domenica 14 giugno 2015

"La Carità ha fatto Eco": il malaffare Casa Divina Provvidenza di Bisceglie supera ogni immaginazione.





Eco della Carità è il notiziario (antico nelle origini) della Casa della Divina Provvidenza e qui una forma distorta di Carità ha invece fatto Eco mediatico. Apprendiamo dai più noti quotidiani e dai mezzi televisivi nazionali  che la Casa della Divina Provvidenza e l’Opera Don Uva è entrata come il Nautilus in un gorgo rispetto al quale il Maelstrom descritto da Giulio Verne sembrerebbe uno scarico di lavello. 


Il 10 Giugno 2015 la notizia si diffonde sulla carta e nel web. Dieci arresti (di cui sette ai domiciliari) per il crac della Casa Divina Provvidenza di Bisceglie, il grande polo ospedaliero riabilitativo finito in amministrazione straordinaria ai sensi della legge Prodi bisTra le misure richieste ai domiciliari c’è anche quella che riguarda il sen. Antonio Azzollini (Ncd), già noto sindaco di Molfetta, presidente della prestigiosa Commissione Bilancio del Senato, sul quale ora dovrà esprimersi il Parlamento. Sul senatore si sono accesi i riflettori (troppi per non sospettare mire d'altro tipo). Lui avrebbe detto cose indicibili alle suore ed i media ci inzuppano il pane. A lui ed alla "politica" sembra stiano ribaltando ogni tipo di responsabilità del crac persino le suore stesse nelle interviste rilasciate a varie testate (anche questo è strano: il controllo sulle suore è stato - a memoria storica - sempre forte da parte del consiglio generalizio). Francamente la redazione che conosce attraverso dipendenti ed ex dipendenti l'iter compiuto dall'Ente in questi anni non crede molto a responsabilità unicamente politiche (sembra di sparare sulla Croce Rossa oggigiorno a sparlare dei politici). Ogni dipendente o ex della Casa sa e non dice e se dice ecco che le responsabilità dissipatorie sono anche più antiche ed allargate. Da molto più di 10 anni l'Ente si muoveva in assoluta resistenza sia alle inevitabili pressioni politiche sia alle pressioni dirette ed indirette del Vaticano, stanco e irritato dalla condotta anarcoide della Congregazione e del suo legale rappresentante. Una conduzione vanamente contenuta e  confrontata da più parti, anche da forze sindacali (quelle non colluse). E se le suore configgevano divise in fazioni, altri "partiti" interni (funzionari) e diversi "poteri deboli" si sono a lungo contrastati senza permettere che ne emergesse mai uno "forte" e saldo, qualcosa che ricordasse il periodo storico del comm. Leone (un poco come nel dopoguerra si diceva che "si stava meglio quando si stava peggio"). Sui bilanci e sulla gestione finanziaria "allegra" sussistevano dubbi da almeno un decennio e basterebbe vedere quanti personaggi si sono alternati e contrastati nel management per comprendere che gli interessi economici e di potere fossero enormi. Per non parlare di quanti direttori amministrativi e sanitari si sono alternati. Noi stessi (ed altri) negli articoli del 2012 tentavamo di focalizzarci su sprechi ed illeciti della CDP: come si poteva parlare di esubero di personale e di crisi quando pullulavano uffici inutili, stipendi-vitalizi a soggetti che non svolgevano attività di sorta, appalti e subappalti più che sospetti, assunzioni in periodi di crisi (oltre 200!), consulenze faraoniche legali e no ecc.? Insomma quanto di meglio sa escogitare il genio italico.Le manette sono ora scattate per ex responsabili e consulenti esterni della struttura: in carcere Dario Rizzi, Antonio Battiante, Rocco di Terlizzi; ai domiciliari la madre superiora Marcella Cesa e suor Assunta Puzzello, Antonio Damascelli, Adrijana Vasiljevic, Angelo Belsito, Augusto Toscani (già liquidatore della Breda) tutti accusati di associazione a delinquere finalizzata alla bancarotta fraudolenta.
La conferenza-stampa degli inquirenti


La Madre Generale Suor Marcella Cesa agli arresti domiciliari. Sono anni che  veniva "sfiorata" da vicende giudiziarie varie. Con lei la mission dell'Ente ha subito una distorsione per cui l'Ente morale è stato interpretato come ente di profitto.

La Adrijana coinvolta in "relazioni pericolose. La "facilitazione" della vaselina ( o vasellina) è stata a lei richiesta.


Dario Rizzi è il dirigente la cui ascesa è stata bloccata dal licenziamento prima  ed ora dal carcere (è detenuto a Trani). A lui si devono le conversazioni telefoniche erotico-sentimentali con la procace e ambiziosa serba.




E chi ne fa le spese è il cittadino, inerme e inebetito, il cui sguardo e le cui orecchie sono colme di idiozie mediatiche e disonestà civile. Il Paese è spaccato su ogni cosa: leggevamo sul El Pais Semanal (n.2.019 di Giugno) che la capitale della Danimarca  si è convertita nei piani e nei fatti nella città più ecologica del mondo grazie alla determinazione dei suoi abitanti e alla coesione di tutte le forze politiche. A noi italiani sembra una follìa l’accordo tra le parti soprattutto politiche e la maggior parte dei fatti annegano generalmente in un lago stagnante di parole. I problemi non sembrano mai essere lo spunto per una risoluzione e la parola problem solving è sconosciuta ai più. Ci vergogniamo di come i “fatti” siano compiuti prevalentemente ai fini di potere e tornaconto personale. Tempo fa la Redazione si occupò della crisi dell’Ente “Casa Divina Provvidenza” che una volta era chiamato la “FIAT del Sud” per i livelli occupazionali espressi nelle sue sedi centromeridionali. Gravava sul “fallimento” dell’Ente il sospetto di illeciti, oltre che di incapacità gestionale ma nessuno avrebbe pensato che si aprisse un Vaso di Pandora, venefico ed al tempo stesso tragicomico.



