Tre sparatorie in sette giorni a Trani. Con morto sull'asfalto. La vittima è Otello Bagli, 39 anni, presidente di una cooperativa sociale che si occupa di pulizie. Intorno alle 20,20 di ieri, martedì 29 ottobre, due uomini lo hanno atteso e gli hanno sparato almeno una decina di colpi con una pistola calibro 22, uccidendolo all'istante. Su via Andria, nei pressi del chiosco di Via Superga, ove c'è stato già un agguato ad un terlizzese. Tranquilli, o cittadini: le auto delle forze dell'ordine vigilano con sempre maggiore difficoltà per economizzare combustibile. Tranquilli! arriverà anche qualche amnistia-indulto a "liberare" carceri. Tranquilli! La Giustizia è solamente lenta, inefficiente e disorganizzata (il contrario delle organizzazioni criminali). Vostro Erasmo
mercoledì 30 ottobre 2013
venerdì 25 ottobre 2013
PRIMI ESAMI DI ABILITAZIONE SICo per COUNSELLOR SIEB
Oggi, a Trani, si sono svolti i primi esami di abilitazione all'esercizio della professione di counsellor sec. la recente legislazione: i professionisti di aiuto, già diplomati presso il SIEB in diversi anni di corso, hanno partecipato all'esame scritto ed orale con apposita Commissione della SICo, organismo federativo di tutela. Auguri a esaminati e grazie agli esaminatori e a quanti dell'Istituto SIEB hanno reso possibile l'evento "storico".
domenica 20 ottobre 2013
Trani , Il Forum della Salute: La Forza dell’ anziano
All'interno del Forum della Salute, in programma a Trani dal 17 al
19 ottobre 2013, la Asl Bat ha promosso
uno spazio aperto di discussione sul tema "Terza età: una risorsa per la
società”. Quali idee e progetti per un invecchiamento attivo?". Lo
Spazio Aperto di Discussione in programma giovedì 17 dalle 9 alle
17 nella sala riunioni dell'ospedale San Nicola Pellegrino di Trani ha
stupito tutti i partecipanti.
La partecipazione è stata libera. Ci si aspettava un classico convegno con
la possibilità di uno spazio libero. In realtà vi erano dei facilitatori che
adottando tecniche partecipative e hanno spiazzato tutti. I facilitatori hanno dato voce al mondo del
volontariato. Una sessantina di persone appartenenti al mondo delle
organizzazioni no profit (volontariato) hanno lavorato perché credono nella
forza dell’ anziano. Ognuno si organizzava liberamente e sceglieva quale focus
affrontare. Il tema era scelto dagli stessi partecipanti e si autogestivano in
base all’ orario stabilito dalle 9 alle 17.Si sono costituiti più di 10 Focus. La capacità di autogestione
ha portato a creare sinergie, mediazione e alla fine sono stati 10 progetti e
10 idee proposte Giovedi’ all’ospedale San Nicola Pellegrino e ripresentate sabato
19 durante la Conferenza dei Servizi in programma a Palazzo San
Giorgio.
La situazione nella BAT, denota una forte presenza di popolazione
anziana e con un’aspettativa di vita fra le più alte in Puglia, indica che
nella nostra provincia sono presenti “opportunità” e bisogni”. Le opportunità del territorio sono
la presenza di una forte rete di servizi, non solo sanitari e sociali, ma anche
culturali, sportivi, commerciali, di svago ecc. e di una forte rete di associazionismo che fa degli stessi anziani i
protagonisti della vita sociale. I bisogni sono riferiti a quella fascia della
popolazione anziana che perde l’autosufficienza o entra nella fase di “fragilità”,
non solo per gli aspetti sanitari, ma anche economici dovuti al progressivo
impoverimento causato dalla perdita di potere d’acquisto.
I bisogni poi vengono aggravati dalla assenza di supporto familiare:
nella provincia Andria, Barletta, Trani le famiglie sono composte mediamente da
due persone e in molti casi gli anziani vivono da soli.
L’ Asl Bat si è impegnata, anche tramite la preziosa collaborazione del
terzo settore, a offrire in futuro la possibilità di finanziare alcuni dei
progetti proposti sabato 19 durante la Conferenza dei Servizi in
programma a Palazzo San Giorgio,in base al loro bilancio. Difficile sarà
scegliere e premiare i progetti e le idee proposte presentate sabato 19,
in quanto convergevano tutte a valorizzare l’anziano come risorsa. Tra i
risultati dello spazio aperto ci sono alcune idee che sembrano brillare il
valore di un sorriso, il recupero della memoria autobiografica, la
riprogettazione della vita quando si va in pensione con sportelli locali,la
cultura della donazione degli organi,le comunità di apprendimento, l’attività
fisica adattiva, l’ Osservatorio sui
bisogni dello stato della popolazione anziani, Sportello di accoglienza e tanto
altro.
