venerdì 15 dicembre 2017

"GLI SDRAIATI" HANNO BISOGNO DI NOI "SEDUTI".



Scusate il titolo lungo alla Wertmuller. 

Cito una interessante nota di Beppe Severgnini al film della Archibugi "Gli Sdraiati", film che invita a pensare già dal titolo. 


Scrive il grande (e bistrattato da tanti webeti) Beppe: "C’è la fatica dei giovanissimi. E c’è la confusione della mia generazione, nata negli anni ‘50 del Novecento. Vorremmo essere buoni padri, buoni figli, bravi colleghi, giovani eterni. Ma non è possibile. I nostri ragazzi hanno bisogno della nostra vecchiaia. Ecco perché la figura del nonno materno, nel film, è formidabile. Va d’accordo con gli adolescenti perché sa dargli forza offrendo la propria debolezza." Vero. 

La generazione confusa degli Anni Cinquanta (e oltre)

Nel nostro lavoro di professionisti d'aiuto intercettiamo sempre più adolescenti (e superadolescenti) "affaticati" dal vuoto esistenziale, dal "ce la faccio da solo (ma non so che fare)": i problemi psichiatrici vanno dall'uso "industriale" di sostanze psicoattive ("Dannose?!? ma se sono terapeutiche!", è la risposta più diffusa) a mancata individuazione; da orientamento di genere e sessuale caotico a incapacità-rifiuto di legami affettivi; da vissuti abbandonici a bassa tolleranza alla frustrazione a bassa resilienza, cioè in soldoni bassa resistenza alle sollecitazioni esterne); da incuria delle conseguenze di comportamenti lesivi a pratiche sempre meno rare di autolesionismo. La mente adolescenziale, da sempre soggetta a improvvisazioni e scarsa elaborazione a livello neurofisiologico, non è ora sufficientemente "culturizzata" e palestrata da studio e apprendimento scolastici ("non mi piace la scuola", "non so che materie mi piacciono/dispiacciono", "studio quindici minuti al giorno", "IO NON LEGGO MAI" ecc.).
Ogni giorno di più questi "figli" bisognosi e perplessi affollano il nostro studio e le nostre menti parentali e professionali che hanno da cambiare in fretta dinanzi al "nuovo" che prima non esisteva nello scenario della sofferenza giovanile. E noi - già per conto nostro"confusi", come sottolinea il Beppe - abbiamo da far comprendere ai "figli" che "ci siamo" e ai genitori, spesso sbigottiti dinanzi alla insorgenza di problematiche familiari, che hanno da modificare frequenti pattern comportamentali: rinunciare a fare i "genitori spazzaneve" (che risolvono tutto al posto dei figli i quali tendono a delegare); non rinunciare alla dissolvenza di ruolo genitoriale (in favore del Genitore Informatico); non evadere da compiti di ascolto (prima di parlare, ascoltare anche l'inascoltabile, senza commentare); ritrovare o imparare un approccio empatico che non equivale a fare "l'amico" del figlio (perché amici dei figli non siamo e siamo noi che diamo "struttura", non il contrario). 
Insomma bisogna solo fermarsi e ritrovare confini e ruoli familiari e istituzionali (v, Scuola). Da anni mi chiedono COME fare i genitori (che ho sempre definito come il lavoro più difficile al mondo come fare il presidente degli USA): io so solo quello che NON va fatto. E sembra funzionare anche in studio allorché riprendo e confermo la mia posizione di Adulto "grande" quasi fossimo nel Villaggio globale il circolo degli anziani che fa da bussola a quanti si smarriscono. Come il Nonno del film. Ci chiedono di essere ascoltati gli adolescenti "sdraiati", ci chiedono di fermarci e fare i SEDUTI: e se gli adolescenti risultano privi di "orientamento" e di abilità ad assumersi responsabilità decisionali in aree quali il sentire, il pensare, il fare, aiutiamoli a delineare la mappa. Quale? non ha importanza. Ma senza mappa non si va da nessuna parte e si rimane sdraiati.(achille miglionico)

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