sabato 10 ottobre 2015

LETTERA DI UNA ADOLESCENTE ALLA REDAZIONE


Le cose sono andate così: una madre prende appuntamento dallo psichiatra con la figlia sedicenne in settembre. All'incontro rivela di avere molti scontri con la figlia presente circa la legittimità o la importanza di assumere liberamente sostanze psicoattive. La ragazza è "circondata" da coetanei e no che ne fanno uso ed abuso (in primis Cannabis); fa solo un cenno all'abuso di alcole dandolo quasi per scontato. Alcune amiche sue ed amici sono andati anche in coma etilico ma a lei non piace l'alcole, vorrebbe divertirsi senza "sballo", è confusa e combattuta tra tante fonti di informazione dissociate. Ha fame di informazioni vere, non da assorbire dal guru di turno (come Vasco Rossi e tanti genitori stessi che si dannano in privato o con i figli stessi); è stanca di leggere passivamente sulla piazza del web che spesso è l'unico luogo ove discutere e riflettere rispetto alla piazza del centro urbano ove si dialoga pochissimo e si fa moltissimo. Lo psichiatra ascolta e risponde alle domande suffragando il suo dire con dati sperimentali e clinici, così senza arie di "professore" o "grillo parlante" e subito si crea una atmosfera comunicativa franca ed onesta di tipo Adulto. Lo psichiatra fornisce dati rivenienti sia dalla ricerca scientifica ed epidemiologica sia dalla personale esperienza: p.e. accenna al fatto di aver trattato negli ultimi cinque anni una trentina di casi di psicosi da cannabis, prima che la nosografia internazionale ne parlasse (chi sta in trincea si accorge prima di certi cambiamenti, come un pediatra può dirti che malattie ci sono in giro veramente). La ragazza annuisce. E comprende. Non si mostra in accordo o in disaccordo. Elaborerà? si chiede lo specialista. Al termine saluta e si interessa al Corso 101 del 3 Ottobre (cui deciderà di partecipare sua sponte). Al di là di tutto ha fame di informazioni e struttura. La lettera è firmata, abbiamo anche il consenso di lei e dei genitori a pubblicarla ma abbiamo deciso di abolire elementi di identificazione per tutela della stessa studentessa ed anche perché il problema slatentizzato è ubiquitario, in Italia e Occidente.







Caro Dottore,

sono stata sua paziente per un solo pomeriggio. Mi chiamo F., ho 16 anni, frequento il quarto anno del liceo delle Scienze Umane.
La causa del nostro incontro è stata mia madre e la sua folle fissazione per le droghe e per la paura che io possa farne uso.
Ho 16 anni, caro dottore, e provo già un terribile disgusto nel constatare in che condizioni vivono la mia generazione e quella antecedente ad essa.
Basta davvero poco per vedere ragazzi della mia età, talvolta anche più piccoli, con uno spinello in mano. La canna è ormai diventata una cosa fin troppo semplice e banale; non ci si impressiona più quando si sente l’odore di erba, la droga non è più un argomento tabù. È diventata una questione comune, come fosse pane quotidiano. Un argomento all’ordine del giorno.

Cosa può saperne un ragazzo di 16-17 anni della vita? E un di 15? E uno di 18-19? Come può essere a conoscenza, una persona così giovane, del male che si infligge autonomamente?
Non ce lo dice nessuno.
Ci sentiamo dire un banale <<Non farlo perché è sbagliato>> ma purtroppo siamo testardi. Questa spiegazione è troppo banale per noi che invece cerchiamo qualcosa di diverso. Vogliamo risposte effettive che ci dimostrino realmente gli effetti.
Credo che finché non le avremo, finché non guarderemo con i nostri stessi occhi, non impareremo mai.

Mi sembra di vivere in un mondo di bambini che si sentono grandi. E in mezzo mi ci metto anch’io.
Siamo bambini cresciuti troppo in fretta.
Ci sentiamo grandi tanto da dover trovare giusto non rispettare le regole. Abbiamo dimenticato il gusto del divertimento puro. Abbiamo dimenticato cosa significa respirare a pieni polmoni l’aria pura, senza catrame a “filtrare” tutto.
Abbiamo dimenticato che la vita dura circa 100 anni e forse anche un po’ di più, e che le sue aspettative stanno anche aumentando. Non capiamo che essa non finisce a 19 anni.
C’è altro.
Molto altro.

Perché i miei coetanei non se ne rendono conto? Anzi. Perché NOI non ce ne rendiamo conto?
Dottore, io voglio aiutarli. E lo so che non è mio compito, ma non posso vedere bambini così innocenti che si distruggono in maniera così devastante.
Hanno tutti smesso di sognare. Cosa potrà mai essere una persona della mia età che non ha più la forza e il coraggio di sognare? È il nulla, caro dottore.
Questa è una realtà che non posso accettare; meritiamo tutti un futuro e loro hanno bisogno di rendersene conto.
Voglio davvero credere che esistano persone come lei, disposte a salvarli uno ad uno.
La prego di non vedere questa come una semplice lettera scritta da una stupida ragazza qualsiasi. Il mio vuole essere un grido d’aiuto da parte di qualcuno che si è reso conto di cosa davvero sta accadendo.
La ringrazio per il tempo perso a leggere tutto ciò.
La ringrazio anche a nome di tutti quei ragazzi che sono stati salvati da lei e dai suoi colleghi.
Con immensa speranza, che è ciò che non perderò mai, la saluto.

È stato un piacere conoscerla.
Con affetto,

F. L.




PS. (spero vivamente che la lettera le piaccia. Sono tutti pensieri reali).

Concludo con dirle che è stato un immenso piacere conoscerla e partecipare ad uno dei suoi 101. Spero sia stato il primo di una lunga serie per me. È stato molto interessante e comprensibile anche per persone con poca conoscenza come me.) 

2 commenti:

  1. bellissima lettera che obbliga noi .... adulti a riflettere ....

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  2. Un grosso problema...Bisognerebbe parlane di più sui media e in rete...un padre preoccupato di Siracusa

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