In particolare, l’ Associazione Anteas di Trani hanno voluto mettere insieme le
loro risorse per creare il progetto le
Comunità di Apprendimento e un Osservatorio sui bisogni dello stato di
popolazione degli anziani.
L’auspicio è che vinca il migliore progetto e
che stabilisca una rete con comuni, famiglia, sanità, centri per l’impiego,
scuole affinché ciascun anziano sia integrato nella società civile e non venga
lasciato solo. (sabina pistillo)
giovedì 17 ottobre 2013
USCITO eBook SIEB
Nel 2013 ricorre il DECIMO anniversario della Registrazione della Rivista elettronica (e-zine) INCULTURA, che in realtà è presente in Rete già dal 1996 (anno di fondazione del SIEB). Abbiamo voluto festeggiare producendo un Supplemento elettronico di grande rilievo culturale. E' disponibile un CD che praticamente contiene un "classico" del finire degli anni Ottanta ed un libro inedito, nuovo scritto a più mani da noti specialisti: uno psichiatra-psicoterapeuta, uno psicopedagogista- counsellor, un criminologo specialista in medicina legale.(lucia de mari)


Chiude il Supplemento un articolo sui “bugiardi” patologici: Pinocchi di interesse psichiatricoforense e
Pinocchi
per tutti, Contaminazioni berniane e Modellatori psicolinguistici, di Achille Miglionico. Il tema della Bugìa è
stato già trattato da un analista transazionale anni fa, Michele Novellino, nel volume La Sindrome di Pinocchio, edito
da FrancoAngeli. Nell’articolo di Miglionico A. si sottopongono casi vecchi e nuovi alla luce di specialisti della Bugìa
e con un occhio alla Psicolinguistica. (Vitoantonio Lobascio)
FEMMINICIDIO, già 100 le vittime nel 2013
Un morto ogni
due giorni dall’inizio dell’anno. Dall’inizio del 2013 ad oggi si contano 100
vittime, una, appunto, ogni due giorni. Cento nomi e cento tragiche storie
finite nel sangue; donne uccise da amori sbagliati e malati, donne uccise da
uomini perversi o qualunque. Cento storie di morte che puntano il dito contro
una società che in esse esplode in tutta la sua debolezza e il suo precario
equilibrio. Katia Tondi, la mamma di San Tammaro uccisa nel suo appartamento lo
scorso 20 luglio, entrerà a far parte di questo funesto elenco sempre
provvisorio? La giovane madre ed i suoi familiari aspettano verità e giustizia.
Come tanti.
Cento omicidi di donne sono tanti,
evocano cifre da organizzazioni mafiose in lotta, da cartelli della droga o da
conflitti bellici. Sembra una guerra di genere. Nel 2012, si sono contate ben 124 donne uccise, a causa delle violenze
di genere, cui fanno spalla altri 47 tentati femminicidi (omicidi non
riusciti). Nel 25% dei casi la donna aveva da poco reciso il legame amoroso o
era in procinto di farlo. Queste statistiche ci dicono anche che, le donne
vittime, nel 63% dei casi, vengono trucidate tra le mura domestiche e spesso
non sono le uniche a perire sotto i colpi della furia omicida di mariti,
compagni o ex; nello stesso 2012 infatti, otto persone, tra le quali anche
figli della coppia, hanno trovato la morte durante il raptus omicida.
Le analisi sulla casistica, invertendo
uno stereotipo fortemente preconcetto e altamente discriminante, evidenziano
come, la maggioranza di questi delitti, avvengano nelle regioni del Nord dove,
una più forte parità di genere, ne costituisce un elemento scatenante.
Moltissime anche le straniere vittime di violenza domestica, oltre il 31% e,
nel 73% dei casi, gli assassini, sono italiani".
