domenica 10 novembre 2013

Un Uomo che non dimenticherò mai: Aldo Giuliani e le missioni della #Consolata

La mia infanzia è stata influenzata da alcune famose riviste che mio padre faceva circolare in casa. Una era “Conoscere”, rivista illustrata di scienze  e storia (mi hanno indotto a scegliere studi di medicina e antropologici); l’altra era l’edizione italiana della nordamericana Reader's Digest, fondata nel 1922 a Pleasantville (New York) da DeWitt Wallace e dalla moglie Lila, e raccoglieva una selezione di articoli particolarmente interessanti pubblicati da altri periodici. In sostanza Selezione del Reader's Digest, rielaborava il lavoro di altri, si diceva che lo "condensava", il che appariva evidente dal formato tascabile della rivista. Una rubrica che leggevo da bambino sulla storica rivista Selezione del Readers Digest si intitolava così: “Un uomo che non dimenticherò mai”. Sono stato fortunato perché ne ho incontrati nella mia vita, a dimostrazione che la gente Ok prevale sulla non Ok. Uno di questi l’ho incontrato in Kenya, Br. Aldo Giuliani.

L'ho conosciuto anni fa padre Aldo Giuliani, dapprima in Italia ove stava trascorrendo un breve soggiorno di riposo dalle fatiche d'Africa; poi ho finito con seguirlo in Kenya come medico volontario. Mi ha subito colpito di lui la acutezza dello sguardo, mai fermo e dubbioso, mai domo e sempre pronto a risolvere problemi. Di lui colpisce la infaticabilità, la essenziale rudezza dei modi - come di chi non è abituato da tempo a vivere in Europa. Anche in Puglia ha ammirato sì la splendida Cattedrale di Trani ma è stato attratto più dal cielo notturno di Castel del Monte che dal castello ottagonale: come Federico secondo, molti uomini sono attratti dall'infinito. Aldo ricerca spazi e costellazioni di cui è profondo conoscitore. In Africa sotto il cielo di Sererit o di North Horr o di Marsabit, dopo la frugale cena, ci si poneva in posizione orizzontale su improvvisate sdraio a contemplare "il creato" io, il dentista Luigi Zagaria (che mi ha fatto conoscere Aldo) e lui, pronto a spiegarti i dettagli dell'emisfero di turno. Con la torcia ora ti indica  il Sagittario ora ti parla di Orione: talora abbiamo gareggiato a chi vedesse per primo passare un satellite. E' rimasto stupito Aldo Giuliani quando noi "europei tecnologizzati" per orizzontarci abbiamo attivato l'applicazione astronomica sull'iPhone; forse si sarà chiesto "Ma a che serve tanto spreco?" lui che si limita a usare il satellitare per sicurezza e che ogni mattina si pone alla classica radio per rimbalzarsi notizie da una missione all'altra. Ma è anche curioso e si è presto interessato quando gli abbiamo mostrato che con Night Sky si potevano identificare anche le piattaforme spaziali. I cieli africani sono fagocitanti, è noto, sono mistici. Staresti le ore a mirarli, senza inquinamenti luminosi e senza sospensioni atmosferiche. Chi vede la Croce del Sud non può non rimanere a bocca aperta per la vastità dominante della costellazione. Calcare suoli sotto il cielo che ti trafigge di stelle.
Aldo Giuliani, classe 1940, trentino della Valle di Non (Val di Non), il che fa emergere la caratteristica di non essere quel che si dice uno yes-man. Due sorelle sono suore. Sererit, ove opera da anni, sotto le Ndoto Mountains, nel Kenya centro-settentrionale, l'ha fondata lui nel 1999 e la missione della Consolata serve oltre seimila Samburu con alcuni gruppi di Rendille e Turkana sparsi su oltre 1400 Kmq. La vicina Baragoi risale al 1952, compare sulle carte e non richiede come Sererit le coordinate geografiche per reperirla sul Globo (LAT N 01° 40' 46,90"-LONG. E 037°10' 36,94", per la precisione, come indicato dal ns. telefono satellitare Thuraya).
L'acqua del fiume Sererit, che da nome all'area abitativa della missione e la rende verdeggiante, non è potabile in quanto inquinata, a tratti salmastra, a tratti contaminata dagli escrementi degli animali domesticati dei Samburu, in primis zebù, capre, pecore dalla testa nera (verso il deserto anche dromedari) e così Aldo ha scoperto ed utilizzato una sorgente d'acqua incontaminata verso la cima della montagna, che tanto gli ricorda il Trentino. Lo sguardo lanciato ai monti è diverso da quello lanciato al mare: nel primo c'è una sfida contemplativa, nel secondo una sfida esplorativa. Aldo Giuliani ha entrambi gli sguardi,  è in grado di contemplare ed esplorare. Quando quest'anno per rientrare dal Lago Turkana (dalla missione di Loiyangalani) ho suggerito timidamente di piegare verso est, attraversando il deserto di Chalbi, per scendere a Marsabit, lui ha subito aderito per la strada "nuova" anche se difficile: gli è piaciuto passare dall'oasi di Kalacha per ammirare gli affreschi etiopi della chiesetta. Tornando all'acqua di Sererit, con gli indigeni Aldo ha "tirato" 5 km di tubi e l'acqua potabile (verificata in laboratorio) arriva alla missione ed all'asilo. Una fonte è fuori della recinzione della missione ed è disponibile a chiunque. Se le manyatte (i villaggi Samburu) sono troppo lontane per consentire l'andata e ritorno delle donne cariche di barilotti e bambini al seguito, allora il fuoristrada di Aldo e del suo vice Albert Letaon procede sicuro sulle improbabili piste (invisibili ai comuni mortali) per portare acqua ai villaggi: noi abbiamo impiegato un'ora di fuoristrada per arrivare ad una manyatta in tempo per rientrare prima del tramonto. Il volto delle donne grate e la festa dei bambini all'arrivo dei mille litri di acqua è difficile da eclissare nell'oblio. Non puoi far finta di niente. Il lavoro di convincimento dei locali, a rete idrica posta in essere, non è stato facile perché pastorelli e pastori trovavano irresistibile il praticare fori nelle tubature. L'opera prima è sempre con i Samburu informare e convincere gli anziani: con l'acqua non è stato difficile ma con la educazione non altrettanto in quanto la alfabetizzazione dei bambini/bambine era ritenuta inutile o persino pericolosa. I piccoli imparano inglese e ki-swaili nelle scuole primarie che il governo ha costruito sotto la spinta iniziale dei missionari; si curano presso il dispensary della missione che è l'unica costruzione in muratura. Tutto il resto di Sererit è in lamiera zincata. Intorno le manyatte con le tipiche capanne di cultura masai fatte di sterco e fango. Ma il futuro è incerto più del presente: ora ci sono loro, i missionari della Consolata. E DOMANI? (achille miglionico






2 commenti:

  1. P. Aldo Giuliani ormai è considerato un Africano ,un uomo che ha dato una vita per la sua gente , rude ma molto generoso altruista non si tira mai in dietro davanti a qualsiasi difficoltà ,magari nel pieno della notte mette in moto la sua jep per portare qualch'uno all'ospedale più vicino ,vicino per modo di dire su strade da far paura a qualsiasi esperto autista Tutto questo senza chiedere in cambio neppure un grazie o qualsiasi ricompensa di notorietà tutto quanto è GENEROSITA e dedizione

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