Dopo la grande perdita e il boom mediatico, riprendiamo il fenomeno Battiato che continua a trovare sempre nuovi adepti anche grazie a Radio nazionali e locali. Ce ne parla un ascoltatore di musica nato nel 1997, quindi generazionalmente non influenzato dalle suggestioni post-sessantottine.
SIA LODE: LODE A FRANCO BATTIATO
Quando parliamo di arte si parla di cultura. La musica però, come forma di espressione artistica e culturale, merita un discorso a parte. A seguito del divario storico tra musica classica (cosiddetta musica "colta") e musica pop (nel senso lato di musica popolare), abbiamo assistito alla evoluzione di quest'ultima prevalentemente come prodotto di consumo. Naturalmente generi musicali prima definiti diversamente e criticati sono divenuti dei "classici" oggigiorno e si insegnarono nei Conservatori con pari dignità (si pensi al jazz). Comunque nel moltiplicarsi di musica "commerciale" non a caso "qualcuno" aveva giustamente notato già nei primissimi anni Ottanta che eravamo "sommersi soprattutto da immondizie musicali".
Franco Battiato nello scenario convulso di fine Novecento rappresenta senza tema di smentite una rara e sublime eccezione a questo paradigma che lega la musica pop alla concezione di musica "leggera". La musica di Battiato non è mai "leggera", anzi, è proprio la sua intensità e la sua profondità, a fare della sua intera produzione artistica un'opera dal valore inestimabile per la nostra cultura e non solo.
Appellato come il "Maestro" e considerato unanimemente da critica e pubblico come il "cantautore colto" per eccellenza e il "filosofo" della musica, la sua arte raggiunge le più alte vette proprio nelle due forme di espressione da lui padroneggiate, la musica e le parole.
Franco Battiato è innanzitutto un musicista, un artista che conosce tecnicamente la musica. Inizia la sua produzione dedicandosi alla musica sperimentale e all'elettronica, è stato uno dei primi artisti ad introdurre l'utilizzo del sintetizzatore, riscuotendo con i lavori iniziali della sua carriera contrasti ma anche importanti riscontri anche a livello internazionale. Successivamente rompe con la musica d'avanguardia e dà inizio alla seconda fase della sua produzione, che lo rende definitivamente noto al grande pubblico, con un successo degno di una vera e propria star: come dimenticare tra l'altro i mitici balletti? Balletti che oltre ad essere indubbiamente accattivanti in realtà ci trasportano nei paesaggi e nei luoghi cardine della cultura orientale. Battiato si impone quindi definitivamente nella cultura di massa come fenomeno pop. Con l'album La voce del padrone è il primo artista italiano a vendere un milione di copie e la gente ascolta e canticchia frasi con accostamenti del tipo "lo shivaismo tantrico di stile dionisiaco" senza avere la più pallida idea di cosa stia effettivamente dicendo.
Battiato dà vita così ad un personalissimo pop d'autore in un amalgama di musica classica a sonorità più tipicamente pop senza mai dimenticare nette incursioni di musica elettronica, insomma, un connubio di generi e di reminiscenze, che danno vita ad armonie mai sentite prima che caratterizzeranno inconfondibilmente lo stilema dell’autore: in radio si rende subito perfettamente riconoscibile anche alle orecchie di un pubblico giovane ma pronto a cogliere fondamenti di arte. Non mancano nel suo percorso artistico collaborazioni con musicisti ed artisti di respiro internazionale, così come reinterpretazioni di grandi classici della musica italiana riarrangiati magistralmente in "stile Battiato". La musica del Maestro è una musica diversa, l’Autore si rivela presto un "poeta in musica" e questo perché dietro l'artista, emerge l’uomo erudito ma non saccente: in ogni singola citazione ed in ogni verso di tutti i suoi testi, affiora anche il curioso viaggiatore (soprattutto di luoghi orientali). Alla vivace intelligenza si unisce la sensibilità talora venata di ironia e autoironia.
Proprio per questo però, Battiato non è un artista facile. In tanti ora "saltano sul carro Battiato" perché fa molto “intellettuali”. Franco Battiato si è sempre schierato contro il potere e mai dalla sua parte, mostrandosi libertario, pacifista, il cittadino che avversa la mercificazione onnipresente dell’altro, l’iperconsumismo tipico della cultura dominante occidentale che favorisce materialismo e denaro. Ecco che ci esorta a concentrarci sulla "linea verticale", l’ inneres auge che "ci spinge verso lo spirito" piuttosto che sulla "linea orizzontale" che invece "ci spinge verso la materia" e che, come lui stesso ha affermato, "spesso gioca brutti scherzi". Ha cantato l'oppressione del potere affermando quanto sia "misera la vita negli abusi di potere" anticipando di fatto quello che poi nella nostra "povera patria" avrebbe preso il nome di tanti scandali giudiziari. Non si è fatto scrupoli a biasimare e a scagliare le sue invettive contro i governanti da lui definiti "gente infame che non sa cos'è il pudore" oltre che "perfetti e inutili buffoni", si è perfino (ironicamente) spinto a ringraziare la classe dirigente italiana per il fatto di avergli concesso così tanti spunti (negativi) per i suoi testi.
Battiato è sempre stato capace di indignarsi e di soffrire davanti alla superficialità, all'opportunismo e non di meno dinanzi alla mancanza di umanità e di solidarietà.