Femminicidio
è per Marcela Lagarde «La forma
estrema di violenza di genere contro le donne, prodotto della violazione dei
suoi diritti umani in ambito pubblico e privato, attraverso varie condotte
misogine -maltrattamenti, violenza fisica, psicologica, sessuale, educativa,
sul lavoro, economica, patrimoniale, familiare, comunitaria, istituzionale- che
comportano l’impunità delle condotte poste in essere tanto a livello sociale
quanto dallo Stato e che, ponendo la donna in una posizione indifesa e di
rischio, possono culminare con l’uccisione o il tentativo di uccisione della donna
stessa, o in altre forme di morte violenta di donne e bambine: suicidi,
incidenti, morti o sofferenze fisiche e psichiche comunque evitabili, dovute
all’insicurezza, al disinteresse delle Istituzioni e alla esclusione dallo
sviluppo e dalla democrazia».
Il termine Femmicidio (femicide) è stato diffuso per la prima volta da Diana
Russell che, nel 1992, nel libro Femicide:
The Politics of woman killing, attraverso l’utilizzo di questa nuova
categoria criminologica, molto tempo prima di avere a disposizione le indagini
statistiche che ci confermano ancora oggi questo dato, “nomina” la causa
principale degli omicidi nei confronti delle donne: una violenza estrema da parte dell’uomo contro la donna «perché donna».
“Il
concetto di femmicidio si estende aldilà della definizione giuridica di
assassinio ed include quelle situazioni in cui la morte della donna rappresenta
l'esito/la conseguenza di atteggiamenti o pratiche sociali misogine.” E' una
categoria di analisi socio-criminologica delle discriminazioni e violenze nei
confronti delle donne per la loro appartenenza al genere femminile .
La teoria di Diana Russell diviene
universalmente nota ed utilizzata da numerose scienziate per analizzare le
varie forme di femmicidio (delitto d’onore, lesbicidio, ecc.). Nello specifico,
viene ripresa dalle sociologhe, antropologhe e criminologhe messicane per
analizzare i fatti di Ciudad Juarez, e viene adattata a descrivere non solo le
uccisioni di genere ma ogni forma di
violenza e discriminazione contro la donna “in quanto donna”.
A tal proposito mercoledi’ 11 Settembre scorso, la Provincia di Barletta - Andria - Trani aderisce alla campagna di sensibilizzazione “Posto Occupato” e dice no al femminicidio. Lo rende noto un comunicato diffuso dalla stessa Provincia. Il posto per una delle tante donne vittime di violenza è stato simbolicamente occupato dalla Provincia mercoledì 11 settembre, in occasione della giornata studio a conclusione del progetto “Mafalda”, presso la sede di Trani in viale De Gemmis 42/44 a Trani. “Posto Occupato” è un’idea, un dolore, un pensiero, una reazione che ha cominciato a prendere forma via via che i numeri crescevano e cresceva l’indignazione di fronte alla notizia dell’ennesima donna assassinata. questa , iniziativa arriva nella Provincia di Barletta - Andria - Trani, in occasione della giornata studio del progetto “Mafalda”, promosso dalla Provincia proprio nell’ottica di una sensibilizzazione e promozione della cultura di genere e delle pari opportunità. L’iniziativa è partita il 29 giugno scorso dall’anfiteatro della villa Comunale di Rometta (Messina), luogo di nascita di Maria Andaloro, editore della rivista online “La Grande Testata” e ideatrice del progetto. La prima fila dell’anfiteatro è stata occupata da un paio di scarpe rosse, da un mazzo di chiavi, da una borsa, lì cristallizzati a testimonianza di un delitto. Nei prossimi mesi, la provincia Bt si impegnerà per dire basta ad ogni forma di discriminazione e violenza posta in essere contro la donna "in quanto donna". Perché le donne non debbano più pagare con la vita la scelta di essere sé stesse, e non quello che i loro partner, gli uomini o la società vorrebbero che fossero.
Basta. Occorre denunciare qualsiasi sopruso e forma di violenza e come diceva Paolo Borsellino : “ Chi ha paura muore ogni giorno, Chi non ha paura muore una volta sola”. Per costruire una memoria collettiva riportiamo sotto i nomi delle vittime, affinché queste donne possano continuare a vivere nei gesti semplici e concreti di altre donne, in quanto donne.
