giovedì 11 settembre 2014

We and Them. La commemorazione delle Vittime dell'11 Settembre tra privato, pubblico e storia



11 Settembre di un anno qualsiasi. Qualche giorno fa, in agosto eravamo lì a commuoverci. Lì dove ci sono due buchi che sembrano scoprire la nudità della Terra: e l'acqua che vi precipita in un perenne pianto. Oggi in USA  cerimonie in contemporanea a Washington e New York per il 13° anniversario per ricordare le vittime, che sono state nominate una per una in elenco vocale. Colpisce il dolore onnipresente nei presenti più della memoria personale di quell'evento che ha segnato il Millennio. Il dolore di chi ricorda quegli attimi interminabili di inferno per averlo vissuto sugli schermi televisivi non potrà mai eguagliare quello di coloro che hanno perduto i loro cari né può essere descritto il dolore e la paura di chi è sopravvissuto (inutili le interviste ai sopravvissuti anche se emerge la evidente incapacità dei sopravvissuti di poter affrontare e narrare  il Trauma). Il dolore serpeggia anche nelle fiction. Un episodio di Bones, la serie ispirata ad una antropologa forense, presenta ogni membro dell'equipe alle prese con quel Trauma ed impegnato ad onorare un cadavere "senza nome" che non era di un homeless ma di un eroe.
Il presidente Obama da Washington ha parlato di una nazione ferita che è sempre in piedi, risoluta e ferma ma ha anche parlato di Speranza per non vanificare quella speranza che lo aveva visto determinato  ad inseguire e perseguire la pace all'inizio del suo mandato. Si è proprio spenta la speranza contro la Forza delle Cose (l'imprevedibile storico)? contro la rinnovata ed inesauribile (quanto la stupidità) furia dell'Universo Jihdaista?

Intanto ieri sera Obama ha rinnovato l'impegno di di raid aerei senza tregua sui terroristi, ha chiamato altre nazioni in coalizione contro la follia omicida che aleggia in questi giorni. Ha precisato che la lotta non è contro l'Islam ma contro chi fa dell'Islam un alibi per efferatezze subito rimbalzate dai mezzi mediatici tra orrore e malafede. Certo fa specie pensare che certe azioni dell'autoproclamato Stato Islamico o  ISIS abbiano scandalizzato quelli di Al Qaeda, quasi quest'ultima organizzazione terroristica fosse una organizzazione scoutistica o un gruppi di auto-aiuto.
In questa guerra mondiale senza fine e  "parcellizzata" - come la chiamammo noi nell'articolo scritto all'indomani della Tragedia che ha sconvolto la Storia (v. archivio) e come l'ha denominata il Papa in un suo discorso - non dobbiamo mai smarrire la speranza. Di un mondo migliore. (a.m.)


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