mercoledì 23 aprile 2014

Father and son






Siamo negli occhi di un bambino di sei anni sin dalla prima scena, occhi che non chiedono, sanno aspettare, che ci conducono negli abissi di un cuore assetato. Keyta aspetta suo padre, una sua carezza, una parola, un sorriso che somigli ad un riconoscimento, un segno che lo faccia sentire bravo.
Ryota (Masaharu Fukuyama) è un architetto di successo che ha lavorato sodo per raggiungere un'alta posizione sociale, ed impone a Keyta un freddo rigore educativo privo di affetto nell'attesa dei successi che possano renderlo orgoglioso, gode delle sue certezze, della "casa che sembra un albergo", di un lavoro che lo gratifica, dell'amore servile di sua moglie Midori (Machiko Ono) che si incrina solo a seguito di una telefonata che cambia la loro vita.
E' la telefonata dall'ospedale dove sei anni prima è nato Keyta che colloca Ryota su un terreno scomodo nel quale per la prima volta si pone ad osservare da una prospettiva nuova il suo modo di essere padre, e gli impone una scelta terribile. Quell'ospedale di provincia, scelto da Midori, comunica che sono stati vittime di uno scambio di neonati e Keyta è il figlio biologico dell'umile elettricista Yudai e di Yukari, cameriera in un modesto ristorante, la coppia che sta crescendo il loro vero figlio Ryusei con altri due bambini in una condizione sociale meno agiata. Le due famiglie si incontrano ed emergono contrasti culturali e sociali, ma soprattutto emergono i contrasti umani.
Keyta aspetta, ingoia il disprezzo di suo padre, cattura la sua presenza rubando degli scatti che lo ritraggono lontano, distratto ed assente, finchè  non incontra mani che lo accarezzano, braccia che lo stringono mentre le sue rimango inerti. Incontra Yudai, l'uomo che ha il suo stesso sangue, che si confonde con lui nei giochi, non perché gli riconosce lo stesso sangue, ma solo perché quello è il suo modo di amare.
La mano lieve di Kore-eda Hirokazu lascia che Ryota si muova lentamente nella sua pellicola a ritmo di una splendida colonna sonora che seguirà ogni mutazione dell'animo, concedendogli la possibilità di misurarsi con il tempo vissuto, ripercorrendo anche la sua esperienza di figlio, e di spostarsi fino ad osservare la sua vita con gli occhi di Keyta. Scrive e ci racconta del cammino parallelo di un padre ed un figlio, distanti, che si chiude ad imbuto fino a farli incontrare. L'emozione segue il passo della crescita umana di Ryota, e i nostri occhi si spostano nei suoi. (Antonietta D'Ambrosio) 



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