(sabina pistillo, "donna" e psicologo-counsellor)
Questi i loro nomi: Franca
Iaciofano 50 anni, Donika Xhafa 47 anni, Antonia
Stanghellini 47 anni, Boshti Hrjeta 36 anni, Maddalena
Livatino e Barbara Pons di 63 e 42 anni, Anna Francesca
Scarpati 51 anni, Shedije Mamedani 38 anni, Jamila
Assafa 31 anni, Giuseppina Saverino 81 anni, Giuseppina Di
Fraia 52 anni, Favour Olayemi 24 anni, Bruna
Porazzini 75 anni, Giuseppina Boi 87 anni, Olayemi
Favour 24 anni, Anna Maria Gandolfi 57 anni, Egidia Mamoli 65
anni, Adriana Carolo 80 anni, Denise Fernella Graham 43
anni, Michela Fioretti 41 anni, Denise Morello 22 anni,
Florentia Boaru 19 anni, Adriana Mihaela Simion 26
anni, Francesca Di Grazia e Martina Incocciati 56 e 19
anni, Adela Simona Andro 35 anni, Giuseppina Negri 51
anni, Anna Maria Gandolfi 57 anni, Fabiana Luzzi 15
anni, Angelica Timis 35 anni, Silvana Cassol 50
anni, Erika Piechulska e Micaela Gauril entrambe di 34
anni, Maria Chimienti e Letizia Piccolo di 55 e 19
anni, Immacolata Rumi 53 anni, Chiara Di Vita 28
anni, Alessandra Iacullo 30 anni, Ilaria Leone 19
anni, Marta Forlani 50 anni, Giovanna Longo 60
anni, Olena Tonkoshkurova 50 anni, Raffaella Ranauro 41
anni, Samanta Fava 35 anni, Silvia Caramazza 39
anni, Irma Hadai 33 anni,Antonietta Alfieri 50
anni, Sandita Monteanu 38 anni, Chiara Bernardi 25 anni, Silvia
Caramazza 39 anni, Cristina Biagi 38 anni, Erika
Ciurla 43 anni, Maria Nastasi 46 anni, Michelle
Campos 20 anni, Tiziana Rizzi 36 anni, Rosi Bonanno 26
anni, Silvia H. 31 anni, Tiziana Rizzi 36 anni, Rosi
Bonanno 25 anni, Angela Arcudi 65 anni, Maria
Nastasi 46 anni, Erika Ciurla 43 anni, Lucia
Bellucci 31 anni, Antonella Russo 48 anni, Maria Grazia
Giummo 38 anni, Felicia Matteo 49 anni,Giuseppina Brodu 62
anni, Marilia Rodrigues Silva Martines 29 anni, Rosa
Graziani 63 anni, Lavinia Simona Ailoaiei 18 anni, Maria
Grazia Cantarno 81 anni, Tatiana Kuropatyk 40 anni, Maria
Pia Bigoni 66 anni, Annunziata Paoli 78 anni, Ilaria
Pagliaruolo 20 anni, Marta Deligia 24 anni e Cinzia
Agnoletti di 51 anni.
mercoledì 16 ottobre 2013
LE FELICITA’ POSSIBILI: 6° Convegno PerFormat
Si è tenuto a Navacchio (Pisa) il 12-13 ottobre, il 6° Convegno PerFormat dal titolo “Le
felicità possibili. Reti di cultura, salute e lavoro”. I diversi interventi
hanno strutturato in ogni partecipante un disegno personale di costruzione di "momenti di benessere", di okness (come diceva Eric Berne).
La filosofia l’ha fatta da padrona nell'incontro grazie alla presenza del noto
autore e professore di filosofia teoretica dell’Università degli Studi di
Milano Bicocca, Salvatore Natoli: uno dei primi lavori presentati che ha orientato sabato mattina il senso dell'animo e il pensiero lavorativo delle due
giornate. Natoli facendo excursus con il suo dotto linguaggio e i suo
riferimenti antichi e profondi ha aperto viaggi virtuali nelle menti, spaziando dalla
formula di felicità quale era concepita dai greci (“buona sorte” e “demone favorevole”) alla esperienza raptim, quasi per transitum , di Agostino, la felicità che viene e
passa e come ci afferra così ci abbandona: si è felici per caso. Per Natoli la
felicità è soprattutto sviluppo delle capacità individuali ed insieme fruizione dei beni
sociali, dei beni di relazione. Etimologicamente la felicità e collegata con
l’idea di crescita, di potenziamento dell’essere, in breve con il bene. Non si può essere felici da soli e spesso gli uomini sono infelici, perché
perseguono un’idea della felicità del tutto egoistica e perciò talora si inventano
nemici. Per Aristotele è impossibile essere felici senza amici (come dargli torto?). La
felicità la si comunica e la si riceve: per dirla con Nietzsche è virtù che
dona. Si dà perciò felicità nella circolarità riuscita tra sé, gli altri, il
mondo. Come dire in AT che un buon Sistema di Riferimento ci predispone alla okness ed alla intersoggettività.