Tutto questo emerge esplicitamente nelle canzoni dell’Autore che voleva anche agire (non si è fatto mancare un'esperienza in politica finita piuttosto male). Memorabile la sua aria affranta quando gli chiesero cosa avesse imparato dalla sua breve permanenza nei palazzi del potere: "che...non si può far niente". Battiato è stato un libertario costruttivo, non un disfattista. Una persona talmente lontana dalle logiche dei politicanti e dei demagoghi che contaminano i media che si è potuto permettere anche di toccare con mano il "potere" senza rimanerci imbrigliato; lui ha sempre guardato al cielo, ha sempre volato troppo in alto per poter guardare allo "stivale che affonda nel fango dei maiali". Questo però non gli ha impedito di provare ad impegnarsi, a fare qualcosa per quanto possibile, a non arrendersi, come invitava in un suo famoso brano prendendo in prestito lo slogan che tempo indietro esortava all'arruolamento militare, snaturandone completamente il fine... "up patriots to arms!". Non è possibile poi dimenticare la sua dissacrante ironia e la sua elegante critica sociale ed antiborghese contro l'apparire e la vacuità imperante di chi "si mette degli occhiali da sole per avere più carisma e sintomatico mistero".
Avere o Essere? come il saggio dello psicoanalista Erich Fromm sul dilemma amletico rivisitato.
Battiato scelse di esibirsi nel suggestivo e leggendario concerto di Baghdad nel 1992, portando la sua musica di pace e di solidarietà in Iraq e soprattutto sfidando i postumi della prima guerra del Golfo terminata pochi mesi prima. L'Iraq fu colpita da durissime sanzioni economiche ed alla popolazione mancavano beni di prima necessità e cure mediche. Durante il concerto furono reinterpretate dal cantautore alcuni testi della cultura tradizionale irachena in un mistico incontro tra due culture apparentemente lontanissime tra loro che egli cerca di fare in modo che possano arricchirsi reciprocamente. Ecco, in questo possiamo individuare un altro pilastro fondamentale dell'intera opera musicale dell'artista siciliano: lo sforzo costante e perpetuo di avvicinare, contaminare e fondere tra loro culture lontanissime, occidente e oriente. Battiato ci insegna che solo la conoscenza di altri "mondi lontanissimi" e la cultura, aumentano in maniera esponenziale la bellezza che c'è nel mondo, e noi non dobbiamo far altro che scoprire questa bellezza e godere di tanta ricchezza. Si, perché la diversità, secondo Battiato, altro non è che ricchezza. Il concerto di Baghdad fu trasmesso in televisione per raccogliere fondi per l'infanzia irachena e lo stesso Battiato dichiarò di non aver avuto scopi politici: "Lo scopo della mia visita in Iraq era umanitario, perché non trovo giusto che un popolo debba soffrire per colpe non sue".
Oltre al Battiato più politico ed impegnato, abbiamo poi il Battiato esoterico e filosofico. A guardarlo bene, di questo straordinario artista, si può dire veramente che durante la sua permanenza terrena abbia raggiunto il tanto famoso "centro di gravità permanente" che è riuscito a farci cantare e ballare tutti almeno una volta nella vita.
E' stato a modo suo anche un mistico.
Attraverso le pratiche di meditazione orientale da lui studiate ed approfondite durante tutta la sua vita è riuscito a "tendere all'aldilà". Il musicista tra l'altro ha conosciuto personalmente il filosofo, mistico e musicista armeno G. I. Gurdjieff e gran parte della sua produzione è influenzata dall'opera di quest’ultimo.
Ha avuto in assoluto i rapporti più intensi con un grande filosofo italiano del Novecento, Manlio Sgalambro (coautore di molti dei suoi testi), con il quale nonostante la lunghissima collaborazione ha sempre continuato a darsi del "Lei". Franco Battiato ci conduce alle porte del metafisico e ci riconcilia con il senso dell'esistenza, con l'infinito, con l'atemporalità, con la nostra essenza. In una sorta di "panteismo spirituale”, credeva nella reincarnazione, questo lo possiamo affermare con certezza, ma non ha mai dato l'idea di essere rinchiuso in qualche dogma, in qualche sorta di decalogo, in qualche ideologia religiosa. Per lui il senso stesso del tutto era la costante ricerca, in primis dentro se stessi. Battiato, prima di iniziare a meditare, si dice pronunciasse queste parole: "Per ogni essere senziente". Questo penso che la dica lunga sul suo mondo interiore calato nella Natura. Non si può dimenticare quel canto sublime dedicato al volo degli uccelli che racchiudono codici di geometria esistenziale e i segnali di vita chiaramente percepibili nei cortili e nelle case all'imbrunire le cui luci fanno ricordare le meccaniche celesti, così come intensissime e profonde canzoni d'amore, una su tutte La cura. Un amore inteso, in questo caso, nella sua concezione più alta ed aulica.
Un amore che il Maestro riconosce nel prendersi cura dell'Altro unilateralmente ed incondizionatamente, nel bisogno di darsi all'Altro senza necessariamente ricevere qualcosa in cambio.
Credo che sia ben evidente il file rouge che lega tutto il percorso umano e artistico dell’A.: la conoscenza intesa come continua ed incessante ricerca. La conoscenza, a cui si accede solo attraverso la ricerca umana e spirituale dentro noi stessi, respirando libertà.
”Si può sperare che il mondo torni a quote più normali
che possa contemplare il cielo e i fiori
che non si parli più di dittature"
Speriamo veramente che un giorno possa essere così. Non sappiamo quanto tempo ancora ci vorrà, noi, intanto, con Lui cantiamo:
"finché non saremo Liberi, torneremo ancora, ancora... e ancora".
Emanuele Fabiano
D'accordo su tutto, ma essendo nato nel 1945, mi sembra piuttosto difficile che Battiato abbia conosciuto direttamente Gurdjieff...
RispondiEliminaVi segnalo il testo TRA VIRTUALE E REALE, dedicato a Franco Battiato.
RispondiEliminahttps://lorettaemiriegliyanomami.wordpress.com/2021/06/05/tra-virtuale-e-reale/