto “Tempio di Giano” all’ Istituto di formazione
multiculturale SIEB con sede a Trani
perché, ne possa curare in ogni modo - a proprie spese - gli ambienti,
mantenendoli puliti ed agibili ed utilizzandoli per mini-convegni, meeting, videoproiezioni
ecc. nell’ambito delle attività programmate dall’Istituto ma con riferimento
particolare alla valorizzazione dei luoghi e del recupero della memoria storica
ed etnografica del "Locus
Januae".
Va da sé che il Locus
merita di essere pubblicizzato ed adeguatamente inserito negli itinerari
turistici extra moenia di Trani (e Bisceglie), il che comporta la
naturale interazione del SIEB con altri soggetti interessati o proposti.
L’Istituto
SIEB da tempo – con la sua sezione etnoantropologica – ha provveduto a
monitorare con interviste videoregistrate le annuali fiere rurali del Casale di
Giano, al confine fra Trani e Bisceglie, che culminano nella rituale
processione, due domeniche dopo Pasqua. In tale circostanza centinaia di
persone si riversano nella zona del Casale con dedizione e fede o per semplice
curiosità. Da tali filmati ha tratto (2012) origine un filmato del SIEB dal
titolo di “Gente di Ianus” ancora mai presentato al pubblico e
che si vorrebbe proiettare nel Tempio (e altrove) in concomitanza con la
prossima Festa di Giano."
Pavimento pulito e reti alle aperture. |
Residua il pericolo delle erbe infestanti la cupola. |
“Di pianta rettangolare, ad una cupola, sembra sdegnare ogni orpello decorativo nella sua avvincete semplicità. I muri e la cupola sono conservati perfettamente ed impressionano per la loro fine lavorazione. All'interno quattro archi sorreggono la cupola, hanno fronti lunati e poggiano su robusti piedritti, alla cui sommità si esegue una cornice di semplice fattura. I pennacchi che reggono il tamburo della cupola essendo svelti e leggeri contribuiscono a dare un senso di slancio dell'insieme. L'abside semicircolare ha al centro una piccola monofora alla quale internamente fanno riscontro, ai lati della stessa abside quattro nicchie. All'esterno la cupola è coperta da pareti di piccole lastre di pietra dette chiancarelle utilizzate spesso per la copertura dei trulli.”
(Giuseppe Amorese, Le cento chiese di Trani, Capone editore,1992).
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