martedì 5 luglio 2016

BOLOGNA: Roberto VECCHIONI racconta e si racconta


A Bologna, presso i giardini il CUBO si tiene una importante rassegna estiva in cui sono ospitati personaggi importanti del mondo della cultura e dello spettacolo. Il 30 giugno è toccato al grande cantautore e professore, Roberto Vecchioni che, intervistato da Franz Campi, ha raccontato e si è raccontato. La serata è stata un’occasione per presentare e promuovere il suo nuovo libro “La vita che si ama”, titolo questo che è anche del suo tour 2016, e per cantare alcuni dei suoi pezzi più famosi come “Dimentica una cosa al giorno”.
L’artista ha spaziato parlando un po’ di tutto, dalla vita alla politica dall’importanza delle parole al racconto di suo padre.
Ha iniziato con un elogio della sua compagna sottolineando per un artista quanto sia importante avere a fianco una donna che lo capisca e quanto ciò faciliti il suo lavoro. Poi ha proseguito con un commosso omaggio ai suoi quattro figli Francesca, Carolina, Arrigo e Edoardo.
Dopo questa introduzione, Vecchioni è entrato nel vivo della narrazione trattando il tema principe del suo libro, la felicità. La felicità vista non come punto d’arrivo, come traguardo ma come continua battaglia, come percorso che ognuno deve umilmente percorrere.
Ha raccontato due aneddoti collegati tra loro dal tema dell’abbandono di una donna:  un suo alunno che, lasciato dalla ragzza la sera prima della maturità, ha rischiato di non superarla vanificando i sacrifici di anni di studio e appunto rischiando di non raggiungere mai quella felicità a cui aspirano gli esseri umani e la sua storia di quando fu lasciato dalla sua prima ragazza la sera prima di partire per il servizio militare.
Poi, da buon professore, si è abbandonato ad una riflessione sul valore delle parole nella società moderna e nella poesia chiedendosi se poeti famosi come Neruda avrebbero reso così bene il loro pensiero se avessero usato parole diverse, sinonimi. Le parole rischiano di perdere la loro importanza e le giovani generazioni non se ne rendono conto.
In fine ha voluto ricordare gli altri artisti con cui ha collaborato, da Branduardi a Dalla, passando per molti altri. Ma soprattutto ha voluto ricordare la grandezza dello scomparso Lucio Dalla, con cui si conosceva fin da giovanissimo, fin da quando iniziavano a far conoscere la loro musica a Bologna.

Una serata piacevole che è volata via su queste riflessioni giungendo a termine con un ricordo del padre e del suo arrivo a Milano da Napoli, della sua genialità, del rapporto con la moglie e dei suoi vizi; il gioco e le donne, vizi che però non impedivano, secondo l’Autore, di essere un grande uomo che amava sua moglie e i suoi figli.(andrea boccuzzi)


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