Scusate il titolo lungo alla Wertmuller.
Cito una interessante nota di Beppe Severgnini al film della Archibugi "Gli Sdraiati", film che invita a pensare già dal titolo.
Scrive il grande (e bistrattato da tanti webeti) Beppe: "C’è la fatica dei giovanissimi. E c’è la confusione della mia generazione, nata negli anni ‘50 del Novecento. Vorremmo essere buoni padri, buoni figli, bravi colleghi, giovani eterni. Ma non è possibile. I nostri ragazzi hanno bisogno della nostra vecchiaia. Ecco perché la figura del nonno materno, nel film, è formidabile. Va d’accordo con gli adolescenti perché sa dargli forza offrendo la propria debolezza." Vero.
La generazione confusa degli Anni Cinquanta (e oltre) |
Nel nostro lavoro di professionisti d'aiuto intercettiamo sempre più adolescenti (e superadolescenti) "affaticati" dal vuoto esistenziale, dal "ce la faccio da solo (ma non so che fare)": i problemi psichiatrici vanno dall'uso "industriale" di sostanze psicoattive ("Dannose?!? ma se sono terapeutiche!", è la risposta più diffusa) a mancata individuazione; da orientamento di genere e sessuale caotico a incapacità-rifiuto di legami affettivi; da vissuti abbandonici a bassa tolleranza alla frustrazione a bassa resilienza, cioè in soldoni bassa resistenza alle sollecitazioni esterne); da incuria delle conseguenze di comportamenti lesivi a pratiche sempre meno rare di autolesionismo. La mente adolescenziale, da sempre soggetta a improvvisazioni e scarsa elaborazione a livello neurofisiologico, non è ora sufficientemente "culturizzata" e palestrata da studio e apprendimento scolastici ("non mi piace la scuola", "non so che materie mi piacciono/dispiacciono", "studio quindici minuti al giorno", "IO NON LEGGO MAI" ecc.).
Ogni giorno di più questi "figli" bisognosi e perplessi affollano il nostro studio e le nostre menti parentali e professionali che hanno da cambiare in fretta dinanzi al "nuovo" che prima non esisteva nello scenario della sofferenza giovanile. E noi - già per conto nostro"confusi", come sottolinea il Beppe - abbiamo da far comprendere ai "figli" che "ci siamo" e ai genitori, spesso sbigottiti dinanzi alla insorgenza di problematiche familiari, che hanno da modificare frequenti pattern comportamentali: rinunciare a fare i "genitori spazzaneve" (che risolvono tutto al posto dei figli i quali tendono a delegare); non rinunciare alla dissolvenza di ruolo genitoriale (in favore del Genitore Informatico); non evadere da compiti di ascolto (prima di parlare, ascoltare anche l'inascoltabile, senza commentare); ritrovare o imparare un approccio empatico che non equivale a fare "l'amico" del figlio (perché amici dei figli non siamo e siamo noi che diamo "struttura", non il contrario).
Insomma bisogna solo fermarsi e ritrovare confini e ruoli familiari e istituzionali (v, Scuola). Da anni mi chiedono COME fare i genitori (che ho sempre definito come il lavoro più difficile al mondo come fare il presidente degli USA): io so solo quello che NON va fatto. E sembra funzionare anche in studio allorché riprendo e confermo la mia posizione di Adulto "grande" quasi fossimo nel Villaggio globale il circolo degli anziani che fa da bussola a quanti si smarriscono. Come il Nonno del film. Ci chiedono di essere ascoltati gli adolescenti "sdraiati", ci chiedono di fermarci e fare i SEDUTI: e se gli adolescenti risultano privi di "orientamento" e di abilità ad assumersi responsabilità decisionali in aree quali il sentire, il pensare, il fare, aiutiamoli a delineare la mappa. Quale? non ha importanza. Ma senza mappa non si va da nessuna parte e si rimane sdraiati.(achille miglionico)
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