The imitation game. La grande forza di questo film è tutta nei dialoghi e nell'abilità interpretativa di Benedict Cumberbatch che si eleva al di là dello sguardo privo di slanci scenici di Morten Tyldum, la cui narrazione è affidata al gioco del flashback che dispone la storia su tre livelli temporali. Cumberbatch è volto, mente e cuore di Alan Turing, lo scienziato inglese precursore dell'informatica che con un'équipe composta da matematici, enigmisti e linguisti è riuscito a decifrare i messaggi criptati di Enigma, la macchina attraverso cui i nazisti durante la seconda guerra mondiale comunicavano le offensive ed ha anticipato la fine della Guerra di due anni. Attraverso l'interrogatorio di Alan Turing, arrestato per atti osceni nei primi anni '50 si srotola la storia e i suoi ricordi ci portano dietro le quinte della seconda guerra mondiale, tra un gruppo scelto dalla Marina militare inglese al fine di decifrare l'indecifrabile codice di Enigma. "Sono le persone che nessuno immagina che possano fare certe cose quelle che fanno cose che nessuno può immaginare...", e Turing con la sua andatura incerta, guidato solo dalla logica dei numeri ed incapace di decifrare il senso delle parole e dei comportamenti, introverso e scontroso, procede in uno stato febbrile lottando contro il tempo alla progettazione di "Christopher", la macchina che sconfigge Enigma e porta il nome del suo amico d'infanzia verso il quale ha provato un sentimento intenso e la cui scomparsa prematura lo ha segnato in maniera indelebile. Turing è lampo di luce tagliente che lascia il resto del mondo nell'oscurità, ed il mondo gli restituisce il buio con violenza, servendosi della sua luce e lo relega nell'ombra per quel suo modo "strano" di essere bambino, adolescente, adulto. Il gioco imitativo è esattamente la macchina Christopher, che con una logica rigorosa traduce il pensiero umano racchiuso in un codice, è il gruppo di cervelloni costretti ad operare sotto copertura sacrificando anche scelte di ordine morale, è Joan (Keira Knightley) che collaborando con Turing alla progettazione di Christopher non corrisponde esattamente ai canoni della donna voluti dalla società inglese, è Turing stesso costretto a nascondere la sua omosessualità ad un'ottusa Inghilterra che è stata capace di punirlo e condurlo al suicidio, riconoscendo il suo genio solo a distanza di cinquant'anni. È una storia da Oscar quella del martirio di Alan Turing e Benedict Cumberbatch ne è degno interprete, mentre noi ne usciamo affascinati ed amareggiati.
Antonietta D'Ambrosio
Un film bello e doveroso nei confronti di un genio gettato nella spazzatura dei pregiudizi. Chiunque voglia raccontare una storia affascinante trova nella vita di Alan Turing terreno molto fertile. Lo sa il norvegese Morten Tyldum, regista di "The Imitation Game" ma lo sanno anche Robert Harris, autore del romanzo "Enigma" e altri scrittori e registi che si sono ispirati alla sua figura. Lo sa perfino un fumettista italiano, Tuono Pettinato, che con Francesca Riccioni ha disegnato "il bellissimo Enigma, La strana vita di Alan Turing".
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