mercoledì 18 gennaio 2012

Elogio della Follia 9: eroi, codardi e gente "normale" nella tragedia della Costa Concordia

Ricordarla così è come assistere al primo atto di una tragedia
Avrei voluto non scrivere in tanto clamore mediatico che ci parla dello stesso evento su ogni canale e rivolo televisivo con sfoggio di esperti e improvvisati marinai. Ma non si può tacere. Non si può tacere soprattutto dopo l'ascolto della telefonata De Falco-Schettini, risultata più tragica di qualunque sconsiderata manovra marinara. Ieri ero indignato per la condotta anetica di taluni soggetti dediti all'autolatria ed autoreferenzialità: uno psichiatra parlerebbe di Narcisi che occupano i set lavorativi più svariati, in ogni dove, e che non riescono a percepire l'Altro o gli Altri (al più li "vedono" come spettatori della loro grandeur). Ma essere riconosciuti in sede peritale come affetti da Disturbo Narcisistico di Personalità non ti salva dalla galera: non sei malato ma non sei neanche normale, sanciscono i sacri testi. Ah, pensate, che nella nuova edizione del DSM, la nosografia più adoperata al mondo in campo psichiatrico, qualcuno della  task force addetta alla revisione vorrebbe addirittura cancellare il Disturbo Narcisistico, considerandolo "normale" e non disfunzionale, data la diffusione nella nostra società ove pur di "apparire" e apparire in tv "si venderebbe la propria madre ai beduini" (è una battuta filmica di Woody Allen di tanti anni fa, non mi lapidate!). Eppure quanti danni psicosociali causa il narcisismo...Guardate al Giglio, che ora tutti conoscono al mondo.
Eppure il mezzo più sicuro al mondo è la nave, lo sottoscrivo e partirei per mare anche domani stesso.
Come ha scritto Beppe Severgnini sul Corriere della Sera ( http://www.corriere.it/cronache/12_gennaio_17/severgnini-normalita-eroica-defalco-schettino_9c487ef2-4126-11e1-b71c-2a80ccba9858.shtml ): 

Atto secondo



Atto terzo



"IL CASO DE FALCO - SCHETTINO

Se la normalità diventa eroismo

Molti stranieri ci osservano e non capiscono"

Il bravissimo Beppe ha ben condensato nel titolo del commento giornalistico l'antitesi Eroe-Antieroe, chiedendosi come molti (e me) "ma fare il proprio dovere è eroico? non dovrebbe essere normale?" In tante demonizzazioni (Schettino) ecco spuntare la angelizzazione (De Falco). La realtà è che in quel dialogo telefonico alla Ionesco vi è la contrapposizione tra ciò che è "normale" (e deriva dalle norme e regole e quindi anche dalla capacità di autoregolamentarsi) e ciò che non lo è, assurgendo al tragico ed al tragicamente stupido. Eroi, codardi e normali: ahinoi, sono solo alcune dei possibili personaggi della umanità che fluisce nelle stazioni metropolitane, nei porti e nei quadri di Bosch. Nel pericolo ognuno reagisce in maniera imprevedibile e si offre al coraggioso l'occasione di divenire pauroso e al non coraggioso di divenire coraggioso. Eroismo è quello intenzionale di chi ha ceduto il posto in barca ad un bambino ed è morto; eroismo è quello di chi si cala in una infida e ingombra grotta di metallo per salvare l'Altro o recuperarne il cadavere e che non ha il tempo di sedersi in un salotto televisivo. Supermen anonimi, Clark Kent che non vediamo mai in divisa di supereroe e che forse, nel deludente presepe umano, forse lo SONO. (erasmo da rotterdam)



3 commenti:

  1. elogio della follia e/o
    Elogio della fuga
    Mi viene alla mente questo libro del biologo Laborit Henri,un interessante saggio che ha messo in dubbio alcune delle mie sicurezze:siamo e restiamo sempre animali.Un ibro complicato,dove riscoprirsi uomo ci avvicina molto al resto degli animali.Come mammiferi siamo stati fortunati e astuti.Prima dell'era della glaciazione eravamo piccoli esseri striscianti nel sottobosco, impauriti dai giganti dei dinosaurui e da enormi uccelli predatori.Ci salvava l'essere quasi invisibili a loro, la possibilità di tane nascoste nel terreno e nei tronchi.Ci nutrivamo di piccole risorse del terreno.non dovevamo andare a caccia.E soprattutto, di fronte ai dinosauri o ai più forti di noi, scappavamo.La fuga, dettata dalla paura riposta in una rudimentale amigdala,ci spingeva ad andare lontano dalla morte.E' un moto insito nella natura fino a che si è in un ciclo fertile e quindi in grado di riprodursi ancora, prima del decadimento insomma.E la fuga ci ha dato ragione.Con l'era glaciale, i dinosauri sono morti, gi uccelli enoemi sono morti,niente cibo per i grandi.Noi piccoli siamo sopravvissuti perhè ci siamo messi al riparo.Perchè SIAMO SCAPPATI di fronte al nemico.Il panico è un campanello d'allarme amplificato utile ma caotico. Quali reazioni improvvise scatena l'evento del pericolo nella corteccia cerebrale?E le reaioni al pericolo sono uguali per tutti?Che differenza c'è tra il cervello di chi scappa senza occuparsi di salvare nessuno e il cervello dell'eroe che si sacrifica per tutti o per molti? Chi ama i cani sa che attaccano per difendere le persone con le quali hanno un legame, non difendono chicchessia.In caso di naufragio, si tende quasi sempre a salvare i parenti, quelli dello stesso sangue. Ma cosa succede quando a salvarsi si è da soli lasciando alla mercè gli altri? Possiamo chiamare questo un elogio della fuga?Credo che i sottili meccanismi che presiedono la propria sopravvivenza variano da mammifero a mammifero.In ogni caso io salverei mio figlio al mio posto.E mi chieo se riuscirei a rinunciare al mio posto su una scialuppa per far posto ad un estraneo..razionalmente mi dico di sì.Ho imparato la cultura della solidarietà, ma sarei capace di attuarla in situazioni drastiche:o la mia vita o la tua? Sono un'insegnante e so che, in caso di pericolo, farei da scudo ai miei bambini se fosse necessario, lo so e basta. Spero non avvenga mai, ma mi è capitato di essere con loro durante una scossa di terremoto e la mia preoccupaqzione ra solo quella di radunarli verso la via d'uscita.Tutti.Credo che se fossi fuggita per prima sarei stata solo un piccolo mammifero.Ma non sono un giudice e non so cosa possa accadere nella mia mente in un momento di forte panico. Affermo però la valenza positiva e necessaria in alri contesti della fuga.Il sintomo è fuga e spesso protegge da un dolore più grande e intollerabile.La follia è fuga.Il sogno ad occhi aperti è fuga e sviluppa la produzione di endorfine.Il ritorno al passato nel ricordo è fuga dal presente e spesso ricarica,spesso rinnova un dolore, ma forse è un'ulteriore strategia per non avvertire un'angoscia più profonda.Il Fu Mattia Pascal di Pirandello è la fuga di un uomo da una vita grama, ma il suo ritorno a casa la dice lunga sul fatto che certe fughe a volte fanno male. Chi non è mai fuggito?
    Anna Totaro

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  2. Mi piace ricordare un brano del libro in questione: non me ne voglia chi è furioso contro uno schettino di turno, certo non è riferito al suo caso.Ma è una bella metafora sul desiderio, la posto qui e la lascio senza un commento,ciascuno ci trovi ciò che crede:-)
    «Quando non può più lottare contro il vento e il mare per seguire la sua rotta, il veliero ha due possibilità: l’andatura di cappa (…) che lo fa andare alla deriva, e la fuga davanti alla tempesta con il mare in poppa e un minimo di tela. La fuga spesso, quando si è lontani dalla costa, è il solo modo di salvare barca ed equipaggio. E in più permette di scoprire rive sconosciute che spuntano all’orizzonte delle acque tornate calme. Rive sconosciute che saranno per sempre ignorate da coloro che hanno l’illusoria fortuna di poter seguire la rotta dei carghi e delle petroliere, la rotta senza imprevisti imposta dalle compagnie di navigazione.»
    Anna Totaro

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  3. Grazie ad Anna Totaro per le belle ed umane parole. E per gli spunti di riflessione che saranno sempre graditi al Giornale. La Redazione

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