Se riduciamo il mondo a noi stessi in esso non incontreremo
che sempre ed egualmente noi stessi. In questo caso è inevitabile la noia
(pensiamo alla cronaca talora funesta ed a quanti adolescenti ci raccontano di questo vissuto).
Bisogna, allora, aprirsi al mondo e mantenersi in quest’apertura che si delinea
come spazio per un’illimitata sperimentazione. La serenità è un accogliere
ed un essere accolti, è un reciproco andare/venirsi incontro.
E noi come psicoterapeuti e counselors ci impegniamo per
costruire percorsi condivisi con i clienti, il cui obiettivo principale è divenire
persone con un maggior range di spontaneità, consapevolezza e intimità. Quindi
come ha detto Anna Massi “Penso con te, dunque sono felice”, relazione di
grande profondità e ricca di spunti da ricordare e utilizzare. La Massi ha poi regalato al pubblico convenuto un video musicale dove Patti
Smith cantava “I, as a person” una interpretazione davvero commovente della
canzone di G. Gaber “Io come persona” del 1992.
Tutti gli interventi, alcuni teorici, altri di
partecipazione creativa come il “World Cafè”, o di sperimentazione personale
come il laboratorio di Mindfulness, hanno permesso di capire in maniera
concreta come elevare ed espandere il nostro senso di benessere nel qui-e-ora, e di come estrarre spunti per il nostro lavoro con le persone.
Le molecole della felicità, intervento dello
psichiatra-psicoterapeuta G. Cerando, ci ha fatto riflettere sul numero crescente
ed esponenziale del uso di sostanze (antidepressivi, ansiolitici, ecc.) che
racconta di un fallimento dell’essere
umano nel realizzare scelte felici e impegnate nel sociale, nelle relazioni,
nell’amore, nella filosofia, musica, lettura…
Vi racconto una breve riflessione di Peter
Schutz:
3 persone erano al lavoro in un cantiere. Avevano il
medesimo compito. Quando fu loro chiesto quale fosse il loro lavoro, le
risposte furono:
“Spacco pietre”
“Mi guadagno da vivere”
“Partecipo alla costruzione di una cattedrale”
Noi tutti siamo chiamati a capire l’importanza di quello che
facciamo, della responsabilità dei nostri atti, comportamenti, delle nostre
parole e noi tutti, psicologi, psicoterapeuti e counselors formatori di gruppi (e
anche genitori), abbiamo il compito di formare altre persone in questa ottica,
per mettere a disposizione il valore dell’Etica dell’impegno e del rispetto di
quello che stiamo co-costruendo.
A tutti i costruttori di cattedrali in ascolto (in lettura): apriamoci
all’incontro delle nostre umanità, un antidoto alla Noia ed allo scontro. Questo convegno ha
contribuito ad aumentare il nostro benessere, un ringraziamento speciale agli
organizzatori. (neus lopez calatayud)
P.S: Nella sede del convegno si è tenuta la proiezione delle
fotografie della mostra fotografica “Le felicità visibili”. Il primo premio è
andato alla fotografia “Firulì firulà” di Francesca Fascione.
domenica 13 ottobre 2013
TU PUZZI DA ROMENA : IL RISO ABBONDA SULLA BOCCA DEI BULLI
In questi ultimi anni la violenza
è diventata un codice
espressivo che vede,
purtroppo, protagonisti
'ragazzi per bene' che
rapinano per noia, 'baby gang'
che spadroneggiano nelle città
e giovani turbolenti
che nelle scuole si
trasformano in 'bulli', 'vandali'
o negli stadi in 'teppisti'.(L’Osservatorio Nazionale
sulla Violenza Scolastica)
“Cara, siamo noi i tuoi compagni di classe. Nell’attesa di
riaverti, qui sentiamo il bisogno di parlarti…”. Iniziava così la lettera
di scuse e di giustificazioni scritta dai compagni di classe alla compagna di
classe romena di 13 anni: la ragazzina si era gettata dalla finestra di casa
piuttosto che andare a scuola ove la dileggiavano. Continuavano a dirle: «Tu
puzzi da romena». È accaduto due
anni fa a Solesino, nel Padovano.
