martedì 3 giugno 2014

Le meraviglie - film raffinato




Gelsomina è il suo nome, e come da un fiore appena dischiuso, le api vengono fuori dalla sua bocca, camminano lentamente seguendo il profilo del suo viso, e su quella pelle sentono la cura, la pazienza e l'amore. In un casolare in stato di abbandono immerso nell'atmosfera rurale delle brulle e fangose campagne umbre, si muovono le figure che animano la pellicola di Alice Rohrwacher ambientata negli anni novanta, e Gelsomina è la primogenita delle quatto figlie di Wolfgang e Angelica (Alba Rohrwacher). La famiglia, in compagnia dell'ospite Cocò (Sabine Timoteo), conduce una vita quasi arcaica legata all'apicoltura e al lavoro della terra, scandita da notti passate su una brandina all'aria aperta, sveglia all'alba, piedi nudi nel fango, bagno nel lago dopo ore di duro lavoro a smielare favi, secchi da cambiare per la raccolta del miele, ed in "questo mondo che sta per finire" irrompe prima Martin, un ragazzo inserito nella famiglia allo scopo di rispettare un programma di rieducazione, e poi la fata Milly Catena (Monica Bellucci) che arriva con il suo concorso televisivo "Le meraviglie". Wolfgang, fedele alla rigidità voluta dalle sue origini tedesche, è un padre burbero e irascibile, ma è un uomo che a suo modo ama sua moglie e le sue figlie, e a Gelsomina (Maria Alexandra Lungu) trasmette i segreti e l'arte dell'apicoltura, vedendo in lei il maschio mancato a cui affidare l'eredità del suo mondo, ed è a lei che regala il cammello che desiderava da bambina. Le lacrime di Gelsomina, alla vista del cammello, sono il segno del suo passaggio nell'età adulta, o sono il passo verso il luccichio di un mondo diverso che intravede oltre il casolare. Sentiamo con lei il peso e l'orgoglio delle responsabilità, la malinconia nella voce che chiede ancora ordini a suo padre dopo averlo deluso, l'entusiasmo che batte al ritmo delle semplici note di "Ti appartengo", la poesia delle api sul suo volto mente si muovono al suono del dolce fischio di Martin. E nella durezza di Wolfgang c'è l'amore, nelle pieghe dei suoi sguardi e dei suoi ordini c'è il disperato bisogno di proteggere un mondo incontaminato, dove sua figlia non può andare oltre il suo essere bambina e non può desiderare altro che il cammello che aveva sognato. È un mondo dove si parla italiano e il tedesco, ma dove Angelica parla anche francese quando le sue figlie non devono capire. Si respira un'atmosfera fatta di protezione e amore mascherata da rigide regole senza cuore e l'abbraccio finale  che unisce tutti ne è il quadro più bello. Alice Rohrwacher con la sua pellicola dai forti caratteri autobiografici vince il Gran Prix a Cannes regalandoci un affresco dai colori tenui, a tratti surreale e che ricorda per certi versi le atmosfere felliniane. ( Antonietta D'Ambrosio )

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