martedì 12 aprile 2011

FUMETTI - Reportage da Torino Comics 2011

di Michele Miglionico


Tra venerdì 8 e domenica 10 aprile al Lingotto si è tenuta Torino Comics, una delle ormai numerose manifestazioni dedicate al fumetto disseminate per il Paese. All'uscita dell'ultimo giorno in biglietteria si vocifera di "17000 presenze", un numero importante per una convention in ombra rispetto a lidi più vivi e tradizionali come Lucca, Milano o Napoli e che può far leva sul solo, pur spazioso, Padiglione 1 di Lingotto Fiere. Non c'era bisogno di cifre, perché già ad occhio la lunga fila per entrare al sabato ne suggeriva il successo. Il merito non si può attribuire tutto agli amanti della letteratura disegnata, anzi: a dispetto del titolo, la consuetidine riunisce nello stesso posto gli appassionati di animazione, di videogiochi, di giochi di ruolo, di travestimenti (tecnicamente: cosplaying) e, in questo caso, di fantascienza, ospitando anche lo Star Wars Fest. Tutto l'immaginario che ruota intorno alla figura del nerd.

Cosplaying e dintorni

E così, girovagare per la fiera può essere un'esperienza antropologica solo soffermandosi sui cosplayers, ammirando la perizia dei loro costumi, preoccupandosi per eventuali colpi di calore (gli allarmisti telegiornali parlano di "caldo record" in città), sorridendo per un certo esibizionismo. La densità di popolazione di appassionati mascherati è degna di un carnevale e rende più accesa la competizione per i premi assegnati a fine fiera ai migliori cosplayer.

Non c'è da spaventarsi se gli appassionati della saga videoludica Resident Evil inscenano la cattura di uno zombie, portato in trionfo in una gabbia, mentre urla come un dissennato; o se ci si imbatte in duelli di spade, che siano classiche per cavalieri medievali o laser per cavalieri Jedi. La concentrazione aumenta proprio nel reparto Star Wars, dove si fronteggiano i fan di saghe rivali come Guerre Stellari, Star Trek o Battlestar Galactica.
In giro si possono anche ammirare storiche
automobili come la protagonista del telefilm Supercar.

I fumetti e i loro autori

Ci si può perdere anche nell'ampia mostra mercato, croce e delizia per i collezionisti. Torino Comics non dev'essere solo questo, per quanto il traino economico di quella fetta di appassionati, che non vede l'ora che arrivi la prossima convention per estraniarsi dalla realtà quotidiana o per accaparrarsi albi particolari, condizioni tutta la logistica e sacrifichi lo spazio per il cuore dell'evento.
L'organizzazione deve trovare il difficile punto di equilibrio tra la passione per il fumetto e la domanda; arduo compito per la sua mente, al secolo Vittorio Pavesio, storico editore, affabile presenza del padiglione, eccentrico con la sua collezione di cravatte a tema Disney ("No, non so dirti dove comprarle, sono tutte dei regali!").


E così, le conferenze possono raccogliere un pubblico elitario, la mostra di disegni originali è fagocitata dal mercato e gli autori sono sacrificati in un solo stand.
L'Area Autori rischia di diventare un suq: un lungo tavolo che schiera artisti più o meno noti, l'uno accanto all'altro, con file confuse per tornare a casa con un autografo o, ciò su cui si conta di più, un disegno originale realizzato sul momento. Qui si potrebbe far molto per migliorare la qualità dell'incontro: p.e. una coda numerata come in banca! Gli elenchi sono un buon strumento, ma costringono a tour de force che spesso si concludono con buchi nell'acqua.
Tra i nomi che spiccano: Silver, il creatore di Lupo Alberto e Cattivik, che si è concesso quanto ha potuto nella mattina del sabato; Paolo Mottura, disegnatore Disney, apprezzato in altri generi anche in Francia, che ha realizzato piccoli gioielli con cartoncino nero e matite colorate, assecondando le richieste dei fortunati; Luca Enoch, uno dei più importanti autori completi italiani, in questi mesi in edicola nel reparto Bonelli con la serie fantastica Lilith; Giacomo Bevilacqua, giovane creatore del comico marchio di A Panda piace, che ha attirato l'attenzione di La7 abbastanza da essere assoldato; e molti altri validi disegnatori e fumettisti che solo in un contesto simile trovano la giusta visibilità.

Don Rosa


L'ospite d'onore è stato Don Rosa, il più famoso e controverso autore Disney vivente. Per lui si è rivelato da subito insufficiente il banchetto dell'Area Autori ed è stato trasferito in un'altra zona, abbastanza spaziosa per accogliere torme di curiosi e di estimatori affamati di un suo disegno. Per averne uno, l'iscrizione all'elenco era chiusa già entro le 11 di ogni giornata, arrestandosi a oltre ottanta disegni da realizzare entro la chiusura. Un lungo lavoro a cui il cartoonist del Kentucky non si è sottratto, anzi, ci si è tuffato oltre ciò che gli era stato richiesto da chi l'ha invitato, disegnando e autografando non-stop con un paio di pause solo per un panino o un altro genere di bisogno. Ha confermato la sua mentalità nella conferenza della domenica pomeriggio: ciò che gli preme è accontentare il più ampio numero possibile di fan, per questo non si permette deroghe fintanto che la fiera gli concede il suo spazio. Nella stessa occasione ha avuto modo di rispondere, ora mestamente ora comicamente, alle domande del pubblico. Per chi non lo sapesse, è stato ribadito che ha appeso la matita al chiodo per due motivi - un distacco di retina mal corretto, che ne ha compromesso una buona visione, e l'annoso conflittuale rapporto con la Disney. Da sempre la multinazionale riserva un trattamento non abbastanza equo per i suoi artisti, che vengono sì pagati alla consegna del lavoro, ma rinunciano a ogni diritto su di esso, si tratti delle tavole originali o di percentuali sulle ristampe. In un caso come questo, Don Rosa ha visto fare affari con le monografie dei suoi lavori, realizzate senza interpellarlo, e ha approfittato dei problemi di salute per dire basta a un sistema che sentiva di non poter cambiare. Al di là delle questioni legali, si è parlato delle sue ispirazioni - su tutte il cinema, di cui è grande appassionato: quando scriveva e disegnava, il suo approccio "...non era come imposterebbero la tavola Jack Kirby o Carl Barks, ma che regia avrebbero usato John Ford o Alfred Hitchcock"; si è parlato del divario culturale tra Stati Uniti ed Europa, arrivando al paradosso per cui "gli italiani conoscono la cultura [pop] americana più di quanto facciano gli americani stessi". Dopo queste e altre riflessioni, subito si è tornati al tavolo da disegni, per il rush finale.

Collegamenti esterni:
- una galleria di nostre immagini.

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