La Dea Atena, in gara con il dio del mare Poseidone per il
dominio dell’Attica, portò la pianta dell’olivo, sull’Acropoli. Dal legno
dell’olivo venivano intagliate figure divine, care agli Dei. Dal boschetto di
alberi d’olivo sacro in Olimpia ai rami o corone di olivo offerte ai vincitori
dei giochi olimpici, mentre a Roma il ramo di olivo era anzitutto il simbolo
della Dea della Pace, ma anche nei cortei trionfali dei soldati vittoriosi,
corone di rami d’olivo offerti alla Dea Atena (lat. Minerva), che era anche Dea
della guerra. Gli ambasciatori imploranti pace e protezione portavano spesso in mano rami d’olivo e bende
di lana. Tanti i riferimenti biblici: dalla colomba di Noé (dopo il Diluvio) che recava col becco, nel segno di una
ritrovata pace con la divinità, un ramo d’olivo, all’uso sacro e simbolico, in riti e
cerimonie sacre, con unzioni battesimali e/o trattamenti terapeutici, dell’
olio.
‘ …. Quando l’olio viene ben
governato, dà l’atteso frutto della pace. Così quando un regno viene piantato
bene, la pace si diffonde in ogni classe. ‘
Misterioso e affascinante il Mito,
altrettanto avvolgente e incredibile la sua Storia, ancor più indietro negli
anni. Infatti in numerosi scavi
archeologici, per quanto riguarda l’Italia, la presenza di noccioli di oliva
ritrovati, fanno risalire la presenza dell’Olivo al Mesolitico (era
Preistorica). Ciò attesta la sua presenza, e non una sua, conseguenziale,
coltivazione e sfruttamento agricolo del prodotto. Di sicuro, tale passaggio
avrà richiesto un lungo periodo. Si è appurato che popoli mesopotamici e gli Egizi conoscevano e ne apprezzavano i frutti.
Recenti
studi e scavi permettono di affermare che già, fra l’ VIII e il VII sec. a.C.
non solo la coltivazione era diffusamente praticata, ma esistevano colture organizzate. I Greci conoscevano infatti diverse varietà
di olivi selvatici (es.: Agrielaia, Kotinos, Phulia), mentre i Romani usavano
denominarle tutte sotto il nome di Oleaster, che poi è il termine di
derivazione moderna.
La trasformazione dell’Oleaster in olivo domestico
probabilmente avviene ad opera dei Siriani. In breve tempo il coltivare l’olivo
si diffuse dall’Asia Minore in tutte le isole dell’arcipelago e quindi in
Grecia. Particolarmente ricca di oliveti era l’Attica ed in particolar modo, la
pianura Ateniese. L’olio Attico era considerato tra i migliori, ma tante
erano le qualità presenti (es.: oli di
Cipro, di Sarno, di Cirene, dell’Eubea, etc). Ricca di oliveti era la pianura
di Delfi, sacra ad Apollo. Della Magna Grecia , le zone piu’ floride in cui si
coltivava l’olivo, erano la piana di Sibari e Taranto.
Largo uso dell’olio se ne faceva per i fini più diversi, non
solo per uso alimentare, ma anche a sancire con riti l’apertura dei Giochi, di
funerali, nei bagni pubblici, e nella vita quotidiana, il cui impiego divenne
necessario, e a seconda dell’uso, si raccoglievano in periodi diversi. Acerbe (olive albae o acerbae), non del tutto
mature (olive variae o fuscae), mature (olive nigrae). Si staccavano dagli
alberi con le mani, una ad una, o con lunghi bastoni flessibili, per quelle
poste in alto, che venivano poi raccolte da terra da aiutanti. Procedure giunte
fino ai giorni nostri, prima dell’avvento delle macchine scuotitrici.
Nell’ambito alimentare è stato sempre, fin dall’antichità
classica, uno dei principali prodotti usati, sia per cucinare, che per condire
insalate o cibi. Per tale uso, ovviamente, veniva usato l’olio migliore. Gli
storici: Plinio, Strabone, Orazio,
Marrone nei loro scritti ne rimarcarono le proprietà, tessendone gli elogi.
