domenica 12 settembre 2010

ATTUALITA' - Battaglia culturale per Sakineh

di Michele Miglionico

Mezza Italia si sta mobilitando per una giovane donna dell'Iran, senza distinzione di appartenenza politica.
Sakineh Mohammadi-Ashtiani è una vedova di 43 anni, con due figli. E' accusata di aver tradito suo marito con due uomini e di essere complice del suo omicidio. Dopo una prima confessione, ritenuta estorta, la donna ha ritrattato e si proclama innocente. E' stata già flagellata in pubblico, 99 volte, davanti agli occhi di un figlio, per dare il “buon esempio”. Da un momento all'altro potrebbe essere messa in atto la sua sentenza, ovvero la lapidazione. In un tentativo di cercare il male minore, il suo avvocato ha chiesto l'impiccagione come condanna a morte. Un obiettivo raggiunto è l'avvio della revisione della sentenza.
La comunità internazionale ha preso a cuore la sua vicenda, mettendo in difficoltà le autorità della Repubblica Islamica dell'Iran. Gli appelli perché venga salvata spuntano come funghi, tanto su Facebook quanto nei siti di giornali come Repubblica o associazioni come Amnesty International, l'organizzazione che da anni si batte nel mondo per la diffusione e la protezione dei diritti dell'uomo. Francesco Totti si è schierato in prima persona, facendo leva sulla popolarità del calcio in Iran, attirandosi però l'ira delle autorità iraniane.
Anche le forze politiche si stanno facendo sentire. A un appello di due membri del governo – Franco Frattini, ministro degli Esteri, e Mara Carfagna, ministro delle Pari Opportunità – è seguita una manifestazione di piazza, davanti all'ambasciata iraniana a Roma, a cui hanno partecipato un centinaio di persone, tra cui esponenti politici di ogni colore.
Non dimentichiamo, però, che la giustizia iraniana potrebbe fare nuove vittime, come Ebrahim Hamid, diciottenne condannato a morte per omosessualità; o Ja'far Kazemi e altri sei uomini, colpevoli di aver manifestato pubblicamente contro il governo dopo le elezioni presidenziali del giugno 2009, il cui esito fu contestato dall'opposizione. Questo reato ha un nome e un significato assurdi per un occidentale: “comportamento ostile a Dio”. In fin dei conti, la battaglia virtuale degli occidentali è per la separazione tra religione e Stato.
Perché tanto sdegno per un singolo caso? Sakineh è una madre. L'adulterio non è un crimine per noi. (Perlomeno, non lo è più dal 1968: prima, in Italia la donna andava in carcere per questo motivo e, se uccisa per gelosia, si parlava di “delitto d'onore” per il marito, che rimaneva a piede libero). Anche se fosse colpevole di concorso in omicidio, nessuno merita una pena dolorosa come la lapidazione. A maggior ragione se è innocente come sostiene e perché il vero assassino è a piede libero perché uomo.

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