lunedì 14 aprile 2014

In grazia di Dio - un film nitido e crudo






Santa Maria di Leuca, finibus terrae, dove finisce la terra e si allunga l'infinito. Da quella terra che scivola sul mare, dove scavano le radici ulivi dalla corteccia spessa e rugosa, le cui foglie brillano del riverbero del sole e profumano di sale, da lì riparte la vita. Riparte senza essere preceduta da un sogno. Tra terra, sole e mare si stagliano le quattro figure femminili che si muovono nella pellicola di Edoardo Winspeare, talmente vere da sentire ad un passo il suono della loro lingua, il coro della disperazione, il sudore sulla fronte, il peso della diffidenza, l'amore.
Winspeare ci racconta una storia del nostro tempo, dove Adele (Celeste Casciaro), ruvida quasi quanto la corteccia dei suoi ulivi ed il fratello Vito, si vedono costretti a chiudere il laboratorio che confeziona abiti  per aziende del nord a causa dei debiti e del forte calo di commesse.
Mentre Vito decide di emigrare con la famiglia, Adele si sposta in campagna. Con lei c'è sua madre, le cui preghiere son vere solo quando alla madonna chiede tempo per vivere la storia d'amore con Cosimo, il contadino che le ruba il cuore mentre sorridono raccogliendo i frutti della terra. Una storia d'amore che disturba Ina, figlia di Adele e figlia anche di un tempo che ruota attorno  al vuoto. Con loro la sorella minore di Adele, Maria Concetta, che vive il disperato sogno di diventare attrice. Donne rugose e luminose che la terra piano ne definirà ruoli, sentimenti, ambizioni, unendole in un unico abbraccio nel momento in cui la vita stessa chiede vita. Pellicola nitida e cruda quasi quanto la vita e sui titoli di coda solo una speranza...che sia femmina!
 (Antonietta D' Ambrosio) 



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