L’olio, non essendo raffinato, veniva salato, per salvaguardarlo e non
renderlo, di conseguenza, particolarmente rancido. Pertanto era necessario
coglierle ancora verdi sull’albero e riporle sott’olio. Marziale nei suoi
scritti elogia le olive, affermando che in epoca imperiale si servivano in
tutte le cene, e venivano gustate durante l’intero pasto, come antipasto o
finito di mangiare, quando ci si intratteneva a bere.
Di solito, venivano conservate in salamoia, ben coperte dal
liquido, per poi usarle per i vari usi: marinate in aceto, per le conserve,
quelle più pregiate e più grosse o quelle nere, o semplicemente sotto sale con
bacche e semi di finocchio. Columella, Plinio e Catone, ed ogni scrittore latino che trattava di olio ed olive hanno lasciato numerosi
scritti, sia sulla coltivazione dell’olivo sia sulla sua produzione: raccolta,
lavorazione ed usi.
La falce ricurva e i tenaci rastrelli una volta
Che si sono abbarbicati alla terra e levati all’aria;
lo stesso terreno, se scisso da un dente adunco, fornisce
umore bastevole, e lavorato dal vomere pesanti frutti.
Nutri perciò il pingue olivo gradito alla Pace
Virgilio, Georgiche, libro II, (420-25)
L’olio si otteneva dalla torchiatura. Ne usciva piuttosto
denso, e per farlo diventare più fluido, si riscaldava l’ambiente, per evitare
che si rapprendesse.
Gli autori antichi attraverso i loro scritti, completi spesso
di splendide incisioni in rame, descrivevano in ogni aspetto ed uso, le
macchine usate dai Greci e dai Romani per la torchiatura delle olive. Il
Columella (I sec. d.C.) descrive minuziosamente il frantoio romano, molto
simile a quelli usati in età moderna, costituiti da:
-
Base
in muratura
-
Sottomola
-
Disco
della mola
-
Stanga
con finimenti, per imbrigliare l’asino sottoposto alla mola.
Dopo la frangitura, le olive venivano pressate tramite presse
a trave. Si usava tale pressa per frangere grandi quantità di olive, quando si
trattava di quantità limitate invece, si
usavano altri metodi come la pressa a vite.
L’olio raccolto veniva messo a decantare in vasche prima di
procedere alla raccolta finale del prodotto.
A Creta (nel periodo minoico: 1880 – 1500 a.C) appartengono i
resti più antichi emersi dagli scavi di una pressa a trave e di un bacino per
schiacciare le olive. Nelle isole Cicladi
(periodo elladico: 1600 – 1250 a.C.) altro ritrovamento di pressa a
trave. Dopo il 1000 a.C. più frequente è l’uso delle presse e i relativi
ritrovamenti.
Ai tempi nostri, nel solo Mediterraneo, vi sono più di mille
tipi genetici di olivo. Nella sola
Italia circa 500 tipi genetici.
Adesso come allora, il ruolo dell’ albero dell’Olivo e dei
suoi frutti ha un ruolo centrale nell’alimentazione, nell’economia e nella
cultura di un Paese, e nella nostra Puglia, duramente provata in questi ultimi
anni dal batterio della Xylella, ha un ruolo determinante, anche di relazione
tra popoli e culture e tradizioni diverse.
“ E la vita è così forte che attraversa i muri per farsi vedere. La vita è così vera, che sembra impossibile doverla lasciare. La vita è così grande, che quando sarai sul punto di morire, pianterai un ulivo convinto ancora di vederlo fiorire “. (Roberto Vecchioni)
“ E la vita è così forte che attraversa i muri per farsi vedere. La vita è così vera, che sembra impossibile doverla lasciare. La vita è così grande, che quando sarai sul punto di morire, pianterai un ulivo convinto ancora di vederlo fiorire “. (Roberto Vecchioni)
Dileo Nicola
Bellissimo articolo sulla pianta più bella e generosa del mondo. Mi incuriosisce il nome dell'autore, Dileo Nicola, che è anche il nome del bisnonno di mia moglie, in atto titolare di una azienda olivicola in Sicilia. Saluti affettuosi e buon lavoro. Pietro
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