lunedì 13 giugno 2011

AMINA ARAF E' UN MASCHIO NORDAMERICANO! Un'altra "bufala" del Web

E' il 1993 quando Peter Steiner sul  New Yorker disegna la famosa vignetta che ritrae un cane davanti al computer. La didascalia dice: “Su Internet, nessuno sa che sei un cane” .
Wow! anzi Bau!
Quante persone, precipitate dalla mitomania o dalla diffusione di identità, spinte da difficoltà di apparire per quelle che sono o dal desiderio di apparire per quello che non sono, usano internet come un travestimento? Il problema della veridicità dello strumento (internet) è il problema della veridicità dell'uomo stesso, che dal possesso del Logos ha tratto il vantaggio della Bugìa. Quindi la domanda non è su Internet che rimane uno strumento di scambio. Internet, lo diciamo da sempre, è come un mercato ove trovare di tutto e niente, cose false e cose vere. La vera domanda di sempre è: come mai l'uomo mente? come mai lo fa anche quando non è in gioco la sopravvivenza? Ulisse (Odisseo) dice la bugia a Polifemo per salvare se stesso ed i compagni (ricordate? "Mi chiamo Nessuno" e, quando il gigante accecato griderà ai compagni propri che l'hanno accecato, egli dirà che è stato Nessuno, consentendo la fuga ai greci scaltri). Il coniuge dice la bugia per coprire che ha un amante. La spia rivelerà qualcosa di errato per fuorviare il nemico ecc. Si possono dire bugie su bugie - su temi anche seri - per "gioco"? Evidentemente sì se pensate alla rivelazione di questi giorni che la blogger Amina Araf, la “ragazza gay di Damasco”, il simbolo della rivolta in Siria, è in realtà un uomo, un americano di 40 anni della Georgia. Mentre il mondo aveva creduto che Amina fosse stata arrestata,  l’uomo che per 4 mesi ha simulato (giocando un gioco di ruoli?) di essere una coraggiosa dissidente era andato in vacanza con la moglie in Turchia. Lo ha confessato lui stesso con un post intitolato “Scuse ai lettori”. Firmato: Tom MacMaster, Istanbul, Turchia, 12 giugno 2011.
“Non mi aspettavo un livello di attenzione del genere – scrive -. Mentre il personaggio era di fantasia, i fatti raccontati su questo blog sono veri e non fuorvianti rispetto alla situazione sul campo. Io credo di non aver danneggiato nessuno. Gli eventi vengono plasmati dalle persone che li vivono su base quotidiana. Ho solo cercato di gettare luce su di essi per un pubblico occidentale. Questa esperienza ha tristemente confermato i mio modo di sentire riguardo alla copertura spesso superficiale del Medio Oriente e la presenza pervasiva di forme di Orientalismo liberale. In ogni caso sono rimasto profondamente toccato dalle reazioni dei lettori”.
Ed ora, caro Tom, cosa hai imparato (a spese degli altri)? Che forse gli avvenimenti si possono anche solo descrivere e narrare (cronaca si chiamava e la faceva anche Indro Montanelli senza sentirsi sminuito): chi ha detto che bisogna deformarli ("plasmarli" dici tu)? Che sono gli individui a fare la storia e non le bugie. Che i morti sono morti. Che bastava segnalare la finzione per non danneggiare.
Ma, caro Tom, tu hai ragione su di una cosa: chi ti avrebbe seguito? Quattro lettori (come i miei), non migliaia di lettori con effetto gregge. E chi avrebbe saputo della esistenza di un Tom MacMaster qualunque? Oggi per una comparsata  in tv o per un attimo di notorietà che combatta la mediocritas (una volta ritenuta "aurea") la gente "si venderebbe la madre ai ...": no, non posso ripetere la vecchia battuta di Woody Allen che alludeva a certe popolazioni nomadi dedite alla razzìa. Non sarebbe politicamente corretto. Avete notato che si è politicamente corretti quanto più ci si allontana dall'eticamente corretto?
Ma torniamo al tema delle Bugie e dei gran Bugiardi. La frase storica di Epimenide di Creta (VI secolo a.C) "I Cretesi sono bugiardi"  diviene un paradosso se pronunciata da un uomo nato a Creta : come credergli se è bugiardo? e, se anche dicesse la verità, come credergli? Se pensate a questo punto, che io sia un pessimista, vi dico che siete male informati o bugiardi. Io sostengo che l'uomo ha inventato la Bugia ma non solo quella: anche l'ETICA. Ah, se l'ascoltassimo di più della vanagloria mediatica. (achille miglionico)

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