La nota istituzione di matrice religiosa, gestita da una congregazione che si è rivelata nel tempo sempre meno “religiosa", ha in passato e avrebbe dovuto nel presente e futuro della riabilitazione, ricoprire un ruolo nodale gestendo in convenzione con la Regione una consistente e delicata “fetta” (in senso statistico e non di “gnam gnam”) di salute pubblica e danaro” pubblico”. Il passato dell’ente in questione è stato per almeno un sessantennio di buon valore socioassistenziale e scientifico con punte massime di occupazione di oltre tremila dipendenti solo nella sede centrale di Bisceglie, sede “casa madre”, cui bisogna aggiungere le sedi periferiche che all’epoca erano Palestrina e Guidonia nel Lazio, Potenza in Lucania e Foggia (e Bisceglie) in Puglia più due sedi in Sudamerica. Dunque l’ente CDP, noto storicamente per aver accolto “i diseredati” e gli “ultimi” della società dagli anni Venti del secolo scorso, è balzato ai “disonori" della cronaca per una serie di accadimenti riguardanti essenzialmente il management amministrativo e religioso: si sono stornati fondi rivenienti dalle attività sanitarie convogliandoli su conti correnti paralleli o sommersi intestati a titolari fittizi e gestiti con criteri privatistici (p.e. cosiddetto “tesoretto” di  circa 27 milioni di euro scoperto dagli inquirenti nel 2014) . Per non tacere del vergognoso conto corrente ove veniva convogliato danaro donato per la beatificazione del Fondatore ed invece diversamente utilizzato: Don Pasquale Uva  sicuramente è in rivolta permanente nel suo loculo ubicato nella basilica di san Giuseppe in Bisceglie. L’Opera continua a svolgere la sua difficile impresa nei confronti dei Disabili di ogni tipo grazie al personale sanitario ivi operante ma la portata degli scandali di ordine finanziario e morale (e trattasi di Ente morale!) è tale da far allibire: un crac finanziario dell’ordine di 500 milioni di euro di cui oltre 300 di debito nei confronti dello Stato; 450 (su oltre 2000 dipendenti) licenziamenti collettivi operati nel 2013 in corso di istanza di fallimento per bancarotta, seguiti dall’insediamento di commissario straordinario; nel frattempo veniva commissariata anche la congregazione religiosa per volontà del Vaticano, interdetto e confuso dalla conduzione “allegra” dei bilanci gestiti male ed in vantaggio personale da parte di un clero che da anni sfuggiva ai richiami di Roma papale in virtù di una reclamata autonomia dell’Ente. Ma prima o poi si arriva alla “frutta”.  La volontà dello IOR (spesso chiamato in causa in responsabilità poco chiare nei flussi finanziari di altre vicende) ha permesso stavolta di rispondere alla rogatoria dei giudici di Trani favorendo la comprensione reale e la esplosione del caso e la verifica dei processi in uso di malaffare che è cosa ben diversa dalla consueta mala gestione che opprime tante organizzazioni di profitto e no. Le cronache parlano di associazione a delinquere finalizzata alla bancarotta fraudolenta. Gli accadimenti scandalistici si rivelano poi di natura anche sessuale: emergono particolari da gossip  che anche Svetonio avrebbe avuto difficoltà a descrivere. Si parla di assunzioni nepotistiche quando gravano licenziamenti collettivi (sospetto di bossing?) ma si parla persino di escort assunte e pagate profumatamente. Incredibile. Nelle intercettazioni telefoniche si parla di rapporti sessuali hard e  dell'utilizzo di “vaselina” adoperata per arti non propriamente mediche: in particolare una ex prostituta serba - ora potremmo chiamarla Vaselinjevic  (!) - veniva pagata con regolare altissimo stipendio (con “superminimo” annesso) per le sue prestazioni "professionali"  e grandi abilità “comunicative” (ed infatti lavorava presso l’Ufficio comunicazione e immagine di una delle sedi). Qualche medico ne ricordava ancora, durante le riunioni in Amministrazione, la baldanza e sicumera: si muoveva con felina assertività non rinunciando a viaggi all'estero e quant'altro, il tutto pagato con danaro della Casa. Quanti  elementi boccacceschi e picareschi. Non ci sia aspettava tanto: è vero che la realtà sa superare al fiction. 
Speriamo almeno di poter esclamare "Iustitia facta est”  e non solo ora nel clamore forense e mediatico ma anche in seguito, quando nessuno si ricorderà più del Gorgo e di chi ci sia andato dentro. Perché comunque nel Gorgo ci siamo solo noi. E Don Pasquale Uva. (v.l.)

Il senatore Azzolini dal ruolo controverso nella vicenda



Altri lavoratori sono a rischio? e chi risarcirà quelli già licenziati in una situazione di trattativa "truccata" da parte del datore di lavoro? "Noi siamo i datori di lavoro", ripetevano un tempo alcune suore.

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