La cronaca italiana riporta
da anni atti di violenza scolastica, di bullismo (anche al femminile) ed ora
anche di cyberbullismo. Con le nuove
tecnologie sembra ancora più facile colpire i bersagli. E’ in aumento anche il
fenomeno del bullismo tutto al femminile tramite web. Nella cittadina padovana, due anni fa, hanno
cominciato a ricoprire la ragazzina di parole: “Tu puzzi, da quanto non ti lavi?” L’hanno buttata per terra e
pestata e non solo nel mondo virtuale. Nel mondo reale. La frase che la
ragazzina riferiva ai giornali e in tv era: “Non
ritorno in quella scuola, per questo motivo il mio ragazzo mi ha anche
lasciata. Ora tutti ridono di me...” Il caso Solesino, se come sembra è vero, rappresenta un
esempio classico di bullismo e violenza a scuola: un gruppo di ragazzine se la
prende con un elemento “diverso” e lo rende oggetto di denigrazione, insulti e
prevaricazione. L’aggravante è che alcuni compagni hanno girato un video, senza
dunque intervenire, “violando” ulteriormente la vittima nel momento in cui hanno
messo in Rete quel filmato. Perché avrebbero agito così quegli adolescenti? Il
vero problema è che alla base c’è una grande superficialità. Denunciare talora
sembra inutile. A quell’età i persecutori, i bulli non sono neanche imputabili.
Né questi atti di violenza possono essere risolti solo tra insegnanti, presidi e genitori. Occorre,
al di là della denuncia, anche favorire una cultura solidale e partecipata, privi
di infingimenti, non “omertosa”, in modo da produrre una presa di coscienza
negli adulti, negli insegnanti, negli stessi ragazzini. I comportamenti
violenti, verbali ed extraverbali, fisici vanno prevenuti, evitati sul nascere.
Senza lasciar passare neppure una parola offensiva. Evitando in ogni modo che
la vittima si senta isolata. Platone scriveva nell’Apologia di Socrate: “Il
più gran bene per l’uomo è interrogarsi su se stesso e indegna di essere
vissuta è una vita senza tale attività”. Questo vale ovviamente per tutti gli uomini,
ma i veri protagonisti per una cultura solidale sono soprattutto gli
adolescenti che cercano di identificarsi, sono loro i cercatori di verità. E’
in questa fase d’età che si lanciano i grandi progetti della vita, e un giovane
senza ideali, senza slanci è un giovane senza futuro. Purtroppo le relazioni
moltiplicate in vetrine come social network privilegiano visioni egocentriche
basate sull’apparire mass-mediato e spesso nella moltitudine di canali di
comunicazione (smartphone, pc, cellulari ecc.) si smarrisce facilmente senza
guide e referenti il senso dell’Altro, il rispetto dell’Altro. Anche i
programmi televisivi non sono di grande esempio in quanto al riconoscimento
degli Altri ed al rispetto reciproco. Vivere il mondo “reale”, limitando i
rapporti virtuali, favorisce la socialità sperimentata. L’associazionismo, lo
sport, il volontariato attivo potrebbero essere un’alternativa alla tendenza
narcisistica, alla violenza sine materia
(violenza per la violenza, violenza per noia ecc.) e lo è per una significativa
percentuale di giovani che fanno meno clamore mediatico. Educare alla
sensibilità e al riconoscimento dell’Altro, all’intelligenza orientata al sociale
offre la possibilità di entrare in se stessi, di conoscersi e di costruire il
futuro condiviso.
“Non c’è
felicità se non è condivisa”. Il processo di identificazione per un giovane
passa necessariamente attraverso la relazione nel mondo reale. Soprattutto lo
stare insieme è necessario per la nostra okness,
per sviluppare il senso comune di appartenenza ad una civiltà. Quando un’adolescente
vive una cosa bella, fatta di convivialità, di non-violenza, come il
volontariato deve testimoniarla e raccontarla, diffonderla. Oggi serve fare
notizia in positivo. Occorrono testimonianze di centri aggregativi. Occorrono figure
educative e strutture che mirano alla
persona, all’ascolto personale per la realizzazione dei progetti di vita. Il
ruolo degli educatori diventa fondamentale. Ciò che è necessario rimane quindi
educare alle relazioni, alla non violenza e creare per i giovani spazi
aggregativi educativi ma non noiosi. Perché cultura e divertimento possono
coesistere. (sabina pistillo)
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