Il Nome del Figlio: la Archibugi vola e ci fa volare
Questo film è un fiasco solo per la critica in quanto nulla è criticabile. Bello e coinvolgente dall'inizio alla fine. E anche fluido, nello svolgersi della trama a tempi teatrali e nel montaggio: persino i flashback si integrano e si amalgamano nel presente sottolineando gli sfumati confini tra lì-ed-allora e qui-e-ora in tutti i co-agonisti della vicenda. E' noto che il film è un remake ma si intitola "Il nome del figlio" individuandosi come opera a se stante che non ha nulla da condividere con altre interpretazioni. Il vero protagonista è proprio il bebè che non si vedrà che alla fine quando le riprese hanno per set una sala parto vera e propria in quanto la Ramazzotti ha acconsentito che si riprendesse il suo vero parto (il marito regista è rimasto titubante alla decisione). L'adattamento della commedia francese 'Cena tra amici' - ruota proprio intorno all'attesa del bebè di Simona (Micaela Ramazzotti) e Paolo (Alessandro Gassman). La coppia decide di far indovinare il nome del bimbo agli amici Betta (Valeria Golino), Claudio (Rocco Papaleo) e Sandro (Luigi Lo Cascio), tra fraintendimenti e colpi di scena che sfiorano soltanto la tragicità degli interni di Polanski (Carnage del 2011: altro film ove tutto avviene in una stanza): qui pathos e sorriso si intrecciano senza sbavature e la commedia italiana decolla raggiungendo nuovi e superbi vertici. Gli attori - tra i migliori in Italia - recitano tutti a loro agio e danno il massimo (Alessandro Gassman oramai nuota a fianco del padre). Lo Cascio interpreta solidamente il ruolo di un docente universitario che filosofeggia a sinistra e declama con presunzione - tra twitteromania e citazioni; Gassman è lo "scapocchione" del gruppo, il puer aeternus che non vuole vedere le evidenze, scotomizza responsabilità e rivaleggia di continuo per essere il centro delle attenzioni. Papaleo funge per un poco da mediatore sino a quando non occuperà tutta la scena con le sue rivelazioni. La crescita affettiva della Ramazzotti la renderà da oca presunta a vera madre e vera scrittrice. La compiacenza storica della Golino svanirà nella consapevolezza e nel cambiamento repentino (notevole e lapidario il monologo finale). Quando tutti crescono e tradiscono le bugie infantogiovanili, solo allora nascerà un bebè, il Bebè che tutti accomuna, in attesa di un nome che lo rappresenti al mondo. (a.m.)
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