Chi è la gente che sta
bene? Chi ha forse i soldi, chi fa cene di affari e pubbliche relazioni? Chi
partecipa alle serate di gala?
Un tema
molto interessante che sta ispirando numerose sceneggiature è la crisi di
questo periodo e spesso vengono realizzati film (a volte presunti) di denuncia,
però data la difficoltà del tema spesso il film non soddisfa a pieno, in questa
categoria rientra “La gente che sta bene”, che nasce come film di denuncia, ma
poi si smarrisce mettendo troppa carne al fuoco.
Il che è un vero peccato perché partendo anche
solo dal cast gli elementi per realizzare un ottima pellicola ce ne erano, a
partire dal protagonista Claudio Bisio nelle vesti stavolta di un ruolo prima
di carnefice, poi di salvatore, poi di vittima, affiancato da Margherita Buy,
Diego Abatantuono e Carlo Buccirosso, e nonostante il loro ottimo lavoro fatto
nel film neanche loro riescono a salvare una sceneggiatura troppo piena di
elementi che non vengono né approfonditi a dovere, né ai fini del racconto
contribuiscono alla buona riuscita del film.
L’avvocato
d’affari Umberto Dorloni (Claudio Bisio)
è un uomo spietato, nella Milano che si finge impermiabile alla crisi. E’ un
tipo senza scrupoli, pronto a licenziare, a fare lo sgambetto ai partner del
suo studio legale di grido, che crede fermamente in quello che fa, per lui la
carriera e i soldi sono tutto, trascurando tutto il resto, moglie (Margherita
Buy) e figli compresi.
Infatti Bisio non ha molto dialogo in
famiglia. Improvvisamente però il bel mondo di Umberto crolla, la crisi
costringe i suoi superiori a licenziarlo, ma non dandosi per vinto Umberto
riesce a inserirsi in affari con un losco quanto spietato avvocato (Diego
Abatantuono) pur di rimanere in cima, ma questo incontro cambierà il modo di
vivere di Umberto portandolo a vedere chiaramente il mondo in cui ha vissuto
per anni e al quale era fiero di appartenere.
Il
soggetto de “La gente che sta bene” è tanto accattivante quanto caotico, il
film non spicca mai il volo, anzi con passare del tempo si appiattisce sempre
di più dilungandosi inutilmente. Patierno il regista però fa affidamento su i
suoi interpreti, un magistrale e inedito Claudio Bisio, che buca letteralmente
lo schermo con i suoi primi piani e i suoi continui cambi di registro, una
spumeggiante Margherita Buy, il sempre simpatico Diego Abatantuono e l’ironico
Carlo Buccirosso, riponendo loro un compito troppo grande, cioè quello di
reggere un film intero e seppur le loro prove d’attori sono tutte eccezionali
non bastano a compensare i vari buchi della sceneggiatura.
Nel
complesso il film è sicuramente sufficiente e si fa guardare ma è una grande
occasione non colta appieno. La morale
del film è che gente che sta bene
non è di certo chi si fa i nodi alle cravatte, chi indossa abiti lussuosi, chi
fa pubbliche relazioni per arrivare al successo ed è spietato con gli altri
sino a svalutarli e licenziarli. La gente che sta bene è chi lotta e accetta la
vita. La gente che sta bene è chi supera in questo momento di crisi la
tristezza e si reinventa il lavoro. La gente che sta bene è chi difende la vita
in quanto vita. (sabina pistillo)
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