A Bologna, presso i giardini il CUBO si tiene una importante rassegna estiva in cui sono ospitati personaggi importanti del mondo della cultura e dello spettacolo. Il 30 giugno è toccato al grande cantautore e professore, Roberto Vecchioni che, intervistato da Franz Campi, ha raccontato e si è raccontato. La serata è stata un’occasione per presentare e promuovere il suo nuovo libro “La vita che si ama”, titolo questo che è anche del suo tour 2016, e per cantare alcuni dei suoi pezzi più famosi come “Dimentica una cosa al giorno”.
L’artista ha spaziato parlando un po’ di tutto, dalla vita
alla politica dall’importanza delle parole al racconto di suo padre.
Ha iniziato con un elogio della sua compagna sottolineando
per un artista quanto sia importante avere a fianco una donna che lo capisca e
quanto ciò faciliti il suo lavoro. Poi ha proseguito con un commosso omaggio ai
suoi quattro figli Francesca, Carolina, Arrigo e Edoardo.
Dopo questa introduzione, Vecchioni è entrato nel vivo della
narrazione trattando il tema principe del suo libro, la felicità. La felicità
vista non come punto d’arrivo, come traguardo ma come continua battaglia, come
percorso che ognuno deve umilmente percorrere.
Ha raccontato due aneddoti collegati tra loro dal tema
dell’abbandono di una donna: un suo
alunno che, lasciato dalla ragzza la sera prima della maturità, ha rischiato di
non superarla vanificando i sacrifici di anni di studio e appunto rischiando di
non raggiungere mai quella felicità a cui aspirano gli esseri umani e la sua storia
di quando fu lasciato dalla sua prima ragazza la sera prima di partire per il
servizio militare.
Poi, da buon professore, si è abbandonato ad una riflessione
sul valore delle parole nella società moderna e nella poesia chiedendosi se
poeti famosi come Neruda avrebbero reso così bene il loro pensiero se avessero
usato parole diverse, sinonimi. Le parole rischiano di perdere la loro
importanza e le giovani generazioni non se ne rendono conto.
In fine ha voluto ricordare gli altri artisti con cui ha collaborato,
da Branduardi a Dalla, passando per molti altri. Ma soprattutto ha voluto
ricordare la grandezza dello scomparso Lucio Dalla, con cui si conosceva fin da
giovanissimo, fin da quando iniziavano a far conoscere la loro musica a
Bologna.
Una serata piacevole che è volata via su queste riflessioni
giungendo a termine con un ricordo del padre e del suo arrivo a Milano da
Napoli, della sua genialità, del rapporto con la moglie e dei suoi vizi; il
gioco e le donne, vizi che però non impedivano, secondo l’Autore, di essere un
grande uomo che amava sua moglie e i suoi figli.(andrea boccuzzi)
Nessun commento:
Posta un commento